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lunedì 2 settembre 2019

Nupta Cadavera - S/t

#PER CHI AMA: Black
Certo che con un debut EP (in questo caso un 7") che dura poco più di sette minuti, che cosa si può dire di sensato o più strutturato? Poco o nulla. E allora sappiate che i Nupta Cadavera non sono altro che un collettivo che include membri di altre band altrettanto sconosciute, la cui origine è verosimilmente attribuibile alla scena danese. Due pezzi a disposizione di questi loschi figuri, "Metaphysical Cruelty" e "Instant Mortification of the Soul": il primo quasi mi sorprende per una ritmica lineare, melodica, ascrivibile ad un black melodico con dei vocalizzi arcigni e ahimè una produzione al limite del casalingo che ne penalizza la riuscita finale. Le ritmiche non sono comunque tirate, complici delle disarmoniche e glaciali tastiere di sottofondo che rendono il brano di per sè piacevole, non fosse altro che ogni tanto la batteria sembra scomparire, inghiottita da non so quale buco nero. Il secondo pezzo continua su questa linea mostrando tuttavia una linea di chitarra più abrasiva e zanzarosa, mentre le vocals, sempre più disperate, si concedono qualche sperimentazione ulteriore. Insomma, questi Nupta Cadavera sono la giusta band atta ad arricchire coerentemente il roster della Nuclear War Now! Productions. (Francesco Scarci)

(Nuclear War Now! Productions - 2019)
Voto: 62

https://nuclearwarnowproductions.bandcamp.com/album/nupta-cadavera

domenica 1 settembre 2019

Fire - Walking on Bones

#PER CHI AMA: Heavy Metal, Iron Maiden
È la volta del vinile da 10" con i teutonici Fire e il loro 'Walking on Bones', un EP di due pezzi di quasi 18 minuti che ci riportano anche in questo caso indietro nel tempo alla (ri)scoperta del vecchio heavy metal classico, che scomoda facili paragoni con gli Iron Maiden. La band di Amburgo apre con la lunga title track, 10 minuti di sonorità heavy di scuola inglese che chiamano appunto in causa Bruce Dickinson e compagni, rinunciando però alle classiche cavalcate della vergine di ferro per concentrarsi su un più ragionato mid-tempo, a tratti ammiccante ad un doom rock più che ad uno spumeggiante heavy. Ecco perchè, il maxi-single perde abbastanza velocemente di brio ed interesse, inducendomi quasi a skippare sul più bello, ossia quando la band sciorina finalmente un bell'assolo, elegante a tal punto da ridestarmi da quel torpore in cui ero nel frattempo sprofondato. Con "Enough is Enough" le cose non cambiano granchè, visto che il quartetto germanico persiste nel suonare un po' a rallentatore con una ritmica che sa tanto di marcetta (ma che fortunatamente evolve con melodie sufficientemente gradevoli) su cui si piazza la voce pulita del vocalist. Insomma per ora niente di nuovo all'orizzonte, in attesa di buone nuove. (Francesco Scarci)

Dawn of Relic - Night on Earth

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Swedish Death, Arch Enemy
Dalla Finlandia, vi presento i Dawn of Relic e il loro terzo e ultimo lavoro prima che se ne perdessero completamente le tracce. 'Night on Earth' è un album uscito originariamente nel 2005 e ristampato più volte negli anni a seguire, anche se francamente non ne capisco il motivo. Il melodic black metal sinfonico degli esordi in questa release lascia definitivamente il posto ad uno swedish death metal influenzato in primis da Arch Enemy e in secondo luogo anche dalla melodia fulgente degli In Flames (periodo centrale della loro discografia). Il platter, ottimamente prodotto, offre però solo 30 minuti scarsi di musica, con un sound che ha ben poco da essere ulteriormente approfondito, essendo molto vicino alle band sopraccitate. In “Birth”, la quarta traccia, è ben rimarcabile una forte influenza proveniente dai Sentenced, per quelle sue malinconiche e al tempo stesso frizzanti melodie che emergono dalla chitarra. Ottima, come sempre per i gruppi del nord Europa, la prestazione dei singoli musicisti, non sufficiente però a sollevare un lavoro che in taluni frangenti risulta essere anonimo e noioso. Pensavo che la performance di questi ragazzi finlandesi potesse rappresentare un punto di svolta della loro carriera, per riuscire ad emergere dal sempre più affollato calderone della scena death melodica, ma punti vincenti questo disco ne ha davvero ben pochi: ottimo il songwriting, buona la prestazione del cantante, così come accennavo all’ottima prova dei singoli musicisti. Gli assoli sono anche piacevoli e le ritmiche straripanti, troppo poco però, per riuscire a fare il salto di qualità agognato. Peccato poi, per lo scarso utilizzo delle keys, capaci invece di impreziosire il sound dell’intero lavoro: affascinante infatti, l’ultimo brano del lotto, dove accanto ad una chitarra particolarmente ispirata si affianca anche una delirante tastiera. A differenza del precedente 'Lovecraftian Dark', qui non hanno trovato posto neppure le vocals femminili da fare da contraltare ai growl maschili. (Francesco Scarci)

(Season of Mist - 2005)
Voto: 60

https://myspace.com/dawnofrelicmusic

Horrid Apparition - Evil Reigns

#PER CHI AMA: Death/Thrash, Slayer
Spazio anche ai demo(tape) qui nel Pozzo dei Dannati visto che cosi tanto sono tornati di moda. Interessante innanzitutto notare come a fronte del ritorno della vecchia cassetta, anche la proposte musicali sembrano molto spesso essere tornate indietro nel tempo di quasi trent'anni. È il caso degli Horrid Apparition e del loro (breve) concentrato di thrash death incluso in questo due-pezzi edito dalla Redefining Darkness Records, che sembra evocare gli spettri di due album in particolare, 'Show no Mercy' degli Slayer e 'The Return......' dei Bathory. Tutto appare fin troppo chiaro già dall'opener "Baphomet" in cui il cantato richiama quello del buon Tom Araya e la musica riflette la proposta del gruppo americano, venata però di un che dei primi due lavori di Quorthon e compagni. Lo stesso dicasi della seconda traccia, "Evil Reigns", una bella cavalcata d'impatto con tanto di coro che si stampa nel cervello, che avrebbe fatto la sua porca figura su uno dei primi album degli Slayer. Per ora ci fermiamo qui con queste due tracce che auspico fungano da apripista per la band franco-olandese, che ben si presenta con questi due pezzi per i vecchi nostalgici degli anni '80. Attendiamo sviluppi. (Francesco Scarci)

(Redefining Darkness Records - 2019)
Voto: 65

https://horrid-apparition.bandcamp.com/album/evil-reigns

sabato 31 agosto 2019

Ultar - Pantheon MMXIX

#PER CHI AMA: Post Black/Shoegaze, Deafheaven
Ho detto più volte che il post-black è giunto di fronte ad un vicolo cieco, cosi incartato su se stesso e con sonorità ormai troppo abusate. Eppure c'è ancora chi ha il coraggio di dire qualcosa di diverso in un ambito cosi chiuso. È il caso dei siberiani Ultar che se ne escono con questo meraviglioso 'Pantheon MMXIX', album ahimè disponibile solo in digitale e vinile (e per gli ultimi amanti del cd? ciccia). Tralasciando sterili polemiche, devo ammettere che la band russa, evocando peraltro col proprio moniker e il titolo dei brani il buon H.P. Lovecraft, mi ha sorpreso non poco con questo lavoro contenente sette pezzi ispiratissimi, che partendo da un background post-black appunto, trovano nuovi eccitanti spiragli per il genere. E poco importa se l'opener "Father Dagon" si trova in un qualche modo a citare da un punto di vista vocale anche i Cradle of Filth, a me musicalmente i cinque musicisti di Krasnoyarsk mi hanno semplicemente esaltato, nonostante il loro debut album omonimo non mi avesse proprio fatto impazzire. Partendo da un'ottima produzione, i nostri ci regalano uno dopo l'altro, dei pezzi convincenti a tutti i livelli, dalla musica, alle vocals e ad un sound pregno di contenuti, non solo black, ma pure shoegaze/post rock, come nella parte arpeggiata dell'opener, oppure nelle partiture etniche della seconda "Shub-Niggurath" (altro omaggio al grande scrittore), o nell'oscura quanto assai lunga "Yog-Sothoth", che parte da paranoiche linee di basso per poi affinarsi in splendide melodie dotate di una certa vena sinfonica che arricchiscono ulteriormente la proposta dei nostri. "Worms" è un brano più malinconico mentre che nel finale trova un'altra zampata vincente quando lascia ampio spazio alle partiture semi-acustiche del brano o a delle vocals femminili in background. C'è ancora tempo per la più orrorifica e strumentale "Au Seuil", cosi come per le conclusive "Beyond the Wall Of Sleep" vera tempesta black con lo screaming però troppo vicino a quello di Dani Filth e il gran finale lasciato alla tumultuosa (quasi post-punk) "Swarm" che sottolinea anche una certa ecletticità di fondo della band russa. Bravi, però ora gradirei una copia in cd! (Francesco Scarci)

(Temple of Torturous - 2019)
Voto: 78

https://ultar.bandcamp.com/album/pantheon-mmxix 

Ulver - 1993-2003: 1st Decade in the Machine

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Experimental/Electro
Nel 2003 gli Ulver pensarono bene di far uscire l'ennesima uscita discografica! Non si trattava di un nuovo full-length, bensì ad una raccolta di quattordici remix che attingevano sia dalla produzione più recente del gruppo, sia dal materiale composto prima della svolta elettronica, coprendo l'intero periodo di vita della band norvegese. Alla raccolta partecipano tredici artisti più o meno noti della scena elettronica internazionale: Alexander Rishaug, Information, The Third Eye Foundation, Upland, Bogdan Raczynski, Martin Horntveth, Neotropic, A.Wiltzie vs. Stars of the Lid, Fennesz, Pita, Jazzkammer, V/Vm e Merzbow. Anche gli stessi Ulver prendono parte alla tracklist dell'album con il brano d'apertura "Cruck Bug", dove Kristoffer Rygg decide di rispolverare addirittura "Nattens Madrigal" dal demo 'Vargnatt' del 1993. Sebbene i remix presenti coinvolgano buona parte della vecchia produzione black metal del gruppo, non aspettatevi dei brani troppo movimentati ma "rassegnatevi" ad un ascolto paziente di quasi ottanta minuti di onanismi elettronici e di qualche divagazione rumorista che ogni tanto saprà destarvi dal sonno. Con questo non voglio affermare che il lavoro sia di scarso interesse, più semplicemente penso sia doveroso avvertire chi fosse intenzionato all'acquisto, che quanto si può ascoltare sul cd rimane un po' troppo in linea con le sperimentazioni minimali a cui Mr. Rygg ci ha abituato anche con le ultime pubblicazioni. Trattandosi di una raccolta di remix, pensavo fosse lecito aspettarsi perlomeno una maggior varietà di stile! L'acquisto è consigliato perciò ai soli collezionisti; agli altri suggerisco di rispolverare i più recenti album della band. (Roberto Alba)

(Jester Records - 2003)
Voto: 63

https://www.facebook.com/ulverofficial/

The Vision Bleak - The Deathship Has a New Captain

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Gothic/Doom
Accantonate le attività che lo vedevano coinvolto nel progetto di musica folk Empyrium, Theodor Schwadorf fece ritorno alle proprie origini musicali riscoprendo, in compagnia di Mr. Konstanz, la vecchia passione per il metal, fondando i The Vision Bleak. Dispiace dover parlar male di un musicista che nell'ambito folk seppe difendersi egregiamente e dispiace pure constatare l'imbarazzante pochezza d'idee che investì l'artista tedesco in questo album, ma 'The Deathship has a New Captain' si presentava come un lavoro decisamente troppo deludente per poterlo accogliere in maniera più benevola. Non fatevi trarre in inganno dal poderoso lavoro di produzione perché non è uno specchio sincero di ciò che l'album ha da offrire e anche se i primi due brani "A Shadow Arose" e "The Night of the Living Dead" vi sembreranno promettere qualcosa di buono, fate molta attenzione a non farvi incantare, l'ascolto delle tracce successive potrebbe rivelarsi una brutta sorpresa. Intendiamoci, il suono delle chitarre dei The Vision Bleak è ottimo e persino la preparazione tecnica dei due strumentisti è una qualità che sarebbe ingiusto non sottolineare, ma sono le composizioni a non concedere alcuna emozione e ad apparire senz'anima, nonostante il sontuoso contorno nel quale si trovano inserite. Rocciosi riff di chitarra, un vocione alla Sisters of Mercy, grandeur sinfonica con tanto di tenore e mezzo soprano a sostenere i momenti più pomposi: tanta carne al fuoco che, tolte forse le valide "Metropolis" e "The Lone Night Rider", si risolve in una collezione di song terribilmente aride e monotone. Curiosa la partecipazione del doppiatore tedesco di Saruman (da 'Il Signore degli Anelli') per le parti recitate e intrigante anche l'immaginario horror a cui il gruppo si ispira, ma se di sonorità orrorifiche vogliamo parlare, allora preferisco in ogni caso rivolgermi altrove, ascoltando qualcosa dei Notre Dame o rispolverando qualche vecchio album dei Mercyful Fate. Per quanto mi riguarda, un album assolutamente trascurabile. (Roberto Alba)

mercoledì 28 agosto 2019

Under Eden - The Savage Circle

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Deathcore, Hatebreed
La Black Lotus deve aver puntato molto a suo tempo su questo quartetto proveniente dal Minnesota (USA), visto che venne indicato come nuova speranza del death-metalcore americano. Il sound proposto è molto vicino alle produzioni di Darkest Hour ed Hatebreed. Ahimè, come spesso accade però con la label greca, la produzione non è mai delle migliori e ciò che ne risente alla fine è la qualità del suono, sporco e assai grezzo. 'The Savage Circle' rappresenta l’album di debutto della band statunitense, che ha mosso i primi passi sul finire degli anni ’90 grazie a Ryan McAtee, chitarrista e bassista, a cui si sono poi aggiunti il fratello Christian (chitarrista), Eric Thon (vocals) e Josh Fetzeck (batterista). L’album è un concentrato dinamitardo di death metal in stile americano che si combina con lo swedish sound e ovviamente con il metalcore. Insomma di recensioni di questo tipo, credo di averne scritte un centinaio ed oramai, il più delle volte rappresentano la fotocopia delle fotocopie. Non esulano da questa situazione nemmeno gli Under Eden: dieci brani che trattano la creazione del genere umano, il suo declino e la sua fine, su un tessuto musicale complesso, con interessanti inserti melodici e soprattutto carico di molta aggressività. La traccia numero cinque, “Veil of Twilight”, la migliore del disco, ingloba un po’ tutte queste caratteristiche. Gli Under Eden sono ancora un po’ acerbi, ma la classe fa’ sicuramente parte del loro bagaglio tecnico-musicale: ottimi, infatti, gli assoli e la sezione ritmica, con una prova davvero superba del batterista. Ciò che mi convince meno è la prova del cantante in versione growl, mentre ottime sono le clean vocals. Peccato per la produzione scadente, un “bombastic sound” avrebbe reso questo disco un vero gioiellino. New sensation americana? È presto per dirlo, ma le basi ci sono tutte. (Francesco Scarci)

(Napalm Rec - 2005)
Voto: 60

Törzburg - Dracula's Castle

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Ci vuole proprio della gran fantasia chiamare un album 'Dracula's Castle'. Ovviamente il mio è un tono eufemistico, visto che i finlandesi Törzburg hanno banalmente pensato di affidarsi a simile moniker per il loro demo di debutto, edito in cassetta, dalla Iron Bonehead Productions. Il sound proposto è un marcescente black metal, banale per ciò che concerne i contenuti, low profile per quanto riguarda la qualità audio. E la title track in apertura ci conferma quanto poco attento sia stato il buon Strigoi, artefice di questo progetto. La song che dà il titolo al demo infatti è un concentrato casinaro di black thrash punk, registrato male, suonato peggio e cantato in modo obbrobrioso. Per non parlare della successiva "Triumph of Blood": un titolo del genere poteva andare di moda a metà anni '80, cosi come pure la musica era quello che si sentiva nella sala prove delle prime band dedite a questo sound deficitario sotto tutti i punti di vista. Anche con l'ascolto delle restanti due tracce, faccio francamente fatica trovare qualcosa da salvare in questa banalissima release che poco o nulla ha da apportare al genere fatto salvo per un bel po' di frustazione, ossia quella derivante dalla necessità di recensire simili amenità. Bocciatissimi. (Francesco Scarci)

sabato 24 agosto 2019

Nuitville - When The Darkness Falls

#PER CHI AMA: Blackgaze, Alcest
Dalla regione di Donetsk, ecco arrivare Tristan Nuit, polistrumentista ucraino, mente ed esecutore dei Nuitville. La band debutta per la Ashen Dominion con un breve EP di tre pezzi, 'When The Darkness Falls', proponendo un interessante concentrato di blackgaze e black atmosferico. Il risultato dell'opening nonchè title-track, ci fa ben sperare, visto che le melodie malinconiche ben si amalgamano con delle voci che si manifestano sia nella classica forma scream che pulita, mostrando più o meno vistosamente, una serie di punti di contatto con i maestri Alcest. Ottime melodie quindi con un imponente tremolo picking a supporto del drumming, con fortissimi sentori shoegaze che ci riconducono appunto alla band di Neige e soci. Se la seconda "Cold Water" si presenta un po' meno fluida a livello vocale, è sempre la componente melodica a farla da padrona e a convincermi della bontà di questo progetto. L'amore viscerale per Neige si manifesta poi con la conclusiva "Recueillement", una cover degli Amesoeurs, una delle band in cui l'artista francese ha militato nella sua carriera. Il brano? Un tributo dovuto al blackgaze dell'ensemble francese, ben eseguito ma non proprio indispensabile. Bene, capito ora di che pasta è fatto Mr. Nuit, gradiremo una prova più consistente per certificare i buoni sentori di questa opera prima. (Francesco Scarci)

Violet Cold - kOsmik

#PER CHI AMA: Blackgaze, Ghost Bath, Show me a Dinosaur
In un'estate in cui mi sono trovato improvvisamente apatico nei confronti del mio genere preferito, il metal, c'è ancora qualcosa che riesce a stuzzicare i miei sensi e a farmi amare questa musica. Ci ha pensato il buon Emin Guliyev, mente creativa dei Violet Cold, che torna con un nuovo lavoro, l'ottavo full length in quattro anni, intitolato 'kOsmik', uscito peraltro per la nostrana Avantgarde Music. Il cd del mastermind azero riprende dalle note post rock della precedente trilogia 'Sommermorgen', le unisce con le note esotiche del magnifico 'Anomie', infarcendo poi il tutto con stilose trovate post black e shoegaze dal forte impatto melodico. E quindi spettacolare in tal senso "Black Sun", song dal piglio feroce, ma altamente atmosferica e malinconica, caratterizzata dal dualismo vocale tra lo screaming di Emin e quello di una gentil donzella, con le melodie in sottofondo che si riempiono anche di influenze etniche e soprattutto classiche che esaltano la buona riuscita del brano. E io godo. Si perchè il flusso dinamico-musicale costruito dal factotum di Baku lo trovo estremamente piacevole e di buon gusto, in un momento in cui il post-black mi ha francamente frantumato i cosiddetti. E invece i Violet Cold continuano a produrre pezzi coinvolgenti, mai banali che mi fanno dire che c'è ancora spazio per la sperimentazione (la già citata "Black Sun"), per i suoni originali (fantastica l'ultra riverberata "Mamihlapinatapai"), per le emozioni oscure ("Space Funeral" e "Ultraviolet"), per gli echi di windiriana memoria (la title track) o i fortissimi richiami alla musica classica ("Ai(R)" evidente tributo a Johann Sebastian Bach e alla bellissima "Aria sulla Quarta Corda"). Che dire di più, se non invogliarvi ad avvicinarvi a questo brillante artista se ancora non lo conoscete ed ascoltare le sue splendide uscite su lunga distanza, tralasciando invece i fin troppo sperimentali EP. Ben fatto Emin! (Francesco Scarci)

(Avantgarde Music - 2019)
Voto: 78

https://avantgardemusic.bandcamp.com/album/kosmik

venerdì 23 agosto 2019

MetalBack - Illusions

#PER CHI AMA: Atmospheric Black, Mesarthim
Ho appena elaborato una nuova teoria che probabilmente non troverà molti riscontri, però dopo aver perlustrato il sottobosco quest'oggi, ho potuto constatare che nel 90% dei lavori esclusivamente digitali, la qualità sia della registrazione che dei contenuti musicali sia parecchio bassa, quasi a voler dire "che cosa pretendi, lo trovi quasi a costo zero su bandcamp". Finite le mie elucubrazioni mentali, mi sono soffermato sul nuovo EP 'Illusions' della one-man-band russa MetalBack che non ho trovato proprio da buttare, anzi. Un 3-track che pesca a piene mani dal black atmosferico di gente tipo Mesarthim, proponendo quelle melodie cosmiche che s'infilano nella testa e poi da li fanno fatica ad uscire. È il caso dell'opener "Rays of Darkness" ma ancor di più della seconda "I Hail The Winter", due brani che privilegiano la componente tastieristica del lavoro su tutto. Certo, con le registrazioni siamo ancora in fase quasi casalinga, però apprezzo quel sound a cavallo tra il cosmico e il medieval black metal che trova qualche punto di contatto anche con i più classici Summoning. Devo ammettere che il black stia vivendo una fase di stanca fisiologica, con poche band davvero interessanti, però ascoltando questi prodotti dell'underground, riesco ancora ad essere fiducioso nel poter ascoltare un qualcosa che a suo modo abbia qualcosa da dire. E questi MetalBack, vedendo anche la mole di uscite dal 2014 a oggi (mi sembra 18 lavori), possono meritare senza dubbio la vostra attenzione. (Francesco Scarci)

The Pit Tips

Francesco Scarci

Verwoed - De Val
Mephorash - Shem Ha Mephorash
Will Dissolve - The Heavens Are Not On Fire..

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Shadowsofthesun

Torche - Admission
Sonic Youth - Confusion is Sex
Rammstein - Rammstein

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Alain González Artola

Idle Hands - Mana
Bròn - Decay
Malfet - The Way to Avalon

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Five_Nails

Mefitis - Emberdawn
Insomnium - Winter's Gate
Feradur - Legion

Cryptae - Vestigial

#PER CHI AMA: Death/Doom sperimentale, Aevangelist
Siamo sul finire dell'estate e non mi aspettavo di dover accogliere una marea di lavori cosi autunnali e maledettamente claustrofobici. Dopo i Mahr, ecco nel mio lettore girare anche l'EP di debutto degli olandesi Cryptae intitolato 'Vestigial'. Una sola traccia per 19 minuti scarsi di musica opprimente, furente e terribilmente deviata, in quello che dovrebbe essere un lavoro sperimentale di due loschi individui supportati dalla Sentient Ruin Laboratories. Un maelstrom dal quale sarà difficile sfuggire, una sorta di gorgo o buco nero in grado di inghiottire ogni cosa, compresa la vostra mente e le vostre anime. La proposta dei Cryptae abbraccia infatti un death doom surreale, malato e allucinato, una specie di mostro con mezzo corpo dei Morbid Angel e l'altra metà degli Aevangelist, tra ritmiche sconnesse, voci dall'oltretomba, sonorità sghembissime e brutali che vi lasceranno senza fiato in un vortice di paura annichilente e disorientante che riserva la proposta dei nostri a pochi adepti dallo stomaco forte. (Francesco Scarci)

(Sentient Ruin Laboratories - 2019)
Voto: 65

https://sentientruin.bandcamp.com/album/vestigial