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martedì 4 febbraio 2025

Rheinkaos - All my Being is a Dark Verse

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
Ci sono voluti ben 16 anni per risentir parlare dei Rheinkaos, band greca che era uscita nel 2008 con un demo - che il sottoscritto aveva recensito - e poi il nulla. Un silenzio assordante. Si era parlato di un primo full length nel 2010, ma questo rimase strozzato in una carenza di budget che mi fece pensare alla prematura capitolazione dell'act ellenico, cosa che effettivamente accadde nel 2015. Eppure, la creatura di Dimitrios B. aveva lasciato un segno, per quel sound industrial-avanguardistico che scomodava mostri sacri come Dødheimsgard e Ulver. Poi con mia grande sorpresa, lo scorso anno ho letto che la band si era riformata, e addirittura aveva deciso di completare le due tracce lasciate abbandonate una decina d'anni fa. Il trio ha quindi rilasciato questo EP di due pezzi, intitolato 'All my Being is a Dark Verse', che include "Beta Religion" e "The Commencement Fear". Devo dire che i pezzi riflettono assolutamente quanto avevamo già apprezzato su quel 'Demo 2008', ossia una base avantgarde su cui imbastire una ritmica black coadiuvata da elementi sperimentali, che portano i nostri a sbandare in derive di "ulveriana" memoria, complice peraltro un uso possente dei synth, ed evocando, in altri momenti, le cose più progressive degli ultimi Enslaved, con la band greca che arriva a citare addirittura i Fates Warning, tra le proprie influenze. La proposta del trio è davvero molto interessante, con pulsioni cosmiche che divampano dalle linee di basso, chitarra e componenti elettroniche varie, al pari delle esplosioni vulcaniche sulla luna di Giove, Io, mentre la voce del frontman si alterna tra parti pulite e harsh vocals. L'inizio della seconda traccia è ancor più affascinante, e qui si sentono probabilmente quelle influenze che conducono al prog dei Fates Warning, ovviamente in una veste più pesante viste le grim vocals che duettano con altre più cibernetiche e insieme si affacciano comunque su una matrice musicale davvero da brividi. Uno strabiliante break atmosferico centrale miscela hammond e chitarre, mentre oniriche visioni psichedeliche, coadiuvate da giri di chitarra acustica, fughe post rock, un sax delirante e orchestrazioni da applausi, completano un brano esagerato, lasciando trasparire le enormi potenzialità di una band che potrebbe realmente configurarsi come la maggior sorpresa di questo 2025. Per ora mi tengo basso con il voto (e sarà un 75!), solo perchè il qui presente dischetto è stato partorito oltre 10 anni fa e include due sole song, ma la curiosità di conoscere lo stato di forma dei Rheinkaos oggi, vi garantisco che è enorme. (Francesco Scarci)

sabato 27 novembre 2010

Rheinkaos - Demo Cd


Affrontare questo cd non è tra le cose più semplici da fare, in quanto nelle poche tracce (tre per venti minuti circa) ivi incluse, si possono riscontrare un sacco di influenze che potrebbero ingannare ripetutamente l’ascoltatore. Le delicate note di piano (stile Massive Attack), l’atmosfera cibernetica e le angeliche vocals di Gogo che si ritrovano in “Drink the Effect”, sembrano portarci in una direzione che ben presto nel corso del brano, i nostri saranno in grado di smentire e ribaltare follemente. Eh già, perché non appena la voce (oscura) di Savaoth fa il suo ingresso e i nostri iniziano a martellare con le atmosfere tipiche del sound ellenico, una serie di suoni soffusi, delicati e maledettamenti inattesi (presi in prestito dalla trance music o dalla lounge), ci stordiscono per la loro capacità di disorientarci completamente. È solo calma apparente che poi si trasforma in furia, ma furia controllata, che mi ha riportato alla mente i suoni primordiali dei grandiosi Septic Flesh. Il quartetto greco genera suoni incredibilmente piacevoli e di gran classe che si insinuano nella mia mente e mi spingono a volerne di più, in quanto derivativi da generi estranei al metal (interessanti infatti alcune incursioni jazz). La seconda “Witness to Your Disguise” mette in luce la vena più industrial della band, non perdendo tuttavia, nel suo incedere ipnotico e claustrofobico, la propria identità e le proprie origini. D’altro canto l’idea che sta dietro ai Rheinkaos è quella di sperimentare l’ambient e le sue strutture minimalistiche, mantenendo comunque una propria identità heavy metal, che finirà per trasformarsi nella conclusiva “Bring the Shadows”, in estremismo black/death, mostrandoci l’enorme classe che risiede nelle corde di questi musicisti. Quest’ultima è decisamente la song più violenta del lotto che magari più si avvicina agli standard della scena death, tuttavia alcuni suoi passaggi evidenziano ancora una volta un talento smisurato per questa band, capace di condurre sonorità d’avanguardia (alla Ulver per intenderci) in chiave estrema. Come al solito, so che le mie parole vogliono dire tutto e niente, ma vi invito ad andarli a cercare sul web per capire come si possa ancora fare musica originale in ambito estremo e poterlo contaminare con elementi techno o free jazz. Se siete dotati di una mentalità aperta, contattate per favore la band, per far vostro questo Mcd, non ve ne pentirete. Ho limitato la votazione solo perché si tratta di 3 tracce, ma sarebbe potuta essere molto più alta. Eccezionali! (Francesco Scarci) 
 
(Self)
Voto: 80