Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Il Verso del Cinghiale Records. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Il Verso del Cinghiale Records. Mostra tutti i post

venerdì 14 febbraio 2020

Palmer Generator/The Great Saunites - PGTGS

#PER CHI AMA: Psych/Kraut Rock
Un anno e mezzo fa mi ero preso la briga di recensire 'Natura' dei Palmer Generator. Oggi ritrovo i nostri in compagnia dei lombardi The Great Saunites, per uno split album di un certo interesse in ambito psych acid rock strumentale. La family band marchigiana apre con un paio di tracce da proporci, "Mandrie" pt 1 e 2. La prima delle due mostra la rinnovata attitudine post-rock della famiglia Palmieri con un sound che strizza l'occhiolino agli americani *Shels. La song ammalia per le sue venature psichedeliche mentre la sua seconda parte stordisce per quell'incipit noise rock sporcato però da ulteriori influenze che chiamano in causa i Pink Floyd, in quel basso pulsante posto in primo piano e quelle ridondanze lisergiche che non fanno altro che ammorbarci ed infine ipnotizzarci. La song scivola via eterea, liquida, quasi dronica in un finale dai lunghi svolazzi siderali e caratterizzata da un impianto musicale che non fa che confermare quanto di buon avevo avuto apprezzato in occasione di 'Natura'. È il momento dei The Great Saunites e della lunghissima "Zante", quasi 18 minuti di psych kraut rock di stampo teutonico. Il comun denominatore con i Palmer Generator risiede sicuramente in quella ossessiva circolarità dei suoni, visto che la pseudo melodia creata da quelli che sembrano strumenti della tradizione indiana, continua a ripetersi allo sfinimento tra un tambureggiare etnico-tribale, suoni elettronici assai rarefatti e sussurri appena percettibili, che ci accompagneranno da qui fino alla conclusione della song. Prima, quella che credo sia una chitarra, prova ad insinuarsi all'interno di questo avanguardistico ammasso globulare sonico generando un effetto a dir poco straniante. Ci prova poi il clarinetto di Paolo Cantù (Makhno, A Short Apnea) a innescare atmosfere tremebonde ed orrorifiche che fanno salire la tensione a mille, accelerando il battito cardiaco, e rendendo, ma non solo per questo, la proposta del duo lodigiano davvero interessante. Sebbene la musica non sia certo di facile presa, lo split album di Palmer Generator e The Great Saunites non fa che mostrare le eccelse qualità di una scena italiana in costante ascesa e di un rinnovato desiderio di competere con i mostri sacri internazionali. Ben fatto ragazzi. (Francesco Scarci)

(Bloody Sound Fucktory/Brigadisco/Il Verso del Cinghiale - 2020)
Voto: 74

http://palmergenerator.blogspot.com/
http://thegreatsaunites.blogspot.com/

mercoledì 14 novembre 2018

The Rambo - The Past Devours Everything

#PER CHI AMA: Noise/Post-Punk/Rockabilly/Country/Garage Rock
Ascoltarli è una goduria e accostarli ad un solo genere è compito arduo e impossibile. I The Rambo, band di Lodi al terzo lavoro, proseguono la loro folle corsa verso una commistione di musiche allucinate e scapestrate fatte di garage punk, derive noise, post punk, country e rockabilly, ben intuibili anche dall'artwork scherzoso di copertina. Il tutto viene gestito benissimo con un'irruenza nevrotica e un sano tocco di pazzia tanto caro alla Captain Beefheart, con tanto di vocals degenerate, paranoiche e indigeste. I primi tre brani impazziti di questo 'The Past Devours Everything', volano che è un piacere e ci mostrano ballerini country intenti a pogare, lanciando per aria il loro cappello texano, poi si entra con il ritmo rumoroso, ipnotico e malato di "Rope of Sorrow" e qui si sventolano alte le bandiere in onore del psychobilly alla Cramps. Il disco prosegue con la bellissima "The Past Returns" e si continua sulle coordinate schizoidi tra punk e no wave, corrosiva e tagliente, mentre ci si arresta nei ritmi di "Napalm", brano dai connotati blues, tanto vintage alla Stones vecchia maniera che amplifica e mette in risalto le già note capacità compositive della band lombarda. Siamo a metà dell'opera e un titolo assurdo "Wh_T's Th_S S_Ckn_Ss?", ci porta una ventata di festoso quanto strampalato country da saloon che fa da apripista alla sbilenca, e diciamo per certi versi, etnico-balcanica, "The Devil Lurk in the Holy House". Il tutto seguendo sempre i canoni stilistici psicotici e rumorosi del gruppo che afferma ad ogni brano la propria personale visione dei generi toccati volta per volta. Accenno di ottimo post punk a ritmo di ballo liscio per la breve e sfuggente "Deadline Show" e finale esplosivo acido e perverso con la conclusiva "Shining Light". Una carrellata di generi e stili in circa mezz'ora di musica piena di energia e originalità, brani brevi e veloci, vitali e taglienti, un attitudine punk e un piglio compositivo da far invidia, che non sempre emerge nelle band italiane di certa musica trasversale. Non saranno di facile ricezione ma il buon intenditore saprà apprezzarli per bene. Ottimo album. Buona follia a tutti! (Bob Stoner)

(Dischi Bervisti/Wallace Rec/Cloudhead Rec/Villa Inferno/Il Verso del Cinghiale Rec - 2018)
Voto: 70

https://dischibervisti.bandcamp.com/album/the-past-devours-everything

giovedì 22 marzo 2018

Black Banana - The Great Wazoo

#PER CHI AMA: Psych/Hard Rock
I Milanesi (di provincia) Black Banana (BB) s'incontrarono qualche anno fa per dar vita ad un progetto scanzonato che trasuda hard rock vecchia scuola. Nonostante le evoluzioni dei generi, le contaminazioni con l'elettronica, folk ed altro, i BB hanno scritto dieci brani (più una cover) con l'obiettivo di creare un vademecum per nostalgici e novellini. 'The Great Wazoo' si presenta in un digipack semplice e curato, prodotto dalla Verso del Cinghiale Records, piccola etichetta indipendente che ha diverse band punk/rock interessanti nel proprio catalogo. "Stop Runnin'" ha la responsibilità di aprire l'album dei BB e si parte di brutto con chitarroni spavaldi, basso molesto e batteria pulsante per una brano veloce e pieno di groove. Il cantato in inglese regala l'atmosfera giusta, grazie anche alla grinta e con i cori che rafforzano là dove serve. Già in questi tre minuti abbondanti si sentono tutte le influenze che hanno forgiato i BB, il meglio dell'hard rock degli ultimi trent'anni soprattutto d'oltreoceano. "The Devil's Lips" parte veloce e gioca molto sugli stop & go che movimentano la struttura del brano, a cui vengono saggiamente aggiunti allunghi di ritmo, assoli e quant'altro. Anche il testo non si smentisce, restando sui temi cari dell'hard rock quali alcool, donne e tutto quello che fa bruciare una vita altrimenti scialba e piatta. Saltando qualche traccia si arriva a "Revelation" che ci mostra il lato più oscuro della band, un momento di riflessione per mettere sul tavolo le cose fatte, i progetti falliti e le vittorie portate a casa con i denti. L'inizio tenebroso è affidato alla chitarra grazie all'ebow che crea un layer continuo quasi fosse un sintetizzatore, poi basso e batteria danno il ritmo alle chitarre che possono cosi unirsi al crescendo. Il vocalist sussurra leggero all'orecchio dell'ascoltatore preparandoci all'esplosione rock che arriva prepotente non per i suoi suoni granitici, ma per il groove tanto spontaneo quanto curato nei dettagli. Lo stesso vale per gli arrangiamenti studiati nei minimi particolari, sempre ben curati ed azzeccati, questo per dire che i BB sono dei gran musicisti e meritano grandi cose nel loro prossimo futuro. La cover di "Iron Zion Lion" è una chicca assoluta, il rifacimento del celebre brano di Bob Marley è un perfetto connubio tra rock e reggae, dove i BB sono stati dei geni a fondere suoni e ritmiche in maniera perfetta. Il featuring con la brava Ketty Passa alla seconda voce corona un successo meritato perchè se si reinterpreta una cover con un tale risultato, vuol dire che si hanno le palle quadrate, quindi standing ovation. L'album chiude con "Wonder Drugs" che, nonostante sia l'ultimo brano, ha tutte le carte in regola per essere un singolo di tutto rispetto. Oltre alla consolidata profusione di rock, la band si diverte a giocare un po' sulle ritmiche e il cantato, quasi fossero alla fine di un concerto ben riuscito e il calo di adrenalina li fa osare un po' di più. Bravi, nella vita bisogna sapersi prendere in giro e non calarsi troppo nella parte dei duri e cattivi. Tirando le somme, ci troviamo di fronte ad una band ben preparata che produce rock di qualità, cinque musicisti che hanno ancora tantissimo da dare al pubblico. Questo 'The Great Wazoo' è un lavoro meritevole di attenzioni, quindi accaparratevelo senza indugi e lasciatevi trasportare dal rock nella sua forma più pura e longeva. (Michele Montanari)

(Il Verso del Cinghiale Records - 2017)
Voto: 80

https://soundcloud.com/marcello-gatti-1/sets/the-great-wazoo