#PER CHI AMA: Math/Rock strumentale, Post-rock |
Ovvero della deriva math di Mtv, David Foster Wallace e altri discorsi. Ok, dovrei avere un’età che quanto meno mi porti a considerare seriamente se guardare o meno i programmi di Mtv, ma ognuno ha le sue perversioni, per cui confesso che ci sono alcuni programmi che guardo. E li guardo proprio perchè mi piacciono. Beh, ho notato come, da un anno a questa parte, sempre più spesso si faccia uso di commenti musicali math rock (cioè, rock strumentale non troppo rumoroso, con le chitarrine sottili, i crescendo, i controtempi e tutte quelle cose lí) per nulla disprezzabili. E questa è la prima cosa a cui ho pensato dopo aver ascoltato quest’ultimo lavoro degli inglesi Waking Aida. La seconda, in verità, dopo aver notato che tanto il titolo dell’album quanto quello del primo brano ("Incandenza") fossero legati a doppio filo a 'Infinite Jest', il romanzo-monstre di David Foster Wallace che contende all’'Ulisse' di Joyce la palma di libro col più basso rapporto tra coloro che lo citano come libro della vita e quanti di costoro l’abbiano effettivamente letto. Se il disco sia realmente dedicato al libro non ci è dato di sapere, anche perchè i quattro londinesi ci hanno inviato uno spartano CD-r privo di qualsivoglia informazione aggiuntiva, ma a me piace pensare che lo sia, un po’ perchè ció mi conferirebbe un’aria piú intelligente, e un po’ perchè contribuirebbe a rendermi piú simpatici i Waking Aida. I quattro sono senza dubbio dei musicisti eccellenti e propongono il loro rock strumentale che si pone a metà strada tra gli ipertecnicismi math e i saliscendi emozionali del post rock, scegliendo di fatto di non schierarsi. Quello che mi piace della loro proposta è la capacità di restare sospesi su più generi, richiamando suoni e atmosfere che citano tanto gli Explosion in the Sky quanto i Talking Heads (le chitarre di "Glow Coin" e "Time Travel with Firends" ne sono un esempio). A farla da padrone sono sicuramente le chitarre, per lo più pulite e suonate sempre in modo originale anche se un tantino cerebrale. A volte rischiano di richiamare alla mente la terribile parola “fusion”, ma riescono poi sempre abilmente a mantenersi al di sopra della linea di galleggiamento, sporcandosi con divagazioni semiserie che hanno il merito di tenere desta l’attenzione (cosa sempre difficile nei dischi strumentali) e rendere il tutto un po’ più divertente. Brani migliori? Per una volta è difficile dirlo per merito di una qualità media piuttosto alta. Oltre alla già citata "Incandenza", piacciono "How to Build a Space Station", con i suoi crescendo, la sognante "Glow Coin" e "This isn’t Even my Final Form", a cui è affidato il compito di chiudere il disco con un andamento emotivamente ondivago, da perfetta colonna sonora per una scena di tramonto invernale sulla spiaggia di Brighton. Molto interessanti. (Mauro Catena)
(Robot Needs Home Recordings - 2014)
Voto: 70
https://www.facebook.com/wakingaida
Voto: 70
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