#PER CHI AMA: Gothic/Dark/Doom |
Vi chiedete chi siano gli Amederia? Eccomi a voi per parlarvi di questa band tartara, i cui componenti sono originari del Tatarstan, una repubblica autonoma della federazione Russa locata ad 800 km da Mosca. Con questo 'Unheard Prayers', i nostri sono al loro secondo full-lenght, dopo il primo uscito nell'anno della loro formazione, il 2006. L’apertura dell’album è strumentale e affidata alle note di “Eden” delicata e remissiva aria composta da note d’un pianoforte garbato. Cambiamo registro. Are you ready to go? Questa la carica di “Who We Are”, che perfora i timpani con un growl prolungato emesso da Galeev Damir, che si mescola alla sottile, sensibile voce di Gulnaz Bagirova. Nel brano si alternano growl, sussurri parlati, riff maestosi. “Si aprì il carillon, una ballerina girò e tutto d’un tratto la stanza si rabbuiò…”. Sono proprio le note di un carillon ad introdurre “Loneliness in Heaven”. Questa melodia pesa sul cuore. La musica ed il testo sono impeccabili. Le doti canore dei due protagonisti del pezzo trasudano soggezione e brividi. La chitarra scorsa da Danila Pereladov non scherza, contribuendo all’oblio ansioso, che trasmette questo brano. L’intro di “Dance of Two Swans” è percorso dalle mani di Konstantine Dolgin che scrivono note armoniose sulle sue tastiere. Questo pezzo accantona il growl, in favore delle due voci che s’intersecano in un unisono sognante. Veniamo a “Forbiden Love”. Ora possiamo abbandonarci alle capacità del batterista, Ilnur Gafarov, che non ci dà tregua con un battere e poi levare, ora ritmato, ora lento, sempre agganciato al sottofondo di un leit motive proposto dal bassista Andrey Dolgih. È la volta di “Angel Fall”, che sembra un prolungamento della terza traccia, la ripetitività è in agguato. Ciò che da identità propria ai due pezzi, è l’alternanza dei diversi stili. Prima un dark/doom, poi la parte lirico/sinfonica, che lascia nuovamente spazio al dark/doom. Dopo questo tripudio di suoni e sensazioni voliamo verso la chiusura dell’album. Prima con “Togheter”, che alleggerisce la mente dandole in pasto linfa. Questa love ballad si compone di una suonata di pianoforte struggente, in stile Kivimetsän Druidi. Ne consiglio l’ascolto, dopo aver creato intorno a voi un silenzio assoluto. La fine di questo lavoro, coincide con “Sunset”. E sembra la chiusura di un cerchio, identico a come è iniziato. L’aria che ne traspira è mesta, ma con un barlume in un cuor logoro. L’album nella sua pienezza tecnica ed emozionale risulta un viaggio, che non appesantisce e non annoia mai l’anima. (Samantha Pigozzo)
(Solitude Productions - 2014)
Voto: 75