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giovedì 10 agosto 2023

Tangled Thoughts of Leaving - Oscillating Forest

#PER CHI AMA: Post Metal Strumentale
Ecco, l’hanno rifatto. Sto parlando degli australiani Tangled Thoughts of Leaving che hanno rilasciato un altro album di folle, imprevedibile post metal strumentale, venato di sonorità jazz. Chi pensa che questo genere inizi a stancare, beh si sbaglia di grosso perchè ancora una volta, la band di Perth supera se stessa e ci delizia con un doppio lavoro dal titolo suggestivo, ‘Oscillating Forest’, e da contenuti di altissimo livello che spazziano tranquillamente anche nel versante post rock, nell’ambient, nel prog, nella pura improvvisazione e addirittura nel noise. “Sudden Peril” apre le danze del lavoro e in poco meno di quattro minuti ci mostra il livello di ispirazione odierno della band, ma è con la più claustrofobica e decisamente più lunga (8:28 min) “Ghost Albatross”, che il quartetto australiano inizia col mettersi a nudo tra atmosfere post rock, spaventosi chiaroscuri orrorifici, cambi di tempo improvvisi e (in)frazioni rumoristiche destabilizzanti, che ci fanno capire il genio di questa band davvero multisfaccettata che sa esattamente come scrivere musica di un certo livello, dotata peraltro di un certo impatto emotivo. La cosa si mantiente anche nei quasi 10 minuti della terza “Twin Snakes in the Curvature”, un pezzo che si presenta con un impianto cinematico-sperimentale davvero inquietante a cavallo fra ambient e noise, in grado di annebbiare il cervello come la peggiore delle sostanze psicotrope. Superato questo trip da funghi allucinogeni, la band pensa bene di infarcire il tutto con il pianoforte e a destabilizzarci ancor di più con partiture jazzistiche davvero funamboliche. Non sarà semplice venir fuori interi da questa jam session, un po' come se ci fossimo fatti un tuffo in un frullatore gigante e avessimo lottato contro kiwi, fragole e banane giganti. Abbandonata questa parentesi vegana, vengo risucchiato dai due minuti rumoristici di “Seep Into” che ci accompagna a “Lake Orb Altar” e alle sue derive soniche desolanti, quasi uno scatto del deserto che è emerso dal prosciugamento del lago d’Aral, una visione apocalittica figlia del mondo in cui stiamo vivendo, un mondo che brucia da un lato mentre l'altro viene innondato da acque tumultuose. E questa song brucia, genera emozioni contrastanti, turbamenti interiori, un malessere da cui sarà difficile sfuggire, sebbene la melodia nella sua seconda metà, provi a stemperare l’apocalisse incombente. Ma poi, la ritmica avanza veloce, il basso pulsa come quando il cuore mi esplode nel petto dopo una scalata di una montagna, i giochi di synth diventano ipnotici e le chitarre frastornanti. Ci pensa “Trinket Forest” a ripristinare l’equilibrio con suoni da tempio buddista (o forse giardino zen). Il rumorismo torna sovrano in “Lamprey Strings” e si va mescolare con un’improvvisazione sperimentale davvero da capogiro in grado di rovesciare pensieri, parole ed emozioni. Se avessi scalato l’Everest sarebbe stato decisamente più semplice e invece farsi inghiottire dalle chitarre caustiche di “Bush Wallaby”, con quei suoi giochi di piano e batteria, diventa quasi una delle cose più complicate da affrontare, visto che davanti ci sono altri tre brani per oltre 20 minuti di musica: dal pianoforte impazzito della spettrale “Folded Into”, suonato da un fantasma in un castello maledetto, alle atmosfere da incubo di “The Mantle”, per terminare con la lunghissima (oltre 11 minuti) title track, in grado di darci il definitivo colpo del ko, tra suoni morbosi, deviati e schizofrenici che non pensavate potessero esistere su questa Terra. Semplicemente pericolosi. (Francesco Scarci)

(Bird’s Robe Records/Dunk! Records – 2023)
Voto: 77

https://ttol.bandcamp.com/album/oscillating-forest

mercoledì 9 agosto 2023

The Lumbar Endeavor - You Destroyed All That I Was

#PER CHI AMA: Sludge/Hardcore
L’acidissima band di Portland torna con un nuovo EP (il quarto in questo 2023, a cui aggiungere anche due full length) di quattro pezzi, per raccontarci la loro personalissima lotta interiore. Lo fanno attraverso ‘You Destroyed All That I Was’, un dischetto che sottolinea ancora una volta come i The Lumbar Endeavor siano profondi debitori di un doloroso sludge, stoner, doom multisfaccettato. Il risultato non è affatto male e in pochi minuti si passa dalle sinistre, tetre e angoscianti atmosfere di “An Ancient, Dark Ghost”, corredata dalle caustiche voci del factotum Aaron DC, alle più movimentate atmosfere di “The Stars. The Stripes. The War Drums.”, un brano decisamente nervoso nel suo incedere. Con “I’m Your Lighthouse”, le ritmiche si fanno ancora più tese grazie ad un retaggio punk/hardcore che emerge bello chiaro e potente. Ovviamente, non sto raccontando nulla di nuovo, la creatura del buon Aaron, l’uomo delle quasi 50 band, la conosciamo e apprezziamo da 10 anni. E continuiamo a farlo anche con la più ritmata “Battle-Axe”, il pezzo più compassato del lotto, ma anche quello che preferisco (sarà perché si tratta di una cover dei Deftones), perchè forse più ricercato, soprattutto a livello delle melodie di chitarra che sembrano stamparsi più facilmente nella testa. Ribadisco, nulla di innovativo o originale, come era lecito aspettarsi, ma musica comunque suonata con una genuinità palpabile. (Francesco Scarci)

Esoctrilihum - Astraal Constellations of the Majickal Zodiac

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
France’s unique project Esoctrilihum is back again with a new release, only a few months after the remarkably solid and intensely atmospheric album 'Funeral'. That opus, along with the previous album 'Saopth’s', have not been released physically yet, that is a pity, as they were both excellent in their own character. In any case, let’s focus on the newest album, a mammoth release entitled 'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac', where Asthâghul pushes his own boundaries, particularly in terms of productivity and richness of ideas. It is admirable to see how he is able of releasing albums each year, which are far from being simple or repetitive. Esoctrilihum’s music is demanding and requires a certain degree of attention to fully appreciate it, and this album, clocking around two hours is indeed a challenging, yet worthily task.

'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac' doesn’t deviate too much from its predecessors, something which maybe could disappoint a few fans, particularly those who expect a revolutionary step forward. However, it will satisfy most people who enjoy Esoctrilihum’s particular musical vision. This new opus offers a complete palette of Esoctrilihum has done so far. Those who enjoyed masterpieces like 'Eternity of Shaog' or 'Dy’th Requiem for the Serpent Telepath', will surely appreciate this album as it perfectly reflects what we could hear in those previous ones. The more straightforward aggressiveness of 'Consecration of the Spiritüs Flesh' is also portrayed, at least in certain moments. This is due as this album is like a complete musical depiction of what Esoctrilihum did in the last years and a clear example of Asthâghul’s talent. The length of the album may discourage some of you, but I can assure that the quality is worth of your time. The album opener "Arcane Majestrix Noir" is a perfect example of the project’s trademark sound, with a combination of relentless drums, chaotic riffs, and a strong atmospheric touch, thanks to a huge and interesting use of the keys and of other arrangements. Asthâghul’s vocal approach is aggressive as ever, with a combination of vicious high-pitched screams with deep growls. The whole composition is a crazy combination of all these elements, where aggressiveness and experimentation cohabit in a very natural way. The atmospheric touch is even stronger in "Atlas Eeïm", where keyboards play a prominent role with some majestic melodies able to captivate the listener. The slower pace is some sections of this song also help to provide a greater room for this side of Esoctrilihum’s sound. Keyboard lovers will for sure enjoy a track like "Shadow Lupus of Saemons-Tuhr" as it has an absolutely majestic main melody that sticks in your head. This album offers to the listener tons of great key melodies, regardless of how brutal or experimental sounds the song, which is something I truly appreciate.

Nevertheless, if you prefer compositions more inclined to Esoctrilihum’s most visceral way, you won’t find songs raw as the ones you can find in 'Consecration of the Spiritüs Flesh', but don’t worry, as there are plenty of brutal double bass and blast-beasts through the whole work. A song like "AlŭBḁḁlisme" is a nice example of it, with an insanely speedy drum alongside the crazy riffing that Esoctrilihum always delivers. Pace wise, the songs fluctuate in a very natural way between super-fast, mid-tempo and slow parts, a fact that shows how smoothly the songs have been crafted by the French mastermind. Apart from the guitar-bass-drums-keys combo, Esoctrilihum has always used successfully something like a violin (I don’t know if it’s actually the real instrument or something more artificial), and this album is not an exception with some very nice parts, as the ones you can find in "Säth-Oxd, Stellar Basilisk". This song is also another clear example of how a song of this release can change from some melodic and even nice parts to a truly chaotic one in just a second. As soon as you reach the end of this colossal album, it seems that Asthâghul honours the popular expression "hold my beer" with the two gigantic final songs, each one twenty minutes length. Everything you can expect from this project can be found here and it’s a testimony of what Esoctrilihum can offer, what a conclusion for an album.

With 'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac' Esoctrilihum shows that the project isn’t running out of ideas and inspiration. This mammoth release is an excellent sonic depiction of experimentation, brutality and atmosphere done with taste and passion. (Alain González Artola)


Deadspace - Within Haunted Chambers

#PER CHI AMA: Depressive Black
Mi era dispiaciuto molto quando i Deadspace avevano annunciato lo scioglimento qualche anno fa. Era il 2020, ma nel 2021 si erano già riformati con la medesima formazione (fatto salvo per il tastierista). La band di Perth torna comunque in sella con il loro depressive black e la riproposizione di tre vecchi pezzi (due estratti da ‘Dirge’ e uno da ‘The Promise Of Oblivion’), inclusi in questo ‘Within Haunted Chambers’, che fanno da apripista ad un nuovo full length, ‘Unveiling the Palest Truth’, in uscita a settembre. Un vero peccato non poter saggiare lo stato di forma dei nostri oggi (dovremo pazientare un altro mese e mezzo per ascoltare musica nuova, anche se la song su bandcamp non sembra affatto male), la verità è che questi brani sono stati registrati perchè parte della loro setlist dal vivo e per questo, hanno deciso di renderli più vicini ad una performance live. E la verve degli anni migliori non è andata di certo persa dalla formazione australiana e lo dimostrano le atmosfere disperate di “The Malevolence I've Born unto Others” e quel flusso che viaggia costantemente a cavallo tra depressive e post black. Le grim vocals del frontman completano poi il quadro di un brano spettrale e deprimente al massimo che trova il suo acme nella successiva ”Rapture”, cosi feroce ed efficace nel suo incedere tumultuoso, molto in linea con alcuni pezzi degli Shining (quelli svedesi, mi raccomando), laddove anche una componente sinfonica sembra emergere dalle tenebre generate dal quintetto australe. Devo ammettere di avere tutti i loro dischi ed apprezzarne i contenuti sonori, quindi mi sento un po’ di parte a dire che i Deadspace sono tornati e stanno magnificamente bene, anche quando “I’ll Buy the Rope” irrompe nel mio lettore con le sue magniloquenti melodie sorrette da un’ottima linea di tastiera e chitarra, e dalla voce di Chris Gebauer che si conferma un ottimo vocalist. Antipastino quindi consegnato, ora attendo la portata principale. Appuntamento al 22 Settembre. (Francesco Scarci)

martedì 8 agosto 2023

Thumos - Musica Universalis

#PER CHI AMA: Instrumental Post Metal
Recensiti da poco con l’infinita raccolta di loro demo, ecco riaffacciarsi i Thumos e il loro angosciante post-metal strumentale, nonostante in questo 2023, abbiano già visto la luce un full length e un altro EP. ‘Musica Universalis’ è il loro ultimo parto, un lavoro breve che potrebbe fare da preludio ad una nuova, ennesima, più lunga e strutturata release che sicuramente, la prolifica band americana starà architettanto. Nel frattempo, ascoltiamoci “Mysterium Cosmographicum”, un pezzo che riflette tutti i sacri crismi del post metal, grazie a chitarroni super distorti, atmosfere accattivanti, melodie non scontate, ma anche accelerazioni furiose che strizzano l’occhiolino al black metal, come già abbiamo più volte sottolineato in occasione di precedenti recensioni. In questo caso, il sound è piuttosto vario, di più facile ascolto e, sebbene continui a trovare l’assenza della voce penalizzante, non posso che godere della proposta dei quattro anche nella successiva “Astronomia Nova”, un pezzo che nella sua brevità, sembra raccontare in musica, le recenti scoperte fatte dal telescopio James Webb. “Harmonices Mundi” continua su binari similari al primo brano, mostrandosi ancor più varia, sofisticata e in taluni frangenti, davvero aggressiva. Insomma, un buon antipastino in vista di qualche nuovo piatto ricco, che sono certo la band statunitense, stia preparando. (Francesco Scarci)

(Snow Wolf Records – 2023)
Voto: 70

https://thumos.bandcamp.com/album/musica-universalis

Spider God - The Spiders - Blast Masters Volume One

#PER CHI AMA: Epic Black
Che gli inglesi Spider God non fossero un gruppo come gli altri, l’ho sempre sostenuto. Ora con questa nuova release che include quattro cover dei Beatles, mi tolgo definitivamente ogni dubbio. Si parte con la splendida “Eleanor Rigby”, song estratta dall’album ‘Revolver’ dei Fab Four, qui ovviamente riletta in chiave black, tra vocals arcigne e furiose ritmiche, ma le melodie del classico dei Beatles del 1966 rimangono intatte nella sua veloce cavalcata. Adoravo l’originale, adoro questa versione super caustica. Per non parlare poi del singolo un po’ più vecchio (1963), “She Loves You”, incluso in ‘The Beatles' Second Album’, che rappresenta peraltro il maggior successo di vendite dei quattro ragazzi di Liverpool in Inghilterra. Qui diventa una cavalcata tra black ed heavy classico, tra vocals corrosive e melodie super catchy. Si passa poi a “Norwegian Wood” del 1965 (‘Rubber Soul’) e qui la song potrebbe essere assimilabile a un pezzo di True Norwegian black miscelato ad un qualcosa di epico stile Windir. Fantastici. Il gran finale? Non poteva essere che “Yesterday”, il classico per eccellenza della band britannica, che ci catapulta nel 1965 e al lavoro ‘Help!’. Rimane inconfondibile la melodia di fondo, cosi come pure quel senso di malinconia che l’ammanta e ne fa forse il brano più conosciuto in tutto il mondo. Insomma, un’uscita divertente che mi fa ulteriormente apprezzare la vulcanica proposta black degli Spider God. (Francesco Scarci)

Kodiak Empire - The Great Acceleration

#PER CHI AMA: Math Rock/Prog
Gli australiani Kodiak Empire tornano sul luogo del delitto con un nuovo e breve (mezz’ora tonda tonda) quarto album, sotto la super visione della Bird’s Robe Records. ‘The Great Acceleration’, un concept album che affronta i temi della crisi climatica e dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, si presenta come un mix di rock progressive, post-rock, ambient, math e sperimentalismi vari. Il disco si caratterizzata sin dall’iniziale “The Difference”, da melodie evocative e influenze che chiamano sicuramente in causa i conterranei The Mars Volta e gli ultimissimi Tesseract, con un fare a tratti un po’ troppo pop per i miei gusti. A far da contraltare a queste sonorità un po’ ruffiane, ci pensano però giri di chitarra ipnotici, che sembrano trarre linfa vitale dal math rock ma qualcosina anche dal djent, cosi come pure quei lunghi e poderosi assoli dall’elevato tasso tecnico, tengono la band di Brisbane ancorata a un rock decisamente robusto. E “Within the Comfort” non fa altro che ribadirlo, con quel suo inizio tumultuoso e super distorto, anche se non appena entra la morbida voce del vocalist, il suono diventa decisamente più mellifluo. Non temete comunque, visto che nel corso del brano ci sarà un’alternanza di tempi, sorretti da ritmiche sostenute, sghembe ed imprevedibili che indirizzano i nostri nuovamente verso lidi math. E questa fondamentalmente sembra essere la forza dei Kodiak Empire, ossia accostare l’irruenza del rock progressivo (che tende talvolta a sfociare nel metal) con il pop. Certo, qualcuno storcerà il naso alla parola pop (me compreso), ma questa è la peculiarità del quintetto australiano. Un pezzo come “Animist” mette in luce un’anima più alternativa, ma la cosa che più mi ha colpito qui è in realtà un drumming estremamente fantasioso coniugato ad un intrigante gioco di atmosfere guidate da un synth dai tratti malinconici. “Maralinga”, complice la sua breve durata, la leggo più come un ponte tra “Animist” e la conclusiva “Marcel”, anche se nei suoi 141 secondi, condensa il lato più sperimentale della band, tra sinuose partiture atmosferiche, turbamenti noise e schitarrate metalliche. In chiusura, la già citata “Marcel” si srotola lungo i suoi quasi nove minuti, attraverso atmosfere suffuse, ammiccamenti pop (complice anche qui il cantato eccessivamente ruffiano del frontman), cambi di tempo bizzarri e gagliarde accelerazioni, peraltro in combinazione con un inatteso growling, che alla fine spariglia completamente le carte in tavola e ti spingono a volerne di più. Invece, il disco si ferma qui, come se voglia ingolosire gli ascoltatori in vista di un nuovo travolgente lavoro dei Kodiak Empire. (Francesco Scarci)

(Bird’s Robe Records – 2023)
Voto: 73

Municipal Waste - Hazardous Mutation

#FOR FANS OF: Thrash/Crossover
Probably the strongest Municipal Waste release that I've heard! It clocks in in under 30 minutes but the music/vocals captivates! I like the guitar the most and well the vocals were anything but annoying. This is a definitely good crossover/thrash band that's put together a great career! I think they did the metal community justice after all these years. Their albums may be short, but they hell of pack a punch, that's for sure. I'm not big on the lyrical concepts, I support their music only. Not what they write about. This one again the songs are short but catchy as all hell! I liked every song on here!

The riffs are way cool and the intensity is high. Definitely a band that you either love or hate though. I say that because it seems to be the case with listeners. I'm new to crossover and I'm liking it a lot! It's a change from death metal, I just need a break from that. The whole band contributed equally on here. They definitely contribute to metal's unique twist here. Everything seemed to fit into place with this release. I like a lot of their albums though. But yeah, this one hits home for sure. They just put it out there to the listener and a lot of people are saying the same thing about this one: it rocks!

The sound quality was good, maybe top notch! Everything on here is mixed really well! I'm glad they had that happen for them where everything seemed to come together on here. I hope that they were definitely proud of this release. They sure as hell amped the intensity! It's a half an hour of ear grueling noise-core! The vocals compliment the music well. I'd say this was likeable the first time around! Really good job on here, the music is the most convincing. And the vocals seemed to keep up that pace here, ABSOLUTELY. They did this band justice with making an everlasting effort to their genres.

I ordered the CD to this album. It was released in 2005 but hey I'm still old school when it comes to LP's. I like to have the physical copy of the album. I'm downsizing my collection, but the classics like this one will stay! If you're streaming, this one is available. Actually, quite a few of theirs is online. I checked out some before I ran into this one. I'm looking at the review scores and have to agree that this one deserves a perfect score wholeheartedly. They put together some great songs. I just wish that the album lasted longer. Oh well, I value the whole 30 minutes of this one! Check it! (Death8699)