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sabato 7 giugno 2014

Dol Kruug - Eat Me

#PER CHI AMA: EBM, Industrial, Cyber Electro Grind
Dol Ammad, Dol Theeta e gli ultimi arrivati Dol Kruug (senza scordare anche i Synesthesia) non sono altro che le incarnazioni sonore degli umori di Thanasis Lightbridge, musicista greco di Salonicco, che attraverso la sua label Electronicartmetal Records, dà libero sfogo a tutte le sue caleidoscopiche idee. Veniamo agli ultimi nati, i Dol Kruug e al loro formidabile esempio di come si possa combinare l'elettronica col cyber grind/EBM e rumorismi vari, senza cadere nello scontato o nel già sentito. La cavalcata sonora di 'Eat Me' parte dalla funesta "Game Over Human" che incarna lo spirito malsano di questa release e decreta la fine della nostra razza sulla Terra. Spettrale, malvagia e idiosincratica, la traccia mostra una nuova immagine di Thanasis, fino ad oggi edulcorata dalle sperimentazioni sinfoniche delle altre sue creature. Con questo album invece l'idea è quella di far male con le ritmiche eletro-industrial delle sue tracce, che una dopo l'altra scorrono in questo magmatico effluvio ipersonico. "Mecha Orgy" richiama qualcosa dei Fear Factory, ma molto più ampio è lo spazio ivi riservato per la sperimentazione cibernetica con le vocals del mastermind greco, mai cosi profonde. L'album spacca di brutto e poco spazio (per non dire nullo) viene concesso a momenti più rarefatti. L'EBM regna sovrano in "Obey the Toad" con le sue perturbazioni soniche che destrutturano pericolosamente la mia massa cerebellare. Se poi ascoltate il tutto in cuffia, il risultato di annientare i sempre meno neuroni rimasti, avrà il suo massimo effetto, statene sicuri. Degli ansimi spaventosi aprono "Brain Lab" e poi l'effetto dei suoni che si canalizzano all'interno delle mie orecchie è quello di un esercito di piccoli soldati che, dotati di una mazza ferrata, fanno pulizia prendendo a martellate le cellule del mio meato acustico. L'atmosfera mortifera che si respira ha un che di spaventoso, gli effetti giocano a ping pong passando da un orecchio all'altro, destabilizzando sempre più la mia mente. Urla di donne, suoni provenienti da un rave party in una fabbrica dismessa, vocals suine sono gli ingredienti di questa song e delle successive. Nella title track l'electro sound assume connotati quasi noise, sfondandoci il cranio a suon di EBM e disco space rock. Siamo a metà ascolto e mi sembra di essermi fatto un'endovena delle più potenti droghe psicotrope: l'esercito di piccoli soldati non è più nelle mie orecchie, ma me lo vedo danzare davanti agli occhi, ormai stordito dal vodooo sonoro che si è inventato il buon Thanasis. Che diavolo ti sei fumato per concepire questo lavoro? Vado avanti, abbandonando la follia degenerativa di "Vo Du Delagua" per farmi accogliere a braccia aperte dalla furia deflagrante di "Psycho Stops For Tea", l'esempio più palese di come si possa suonare grind cibernetico e si rischi di diventare quasi più devastante del mitico 'Scum' dei Napalm Death. 'Eat Me' è un'arma pericolosa, da maneggiare con cura, un album concepito da alieni tant'è che "Alien Butcher Doctors" ne rappresenta probabilmente l'inconfutabile prova, un messaggio che lo strumentista di Tessalonica volge verso lo spazio per richiamare forze extraterrestri che invadano il nostro pianeta. Sonorità stile film di Dario Argento per la catacombale "Ex Inferis" e la conclusiva "Sonic Diarrhea" che ci danno il definitivo colpo di grazia targato Dol Kruug. Preparatevi, l'invasione è iniziata e i Dol Kruug (e la gallina finale) ne sono gli infami promotori. (Francesco Scarci)

(Electronicartmetal Records - 2014)
Voto: 80

lunedì 3 gennaio 2011

Dol Ammad - Winds of the Sun


Domenica pomeriggio: mentre il sole tramonta e le tenebre invernali si impossessano del cielo, mi arriva la richiesta di recensire il nuovo EP di una band greca (composta da ben 19 elementi, 5 facenti parte della band e 14 come chorus), la cui musica viene definita da Encyclopaedia Metallum “Progressive/Symphonic/Operatic Metal with Electronic music influences” (meno parole per definirla non credo ce ne siano/Ndr). Si tratta dei Dol Ammad, act ellenico proveniente da Thessaloniki, formatosi ben 11 anni fa e con all'attivo due full lenght. La title track, prima traccia dell'album, è dedicata all'astrochimico Carl Sagan, uno dei fondatori del progetto per la ricerca delle intelligenze extraterrestri (come spiegato nel loro sito ufficiale); qui la band, come vocalist, si avvale della partecipazione di DC Cooper (Silent Force ed ex Royal Hunt). Tutta la canzone è orchestrale, con la voce in primo piano, epica e portata ai limiti possibili: la song sarebbe perfetta come colonna sonora per un viaggio interspaziale verso le costellazioni più remote, cosi come descritto nel testo. La seconda traccia è la cover di “Black Winter Day” degli Amorphis, in versione decisamente più elettronica e ritmata, ma di bell'effetto, anche se è un po' strano, devo ammetterlo, sentire inizialmente un chorus (stile Therion) e poi una voce femminile cantarla, così soave se paragonata con la profonda tonalità di Tomi Koivusaari, tuttavia risulta una piacevole sorpresa. La terza song, “Theeta Dominion”, pesca dall'electro rock anni '80, quasi si trattasse di una versione rockettara dei Depeche Mode: il risultato è un pezzo ricco di sperimentazioni che ben si accompagnano alla voce dell'Europa Choir, che conferiscono più solennità alla componente elettronica. La prima parte della canzone è strumentale, con synth, chitarre e cornamusa; si aggiunge poi una voce femminile che contribuisce a rendere ancora più armonioso il brano, in un crescendo di emozioni. Velocemente filiamo alla quarta, “Aquatic Majesty (choral remix)”: si tratta del remix di una vecchia canzone della band, contenuta nel precedente “Ocean Dynamics”, dove è più enfatizzata la parte corale (e qui i 14 elementi, 7 uomini e 7 donne, danno il meglio di sé), e dove la parte strumentale appare posta in secondo piano. Per quanto particolare, il pezzo risulta piacevole e magico, intenso e maestoso. Con “Birth of a Dream” si arriva ahimè alla fine dell'EP: brano quasi interamente strumentale (c’è qualche sussurro qua e là di una eterea voce femminile), ipnotico e destabilizzante, in cui il combo greco si è avvalso principalmente del solo sintetizzatore mentre da metà brano fa la sua comparsa un'ululante chitarra elettrica. Con "La Nascita di un Sogno", i nostri hanno voluto verosimilmente enfatizzare al massimo il rumore dell'universo (un consiglio: usare l'album per qualche speciale sull'universo? Qualcuno avvisi l'ISS per favore) e allo stesso tempo rilassare le nostre menti, in un lungo viaggio nello spazio sconfinato attorno a noi. Per concludere, oltre a dire che questo EP mi ha stupito e piacevolmente sorpreso (la mente ha girovagato realmente per spazi intergalattici), ne consiglio l’acquisto a tutti: grazie a Thanasis, leader della band che ne ha permesso la diffusione digitale e grazie alla “Terra degli Dei” che ci ha portato questa eccitante perla di sperimentazione musicale. (Samantha Pigozzo)

(Electronicartmetal Records)
Voto: 85