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Visualizzazione post con etichetta Le Crépuscule du Soir productions. Mostra tutti i post
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sabato 13 luglio 2013

Alerion - VIII Sanctuaires

#PER CHI AMA: Black, Fen, Drudkh, Peste Noir
Questo combo transalpino al primo full lenght dopo un demo del 2009, ci offre un oscuro lavoro in linea con il fermento del black metal francese degli ultimi anni. Screaming malato e veloci dinamiche cosparse lungo tutto il cd, fanno risultare gli Alerion una band un po' classica nel genere ma molto speciale se consideriamo i mid tempo, le parti lente arpeggiate, gli assoli e le parti più sperimentali che donano un tocco innovativo e fresco alla loro proposta. Il guitar writing è degno di nota e in più di un'occasione si evolve in riff particolarmente fantasiosi e inaspettati, che traggono idee da altri modi di fare rock (ascoltate le meraviglie chitarristiche de "Le Soupiral de l'Ame"), molto belli e irriverenti, legati ad un suono caldo, classico e vintage ad offrire un tocco molto particolare alle composizioni altrimenti vittime di una scrittura, anche se molto convincente, inflazionata dagli stereotipi del genere. Il buio riveste queste otto canzoni dalle tematiche decadenti, bello il tiro e la melodia de "Le Sequelles de la Nuit" (la nostra preferita) e bello anche il video di questo brano che potete trovare su youtube a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=CUxJqA5t1hg e capire così come l'aggiunta di una gibson les paul, possa cambiare il sound di una buona band di black metal, volonterosa di sperimentare nuove sonorità, anche retrò. "VIII Sanctuaires" non è di facile apprendimento e servono ripetuti ascolti per comprenderlo a fondo ma una volta entrati non ne rimarrete delusi, anzi troverete che le iniezioni di vintage rock su basi black che suonano decisamente bene e fanno elevare gli Alerion dal calderone delle black metal band dal sound clonato. Alla resa dei conti possiamo affermare che anche questa volta l'etichetta discografica Le Crepuscule du Soir non ha commesso errori nello scovare e pubblicare questo lavoro e lodiamo la lungimiranza nel dare spazio a band di questo calibro, sperando che non perdano la volontà di suonare underground e soprattutto che non perdano il potere di rinnovarlo con questi ottimi risultati. Complicato ma proprio un bel disco! (Bob Stoner)

venerdì 14 giugno 2013

Mutilanova - Nera Lux

#PER CHI AMA: Black Symphonic metal, A Forest Of Star, Agathodaimon, Gehenna
La band in questione arriva dalla Francia, precisamente da Grenoble ed è al secondo full lenght, uscito nel 2012 per le Crepuscule du Soir Productions e ci porge questo bel lavoro dalle tinte oscure, epiche, folkloriche e barocche. Il loro balck metal si tinge di dissonanze e stravaganze stilistiche mescolate ad arte estrema con la furia e la velocità di un classico del genere symphonic metal. Quindi non stupirà il fatto di trovare suoni folk e clavicembalo all'interno di strutture tese e drammatiche, uno screaming perpetuo e tanta melodia. Gli spunti sono moltissimi, dicevamo, presi in prestito dal folk come dal barocco, ma quello che più colpisce è la semplicità con cui la band riesce a trasportare l'ascoltatore da un'estremità all'altra di tale musica usando sempre il verbo oscuro dell'extreme black metal. L'album è ipnotico e velocissimo, passa dall' immediata violenza a situazioni spiazzanti di pura melodia ancestrale, velato di un sonorità etniche che restano sempre leggere senza mai affondare nel folk metal, accennandolo solo il tanto che basta per aumentare la curiosità dell'ascolto. Potenza, melodia, fraseggi e assoli di chitarre power divisi con una tastiera versatile ed estroversa, iperattiva e multiforme, una concezione astratta del folk, come se gli Stille Volk volessero essere i Gehenna con chitarre rumorose e melodiche in stile Agathodaimon. Un lavoro da assaporare tutto d'un fiato, senza respiro e lasciandosi trasportare dalla sua nera eterea concezione. Complicato come il prog, rumoroso come il black, sinfonico e veloce come lo speed metal, onirico e incontenibile come il folk metal. Un gioiellino assolutamente da ascoltare! (Bob Stoner)

(Le Crepuscule du Soir Productions)
Voto: 75

https://myspace.com/mutilanovagroupe

mercoledì 6 febbraio 2013

Sea of Disorder - Sea of Disorder

#PER CHI AMA: Post Rock quasi strumentale
Questa release è uscita in digitale il due ottobre dello scorso anno, ma io sto impazientemente attendendo l’ufficiale rilascio sul mio adorato supporto rigido, previsto, a quanto pare, per l’imminente primavera. Ciò non mi dissuade tuttavia dal recensire il disco di questo duo austriaco, costituito da Robert Czeko (alle chitarre, basso ed effetti vari) e Christian Hubmann (batteria, chitarre, basso e tastiere), supportati da due guest star, Loïc Rossetti (dei The Ocean) alla voce e Chris Huber (Sounds of Earth tra gli altri) all’effettistica. Vista cosi, dalla formazione ci si aspetterebbe un sound veramente micidiale, infarcito di effetti e suoni cibernetici. In realtà, questo omonimo EP rappresenta quanto l’ascoltatore moderno si possa attendere da un più che discreto album di post rock: suoni rilassati e alquanto rilassanti. Il cd si apre con “Chapter I – Frozen Tide”, una song strumentale dal forte sapore malinconico, fatto di intimistiche e soffuse melodie, che attraverso un inquietante intermezzo rumoristico e di voci indistinguibili, ci conduce al secondo capitolo. Trattasi di un’altra interessante traccia, che passerà alla storia però, più per la lunghezza del suo titolo, che vado ad omettere, che per la performance musicale dei nostri, anche se alla voce, finalmente si sente il bravo frontman dei teutonici The Ocean, che vede però fare il suo debutto solo ad un minuto e mezzo dalla fine del pezzo e con una parte di cantato piuttosto stringata. Mi avvio verso l’ascolto dell’ultimo capitolo piuttosto perplesso, avvolto da un senso di frustrazione misto ad insoddisfazione. Questo perché, mi sembra che la band austriaca abbia ottime potenzialità da sfruttare, ma che alla fine quanto contenuto nei 27 minuti di questo esordio, sia solo un piccolo antipasto di quello che dovremo attenderci in futuro; ed ecco perché mi alzo da tavola un po’ con la fame. C’è da dire che “Chapter III” è una song che dura fortunatamente 13 minuti, una lunga cavalcata che vede miscelate tutte insieme le componenti portanti del sound dei Sea of Disorder: un riffing pungente (da rivedere però il suono del drumming, forse troppo finto e poco incisivo) all’inizio e alla fine (dove appare anche una componente stoner), interrotto da un’interessante parte atmosferica, cesellata dall’ottimo lavoro alle chitarre acustiche del duo Robert/Christian, e qualche guaito cavernoso del buon Loic. Il problema è che l’album stenta a decollare, sembra sempre li li per esplodere, per iniziare a raccontare una storia, ma poi il tutto non trova il giusto sbocco e viene strozzato nella bocca dello stomaco. Da qui appunto nasce la mia frustrazione. Ora attendo non solo che questo lavoro esca in formato fisico, ma che a stretto giro di boa, veda la luce anche un album nuovo di zecco, che mi faccia sussultare e non poco. Della serie “suo figlio ha le potenzialità ma non si applica”. (Francesco Scarci)

(Le Crépuscule du Soir productions)
Voto: 70

http://seaofdisorder.bandcamp.com/