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lunedì 9 dicembre 2024

Lord Agheros - Anhedonia

#PER CHI AMA: Symph Death/Black
Fermi tutti, prendete il vostro taccuino e segnatevi il 3 gennaio 2025 come data della nuova uscita dei Lord Agheros. Difficilmente faccio proclami di questo tipo, ma ascoltare 'Anhedonia' in anteprima, è stata una delle più belle sorprese di questo fine 2024 e l'album del polistrumentista siciliano Gerassimos Evangelou, si candida già a essere uno dei top del prossimo anno. Quello della one-man-band italica è da sempre un percorso ambizioso, che noi qui nel Pozzo, abbiamo provato ad accompagnare nella sua evoluzione sonora, recensendo alcune delle sue passate release. Ci siamo persi la precedente 'Koinè', ma per 'Anhedonia' volevamo esserci. E allora, pronti a immergervi nelle atmosfere raffinate di questo lavoro, il cui titolo si riferisce all'incapacità di provare appagamento per le comuni attività quali cibo, sesso e relazioni interpersonali? Il disco, che consta di otto pezzi, si apre con i malinconici vocalizzi di "Lament of the Lost", e un'atmosfera cosi cinematica che pare catapultarci in un kolossal come 'Il Gladiatore', e in una delle inquadrature più famose in cui Massimo Decimo Meridio accarezza le spighe di grano. Questa è l'immagine che mi sono configurato mentre ascoltavo le note iniziali del disco, con la magnetica presenza di una voce femminile in un contesto crescente in cui irromperà il growling potente del frontman. Con una proposta che mi ha evocato i Moonspell più ispirati, i Lord Agheros sprigionano qui la loro maestosa forza, tra roboanti ritmiche e break ambientali affidati a delicate vocals femminili e suoni di carillon. "Harmony of Despair" è uno dei due singoli che hanno anticipato l'uscita del disco e si apre con delicati tocchi di pianoforte e un angelico coro che mette i brividi. A sconquassare l'eterea atmosfera ci pensano le vocals del mastermind, in un'atmosfera che comunque mantiene una forte componente orchestrale, cosa che contraddistinguerà l'intera release. La componente cinematica torna nelle note iniziali di "Eclipse of Hope", che affida all'essenzialità di chitarra e tastiere, il traino di un altro brano da applausi, struggente nella sua vena crepuscolare almeno fino al minuto 2.30 quando deflagrerà la componente vocale a rompere quella delicatezza iniziale che si era instaurata. Da li sembra di sprofondare in un incubo a occhi aperti con una ritmica deragliante che conserva comunque la sua parte sinfonica. "Lost Dreams Ritual" con i suoi cori salmodianti, ha le sembianze di un rituale esoterico, complice anche l'utilizzo di strumenti alternativi, in un incedere tribale che potrebbe evocare un cerimoniale attorno al fuoco, tutte immagini che si parano davanti ai miei occhi durante l'ascolto, un viaggio mistico che trova la sua strada "metallica" solo verso il finale che ci prepara a "Sorrow's Shroud" (il secondo singolo) e a una song decisamente più classica, affidata a un black atmosferico mid-tempo. Niente di trascendentale almeno fino al secondo giro d'orologip quando subentra un break cinematico-avanguardistica, con melodie dal sapore orientale e il brano a instradarsi verso un death dalle forti tinte sinfoniche (chi ha detto Therion?). Il disco si conferma una bomba nella sua alternanza tra parti dal sapore folklorico che si intersecano con altre orchestrali quasi operistiche ("Soul's Descent into the Void") e ancora con il death sinfonico o il black atmosferico norvegese, in un viaggio musicale che ci consente di vedere il mondo in luoghi e periodi storici differenti. A chiudere il disco altri due pezzi: il delicato savoir-faire di "Tears in the Silence", interamente affidata a delle vocals femminili e la conclusiva "Ancient Echoes", un ultimo omaggio alla mediterraneità racchiusa in questo disco, espressa in chiave dark/ambient, a sigillare un piccolo grande gioiello pronto ad aprire in modo entusiastico il 2025. (Francesco Scarci)

venerdì 22 novembre 2024

Time Lurker - Emprise

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Ci ha impiegato ben sette anni il buon Mick, leader solitario dei Time Lurker, a tornare con un nuovo full length. Io c'ero nella stesura della recensione del debut album e ai tempi dello split con i Cepheide, e ci sono oggi per raccontarvi qualcosa di più di questo 'Emprise'. Il nuovo lavoro include cinque nuovi pezzi e, se consideriamo che l'iniziale title track è poco più di una inquietante e demoniaca intro, potremmo ridurli a quattro. Ma questi quattro pezzi sembrano promettere faville. Si parte con "Cavalière de Feu" e un incipit molto delicato, la classica quiete prima della tempesta. E infatti non sbaglio, dal momento che la ritmica della one man band transalpina, esplode in tutta la sua veemente malvagità, qui potenziata peraltro, dallo straziante supporto vocale di Sarah L. Kerrigan (alias Sotte) dei Neant. Quello che colpisce è la componente melodica delle chitarre che donano un più ampio respiro alla proposta dell'act francese, meno prevedibilità e una maggiore gioia nel godere di questa proposta che abbina un black atmosferico ad una componente più suicidal/depressive. "Poussière Mortifère" già dal titolo non lascia presagire nulla di buono: un inizio di "alcestiana" memoria lascia il posto a ipnotiche melodie che potevano fare la loro bella figura anche in 'Hvis Lyset Tar Oss', album leggendario di Burzum, soprattutto per una performance vocale che ricorda, da vicino, quella del Conte Grishnackh. E in linea con i dettami del musicista norvegese, non mancano nemmeno le parti più atmosferiche e quelle decisamente più tirate, che si declinano in una spettacolare linea di chitarra post black nella seconda metà del brano. "Disparais, Soleil" ha un altro inizio assai tiepido, cosi come nel suo prosieguo, cosi caldamente votato al depressive black, in grado di emanare forti emozioni, complice la presenza di un'angelica voce femminile in sottofondo. I motori tornano a rombare con la conclusiva "Fils Sacré", portentosa nel suo impianto ritmico imperniato su tonalità glaciali e più avulse da quelle più melodiche dei primi brani. Tuttavia, si percepisce che covi sotto la cenere un tono più epico che stenta però a decollare definitivamente, complice probabilmente il carattere strumentale del pezzo, che lo priva di una componente, quella vocale, davvero importante. In definitiva, 'Emprise' rappresenta un passo in avanti rispetto alla precedente release del mastermind francese, ma sento che ci sia ancora margine di crescita per sentirne delle belle in futuro. (Francesco Scarci)
 
(LADLO Productions - 2024)
Voto: 74
 

sabato 12 ottobre 2024

Forelunar - Hwaa (​화​)

#PER CHI AMA: Post Black
Da queste parti, seguiamo da sempre con un certo interesse, le gesta di Forelunar (all'anagrafe Harpag Karnik), artista iraniano che oltre alla presente band, offre la sua arte musicale anche sotto molteplici altri moniker, tra i quali mi preme menzionare Broken Pillars, Désespéré, Erancnoir, Etheraldine, Forestionist e Menakeret, giusto per ricordarvi i più interessanti. Un altro EP comunque, e ahimè sempre e solo in formato digitale, per Mr Karnik, un'altra piccola gemma di post black sofferente, che risponde al titolo di 'Hwaa (​화​)'. Due soli i pezzi a disposizione per mostrarvi la qualità del factotum di Teheran: "Hwaa (火)" ossia fiamme, come quelle che divampano con la medesima velocità di un incendio che si ciba di ossigeno, e che con velocità sostenute combinate ad atmosfere astrali, screaming vocals e splendide melodie, saprà conquistarvi sin dal primo ascolto, cosi come è riuscito con il sottoscritto. Disperazione, dolore estatico, sonorità eteree che ammiccano al blackgaze, vocalizzi cerimoniali, ottimi synth e tanto altro ancora, a confermare le qualità di un musicista non ancora trentenne, ma in grado di emozionare quanto un altro genio incompreso, come l'azero Emin Guliyev dei Violet Cold. E la seconda "Hwaa (花)" (fioriture) è in grado di toccarvi l'anima forse ancor di più del precedente brano. Qui vi imbatterete in sonorità e atmosfere che evocano la tradizione giapponese (come si evince anche dalla cover del disco) e che in questo pezzo, posso immaginare faccia riferimento alla fioritura dei ciliegi dopo il gelo dell'inverno; da quì ripartire con un'epica cavalcata che ci porterà a esplorare nuovi luoghi che forse Harpag stesso vorrebbe realmente visitare. Un graditissimo ritorno da celebrare assolutamente con l'ascolto di 'Hwaa (​화​)'. (Francesco Scarci)

(Ardawahisht Kollective - 2024)
Voto: 78

https://forelunar.bandcamp.com/album/hwaa

mercoledì 11 settembre 2024

Vaina – Unio Mystica

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Nell'ultima uscita dei Finlandesi Vaina, esiste una componente così magica, che difficilmente passerà inosservata agli ascoltatori, fin dal primo ascolto. Una magia oscura o forse meglio, come rimarcato dal significativo titolo, 'Unio Mystica', una magia misterica, criptica e intrigante. Quel tipo di legame misterioso, che nella teologia cristiana, lega l'uomo alla figura di Cristo e lo fa vivere in riflesso della sua essenza, nel bene e nel male. Un disco che affascina per suoni e varietà compositiva, per le sue atmosfere in chiaroscuro, che nasconde tra le righe dei testi, cantati in lingua madre e inglese, quel concetto che nella filosofia di Kirkegaard, rappresenta il binomio disperazione dell'uomo/ricerca religiosa, in pratica un lungo viaggio sonoro vissuto come una fuga mistica a perseguire la verità. Musicalmente, 'Unio Mystica', si presenta come un caleidoscopio di rimandi sonori, che spaziano tra diversi emisferi del metal estremo e non solo. Al suo interno troveremo spazio per l'avanguardia e l'esoteric metal, e strutturalmente potremmo ricollegarlo anche alle geometrie barocche di 'Gothic Kabbalah' dei Therion, ovviamente rivisto sotto la luce buia e sotterranea di una sperduta cattedrale gotica dispersa nella foresta. Il sentore oppressivo del capolavoro classico, i 'Carmina Burana', è sempre presente, con le sue atmosfere ampie e corali all'ombra delle candele, lo spettro de 'La Masquerade Infernale' degli Arcturus, è fonte d'ispirazione, con una teatralità viva ma meno plateale, più underground. Riecheggiano anche i Manes, quelli di 'Vilosophe', con in più schiaccianti aperture verso l'avantgarde black metal, ferreo e glaciale di stampo Angst Skvadron, e insieme, compiono il resto del richiesto miracolo. Certo i Vaina non sono una band sprovveduta e con l'avanguardia ci hanno sempre giocato. Tuttavia, stavolta ci hanno regalato il loro lavoro migliore, un gioiello sonoro tutto da gustare, dove trovare echi di doom jazz, con una tromba devastante, presente nell'articolata "Inverted", che sembra uscita da qualche cassetto dimenticato dei Mercury Rev che suonano un brano della Kilimanjaro Darkjazz Ensemble. Per luminosità e melodia, mostrano un lato progressivo eccelso, di una band in grado di fondere magistralmente correnti diverse in una traccia di poco meno sei minuti, senza perdere oscurità, profondità e amalgama nelle sue composizioni. "Incinerate" è un'icona toccante che spolvera vecchie teorie da classic metal, con un cantato esaltante in puro e astratto stile, ancora di scuola Manes/Arcturus, che ci accompagna verso un'altra chicca, stavolta nel verbo del folk rock progressivo, "Moribundus Sum", fiabesca e sognante nell'introduzione, come la calma prima della tempesta nel suo legarsi alla successiva "Golgatan Tähti". Questa è violenta e funambolica, dal piglio progressive folk metal, epico e dai mille colori, che va a sfociare in una composizione che rimanda ad alcune arie di 'Blossom of Mourning' dei Dark Reality, con quel suo gusto progressivo dai tratti classicheggianti ma tenebrosamente e totalmente metal. L'atmosfera globale ricorda l'austero, immaginario mondo monastico, visto da vie traverse e dal suo lato più introspettivo e oscuro. Infatti, sparse un po' ovunque, si presentano luci rubate alle scene di un film come 'Il Nome della Rosa', dotato comunque di una vena molto sinistra. Un rarefatto black metal avvolge molti momenti di questo disco, a renderlo oggetto di ascolto da approfondire a più riprese, per capirne la vera essenza. Una creatura artistica che vive di luce propria, difficile per questo racchiuderla in preconcetti musicali standardizzati. Alla fine possiamo dedurre però che, per quanto ostica possa sembrarci la sua struttura, dopo svariati ascolti, sarà impossibile non percepire l'attitudine originale di questo disco e di tutte le sorprese inaspettate nascoste al suo interno. Un album eclettico come poteva esserlo a suo tempo, il manifesto sonoro dei Solefald di 'In Harmonia Universal', suonato in chiave sotterranea, scarno e cupo. Un album che non vuole confini, che pone il suo aut-aut senza paura. Un ascolto che merita attenzione e che non vi lascerà l'amaro in bocca. (Bob Stoner)

(Aesthetic Death - 2024)
Voto: 80

https://vaina.bandcamp.com/album/unio-mystica-2

giovedì 29 agosto 2024

Midnight Odyssey - Closer to The Sky

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
The Australian project Midnight Odyssey is, for sure, one of the most respected projects in the atmospheric black metal scene. Dis Pater’s solo project has a unique approach to the genre, achieving an admirable masterfulness when we talk about creating captivating atmospheres. The project was founded back in 2007 and since then, Midnight Odyssey has released a good number of albums, showing that Dis Pater has never run out of ideas. Apart from the strong atmospheric approach, another characteristic of this project, has been that the compositions, and as a result, the albums themselves, are very long. This aspect has delighted some of his fans, while other fans of the genre complained that some albums could sound more focused if the length of the tracks would be shorter. Although I personally prefer shorter albums, I can’t deny the fact that I have enjoyed vastly lengthy albums like 'Shards of Silver Fade', for example. In any case, when Dis Pater has reduced a bit the length and has gone straight to the point, the result has been absolutely phenomenal. 'Biolume Part 1- In Tartarean Chains' was a clear example of it. Don’t get me wrong, the songs continue to be long, and the album lasts an hour, but in contrast to other lengthier albums, that opus can more easily be enjoyed if you are not a die-hard fan.
 
Taking into account the issue of the length, I was very curious to check out Midnight Odyssey’s latest output, an EP entitled 'Closer to the Sky'. This new opus contains four tracks and lasts less than 35 minutes. I can safely say that any fan of the project will be exultant with the result. These four tracks contain all the characteristics that have made this project so loved. Each song has its own personality and specific details. The EP opener, "Souls Left Wandering", is the heaviest track of the EP. The composition sounds powerful as it combines some tempo changes in a masterful way. The keys play an important role as always, but they share the job with the guitars and the always present powerful vocals of Dis Pater. If someone is a newcomer to the project’s music, this piece would be a nice one to discover what it can offer. The solemn ambience, a characteristic of Midnight Odyssey, becomes even more magnificent in the following track, entitled "Lightning Fall". Just listen to the intro, and you will immediately feel mesmerized by the grandeur of Dis Pater’s talent with the keyboards. As majesty domains the full track, the pace is slower, but I can assure that you won’t get bored if you like this kind of music. "Closer to The Sky" is another beautiful composition which includes the already known clean vocals of Dis Pater, which I personally enjoy quite a lot. The work behind to create delicate and beautiful melodies is excellent as always. If I should complain about something, I would maybe mention that a heavier track would have been a good idea, based on the fact that the last track, entitled "Awakening", is a pure ambient one. If you want to achieve a perfect balance between the more aggressive compositions and the most atmospheric ones, it would have been a good idea to include a track with a more vivid pace.
 
All in all, and even taking into consideration this minor complaint, 'Closer to the Sky' is an excellent work by Midnight Odyssey. The achieved quality creating captivating atmospheres is top-notch again, and I am sure that it will please the fans of the genre. (Alain González Artola)
 
(I, Voidhanger - 2024)
Score: 85
 

domenica 14 luglio 2024

Ancient Guard - Nightfall Enthroned

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Ancient Guard is a new project coming from Australia, led by the musician known as Nightwolf. From his various projects, Runespell is, by far, the most well-known. The aforementioned project has a very solid discography with five very interesting albums firmly rooted in the black metal genre. Based on this, it was interesting to see what he can offer with his new creation, which has caught the attention of the respected Iron Bonehead Productions, which is always something remarkable.

With Ancient Guard, Nightwolf doesn’t stray too far from the realms explored with Runespell, but this project is definitely a different monster. Ancient Guard clearly sounds more atmospheric in this EP debut entitled 'Nightfall Enthroned'. This initial effort consists of four pieces, three songs clocking in around 7 and 11 minutes, and a short piece that serves as an outro. You always want more, but these three compositions have more than enough to please the fans of the subgenre. Nightwolf leaves no room for doubt with the eleven-minute first track entitled "Dominion of Primordial Darkness". The title is cool and very fitting for the genre he explores here. This is a very interesting composition with strong pace changes and a great contrast between the furious and more blackish sections and the strongly atmospheric sections that dominate. The created ambiance sounds captivating and also a bit melancholic thanks to hypnotic guitar work. The mid-tempo sections of this track are particularly inspired and enjoyable. Ancient Guard’s mastermind seems to be comfortable with the most atmospheric and mid-paced compositions, as he masterfully shows in the song "Sepulchral Damnation", with a simple yet totally addictive melody that mesmerizes the listener. "A Moonscape Abyss" sounds more powerful in contrast, with a more energetic pace, although nothing that contrasts abruptly from the previous compositions. The atmospheric keys are the base, where the tasteful guitar work and Nightwolf’s raspy vocals reign. The riffing is again excellent and creates melodies that will satisfy fans of the genre for sure.

Debuting with an EP, especially if it is good, leaves you wanting more, but 'Nightfall Enthroned' is undoubtedly a very solid first step in the career of Ancient Guard. The elements found here, make this project interesting in the atmospheric black metal genre, and I hope that, sooner or later, a full-length album will come to confirm the potential of Nightfall's new endeavor. (Alain González Artola)

sabato 13 luglio 2024

Bríi - Último Ancestral Comum

#PER CHI AMA: Atmospheric Black/Trance
Devo arrendermi e ammettere che la proposta sonora della one-man-band brasiliana Bríi, è palesemente sconcertante quanto affascinante. La commistione di generi esibita nella loro ricetta musicale è spiazzante e per molte orecchie, poco avvezze alla sperimentazione, risulterà persino incomprensibile. 'Último Ancestral Comum' è la loro più recente uscita e fin dal primo brano ci si imbatte in un meltin' pot tra musica trance, ambient e atmospheric black metal, dalle tinte psichedeliche e space oriented. La produzione a bassa fedeltà, differenzia questo disco dalle precedenti release, e potrebbe non aiutare la comprensione totale di questo artista, al secolo Caio Lemos (aka Serafim), che già opera in altre band del settore tra cui Bakt, Rasha, Vauruvã, Kaatayra, coniugando una forte spiritualità e una profonda vena allucinogena che si esprime tramite il verbo del black metal più teso e atmosferico. Si parte con "Viajante Universal", un brano emozionale e di ottimo impatto, di oltre 12 minuti, che mette subito in chiaro gli intenti sonori del musicista brasiliano, il quale lavora molto di fino per mixare i generi citati, che sono così distanti fra loro. Quando si aprono le violente chitarre, per l'ascoltatore si apre un buco nero nello spazio, da cui si viene inghiottiti per entrare in un cosmo cervellotico e super emotivo. Nella seguente "Alienígena Interior", il viaggio continua in maniera più aspra e assume un sound al confine con il suicide black metal, tra urla lancinanti e ritmiche dal tiro infuocato per placarsi nel mezzo e riesplodere in un tripudio di melodia e violenza, quasi fosse una lunga intro degli Ozric Tentacles all'ennesima potenza oscura. Dieci minuti di grande crossover sonoro di ottima fattura. Quindi non farà clamore, cadere in un brano come "Ecos da Imaginação", che è un puro esempio di come la musica trance possa essere ancora suonata in un contesto intelligente e inserita in una lisergica cascata di suoni metallici, scream e derive black, per traghettare il disco alla canzone conclusiva, "Cada Canto do Universo", che sfugge dal mostrare la componente metal, a favore di risvolti etnici, in un suono che potrei facilmente mettere in relazione, per assurdo, agli stilemi degli Enigma, togliendo il canto gregoriano e ampliando il calore del folk latino, ma senza mai rinunciare a quella vena malinconica, cosmica e ipnotica intrinseca, che è presente per tutta la durata dell'album. Molto bello l'artwork di copertina, come lo è sempre stato per le uscite di Brii. In conclusione, possiamo guardare questo disco come un riassunto delle varie sperimentazioni fatte da Brii, nei precedenti album, con uno standard elevato dei brani, una ricerca dell'intreccio sonoro atta a spiazzare l'ascoltatore, l'utilizzo dell'elettronica e la ricerca di nuove strade ritmiche da usare come base di partenza. Un artista particolare per una musica ricercata e intelligente, per un genere che ha possibilità creative infinite. (Bob Stoner)

(Self/Flowing Downward - 2023/2024)
Voto: 74

https://flowingdownward.bandcamp.com/album/ltimo-ancestral-comum

lunedì 8 luglio 2024

Nostalghia - Echoes from the Moonriver

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Quante volte parlando di musica ci si sente dire che non si sente più niente di buono, che tutto è stereotipato e costruito a tavolino? Sicuramente, condivido il fatto che siano tempi duri per il rock, ma quando ci si imbatte in una band come i Nostalghia, mi viene spontanea la risposta da dare a chi non crede più alla creatività nel mondo del rock, e in questo caso più specifico, del metal estremo. Cercate nell'underground più profondo e libero, e vedrete che di musica bella e fantasiosa, sarete in grado di scovarla. 'Echoes from the Moonriver' è il penultimo album di questa one-man-band messicana, un piccolo gioiello di atmospheric black metal, dalle tinte fosche, con intromissioni di arie eteree di matrice folk, dai tratti medievali e cinematografici. Un capolavoro di peculiarità con solo quattro brani lunghissimi, che a volte evocano l'epica di 'Bergtatt' degli Ulver di un tempo, a volte l'epica degli Agalloch e la sospensione degli Alcest, alternando lo screaming a voci melodiche e una costruzione musicale di ampia visione, sempre in equilibrio tra un sound ritmico, aspro e violento, legato allo stile del suicide black metal degli esordi, e risvolti pieni di rimandi gotici, ambient folk, suonati e pensati con maestria dal talentuoso Alex Becerra, che unisce alle sue composizioni le rivisitazioni di testi poetici, che tra i vari citati, include Alejandro H. Monarres e Arthur Rimbaud. L'album scorre veloce con la sua indole da concept album, assemblato come una lunga colonna sonora e una attraente foga ritmica, un po' sul modus operandi di 'Aesthetica' dei Liturgy. Inoltre è attraversato, a tratti, da riflessi raccolti dal miglior post rock. Una nota speciale è da spendere poi per il gusto con cui questo musicista messicano si contraddistingue per l'artwork di copertina a gradazione altamente artistica, senza dimenticare i titoli che con "Our Mariage with Eternity" mi ha letteralmente mandato in estasi. Metteteci dentro l'apporto magistrale di clarinetto e sassofono di Valeria Dávil, per un tocco classico che sorprende sui brani "Misery of Mine" e "Sur le Long Fleuve Noir", track che supera i 17 minuti per un concetto di potenza, tecnica e qualità compositiva che si esalta minuto dopo minuto. Un artista tout court, che non deve passare inosservato. Ascoltate mille volte la svolta jazz, che appare nel suddetto brano, e il dialogo del sax con la base di sottofondo, che arriva a confondere l'ascoltatore che non riesce più a distinguere le influenze medievali e progressive da quelle jazz. Quanta avanguardia si nasconde tra queste incontrollabili note? Siamo di fronte a un'ottima concezione di musica estrema, se vogliamo in parte paragonabile all'estro compositivo di Ishahn, ma estraneo al mainstream e ai compromessi. Un album splendido, capace di colpire al cuore e alle orecchie dell'ascoltatore, per la sua freschezza compositiva oltre che per la sua capacità di ridare all'atmospheric black metal un significato profondo e di riguardo. Distribuito dalla etichetta italiana Flowing Downward, 'Echoes from the Moonriver' è da ascoltare, riascoltare e gustare ripetutamente, prima di passare al nuovo capitolo uscito da poco, dal titolo 'Phaneron'. (Bob Stoner)

domenica 2 giugno 2024

Fellwarden - Legend: Forged in Defiance

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Fellwarden is a fascinating project born from the mind of the always creative musician, The Watcher, who is involved in several projects. Fen is, for sure, the most well-known of them and one of my favorite projects out there. While Fen successfully combines atmospheric black metal with some post metal/rock influences, Fellwarden was born with stronger ties to the first subgenre. The project was created back in 2014, and it has released two excellent albums, which are an honest musical proof of The Watcher’s immense talent and passion for this style.

As this year marks the tenth anniversary of Fellwarden, the English solo-project is back with its third installment, which is usually a crucial one because it usually shows if a project is capable of reaching a new point of evolution in its sound. The name of the new opus is 'Legend: Forged in Defiance' and the title itself shows a certain idea of how the album can sound. This is an effort that does not differ dramatically from its predecessors, but it surely has a stronger epic tone in their compositions. A preconceived feeling that is reinforced if you take a look at the majestic artwork, courtesy of the legendary Belgian artist Kris Verwimp. 'Legend: Forged in Defiance' contains six songs (seven if you have the limited edition), in which The Watcher unleashes his creativity with long and rich compositions, where all the traditional elements of this project can abundantly be found. The album opener "Exultance" is for sure a great choice to start listening the album. Ten minutes of pure atmospheric black metal with a majestic tone thanks to the addition of some clean vocals and an excellent powerful riffing. The classic raspy vocals are also there as a great contrast and have a great presence as you could expect. The ups and downs in the pace are excellently placed and make the song flow adequately, never letting it to sound predictable or flat. The combination of fast and slower sections varies in its distribution depending on the composition. In any case, mid-tempo sections, and even slow ones, are more prominent, like you can listen to in compositions like "Despair", which is clearly slower than the album opener. The subsequent track, "Renewed Hope", has a great contrast between the different sections of the composition.

"Desperation" is another excellent song, where the introduction of acoustic guitars, along with some touching clean vocals, creates an undoubtedly solemn and emotional atmosphere, excellently contrasted by the always necessary ferocious moments. The last part of the album follows very similar patterns, although the general pace is here predominantly slow, which is not actually an enormous issue. Nevertheless, at least for me, it leaves me with the feeling that the second half of the album lacks a bit of energy that some faster and heavier parts would give. From my point of view, this contrast between the solemn mid-tempo/slow parts and speedy sections would be beneficial for the album as whole.

All in all, 'Legend: Forged in Defiance' by Fellwarden is an excellent album. The tasteful and enriching compositions, the epic general tone and the great performance by all instruments and vocals, weights more than the occasional feeling in the final part of the album, that this effort lacks some ferocity. (Alain González Artola)