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giovedì 8 luglio 2021

DxVxDxD SxLF - Before the Dawn

#PER CHI AMA: Symph Black/Gothic
Adoro la creatività umana, forse perchè ne vorrei avere anch'io ma quando ho letto il moniker di questa band francese, ammetto di non averci capito un bel niente. Fortunatamente, le istruzioni allegate al cd specificano che la corretta pronuncia per quel DxVxDxD SxLF non è altro che "Divided Self", il che mi ha lasciato piacevolmente colpito, peraltro visti anche i riferimenti letterari all'opera "The Divided Self: an Existential Study in Sanity & Madness" dell'autore britannico R.D. Laing. Il terzetto originario di Clermont-Ferrand (che vede tra le proprie fila membri ed ex di Ad Vacuum, Cøld e Aphelion) propone un sound piuttosto originale, che si esplica in questa loro seconda fatica intitolata 'Before the Dawn', attraverso una mistura di black, gothic e symphonic metal, sulla scorta di quanto fatto ad esempio dai Malevolentia, parlando esclusivamente di suolo francese. Quello dei DxVxDxD SxLF si presenta forse un pizzico più morbida, giusto perchè confluiscono quelle reminiscenze gotiche che potrebbero evocare i primi Moonspell o addirittura i Fields of the Nephilim nella seconda "Somewhere Far Beyond". L'approccio con i nostri è comunque notevole sin dalla robusta opener "Man in a Vortex". Più in pompa magna invece l'inizio di "After Dark", un brano che mantiene intatta l'identità sinfonica del trio transalpino che va a intersecarsi con il black solo a livello vocale con le grim vocals (da migliorare a mio avviso) del batterista Ludy Wotton. Il brano poi è davvero convincente con pezzi di musica classica che subiscono improvvise accelerazioni blackish e deliranti cambi di tempo che spezzano le brevi sfuriate. Ottimi pure i cori e le improvvisazioni che rendono il pezzo decisamente più accattivante e degno di nota. I nostri ci sanno fare, lo sottoscrivo appieno, sia quando c'è da andare di fioretto, splendide le atmosfere create in tal senso in quella che sarà la mia traccia preferita, cosi come quando c'è da pestare sull'acceleratore. C'è classe, non l'avrei mai pensato di primo acchito, quando ho visto l'artwork di copertina. Ripeto, peccato per quello screaming irrimediabilmente fastidioso che mi ha richiamato gli ungheresi Sear Bliss, avrei preferito una voce in stile Fernando Ribeiro. Un po' più piattina in apertura la quarta "Weal & Woe", risollevata ben presto da un brillante assolo tipicamente rock nella prima parte e da atmosfere horrorifiche nella seconda, con un finale intrigante tutto da assaporare. Un pianoforte (e poi un organo) aprono "The Start of the Ending", uno di quegli intro che starebbe alla grandissima su un qualsiasi disco dei Cradle of Filth. Il pezzo poi è piuttosto lineare dotato di una buona linea melodica e un grande armamentario di effettistica, cosi come roboanti blast beat che tempestano per una manciata di secondi la parte centrale della traccia prima di affidarsi ad un bel riffing heavy metal che mostra una delle tante facce dei nostri. Heavy metal che torna anche nella successiva "Swan Song", almeno nel suo incipit, poi spazio ad un rifferama black, con parti ritmate ad alternarsi a scudisciate di somma violenza e ancora improvvisazione a gogo tra assoli eleganti e backing vocals oscure a cura di Lord Necron dei Gergovia. C'è davvero tanto nella musica di questi DxVxDxD SxLF, lo dimostrano le ritmiche di "Ocean of Possibilities", un pezzo che mi ha evocato un mix tra Paradise Lost e di nuovo i lusitani Moonspell, con una prova vocale finalmente convincente, prima che il sound divenga dirompente a livello ritmico. Bene, un crescendo convincente, che ha modo di concretizzarsi ancora nelle note sinfoniche della breve e tagliente "Lux in Tenebris Lucet". A seguire "Darkstones Cathedral" con un'altra ospitata, quella di Rhiannon Celine, in un brano che abbraccia il misticismo dei primi Therion combinato con il symph black dei Dimmu Borgir, in una cavalcata corredata da magnifiche atmosfere, pompose orchestrazioni e soavi voci eteree, che ne fanno il mio secondo pezzo preferito di 'Before the Dawn'. In chiusura, le spoken words dell'outro "The Turin Horse", che sanciscono la dignità di un sorprendente quanto inaspettato lavoro. (Francesco Scarci)