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#PER CHI AMA: Drone/Ambient |
Pasolini dichiarò che con il suo film, Porno-Teo-Kolossal, scritto per Eduardo de Filippo, avrebbe concluso la sua carriera di regista. Ahimè, di quel suo progetto rimangono solo poche decine di pagine, a causa della sua prematura scomparsa. In tributo al poeta maledetto, ecco arrivare questa band torinese con un sound che avrebbe reso fiero l'indimenticabile intellettuale italiano. 'Monrovia' è il secondo cd rilasciato da questi folli musicisti, un trittico di pezzi di complessa assimilazione che narrano dell'Isolotto 5, un santuario poco distante dalla capitale della Liberia, Monrovia appunto, ove vivono 66 scimpanzé, sopravvissuti ad una serie di sperimentazioni attuate nel New York Blood Center e ora pensionati in questa sorta di Monkey Island. I 1401 secondi di "Trip to Monrovia" sono un ipnotico viaggio verso l'ignoto, sorretto da suoni ambient e drone ultra avanguardistici, che svelano la contorta natura di questi artisti e delle difficoltà che accompagnano l'ascolto di un simile lavoro. Un album che non è da vivere come un lavoro musicale, piuttosto direi un'esperienza sensoriale, un filmato senza immagini, un esempio di arte complessa in cui confluiscono non solo arti figurative, ma pure visive, ove l'unico suggerimento che mi sento di dare è quello di socchiudere gli occhi e vivere al 100% ciò che l'ascolto di simili sonorità può offrire. Dal coro litanico di bambini, alla tribalità di un drumming dal forte sapore etnico, alla tiepida comparsa di chitarre in acido per giungere ad atmosfere surreali che non possono che generare fenomeni catartici. Scrivevo all'inizio di un lavoro di difficile assimilazione, lo confermo dopo i 23 minuti della sua sperimentale opening track, una song che sembra provenire dai sogni più distorti e psichedelici dei Pink Floyd più visionari, in grado di minare la nostra salute mentale, con suoni alla fine quasi alieni. I successivi 1113 secondi della title track non sono da meno: sembra quasi essere giunti nel centro della capitale africana e lì abbandonarsi agli odori e suoni di una città in totale fermento. Peccato solo che quelle voci che si sentono in sottofondo siano in italiano, sarebbe stato forse più suggestivo udire magari vocalizzi africani. Ovvio, poi non sarebbe passato quel messaggio provocatorio che emerge durante l'ascolto della traccia, parole non gettate al vento ma messaggi chiari e mirati, inseriti in un contesto sempre più alienato ed alienante che trova modo di rigenerarsi in un break acustico prima di una seconda metà del brano in cui si spiega esattamente cosa fosse l'isola delle 66 scimmie e la metafora di quell'isola con il mondo attuale. Quello che poi ho trovato più potente e drammatico allo stesso modo è stata una frase "il futuro è il medioevo". Parole pesanti, presagio di un futuro non troppo distante da quello che sta accadendo al nostro mondo malato, che s'insinuano in un suono schizofrenico, imprevedibile e totalmente insano. Si giunge cosi stremati ai conclusivi 1049 secondi di "End of the Dark Side", una song che sembra, almeno in apparenza, avere una struttura ancorata al concetto di brano tradizionale, ma che dopo una manciata di secondi, appare chiaro che tradizione, normalità o quant'altro, non fanno parte del mondo stralunato dei Porno Teo Kolossal che si districano attraverso riverberi, propagazioni psych rock progressive, derive droniche e deformazioni spazio temporali che ci conducono indistintamente in ogni angolo del nostro universo. Alla fine 'Monrovia' è un'esperienza sonica, consigliata solo ad un pubblico adulto estremamente illuminato. (Francesco Scarci)
(Dischi Bervisti / Bam Balam Records - 2018)
Voto: 80