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lunedì 26 gennaio 2015

Talvienkeli - Blooming

#PER CHI AMA: Symphonic Metal, Nightwish 
Ma che sorpresa! Ho tra le mani l'EP di debutto dei Talvienkeli, lo inserisco nel lettore, chiudo gli occhi e inizio a sentire le prime note. La prima cosa che spazia nei miei pensieri è l'avvertire quell'aria finlandese che evocano le sue note, come nelle canzoni dei Nightwish. Apro il booklet e i nomi sono francesi: è questa la cosa inaspettata, una band Lionese che richiama le atmosfere magiche proprie della Finlandia. 'Blooming' è il primo lavoro di un ensemble nato solamente nel 2012, ma che racchiude tutta la grazia e la spigolosità di cui si veste il symphonic progressive metal. L'EP si apre con "Tormented" dall'inizio soave e magico, che riesce a catapultarmi in un'altra dimensione di note metal, scoccate da tastiera e batteria. Le voci si alternano come nel cartone la "Bella e la Bestia", con la parte femminile mezzo soprano e la parte maschile baritono mescolato al growl. Non a caso, la parte soprano è accompagnata dalle note di pianoforte, mentre la parte più estrema è accompagnata dalla batteria, più ruvida e selvaggia. Si nota subito quanto questa composizione sia adattata anche all'orchestra (di cui parlerò più avanti): parti leggiadre composte da archi e organo si alternano infatti a parti più oscure e minacciose composte da chitarre e batteria, alternandosi spesso e contrapponendosi come il bene verso il male. La parte finale accentua il senso di angoscia fino a trasformarsi in totale liberazione con un grido aggraziato. Qualcosa di diverso accade in "Giant" che ammicca carica e furiosa, riuscendo a sottolineare l’avvenenza della voce di Camille Borrelly, accompagnata da quella riservata di Sandre Corneloup, mantenuta un poco più in ombra. Sullo sfondo, mentre la chitarra ripete un riff molto energico che va a fondersi con la batteria, le tastiere costituiscono la matrice sonora dei nostri. Lasciate pure andare la ragione, perché è impossibile non seguirne il ritmo incalzante. Prima citavo i Nightwish: la traccia tributo al loro sound è "The Tricked and the Trickster" dove le tastiere sono preponderanti, gli acuti e le parti growl si mescolano alla perfezione e nella parte finale, la voce di Camille sembra quasi il grido d'aiuto di una fanciulla imprigionata, sentita solo dal suo galante carceriere demoniaco. "Crossfade" è l'ultima traccia che riporta in modo velato il leitmotiv appena passato, rallentandone l'andatura e concedendo più spazio alla ritmica. In questo pezzo si possono sentire le due voci all'unisono, che diventano così una unica e completa. Il ritornello principale (Why can't you see your life sounds empty? Wake up, wake up, wake up and live... now it's time), infonde una bella carica adrenalinica. L'EP si chiude con la versione orchestrale di "Tormented" ed è la chiusura di un cerchio perfetto fatto di occhi chiusi e della miriade di sensazioni di cui solo la musica è capace di dare. Consiglio più ascolti per cogliere la bellezza e le molteplici sfumature che 'Blooming' ha da offrire. Potrei scrivere intere pagine su tutte le impressioni che ho avuto ascoltando questo disco, ma mi fermo qui e chiudo semplicemente con un "Parbleu! Magnifique!". (Samantha Pigozzo)

(Self - 2014) 
Voto: 85 

venerdì 14 giugno 2013

Mutilanova - Nera Lux

#PER CHI AMA: Black Symphonic metal, A Forest Of Star, Agathodaimon, Gehenna
La band in questione arriva dalla Francia, precisamente da Grenoble ed è al secondo full lenght, uscito nel 2012 per le Crepuscule du Soir Productions e ci porge questo bel lavoro dalle tinte oscure, epiche, folkloriche e barocche. Il loro balck metal si tinge di dissonanze e stravaganze stilistiche mescolate ad arte estrema con la furia e la velocità di un classico del genere symphonic metal. Quindi non stupirà il fatto di trovare suoni folk e clavicembalo all'interno di strutture tese e drammatiche, uno screaming perpetuo e tanta melodia. Gli spunti sono moltissimi, dicevamo, presi in prestito dal folk come dal barocco, ma quello che più colpisce è la semplicità con cui la band riesce a trasportare l'ascoltatore da un'estremità all'altra di tale musica usando sempre il verbo oscuro dell'extreme black metal. L'album è ipnotico e velocissimo, passa dall' immediata violenza a situazioni spiazzanti di pura melodia ancestrale, velato di un sonorità etniche che restano sempre leggere senza mai affondare nel folk metal, accennandolo solo il tanto che basta per aumentare la curiosità dell'ascolto. Potenza, melodia, fraseggi e assoli di chitarre power divisi con una tastiera versatile ed estroversa, iperattiva e multiforme, una concezione astratta del folk, come se gli Stille Volk volessero essere i Gehenna con chitarre rumorose e melodiche in stile Agathodaimon. Un lavoro da assaporare tutto d'un fiato, senza respiro e lasciandosi trasportare dalla sua nera eterea concezione. Complicato come il prog, rumoroso come il black, sinfonico e veloce come lo speed metal, onirico e incontenibile come il folk metal. Un gioiellino assolutamente da ascoltare! (Bob Stoner)

(Le Crepuscule du Soir Productions)
Voto: 75

https://myspace.com/mutilanovagroupe

mercoledì 18 luglio 2012

A Prison called Earth - Rise of the Octopus (Realistic Tale of a Sprawling City)

#PER CHI AMA: Progressive Symphonic Metal, Dol Ammad
Concept demo cd davvero interessante per questa band di Nantes, che propone un sound di non facile ed immediata catalogazione. Un lavoro suddiviso in 3 parti, la cui iniziale, “Subterranean Evolution” ha un piglio progressivo, che trova il primo vero spunto particolare, a cui realmente ho postato l’orecchio, in “The Secret Transmission”, dove le vocals di Florent, sembrano trarre qualche ispirazione dal rap; niente di scandaloso, anzi, ma qualcosa di piuttosto innovativo. “An Army of Iconoclastic Robots” invece mi è ronzata un bel po’ nella testa per le sue cibernetiche tastiere, quanto mai spettrali e molto eighties, che coniugato ad un riffing squisitamente suggestivo, mi ha rinvenuto alla memoria gli esordi dei cechi Master’s Hammer. Certo siamo lontani anni luce dalla proposta black epic del combo est europeo, ma la vena che si scorge in taluni frangenti, può essere riconducibile a “Jilemnický Okultista”. Chiaro che poi quando ascolto “Contagion of Anger”, mi accorgo che siamo molto più vicini al rock piuttosto che a sonorità estreme, complice le vocals assai pulite e rappate. Abbandonata la prima parte, ci addentriamo in “The Great Awakening” dove sembra prevalere la componente heavy metal, anche se le orchestrazioni presenti, mi fanno ipotizzare una qualche vicinanza del sound dei nostri, a quello dei greci Dol Ammad e alla loro proposta sinfonica. Tanta carne al fuoco in questa lunga sfilza di tracce (17), che portano la durata del demo a più di 50 minuti. In “Rise and Fall of Steam Babylon”, terza parte del disco, echi di Orphaned Land e Dream Theater, completano un’opera sicuramente ambiziosa, che non potrà non far gola a tutti coloro dotati di un palato un po’ più raffinato rispetto la media. Sicuramente c’è ancora molto su cui lavorare, ma “Una Prigione chiamata Terra” è sicuramente sulla giusta strada per confezionare qualcosa di realmente interessante. (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 70

domenica 18 marzo 2012

Domina Noctis - Second Rose

#PER CHI AMA: Symphonic Gothic Metal
Italianissimi, attivi dal 2001, i Domina Noctis possono essere l'alternativa più electro ai nostrani Lacuna Coil: la voce di Edera non ha nulla da invidiare a quella di Cristina Scabbia dei Lacuna Coil. “Second Rose” è il loro secondo lavoro, dopo “Nocturnalight” del 2005: un album energico, dinamico, come si può sentire fin da subito nella prima canzone, “Electric Dragonfly”, song dotata di suoni elettronici, ma anche di grinta e vitalità, grazie anche al ritmo veloce e alla voce dolce e grintosa al tempo stesso. In “Untold” l'animo si placa un poco per diventare più cupo, ma senza perdere comunque la sua verve: la canzone si presenta malinconica, dolce e profonda, piacevole all'ascolto, con il ritmo che ti penetra nella mente per cui alla fine non è difficile non mettersi a canticchiare il motivetto. “Into Hades” si avvale parecchio delle tastiere, mentre Asher alla chitarra, Azog al basso e Niko alla batteria accompagnano la dolcezza della voce femminile, inducendo comunque un headbanging sfrenato: se il loro scopo era quello di colpire, certamente hanno colto nel segno. “Because the Night” è la classica cover del pezzo di Patty Smith che, a mio avviso, è veramente azzeccata: questa è una delle cover meglio riuscite, da cantare e magari mettersi pure a ballare. Arriva il turno di “Lamia” e la voce viene portata ad una tonalità più alta del solito, senza stonature: questa è una delle tracce più semplici e leggere dell'album, ideale magari per chi vuole avvicinarsi al metal senza rimanere troppo schockato. “Sisters in Melancholy” riprende il sound iniziale, senza cambiarvi una virgola: verso metà le cose si fanno più toste e il sound acquisisce più aggressività, per terminare con un duetto batteria/chitarra. “Broken Flowers” ricalca il sound di “Lamia”, ma da metà in poi il ritmo rallenta e si fa più grave, mentre la voce diventa quasi sussurrata e il basso l'accompagna; Ruyen, alle tastiere, prende il sopravvento con un assolo dal gusto retrò. “Exile” si apre con un tono solenne: il cantato è pacifico, come del resto tutto il ritmo del brano; nella seconda metà del pezzo ecco un vibrante assolo di chitarra; il brano estranea, per un attimo fa scordare ciò che vi è attorno e porta lontano la mente, verso lande inesplorate. “The Mask” si avvale di sonorità orchestrali per dare un impronta più grandiosa al brano: con intervalli di chitarra acustica accompagnata da pianoforte, tutta la traccia diventa mesta, flemmatica, ma straordinaria, con la voce che viene portata ai massimi livelli giocando su tonalità sia acute che gravi: probabilmente un esame per vedere fino a che punto la voce può arrivare. Come ultima traccia vi è un'altra cover, più precisamente del brano di Sonny Bono “Bang Bang”: nonostante le molte cover, questa (esattamente come l'altra) è particolarmente riuscita, con la voce di Eden molto suadente e magica (decisamente migliore di quella languida cantata da Carla Bruni in uno spot automobilistico): un'ottima scelta per chiudere un album ricco di giochi vocali, di sensazioni ed emozioni che variano in base al ritmo variabile che ogni canzone presenta. In chiusura, ammetto che è stata una sorpresa sentire con quanto ardore questa band abbia registrato l'album: ha in sé una potenza che li porterà lontano, sicuramente da tenere d'occhio le loro prossime creazioni (magari avvicinandosi al symphonic metal). (Samantha Pigozzo)

(Black Fading)
Voto: 70
 

giovedì 22 dicembre 2011

Weeping Silence - Promo 2009

#PER CHI AMA: Gothic Symphonic, Nightwish
Female fronted band, come citato nel loro booklet, questa giovane band si occupa prettamente di symphonic/gothic metal, proveniente da Malta e formatasi nel 2008. "Promises Broken", la prima traccia, inizia con un bel riff di chitarra, tastiere e batteria; ascoltando la voce di Rachel Greech, mi vengono in mente le voci di Dolores O' Riordan dei Cranberries e quella di Annette Olzon dei Nightwish. Tutta la canzone ha un ritmo dapprima lento e melodioso, per poi aumentare di poco la velocità e portando all'acuto il cantato. Solo verso la fine, dopo essere ritornati alle atmosfere placate, si avvalgono di cori, dando così una nota più solenne al brano. "Dark Waters" riprende il ritmo veloce di prima, con la stessa nota acuta nel cantato: l'estensione vocale di Rachel è infatti sorprendente, il che contribuisce a rendere ancora più melodico l'album. "Within White Walls" si apre con un nostalgico tocco di chitarra, mentre la voce diventa più dolce che mai: dalla canzone traspare un'aria mesta, pesante, in parte difficile da sopportare. La lentezza del brano fa quasi venire voglia di premere il pulsante “forward” del lettore cd, fortuna che dopo tutti gli acuti il brano arriva alla fine. "Innocent Cries", l'ultima traccia, ripropone i cori orchestrali trovati nella opening track, ma qui si avvale anche di sintetizzatori tra un acuto e l'altro. Più sopportabile della precedente, ricorda vagamente il sound dei Nightwish, anche se sembra più la brutta copia. Questo è uno degli album più brutti che abbia mai sentito, si salva soltanto il fatto di aver inserito note melodiche e orchestrali, benché la voce sia forte ed energica; continuando però a tenerla acuta, porta automaticamente l'ascoltatore ad interrompere l'ascolto dopo i primi minuti della prima traccia. Sperando che l'album uscito dopo, “End of an Era”, sia più carico e ricco di sonorità, non posso che essere lieta di sentire la fine di questo album e metterlo tra i cd nell'angolo dei cd scartati. Più energia negli strumenti, su! (Samantha Pigozzo)

(Alkemis Fanatix)
Voto: 55
 

sabato 12 novembre 2011

Serj Tankian - Elect the Dead Symphony

#FOR FANS OF: Symphonic Progressive Rock
In the silence of a rainy morning, dim light coming out from the window, a stream of music came to envelop me. And slowly I realized that my heart beat was following the pulse of the music. That was the first time I heard the “Elect the Dead Symphony” by Serj Tankian. I mean, we all know him from System of a Down and I have always appreciated Serj for his uniqueness. But hearing this CD of 14 songs, re-orchestrated in order to be performed with the Auckland Philarmonia Orchestra, I was speechless. And that my friends, does not happen often to me! Starting with “Feed us”, Serj takes us into his magical universe. He has a voice that awakes the conscience and moves forward to the collective subconscious, disturbing the dormant hearts. You do not even perceive that there is a life audience, clapping and shouting. The magic continues throughout the whole CD. Constantly changing styles, without obviously being afraid of experimenting, Serj goes from oriental fairytales with “Blue” to war marches in “The Sky is Over”, to burlesque atmosphere with “Lie, Lie, Lie”. Serj really unravels his voice in this release, defending his title as one of the best vocalists of today and in the same time, he does not lack of condensed messages in every song. Politics, war, economy, environment and of course, love. You will find here the first played “Gate 21”, which for me is the top track of this CD, together with the lyric “Empty Walls”. In the end of the hearing, you will be left feeling like you are one of the crowd in Patrick Suskind’s novel “The Perfume”. You just want to tear him apart, to consume him, in the hope that you will make even a tiny piece of this musical genius, a part of you. Let him take you to that beautiful, heartbreaking, arousing journey of his. Listen to it without second thoughts and spread the word of Serj. You will thank me later, as I thank the one who first played this CD for me. Respect… (Sofia Lazani)

(Warner Bros. Rec)
Rate: 85

lunedì 3 gennaio 2011

Dol Ammad - Winds of the Sun


Domenica pomeriggio: mentre il sole tramonta e le tenebre invernali si impossessano del cielo, mi arriva la richiesta di recensire il nuovo EP di una band greca (composta da ben 19 elementi, 5 facenti parte della band e 14 come chorus), la cui musica viene definita da Encyclopaedia Metallum “Progressive/Symphonic/Operatic Metal with Electronic music influences” (meno parole per definirla non credo ce ne siano/Ndr). Si tratta dei Dol Ammad, act ellenico proveniente da Thessaloniki, formatosi ben 11 anni fa e con all'attivo due full lenght. La title track, prima traccia dell'album, è dedicata all'astrochimico Carl Sagan, uno dei fondatori del progetto per la ricerca delle intelligenze extraterrestri (come spiegato nel loro sito ufficiale); qui la band, come vocalist, si avvale della partecipazione di DC Cooper (Silent Force ed ex Royal Hunt). Tutta la canzone è orchestrale, con la voce in primo piano, epica e portata ai limiti possibili: la song sarebbe perfetta come colonna sonora per un viaggio interspaziale verso le costellazioni più remote, cosi come descritto nel testo. La seconda traccia è la cover di “Black Winter Day” degli Amorphis, in versione decisamente più elettronica e ritmata, ma di bell'effetto, anche se è un po' strano, devo ammetterlo, sentire inizialmente un chorus (stile Therion) e poi una voce femminile cantarla, così soave se paragonata con la profonda tonalità di Tomi Koivusaari, tuttavia risulta una piacevole sorpresa. La terza song, “Theeta Dominion”, pesca dall'electro rock anni '80, quasi si trattasse di una versione rockettara dei Depeche Mode: il risultato è un pezzo ricco di sperimentazioni che ben si accompagnano alla voce dell'Europa Choir, che conferiscono più solennità alla componente elettronica. La prima parte della canzone è strumentale, con synth, chitarre e cornamusa; si aggiunge poi una voce femminile che contribuisce a rendere ancora più armonioso il brano, in un crescendo di emozioni. Velocemente filiamo alla quarta, “Aquatic Majesty (choral remix)”: si tratta del remix di una vecchia canzone della band, contenuta nel precedente “Ocean Dynamics”, dove è più enfatizzata la parte corale (e qui i 14 elementi, 7 uomini e 7 donne, danno il meglio di sé), e dove la parte strumentale appare posta in secondo piano. Per quanto particolare, il pezzo risulta piacevole e magico, intenso e maestoso. Con “Birth of a Dream” si arriva ahimè alla fine dell'EP: brano quasi interamente strumentale (c’è qualche sussurro qua e là di una eterea voce femminile), ipnotico e destabilizzante, in cui il combo greco si è avvalso principalmente del solo sintetizzatore mentre da metà brano fa la sua comparsa un'ululante chitarra elettrica. Con "La Nascita di un Sogno", i nostri hanno voluto verosimilmente enfatizzare al massimo il rumore dell'universo (un consiglio: usare l'album per qualche speciale sull'universo? Qualcuno avvisi l'ISS per favore) e allo stesso tempo rilassare le nostre menti, in un lungo viaggio nello spazio sconfinato attorno a noi. Per concludere, oltre a dire che questo EP mi ha stupito e piacevolmente sorpreso (la mente ha girovagato realmente per spazi intergalattici), ne consiglio l’acquisto a tutti: grazie a Thanasis, leader della band che ne ha permesso la diffusione digitale e grazie alla “Terra degli Dei” che ci ha portato questa eccitante perla di sperimentazione musicale. (Samantha Pigozzo)

(Electronicartmetal Records)
Voto: 85