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sabato 13 luglio 2024

Mercenary - Ever Black

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Groove Death
I Mercenary esordirono con 'First Breath', come una promettente band danese che proponeva un death metal ibrido, farcito da influenze di Machine Head, primi Fear Factory e anche un po' di Nevermore, per quanto riguarda le chitarre. Nonostante tutte le varie influenze, sono riusciti a mantenere un classico stile nordico (svedese in primis) anche nel secondo 'Ever Black', fatto di riff melodici, tristi e accattivanti, supportati da passaggi atmosferici e cori che sì imprimono facilmente nella memoria di chi li ascolta. Si tratta di cori epici (ascoltate la seconda track) efficacemente sdoppiati da due voci, una growl e l’altra più stilisticamente power, che rendono i brani caratteristici e originali, dotati di un’impronta maestosa. L’uso delle due voci, in questo caso è sapiente, non forzato né tanto meno artificiale, in grado di conferire un buon equilibrio. Buona anche la dose di riff e gli assoli alla fine sono ben fatti e quasi mai banali, in sintonia con ciò che dice la melodia del brano. Anche le tastiere sono qui usate in un modo equilibrato, senza appesantire il tutto con i tipici inutili strazi melodici: la loro posizione all’interno dei brani è pressoché perfetta. Non che questa band sia stata in grado di stravolgere gli equilibri della scena death nordica, ma sicuramente ha portato una ventata di freschezza e originalità.

(Hammerheart Records - 2002/2012)
Voto: 75

https://hammerheart.bandcamp.com/album/everblack

martedì 2 aprile 2024

Lilla Veneda - Primordial Movements

#PER CHI AMA: Black/Death
Li avevamo conosciuti in occasione del loro secondo album omonimo. Ora, i polacchi Lilla Veneda tornano a distanza di sei anni da quel lavoro, con questo nuovo autoprodotto 'Primordial Movements', incentrato sul dibattito tra scienza, arte e filosofia. La proposta musicale del trio di Wrocław continua a percorrere la strada del black/death, arricchita però da una certa verve grooveggiante che rende il disco di più facile assimilazione. Questo è testimoniato fin da subito, dall'opener "Fury Dimension", che ci scarica addosso una sassaiola di riff, smorzata in realtà, da una ritmica sincopata che mi ha evocato i Septicflesh di 'Communion'. Interessanti non c'è che dire, sebbene un genere verosimilmente iper-inflazionato come potrebbe essere quello proposto dai nostri. Tuttavia, durante l'ascolto delle nove tracce qui incluse, non si correrà certo il rischio di annoiarsi o peggio, appisolarsi, visto che l'act polacco, ci terrà costantemente sulla corda con un sound intenso, a tratti debordante, ma comunque sempre caratterizzato da break all'insegna del groove, come certificato anche in più parti, dalla seconda "Sleeping Knight's Sky", che alterna bordate blast-beat con rallentamenti più atmosferici o melodici. Non mi dispiacciono affatto i Lilla Veneda, nonostante alla fine mi ritrovi di fronte alla classica scoperta dell'acqua calda. Ma alla band non frega assolutamente un piffero delle opinioni altrui e proseguono a macinare riff tonanti e iper-tecnici ("Biomechanic Algorithm"), con l'eclettica prova vocale (tra growl e scream) di Virian (che abbiamo incontrato anche nei Voidfire) a prendersi la scena, mentre l'incedere qui sembra valicare anche i limiti del post black, sfociando poi in una parte acustica da applausi, prima di un finale esplosivo. E allora mi sembra di scorgere una certa voglia di osare, ben venga quindi. Anche laddove la band prova a imbastire ritmiche dapprima più compassate ("Iron-Black Pestilence") per poi evolvere in parti più forzate, isteriche e per concludere, con frammenti quasi avanguardistici, segno che alla band non piace giacere sugli allori ma in realtà, sembrano amare le sperimentazioni, per quanto siano ancora a livelli basici. Ma il margine di manovra c'è e sembrerebbe pure ampio, per permettere in futuro di sentirne delle belle. Anche perchè, proseguendo nell'ascolto di 'Primordial Movements', ci sarà modo di scorgere le robuste e martellanti melodie di "Scratched Crown", la magniloquente potenza di "Colossi" che mostra qualche punto di contatto con i nostrani Fleshgod Apocalypse, o ancora la ruvidezza scandinava di "Immortal Vision of Chaos", che si muove tra thrash e death metal, e che riserverà anche qualche sorpresa a livello vocale. Insomma, avrete capito che i Lilla Veneda vanno presi seriamente, anche quando nella title track si abbandonano a suoni decisamente più sperimentali (quasi industriali), sulla scia dei francesi CROWN. E non posso che applaudire per il coraggio che a inizio del mio percorso d'ascolto, non avevo minimamente intuito. In chiusura, l'ultima chicca, "Pytasz Co W Moim Życiu", un brano mid tempo tra atmosfere dark, melodie soffuse e voci spettrali, che la rendono il degno epilogo a un disco che rischiava anzi tempo, di essere bollato come bollito. Bravi. (Francesco Scarci)

giovedì 4 gennaio 2024

Vale Of Tears - Oxymora I.

#PER CHI AMA: Melo Groove Death
Arrivano da Karcag in Ungheria e non devono essere confusi con gli omologhi, ma ormai sciolti, originari di Budapest. I Vale of Tears di quest'oggi, si sono formati addirittura nel 1997 e 'Oxymora I.' è un EP che arriva 14 anni dopo il precedente full length 'Illdisposed Inner Interest', quasi a dire "ragazzi non temete, siamo ancora vivi". E allora fatevi investire anche voi dal roboante sound melo death del quintetto magiaro. Un trio di song che arriva giusto in tempo per prenderci a schiaffoni con i loro riff tritasass: "Antibiosis" ne è un chiaro esempio tra un riffing sincopato, growling vocals e ottimi assoli, a cui aggiungere anche la partecipazione di tal Péter Kelne. "The Loudest Silence" prosegue l'opera demolente, in un intrecciarsi di ottimi assoli che sfrecciano piacevoli su questo tessuto ritmico davvero pesante (e che forse andrebbe leggermente alleggerito). I growls di Ferencz Mulicz sono davvero da orco cattivo, ma in questo contesto ci stanno dopo tutto benino. In chiusura, "Limited Freedom" suona più fresca, più moderna, più melodica e sembra quasi meno mastodontica, soprattutto grazie allo splendido lavoro delle asce e a delle influenze elettroniche che ci mostrano un lato differente dei Vale of Tears. Insomma, un ritorno che per alcuni potrebbe essere anche gradito, per me invece una piacevole sorpresa. (Francesco Scarci)

mercoledì 11 ottobre 2023

Alea Jacta Est - Ad Augusta

#PER CHI AMA: Hardcore
"Il dado è tratto". Con la locuzione "alea iacta est" i latini erano soliti esclamare per una decisione presa o una sfida lanciata. I francesi Alea Jacta Est lanciano cosi la loro sfida con un nuovo EP, 'Ad Augusta', che sancisce il ritorno sulla scena dopo un bel po' di silenzio (sette anni dall'ultimo 'Dies Irae'). La band di Tolosa rispolvera il proprio hardcore attraverso sette nuove tracce pronte ad incendiare le nostre orecchie. Al via un intro e poi il rombo delle chitarre di "FFWF" (acronimo per "Fight Fire With Fire") che si accende ed esplode tra un rifferama compatto bello carico di groove e le urla del frontman che s'incrociano con quelle di diversi cori (che mi hanno evocato quelli di 'Under the Influence' degli Over Kill). Poi una bella spinta (non eccessiva sia chiaro) da parte delle chitarre che portano una dose di adrenalinica energia che prosegue nella più robusta "Get Revenge", con quel suo vigoroso sound spezzato da continui breakdown metallici, mentre il vocalist continua a vomitare tutta la propria rabbia. Niente di nuovo all'orizzonte, niente di particolarmente tecnico poi (gli assoli sono infatti rigorosamente banditi) e la band continua a macerare strada in "Enough is Enough", con quel blend di hardcore e metalcore, con tanto di riffoni belli pesanti e ultra ritmati, voci tra il graffiante, caustico e growl, senza mai tralasciare gli immancabili chorus, atti a inveire contro il mondo, trademark del mood hardcore tipicamente statunitense. Si continua con "The King is Down" e anche qui non manca una certa ruffianeria nella linea delle chitarre, cosi come nell'utilizzo di parti parlate in francese che fanno da ponte con la successiva "As Fast as I Can", che prosegue nella sua opera distruttiva, qui particolarmente esasperata nella parte finale del brano. Il dischetto si chiude con "Fake Power" che, se vogliamo trovare il pelo nell'uovo, non si discosta di una virgola dai precedenti brani ascoltati, se non per una sezione ritmica un filo più violenta, ma che apporta poco o niente all'intera release. Un lavoro onesto e poco più. (Francesco Scarci)

(Useless Pride Records - 2023)
Voto: 65

https://www.facebook.com/aleajactaest.eu

martedì 19 settembre 2023

Steamachine - City of Death

#PER CHI AMA: Groove Death/Metalcore
Con un incipit di "pensees nocturnes" memoria, si apre l'album dei polacchi Steamachine, 'City of Death'. Se la title track nonchè traccia d'apertura, ci dice che siamo nei paraggi di un death melodico dai tratti piuttosto compassati, tanto che sembrerebbe addirittura una lunghissima intro tra scanzonati cori, riffing di circensi reminescenze, e vocalizzi growl, la successiva "Show of Death" sembra meglio demarcare i tratti di questo stralunato quartetto. La song infatti, un filo più robusta, ritmata e dinamica della precedente, apre con scoppiettanti e marcati riff pregni di un esorbitante quantitativo di groove e deliziose melodie che trovano in un breve break atmosferico, il punto di ristoro del brano. Voler però catalogare a tutti i costi la proposta dei quattro musicisti originari di Olsztyn, peraltro al loro secondo album in due anni, potrebbe però essere oltremodo oltraggioso, data l'eccelsa capacità di far transitare più generi nella stessa cruna dell'ago, che vanno da sporadiche capatine black al deathcore progressivo e l'esempio più calzante potrebbe essere rappresentato da "Monsterland", senza tralasciare death, dark, prog, metalcore, steampunk, alternative e thrash metal. A proposito di quest'ultimo ecco che "Sinister Reflection" sembra far confluire influssi industriali sopra un rifferama thrash metal oriented, con tanto di voci nu-metal e sonorità parecchio sinistre, cosi come vuole il titolo. Robusta, cattiva, acida nelle sue partiture vocali (sebbene corredata da clean vocals che andrebbero invece riviste) è invece "Acrobats of the Abyss", che tuttavia nel corso dell'ascolto mostra parti sperimentali di synth e keys che si abbineranno ad una costante ricerca di cambi di tempo. La song poi s'interrompe bruscamente per lasciar posto alla più oscura "Journey of Madness", piacevolissima da un punto di vista musicale, ma che lascia intravedere che forse l'elemento debole della band sia la voce, qui lontana dall'essere convincente. Molto meglio invece nella più pazza e schizoide "Toys Factory", che chiude brillantemente con le sue più malinconiche melodie il disco, prima delle tre bonus track "The Book of War" I, II e III, che altro non sono che i tre pezzi inclusi nell'EP uscito a maggio di quest'anno, tre brani che palesano un mood più orrorifico e tenebroso e che nella parte II vede peraltro un fantastico assolo messo in mostra. Gli Steamachine sono una bella band che davvero non conoscevo, she sembra avere qualche punto in comune con i Pyogenesis di 'A Century in the Curse of Time', ma con una maturità e personalità davvero invidiabili. (Francesco Scarci)

lunedì 26 giugno 2023

2 Ton Predator - Boogie

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Thrash/Groove, Crowbar, Pantera
Questa band ha uno stile molto cadenzato che ricorda i The Haunted. Tuttavia, gli svedesi 2 Ton Predator mostrano un'impostazione più hardcore e meno ad effetto. Il thrash vecchio stampo che propongono ha un cantato con cori che si rifà a Phil Anselmo ai tempi di 'Vulgar Displayof Power', e nel complesso è introverso, ritmato alla maniera di un boogie, piuttosto sciolto ed intensamente metal. In alcune canzoni il sound sembra più sostenuto mentre in altre un po' più pensoso, triste o articolato, ma sempre dotato di un’ottima registrazione. Troverete canzoni a volte pesanti e lente ("4 Tounges Strong") ma sempre a tono con l’insieme, comunque dovrebbero essere un po’ più personali come nell’ultima "Empty Chambers" e non suonar solo ciò che gli piace, benchè ben fatto ed accattivante, ma troppo influenzato dai Pantera. Inoltre, con lo scorrere dell’album, prevale un'impostazione più lenta in linea con qualcosa dei vecchi Sacred Reich.

martedì 20 giugno 2023

Brick Bath - I Won’t Live the Lie

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Groove/Thrash
Un album di grande impatto, non c’è che dire. Thrash metal potente e ben suonato. Certo, qua e là fa capolino l’ombra dei Pantera di Phil Anselmo, tuttavia i Brick Bath non sono affatto un gruppo clone. Inoltre, 'I Won’t Live the Lie' suona più immediato di 'The Great Southern Trendkill', e scusate se è poco. I brani di questo debutto datato ormai 2002 sono ben 14: complessivamente prevalgono i mid-tempos con la voce dura e rabbiosa al punto giusto. I contenuti testuali, invece, lasciano alquanto a desiderare. Da un gruppo con le sonorità dei Brick Bath era lecito attendersi testi più incentrati su tematiche di interesse collettivo, piuttosto che sfoghi solipsistici, quali le recriminazioni per l’abbandono da parte della morosa (“Sick of You”).

(Crash Music - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/brickbathband/

martedì 13 giugno 2023

dEmotional - Scandinavian Aftermath

#PER CHI AMA: Groove Metal
'Scandinavian Aftermath' è un bell'album che ci offre un viaggio emozionale nel profondo dell'anima scandinava dei dEmotional. Il gruppo ha creato un lavoro che cattura l'essenza di questa regione, attraverso musica intensa e coinvolgente. Fin dal primo brano, la title track, si viene investiti dalle chitarre potenti, il basso profondo e la batteria pulsante che si uniscono nel creare un'atmosfera affascinante. Le melodie evocative s'intrecciano con le dinamiche che oscillano tra momenti di calma ed esplosioni di energia, creando un effetto avvincente sull'ascoltatore. Un aspetto che colpisce di 'Scandinavian Aftermath' è la varietà delle composizioni. Ogni brano ha infatti una sua identità unica e contribuisce al mosaico di emozioni che l'album trasmette. "Bärsärk" trasuda una bella dose di groove, con le sue armonie incalzanti e le parti vocali tra il pulito e il growling ad evocare gli Scar Symmetry, mentre "My Own Enemy" risveglia l'energia guerriera dei Soilwork con riff potenti e ritmi incalzanti. La band dimostra un certo talento nel creare atmosfere suggestive attraverso la musica. La lunga "My Heart" è un perfetto esempio di come le dinamiche e gli arrangiamenti possano trasmettere sensazioni e immagini. Le parti atmosferiche creano una sensazione di struggente solitudine, mentre le chitarre e la batteria donano un senso di forza e determinazione nelle parti più violente. Un altro elemento che merita di essere menzionato è la performance vocale, che aggiunge un ulteriore strato di intensità all'album soprattutto in un brano come "Young Wolves". Anche la produzione si conferma di buon livello, con ogni strumento nitido e ben equilibrato, il che consente a ogni elemento di emergere in modo chiaro e definito. La qualità del mixing rende giustizia alle complesse strutture delle composizioni, creando un suono potente e coinvolgente. In conclusione, 'Scandinavian Aftermath' è un album avvincente che ha modo addirittura di scoprire mondi estranei al metal (ascoltatevi l'alternativa "S.O.A.K" per capire o la malinconica e catchy "All That I Knew"). Album divertente per tutti gli amanti di sonorità metalcore melodiche. (Francesco Scarci)

(Self/AFM Records - 2021/2023)
Voto: 75

https://www.facebook.com/dEMOTIONALband

giovedì 16 marzo 2023

Soilwork - A Predator's Portrait

#FOR FANS OF: Melo Death/Metalcore
This is an interesting album but it doesn't top its predecessor 'The Chainheart Machine'. The riffs are good but not to that caliber. And the vocals are a little more laid back mixed with some clean bits. The music is what's awesome on here. The melodic rhythms that go along with the clean vocals (at times). I liked this release, it is just a little step down from the previous. The leads were outstanding though. As this was the older lineup. These guys have had a great career in music some good releases and some duds. This one is definitely not the latter, it's quality melodic death metal. The intensity is there just not as much.

They mellowed out on this release but the vocals feature a lot of screaming. It's like a mix of melodic death with metalcore. I don't like metalcore much but the music is quality. I just don't like the fact that their intensity lessened hence the "75" rating.

Their modern sound is like this too, their most recent has a lot of mellow parts to them. 'Övergivenheten' which means "The Abandonment" is their latest release that sounds a bit like this. I like both almost equally. They'll never get to the degree of 'The Chainheart Machine' but they're still a good band releasing good music. They just fizzed out whereas they could've progressed musically. I'm still a fan of the band but I just had to lower my expectations of their releases after 'The Chainheart Machine'. There are some good songs on here mainly these: "Neurotic Rampage", "Final Fatal Force" and the title track.

They're dealing with the loss of David Andersson who joined the band in 2012-2022. He died last year at 47 years of age. They can still get to the caliber of this album as they did of their most recent. 'A Predator's Portrait' had some dynamite songs! They've just chilled out.

There will never be a Soilwork of this degree again, but that doesn't mean that they're done as a band. This album is a good follow-up, just not nearly as good as their predecessor. I hope that they keep producing albums though! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2001)
Score: 75

https://www.facebook.com/soilwork

venerdì 24 febbraio 2023

Parahuman - Affliction

#PER CHI AMA: Metalcore/Groove Metal
Ultimamente il sottosuolo polacco brulica di un quantitativo smisurato di band. L’ultima in ordine di tempo ad essersi palesata fra le mani risponde al nome di Parahuman che arriva con ‘Affliction’ al tanto agognato debutto su lunga distanza, dopo aver rilasciato dal 2016 a oggi, giusto un EP e un paio di singoli. La proposta del quartetto di Varsavia è all’insegna di un metalcore sporcato da venature grooveggianti, per un risultato però che non fa certo gridare al miracolo. Se le chitarre di “Signal”, che segue a ruota l’intro omonima, potrebbero farvi tornare alla mente i primi Dark Tranquillity, è la performance dietro al microfono di Olgierd Gontarczyk a non convincermi pienamente, con una voce acida, graffiante ma mai francamente all’altezza. Musicalmente la band non è malaccio, proponendo tuttavia un canovaccio che ormai inizia a suonare un pizzico scontato, nonostante una continua ricerca di vincenti partiture melodiche e costanti cambi di tempo. L’inizio di “Loop” lo potreste infatti scambiare per altre 1000 canzoni analoghe per architettura ritmica, e questo mi fa intuire che più di tanto la proposta dei nostri non possa impressionarmi. Il bagaglio tecnico viene sicuramente messo a disposizione per migliorare il livello qualitativo proposto, soprattutto a livello solistico con certi assoli da urlo (la stessa “Loop”), ma quella che fatico a digerire alla fine continua ad essere la prova vocale del frontman o la scontatezza di certe porzioni di brano. Le variazioni al tema non mancano e il basso in apertura a “Feedback” viene in mio aiuto a tal proposito. Peccato poi che quella voce, che sembra affetta da una forte raucedine (cosi strozzata in gola), e quando pulita, rischia addirittura di fare peggio, vista la sua stonatura, che rovina quanto di buono possono proporre i Parahuman. Poi nello spaccare culi, i quattro musicisti sembrano cavarsela molto bene, con raffiche di chitarra a mo’ di mitraglietta, blast beat schizzati, o break melodici, ma la voce no, proprio non ci siamo, soprattutto quando dice “follow my voice…”. Eppur si muove diceva il buon Galileo Galilei, e si muove ondeggiando anche la proposta dei Parahuman, laddove decidono di rischiarsela di più e infarcire il tutto con una componente elettronica (“Inanity”), nel solo di “Antisocial” o nelle ritmiche progressive deathcore di “Divided”, che ci regalerà anche l’ennesimo strepitoso assolo. Più canonica “Sober”, dove il cantante prova a modulare le proprie corde vocali con risultati altalenanti. Alla fine dei fatti, mi piacerebbe dare un voto disgiunto, che vedrebbe un 7.5 per ciò che concerne la componente solistica e un 6 scarso per quel che riguarda il compartimento vocale, che mi porterà alla fine alla soluzione compromissoria che vedete sotto. Da rivedere alcune cose, poi i Parahuman potrebbero anche regalarci cose degne di nota. (Francesco Scarci)

martedì 27 settembre 2022

Soilwork - The Chainheart Machine

#FOR FANS OF: Melo Death
I know it's a little much to give this album a perfect score, but I can't say anything except positive things about it. However, I may be biased because melodic death metal is my favorite genre in metal. They seem to fall under this category early on in their career changing some over the years. But this album is a landmark release from these Swedish metallers. A good follow-up release dominating over 'Steelbath Suicide' and my all-time favorite Soilwork album in their entire discography. The energy is full throttle throughout the whole album. There wasn't a song on there that I disliked.

The title-track, "Neon Rebels", "Millionflame" and "Spirits of the Future Sun" are my favorites. They tune their guitars down to B I believe, and they're fast the whole way through. The energy is rampant. How these guys put forth such an effort on here is amazing. The energy they have and the original riffs. Blast! What a wild guitar extravaganza in these songs just shining in metal glory. Their later releases don't compare to this one maybe a close call is 'A Predator's Portrait'. That's about it, I see this release as flawless. The vocals compliment the guitar whole handedly. There were really no clean vocals at all!

The only thing that was not that substantial was the length of the album. It clocked in about 40+ minutes. I would've had liked to hear more length or more songs on here. It still reigns supreme in terms of originality, precision and uncompromising energy. These guys just suffered a loss in David but he was not featured on here as he joined the band I believe in 2012. What a tragedy, though. I'm surprised that the average scores on here was at 79%. I always liked this album the most but the critics are the way they are, even in my text here. However, I felt that this was a pinnacle release by the band.

I ordered this CD to show further support for the band and music in extreme metal altogether. Soilwork has so many peaks and valleys in their discography I'll always view 'A Chainheart Machine' as their best. The music, the vocals, the leads, and overall sound met perfection. You can doubt me well just listen to the album. The riffs, leads and vocals are sublime. I'm glad that this is a part of my collection. Old Soilwork is dead, long live old Soilwork! Pick this up a physical copy don't just cheap out and stream it. It's a critical time for the band, they just lost a brother, show them gratitude! (Death8699)

(Listenable Records - 2000)
Score: 90

https://www.soilwork.org/

domenica 21 agosto 2022

Soulfly - Totem

#FOR FANS OF: Thrash/Groove Death
My first release from Soulfly was 'Savages' which I found to be interesting. This release seemed bland the first few listens to. Then it kind of grew on me. I wasn't exactly sure what to expect here and well this one is a little bit more experimental and cut-throat. I've been a fan of Max Cavalera since the early Sepultura days in the band. He took quite a different approach then those days here is experimental Max. I like it though, the not knowing what to expect here sort of idea. The brutality, the temperance, the enlightenment. It's 40 minutes of in your face metal with vocal effects and odd time signatures.

This type of metal has a bit of a groove to it with death metal components. A really odd release including the leads with terror on the vocals bellowing. These guys have riffs that are simply atypical and sort of bizarre. I don't know how else to describe this album but just that: ATYPICAL. It might be the norm of how Soulfly works and that's how Max wants it, I just sense a peculiar sounds and rhythms. Nothing seems to remain the same it's just different from all respects. Then the clean tone guitars, it gives me pause about the direction the band is taking here. Weird metal and highly atypical.

Forty minutes of this going on what I've described here. It's solid here, Max sounds odd on this it's forceful but not to the extent reflective of Sepultura's Max in your face. Hell, he's in his 50's now still making metal and Igor doing Sepultura tributes too. He's had to relearn their songs but still sounds good. Soulfly is his project. Weird metal it's totally him just whatever he's doing he's putting his thoughts into this music the rhythms are cool and heavy but this experiment with Soulfly puts Max in a different position. I don't hear a plethora of fans liking this band. Those I do because it's metal but it's just different genres.

The anger and brutality is here but Max is in a league of his own dynamics. If he continues in this direction, who knows what to expect on the next LP. More experimenting or something more straightforward? It's unpredictable as to where he's going here. Heavy guitars, clean bouts and vocals with an echo/reverb. This guy is totally metal, it's just his ideas for metal aren't at all the same as the Sepultura days where he's utterly thrash galore. But on 'Roots' is where his strange where his writing went opposed to 'Beneath The Remains' and 'Arise'. I think the expectation is a new Sepultura here with Max but it's so not. Don't expect that at all. For Soulfly fans, this is a keeper! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2022)
Score: 74

https://www.soulfly.com/totem

lunedì 20 giugno 2022

Ekoa - Chrysalis

#PER CHI AMA: Prog Death
Interessante biglietto da visita quello dei polacchi Ekoa che con il loro debut EP intitolato 'Chrisalis', si cimentano in un 4-track che ci dice fondamentalmente quanto di buono aspettarci dal futuro di questa band originaria di Cracovia, che include anche l'ex batterista (spagnolo) degli Occasum Solis. La proposta? Un valido concentrato di prog death dalle forti venature groove/metalcore che si palesano sin dall'opener "Rooted into Grudge" che mette in mostra le potenzialità dell'ensemble sia a livello ritmico che vocale, con un dualismo, voce pulita e growl, davvero azzeccato. L'elevata presenza di melodia si contrappone a riffoni granitici anche nella successiva e più malinconica "The Stoic", mentre le partiture acustiche interrompono intelligentemente quel "wall of sound" (di prima scuola Opeth) che caratterizza il brano. Gradevole anche l'assolo conclusivo, anche se l'avrei preferito di maggiore durata. "Delegation of Thoughts" è un po' più classicona nel suo incedere portentoso ma i vari cambi di tempo, le voci più alternative e il breve assolo, la rendono comunque piacevole. In chiusura "Chimera", il pezzo più lungo del lotto, e quello che forse più si discosta dagli altri, con riferimenti che a mio avviso richiamano anche i nostrani Novembre e che aprono ulteriori scenari per questa nuova storia polacca. (Francesco Scarci)

giovedì 5 maggio 2022

Illa - The Body Keeps the Score

#PER CHI AMA: Metalcore/Groove Metal
È una bella ondata thrash metalcore quella che ci investe con "Regrets", traccia d'apertura dei danesi Illa e del loro EP, 'The Body Keeps the Score'. La band, originaria di Albertslund, deve il suo nome all'antico norreno e al significato di malattia della parola ILLA. I nostri ci prendono quindi a mazzate in faccia con un sound solido e compatto che miscela ai generi sopraccitati anche hardcore e groove metal, affrontando in queste quattro tracce il tema della malattia mentale. E cosi, nell'iniziale "Regrets" si parla di ansia, la corrosiva "True Self" tratta il superamento delle cose passate, la title track dello stress post traumatico, mentre la conclusiva e veemente "Wastelands", fronteggia il tema della depressione, tutti delicatissimi argomenti peraltro, che mai avrei pensato di affrontare con bordate di chitarra devastanti, growling vocals, e ritmiche dinamitarde, semmai con sonorità più intimistiche e malinconiche. Fatto sta che questa è la visione dei nostri e noi non possiamo far altro che dargli un ascolto. (Francesco Scarci)

sabato 26 marzo 2022

Once Human - Scar Weaver

#FOR FANS OF: Groove Metal
This album didn't strike me initially as something pivotal in the groove metal scene, but it kind of wore on me. I have utmost respect for the band and their music, it's just not my favorite genre. They firstly sounded a bit metalcoreish but they're not. The music is quite good, reminds me a little of Pantera's 'Far Beyond Driven' with differing vocals. The songs are slow and catchy and the vocals are decent. It's female vox on this one and she does quite a good job in that department. This album also reminds me a little bit of Djent style riff-writing, but not quite there. Not to be confused with Meshuggah-esque type of guitar playing.

I dug most of this release minus the fact that they're a little atypical for my taste. The guitars (aside from Djent) were pretty catchy and noteworthy. I didn't have much of a negative thing to say about them. They're just weird, I suppose. I like the clean vocals when they exhibited them though both formats they were good! The production quality was also good, too. This band is just an acquired taste. I only took off points when I felt that the music seemed to get way "out there." But for the most part, I enjoyed this.These guys make quality groove metal. Some songs remind me (again) of Pantera's song "Shedding Skin."

Why am I giving this a "B-" then if I'm speaking so highly of their performance? I'm not liking the music as much as I should I suppose. There aren't many leads (if any) and the music could've been a little better. The rhythms seem to go on for an eternity nothing really happens and then BOOM! The next song plays. I think though the vocals went in tandem with the music. That's the good part of the album. They really did a good job with keeping it groovy and shouting vocals in agreement with the songs. I would definitely refer listeners to hearing this if they're open minded about different genres of metal.

Overall, I like this band. I'm not sure how much of them are coming out with more new releases in the future but I sure hope so! They are a talented band and I'm sure it took a while to formulate music for this release. And make it into their own despite the similarities to Pantera or not. The vocals are outstanding and the music is better than average. I think that if they can bump it up in the music department then I would've given this a better rating. All in all, it was a good purchase for me and my collection. I'm looking forward to many a more albums in the future by them to own! Take a listen! (Death8699)


(earMUSIC - 2022)
Score: 75

https://oncehumanofficial.com/

giovedì 23 dicembre 2021

District Unknown - Anatomy of a 24 Hour Lifetime

#PER CHI AMA: Prog/Groove Metal
Al di là degli ineludibili significati (affatto) sovrastrutturali, l'album d'esordio della prima e forse unica metal band afghana fornisce inedite topologie musicali, specialmente negli episodi più lisergici/desertici ("Whisper in a Dream," lo strumentale introduttivo "Modern Nature", caotico quanto una tempesta di sabbia e a tratti quasi groove, oppure i panorami psych/esplosivi di "Two Seconds After the Blast", approssimabili a certe cose lunghe dei The Doors, o anche il doom stupefatto di "Struggle" con tanto di stupefacente(mente lunga) intro elettronica) o psych/prog ("Portraits", lo strumentale "A Cancer by Design" ha forse qualcosa dei Genesis di 'Foxtrot'? O dei Beatles di 'Abbey Road'?). Eclettico e funzionale il sound, conseguenza di una produzione per niente amatoriale, ma decisamente debole il cantato in pulito ("Joy Versus Sorrow" e ancora in "Portraits"). Costituiti in piena era taliban, per un certo numero di anni i District Unknown si sono esibiti in patria clandestinamente e col volto coperto così da sfuggire alle persecuzioni. Poi pensi a quei cretini di fascistelli svedesi provvisti di chitarre-mitra e batterie-carrarmato che giocano a fare la guerra sul palco, sì, ma sempre restando ben fuori tiro. O a quegli altri idioti metallari multimiliardari dei miei coglioni spelacchiati provenienti dall'Iowa che giocano a fare i serial killer di questa beneamatissima fava. Gente che a Kabul non durerebbe più di dieci minuti cronometrati. (Alberto Calorosi)

mercoledì 20 ottobre 2021

Foul Body Autopsy - Shadows Without Light - Part One

#PER CHI AMA: Melo Death, In Flames
Ebbene, io i Foul Body Autopsy non li conoscevo e con un moniker del genere mi sarei aspettato qualcosa vicino al brutal o al grind e invece, per mia somma gioia, scopro che la one-man-band originaria di Leicester e guidata da Tom Reynolds, è in realtà attiva dal 2010 con un blend di death e black sinfonico. Tuttavia questa release propone un melo death fresco e dirompente. Lo certifica l'opener, nonchè title track di questo 'Shadows Without Light, Pt​.​1', la prima release di una presunta trilogia. Quel che è strano è che quanto incluso in questo EP sia comunque lo stesso brano in tre versioni differenti, ma andiamo con ordine. Con la prima song ci assestiamo su dinamiche musicali vicino a quanto fatto dagli In Flames, con ritmiche veloci, molto melodiche e catchy, e voci tra l'urlato e il growl, il tutto condito da ottimi synth. Quegli stessi synth che si prendono tutta la scena nel synth remix della stessa song, in un pezzo strumentale, dai forti e accattivanti rimandi ottantiani vicini al post punk; se avete dubbi, vi confermo che la traccia ha comunque il suo perchè. La terza song è invece un hybrid remix che fondamentalmente miscela gli elementi fortemente sintetici della seconda traccia con quelli più pesanti della prima, in una riproposizione forse ancor più ruffiana che corre il solo rischio di annoiare. Da annotare che la release è uscita digitalmente ma anche su una "originalissima" USB stick da mettere nella vostra auto a tutto volume. (Francesco Scarci)

martedì 19 ottobre 2021

Words of Farewell - Inner Universe II

#PER CHI AMA: Melo Death, In Flames
In attesa di ascoltare un nuovo full length, e sarebbe il quarto della loro discografia, tornano i tedeschi Words of Farewell con il secondo episodio della saga 'Inner Universe', dopo quello rilasciato lo scorso anno e recensito dal sottoscritto su queste stesse pagine. La formula alchemica dei nostri non cambia di una virgola rispetto al precedente EP, proponendo un sound che ci riconduce immediatamente al filone svedese guidato dai vari In Flames, Scar of Symmetry e Soilwork, per una proposta grondante groove da ogni suo singolo poro. E quindi, ben vengano le ottime melodie dell'iniziale "The Midnight Star", un brano davvero vario che, in più punti, rievoca gli In Flames di 'Siren Charms', un album che ho adorato. Di conseguenza, non potrò nascondere il mio apprezzamento anche per questa release, per quanto possa suonare piuttosto derivativa. Eppure, un bel chissenefrega ci sta alla grande perchè quando fa irruzione la più cupa "Born of Sleep", non posso che godere all'ascolto di questa proposta. Ho apprezzato soprattutto quel roboante sound delle chitarre e il classico dualismo vocale (pulito e growl) che compare in tutto il dischetto. Rispetto all'opener, questa seconda traccia sembra essere più ritmata, vantando peraltro un'ottima sezione solistica ed una chiusura piuttosta malinconica. "This Long Goodbye" continua con il suo rifferama di scuola svedese, con tanto di tastiere (migliorate a mio avviso rispetto al precedente EP) a costruire una solida matrice di sottofondo che sposta il tiro dei nostri verso un sound più cupo e minaccioso, palesato da un interessante break centrale atmosferico davvero efficace. Il sestetto di Marl ha totale padronanza dei propri strumenti e l'esito di 'Inner Universe II' alla fine si rivelerà più che soddisfacente, anche alla luce dell'ultimo pezzo, "Forgotten Hope", che illumina gli ultimi cinque minuti e mezzo dell'EP con le sue ottime e fresche melodie, la sua intensità ed una prova corale dei nostri davvero maiuscola. (Francesco Scarci)

giovedì 14 ottobre 2021

Annihilator - Ballistic, Sadistic

#FOR FANS OF: Speed/Thrash
Never too late to discover an old school band! This is a solid release...it has all of the elements to making a solid album. Everything seemed to flow here and I'd say it's a cross between heavy metal and thrash. I like a lot of the riffs and the sound quality was good! I enjoyed the whole release. They have offered a lot in 30+ years being around in the metal genre. I'd have to say that the older material was a bit raw for me. On here, it's straightforward and to the point. Great songwriting! Every band member does well be it the lead guitar department, rhythms, vocals and drums they're all killing it!

I like how they change things up on here fast/slow/medium tempos but mainly fast in your face type of deal. I think the riffs are the best they've put out in years and fresh! These guys know how to make a quality record! I liked it from beginning to finish. I'm going to look into more of their material! They just tear it up in the music department! The vocals are unique, too! I like what they've done here, for sure! All the band members are way talented and it shows on here. I would definitely say that they're thrash/heavy metal. They've been a consistent band and they're not going away, I hope not!

Talking about the sound quality, well the production quality/mixing was done very nicely! Everyone on here contributes their part it's good that they made some quality riffs because a lot of bands might have it musically but due to low budget the production sucks. This is an example of quality in the sound so it does the LP justice! I'm surprised they're not a well talked about band. I've got a lot of catching up to do on their stuff! They really show maturity and wise musicians. It's an album here that you cannot get sick of. It takes a lot of spins to hear all the sounds but 'Ballistic, Sadistic' never gets (to me) old.

Do the band some good and purchase this on CD! They have a lot to offer metal and if you've been following them over the years this is no surprise to you! I'm glad I stumbled onto this release! They show no sign of quitting anytime soon. This lineup is strong and as I've pointed out, nothing here is half assed. They did a great job showing their excellent musicianship! Be sure to follow them on Spotify or YouTube if you don't want to buy the CD. Keep this one alive and don't discard this modern day aspect of the band. They all are good on here and be sure to take a gander at this one! (Death8699)


(Silver Lining Music - 2020)
Score: 77

https://www.facebook.com/annihilatorband

martedì 21 settembre 2021

CroMagnum - Born Free

#PER CHI AMA: Thrash/Groove
Nati liberi, ecco come si definiscono i CroMagnum nel loro nuovo EP che contiene cinque nuove tracce. La band canadese, formatasi nel 2013 e con all'attivo un solo EP omonimo nel 2014, torna a distanza di ben sette anni a far sentire la propria voce, con un disco thrash carico di groove, 'Born Free' appunto. Si parte con una breve intro e a seguire il mosh incessante della title track, dove assistiamo al featuring di Alain Londero (Fatality). Buone le ritmiche, ancora meglio le melodie, e ancor di più l'assolo, non fosse altro perchè ha un taglio alquanto originale che focalizza la mia attenzione. La terza "Waterval Boven" è un po' più deboluccia musicalmente ma l'assolo strabordante ne esalta nuovamente i contenuti qui un po' più orientati all'heavy metal. Ah dimenticavo, qui il featuring è di Justyn Vynn, chitarra dei Snäkeskyn Whiskey. "Tunguska" è un bel pezzo thrash diretto nel muso, che ha il pregio di evocare i Motorhead quanto gli Artillery, questi ultimi anche a livello vocale. Qui niente guest star, poche chiacchiere e tanta sostanza. Quella che non manca nemmeno alla conclusiva "Congregation", il pezzo più lungo del lotto, con i suoi cinque minuti e mezzo di linee melodiche, e testi che trattano di storia, corruzione politica, leggende e filosofia, a mostrare le qualità di una band interessante non solo musicalmente. Niente male. (Francesco Scarci)

(King Metal Records - 2021)
Voto: 70

https://cromagnum1.bandcamp.com/album/born-free