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sabato 28 febbraio 2015

Warnungstraum - Mirror Waters

#PER CHI AMA: Black Ambient, primi Katatonia, Cultus Sanguine, primi Ensoph
Dei Warnungstraum non so granchè se non che si tratti di una band lucana, costituita da Bartlett Green, Cabal Dark Moon e Vox Mortuorum, terzetto dedito inizialmente a un black metal ferale, che dal 2009 a oggi, ci ha regalato tre lavori, di cui l'ultimo è il qui presente 'Mirror Waters'. Fatte le dovute presentazioni, ci addentriamo alla scoperta delle quattro song che costituiscono l'album, quattro lunghi sospiri di morte, aperti dalle melodie orrorifiche di "Antarabhava" dai decadenti contenuti lirici. La song mostra fin da subito il cambio di rotta intrapreso dall'act di Potenza che, abbandonati gli estremismi sonori darkthroniani dei precedenti album, si lancia in un sound mid-tempo che ha rievocato nella mia mente i gloriosi e sottovalutati Cultus Sanguine. Auspico che anche voi ricordiate questo nome (se cosi non fosse siete pregati di andarveli a cercare) e possiate quindi capire l'effluvio emotivo che potrete respirare nella opening track, song che gode di una certa maestosità di fondo, sebbene contraddistinta da ritmi di chitarra lenti e delicati, in cui i synth di B.G. rappresentano il vero driver della musicalità dei nostri e l'acido screaming di Cabal Dark Moon ne completa il quadro. Dieci lunghi minuti di sonorità oniriche spezzate da un break ambient, costituiscono il più che discreto biglietto da visita dei Warnungstraum (in tedesco "sogno premonitore"). "The Gardens of Yima" è la seconda traccia dall'inequivocabile impronta ambient, per cui ho chiuso gli occhi e ho immaginato di trovarmi in un tempio buddista, lasciandomi sopraffare dall'affabile spiritualità delle poche note che risuonano in questo lungo brano strumentale in cui non vi è alcun segno di estremismo sonoro. Con "Narkissos" ritorniamo a percorrere il sentiero battuto nella opening track: atmosfere malinconiche, la chitarra acustica che si sublima con quella elettrica, le harsh vocals stemperate dal lavoro delle tastiere in un altro lungo brano dai contenuti accativanti, forse alla lunga un po' ripetitivi, ma comunque di sicuro impatto emozionale, che a metà brano sembrano anche evocare lo spettro dei Katatonia più primordiali, per un risultato alla lunga coinvolgente. Il suono di un'arpa e di un flauto introducono la conclusiva "The Sad Singing Woods", altro pezzo strumentale di suadente misticismo che non sfigurerebbe in un qualche lavoro new age di Kitaro. 'Mirror Waters' alla fine è un buon lavoro che rilegge il black metal sotto una nuova prospettiva, che sia l'inizio di una nuova era? Difficile dirlo ora con soli quattro brani, mi limiterò pertanto a parafrasare il Manzoni con "Ai posteri l'ardua sentenza..." (Francesco Scarci)

(Nykta Records - 2014)
Voto: 70

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