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lunedì 23 maggio 2022

Moluchtas - Telos Terminus

#PER CHI AMA: Black/Death
Presentarsi con delle registrazioni prossime alla cantina di casa non è mai buona cosa, proporre una compilation dopo soli due EP rilasciati, o ti chiami Metallica o meglio lasciar perdere. Se poi l'intento dei Moluchtas è quello di includere in questo 'Telos Terminus' tutte le tracce di 'Into Nothingness' e di 'The Inexorable Imprecation of Being', EP usciti in cassetta pochi mesi prima e forse passati totalmente inosservati ai più, deve esserci per forza un problema di fondo. Partiti con queste caustiche assunzioni, andiamo a dare un ascolto a queste otto tracce che propugnano per un black death senza troppi fronzoli. Questo è il minaccioso progetto di un musicista belga che ci spara in faccia un sound sprorco e convulso sin dall'iniziale "Surrender to the Void", fatto di riff ultra veloci e vocals raspanti, il tutto come dicevo, con la medesima qualità di un aratro che incide delicatamente sul manto vellutato di un vinile, quanto mi girano le palle, non avete idea. Il risultato è quindi un suono che si perde nelle basse frequenze e anche quando sembra aver qualcosa da dire, tipo nella seconda "The One That Defiles the Earth", in realtà non offre tutto quel range sonoro che potrebbe portare a ben altre valutazioni. Pur essendo cresciuto a pane e cassette registrate, faccio fatica ad accettare qualità cosi basse nel 2022. E non serve che il mastermind belga provi a raddrizzare il tiro con un incipit tastieristico in "The Awakening", la valutazione sembra già sufficientemente compromessa, anche perchè quello che segue è comunque un marcissimo esempio di death/black, almeno fino ad un certo punto. A metà brano infatti compaiono partiture sghembe di chitarra che evocano parossismi di scuola Deathspell Omega e successivi rallentamenti e parti atmosferiche che finalmente non mi spingono a saltare al pezzo successivo. Di "A Carnal Illumination", delle sue chitarrecon trame a tratti spettrali, ma per lo più dotate del medesimo riff dei precedenti e delle grim vocals del cantante, non ricordo molto altro. Da "Damnation's Drawning" alla conclusiva e stralunata "The Sun of Malediction" si passa alle tracce contenute nel più recente 'The Inexorable Imprecation of Being', EP uscito fondamentalmente un mese e mezzo prima del qui presente. La proposta non mostra grandi differenze dal passato, propinando sempre un concentrato insano di black caotico, a tratti atmosferico (menzione per il finale melodico di "The Sanguinary Provenance" e per "The Quintessence of Emptiness", forse il pezzo migliore di questo infausto album) e luciferino, che necessita però di ben altro per rendersi memorabile ad un pubblico più vasto. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2022)
Voto: 62

https://moluchtas.bandcamp.com/album/telos-terminus

domenica 22 maggio 2022

Soulcarrion - Infernal Agony

#PER CHI AMA: Death Metal, Morbid Angel
Da Varsavia ecco arrivare il debut album dei Soulcarrion intitolato 'Infernal Agony', album targato Godz Ov War Productions. Detto che il titolo prefigura nome e programma del duo polacco, l'album consta di nove putride tracce di death metal vecchia scuola, dotato tuttavia di una grande dose di tecnica e un pizzico di melodia. Questo almeno quanto testimoniato dall'iniziale "Piles of Ashes", un brano che mi ha evocato i fantasmi degli Entombed di 'Left Hand Path' e proprio alla stregua di quel memorabile disco di oltre 30 anni fa, aspettatevi un feroce assalto ritmico contrappuntato da spettacolari e vorticosi assoli (di scuola Morbid Angel) e dall'immancabile growling da orco cattivo. Per il resto, 'Infernal Agony' è un disco che non fa troppi prigionieri, una cavalcata inarrestabile (giocata ahimè su un unico riff monocorde dall'inizio alla fine e da una triturante batteria), insomma il classico treno impazzito pronto al deragliamento. Non mancano ovviamente anche i frangenti mid-tempo (alcuni secondi nella caustica "Realm of Pain", nell'incipit della più compassata "Revenge is Mine" o nelle seconde metà sia  della title track che di "Night Ceremony"). Ubriacante la tagliente chitarra in apertura di "Depth of Fear", cosi come nella sua parte centrale più ritmata e pure in un infernale assolo conclusivo, che la porteranno ad identificarla anche come il mio pezzo preferito del disco. Per il resto, non aspettatevi troppa originalità dai Soulcarrion, tant'è che mi sentirei di consigliare questo lavoro ai soli amanti di putride sonorità death old school. Astenersi gli altri. (Francesco Scarci)

Lacuna Coil - Broken Crown Halo

#PER CHI AMA: Gothic Alternative
Se pensate che la più originale e anticonformista goth band italiana, da sempre eccentricamente vestita di nero e capace di compiere la coraggiosa e inaudita scelta di cantare in inglese, percorrendo sonorità desuete come il gothic-pop alla Evanescence e il nu-metal adolescenziale, potesse addirittura arrivare a confezionare un originalissimo concept dall'inconsueta copertina su tematiche praticamente inedite quali l'occultismo e l'horror vintage tardosessanta, beh, se siete riusciti a formulare un pensiero tanto assurdo, allora siete sicuramente quel genere di persona che non riesce a perdonarsi di pensare che Cristina Scabbia abbia le gambe corte e le tette piccole. (Alberto Calorosi)

(Century Media - 2014)
Voto: 50

https://www.lacunacoil.com/

Asphyx - Incoming Death

#FOR FANS OF: Death Metal
The album here is better than a "65" rating to me. It's different, but cool. Good death metal and if you're into the vocals of this band, you'll like this. Their new one is excellent too. This one is somewhat slow, but not entirely. The guitar riffs are pretty exquisite. I like the quality of the sound on here, it's just that mixture of death/doom metal. Hence the slow riffs. But this album as a whole is pretty well rounded. I liked the whole thing and if you're a fan I'm sure you'll like it as well. It's slower tempos than there are fast ones. But still the quality of the guitar riffs are superb. They'll just stick with you!

The vocals are an acquired taste and if you like them, then you'll like this. Definitely! I like the guitar and vocals pretty equally so there's no discrepancy there. The production quality is top notch. I like the recording, ABSOLUTELY! The whole album is full of diversity. Not to mention originality and hostility. The music I think you'll like the most. And that distortion is absolutely amazing. These guitars are seriously amazing. The riffs are wholly original. Everything fits together perfectly. All the tracks on here I liked. But don't expect many fast tempos, you'll just be disappointed.

The production quality is top notch. Really good for a death/doom band. I like how they mix the two genres together. They seem to know how to structurally arrange everything so that it fits this double genre. It took me a while to get used to the vocals but eventually I started liking them. It just seemed to make sense. I think that this band keeps on improving after each succeeding release. I like the sound quality the whole way through. It definitely hits the mark on this album. I would say it's almost as good as their new album, but not as good. I think their new one is a slight bit better.

This is available on Spotify and YouTube as well. They really tear it up on here and I think any metal fan will enjoy this. Even the slow tempos are still to my liking. There really aren't many solos (if at all) but that's OK because the riffs are pretty phenomenal. They are balls out amazing on here. I think for any metalhead they'll like this one. It has a lot of variety and likability. All the elements of a good album has me rating this one a "70-". Check it out! (Death8699)

(Century Media - 2016)
Score: 68

https://www.facebook.com/officialasphyx

Napalm Death - Diatribes

#FOR FANS OF: Death/Grind
A more experimental Napalm Death though I still like it. It's kind of the same way I like 'Chaos AD' by Sepultura though they're in a whole different genre. But the same idea. I think that they had a lot of good ideas in the songwriting but they totally abandoned their grind roots on here. Surprised that Jesse (RIP) did go through and play on this alongside Mitch. I supposed "slowed down" doesn't even come close to this one. I like it, but it's way not Napalm. If they wanted to abolish their metal roots (as I say), then they've done that here. It's kind of like Napalm meets Lamb of God or Killswitch Engage. I'm surprised that I like this!

I can see an alternative metal approach on 'Diatribes' it's closest to that genre far away what Napalm fans are really into. But since I value just about all genres I can appreciate this and give it a "70" rating. They probably wanted to do something they've never done and well that's what they sure as hell did. I like the guitar riffs on a lot of their songs here but you would think it's not Mitch and Jesse doing this. And Barney sounds the same just not like on 'Harmony Corruption', 'Utopia Banished' or 'Fear, Emptiness, Despair'. This is the newer Barney not as low in pitch nor as likeable (to me) as on earlier releases the ones I just mentioned.

I think if this were a different band then grind, death/grind or straight death metal you'd probably be OK with it. I suppose that they did see the negative press so they changed their tune. I'm still in favor of people getting the album but just expect something different. Those blast beats are nonexistent and the intensity is a lot less. They probably don't really play much of the material on this live (they didn't when I saw them in 2012), so it's not well received. There are a lot of changes on here and the distortion on the heavy riffs are there but not on every song the whole way through.

It's hit or miss if you'll like this or not. Since I'm a big Napalm Death fan, I accepted that it was something different here so I thought it palatable for me. But if you're looking to the utmost intense Napalm, search into the earlier releases I mentioned or with the old lineup. Don't expect Napalm of the old this is the new generation. Though on here, it's pretty alternative metal sounding. They abdicated their roots but a lot of songs are still pretty strong! I ordered the CD because I didn't get it when it came out in '96. I've been a Napalm fan since the late 80's. I've heard a big change in sound and this is a product of the new. (Death8699)


Richard James Simpson – Sugar the Pill

#PER CHI AMA: Indie Punk Rock
Il terzo album di Richard James Simpson, cantante e chitarrista americano, un tempo parte fondamentale dei Teardrain, apre le porte verso il grande pubblico ad un artista visionario, innamorato della psichedelia e delle rasoiate di chitarra, quanto di quel sostrato industriale e sintetico, molto familiare negli anni '90. Il noise è il contorno, il loop che si ripete e rinnova, le voci distorte, l'indie rock alternativo, sporcato di punk rock e lisergiche sonorità, rendono questo 'Sugar the Pill' una gemma ruvida ma assai luminosa. Così ci appaiono davanti suoni di un tempo, come i Dark Star, quelli di 'Twenty Twenty Sound', prodotti da Steve Lillywhite nel 1999, nei brani "Starry Hope" e "We're in the Wolf's Mouth", mentre "Sleep" riporta un odore industriale molto forte, del resto come "Consensual Telepathy", che ritrova alcune atipiche sonorità sperimentate dai Godflesh in 'Us and Them', oppure ancora l'influenza della scuola sonora aperta dal venerabile 'Mezzanine' dei Massive Attack o dai NIN più moderati in maniera personale e ricercata. "Playing God" sembra una out-take sfuggita ai recenti Duran Duran per il suo mood dance alternativo, seguita da un brano lampo come "Whitney Said", che recita una litania in maniera criptica, prima dell'oscura e sperimentale base ambient di "Time, the River" che, con il suo carillon nel finale, ostenta fantasmi vicini ai Death in June più astratti. Da qui in poi l'opera prende una vena meno rumorosa e più ambient, la ballata triste di "Take it Back" e "John Can't Hero" ne sono gli alfieri con movimenti lenti ed ipnotici spostamenti, suoni rarefatti, sospesi che si materializzano e si espandono nell'aria sciogliendosi definitivamente e sfociando nella drammatica follia dei 101 secondi di "The Pink is Painless", un buco nero che perfora l'anima. Conclude la ballata "Love Become a Stranger", che sembra un brano di Richard Ashcroft arrangiato da un Julian Cope in una stralunata forma romantica. Il disco è pieno di collaborazioni importanti, e cito come da sito della band Gill Emery (Mazzy Star, Hole), Don Bolles (The Germs), Dustin Boyer (John Cale), Paul Roessler (The Screamers, Twisted Roots, Nina Hagen), Geza X (Geza X and the Mommymen, The Deadbeats), Grebo Gray, Wilton e Kaitlin Wolfberg. Sicuramente un album tanto interessante quanto disomogeneo nella sue composizioni che s'ispirano a molte sonorità diverse tra loro. Di certo possiamo dire che 'Sugar the Pill' ha un ottimo sound che rispolvera vere chicche di commistione tra chitarre lisergiche e ritmi ipnotico-ossessivi che furono un tempo la Bibbia musicale di una generazione. Composizioni diversificate e fantasiose, fondamentalmente cupe, a volte claustrofobiche, per un lavoro tutto da scoprire ed apprezzare in tutte le sue molteplici sfaccettature. (Bob Stoner)

(Rehlein Music - 2021)
Voto: 74

https://soundcloud.com/rjamessimpson

lunedì 16 maggio 2022

Vaina - ✥ FUTUE TE IPSUM ✥ Angel With Many Faces

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Il buon Stu Gregg, mastermind della Aesthetic Death, prosegue con la ricerca di band "particolari" da inserire nel proprio roster. Dopo Goatpsalm e Horthodox recensiti dal sottoscritto, non del tutto felicemente qualche mese addietro, ecco un'altra stramba (giusto per non cadere in aggettivi più disdicevoli) creatura per l'etichetta inglese. Si tratta dei finlandesi Vaina, una band che fa del "non sense" musicale (giusto per citare anche il titolo di un loro vecchio brano) la propria filosofia musicale. Dopo 'Purity' del 2019, un EP ('Futue Te Ipsus' incluso in questo stesso disco) ecco la nuova proposta della one-man band guidata dallo stralunato Santhir the Archmage, uno che a quanto pare, si è svalvolato il cervello durante il suo primo e unico concerto live, decidendo fondamentalmente di non dare più alcun riferimento stilistico alla propria proposta. Pertanto '✥ FUTUE TE IPSUM ✥ Angel With Many Faces' segue queste regole, decidendo di partire con "Oppenheimer Moment", una song tra l'ambient e il drone, su cui possiamo tranquillamente sorvolare. Con "I1" le cose si fanno più strane ma al contempo interessanti: si tratta infatti di un pezzo black acido, originale, ritualistico, con una base melodica affidata ai synth davvero evocativa, sommersa poi da vocals urlate ed altre declamate. La pseudo normalità dura però solo tre minuti degli otto abbondanti complessivi della song, visto che poi l'artista finnico imbocca una strada tra l'esoterico, il dungeon synth, l'ambient e per finire una bella dose da cavallo di sperimentazione sonora (con suoni sghembi di scuola Blut Aus Nord) che sembra nascere da un'improvvisazione estemporanea. "HCN" ha le sembianze dell'intermezzo orrorifico, consegnata quasi esclusivamente a synth e tastiere. La tappa successiva è affidata a "Yksikuisuus", un pezzo che cresce musicalmente su basi tastieristiche oggettivamente suonate male, ma comunque dotate di un'aura cosi mistica che sembra addirittura coinvolgermi. Non vorrei cascarci come l'ultimo dei pivelli, ma l'egocentrico musicista finlandese suona quel diavolo che gli pare, passando da delicati momenti di depressive rock/dark/post punk contrappuntato da una rutilante (quanto imbarazzante) drum machine che, inserita in questo contesto, trova comunque il suo filo logico, soprattutto in un epico e maestoso finale symph black. Questo per dire alla fine che Santhir the Archmage è davvero penoso a suonare, eppure tutto quell'entropico marasma sonoro che prova a coniugare in queste tracce, trova stranamente il mio consenso. Se dovessi trovare un termine di paragone con una band, citerei i nostrani Hanormale, con la sola differenza che quest'ultimi hanno fior fiore di musicisti. Il delirio musicale prosegue attraverso l'EBM di "About:Blank" (ecco la classica buccia di banana su cui scivolare) e il black avanguardistico di "Raping Yer Liliith" (assai meglio). "πυραμίς" ha un incipit stile 'Blade Runner' che perdura per qualche minuto prima di lasciare il posto ad una proposta indefinibile tra derive ambient burzumiane, deliri alla Abruptum e rimandi agli esordi malati dei Velvet Cacoon, ecco non propriamente una passeggiata da affrontare visti anche i quasi undici minuti di durata del brano. Esoterismo rap per "--. .-. . . -.", un'altra song davvero particolare che forse era meglio omettere per non toccare la sensibilità degli adepti dei Vaina. "Todestrieb" è un altro intermezzo noise che ci introduce alla conclusiva "Minä + Se", gli ultimi undici deliranti minuti di questo estenuante lavoro (un'ora secca). La song saprà inglobarvi ancora nel mondo disturbato e visionario di Santhir con suoni tra elettronica, black, drone, ambient, liturgico, sperimentale, horror, dark e tanta tanta follia suonata alla cazzo di cane ma sancita da un bell'urlaccio finale volto a Satana. Non ho ben capito se Santhir ci faccia o ci sia, fatto sta che questo lavoro meriterà altri ascolti attenti da parte del sottoscritto. (Francesco Scarci)

domenica 15 maggio 2022

Au-Dessus - Mend

#PER CHI AMA: Post Black
I lituani Au-Dessus li seguo dal loro esordio, quell'EP omonimo uscito nel 2015. Ho comprato anche il loro Lp 'End of Chapter', che trovai all'epoca davvero convincente. Dal 2017 a oggi se ne sono perse le tracce, quasi a pensare che la band originaria di Vilnius si fosse sciolta. Fortunatamente, i quattro misteriosi musicisti tornano in sella sotto l'egida della Les Acteurs de l'Ombre Productions dandoci il proprio segno di vita con quest'altro EP, intitolato 'Mend'. Cinque i pezzi per saggiare le condizioni post pandemiche dei nostri, cinque schegge che esordiscono con la strumentale "Negation I", una lunga intro dronica che cede il passo ad un black storto e strambo come era lecito aspettarsi dai nostri. Poi ecco il via alle "danze" con la causticissima "Negation II" e le vocals viscerali di Mantas a collocarsi su di un tappeto ritmico infuocato e dissonante che farà la gioia di chi segue realtà ingarbugliate quali Blut Aus Nord e Deathspell Omega in primis, ma anche gente stile Kriegsmaschine o Mgła, se proprio volessimo spostarci dalla Francia alla Polonia. Con "Lethargy" si prosegue sulla stessa scia diabolica di post black che trova in furiosi blast beat contrappuntati da una discreta vena melodica, il punto di partenza del brano. "Epiphany" si muove su basi ancor più oblique, tra black mid tempo e sfuriate post che hanno il classico effetto destabilizzante. Poi i nostri ci mettono del loro, con continui cambi umorali a dar maggior enfasi ad una proposta non proprio facile da digerire. L'ultima "Alienation" è forse il pezzo più easy listening dei cinque: inizio lineare, grim vocals che poggiano su un rifferama compatto e potente, ma decisamente dotato di una maggior melodia a renderlo per questo più assimilabile rispetto alle precedenti. La seconda parte poi è dotata di un piglio quasi malinconico tanto da renderla il mio pezzo preferito di questo graditissimo ritorno sulle scene. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 72

https://au-dessus.bandcamp.com/album/mend

Barús - Fanges

#PER CHI AMA: Prog Death/Sludge
Ricordo di aver positivamente recensito i Barús in occasione del loro EP omonimo nel 2016, bollandoli come una versione più violenta dei Meshuggah. La band che ritrovo oggi mostra un rinnovato spirito che probabilmente è passato attraverso il claustrofobico esordio su lunga distanza rappresentato da 'Drowned' e che arriva oggi a questo nuovo e particolare EP di due pezzi intitolato 'Fanges', che mi restituisce, come dicevo, una band assai diversa rispetto al passato. Si perchè la title track che apre il disco, nei suoi 19 minuti, mostra un piglio decisamente compassato (in alcuni frangenti addirittura ambient) per quasi nove giri d'orologio, con un incedere ipnotico che trova sfogo in un post death metal a tratti sghembo e questo rappresenta un po' il punto di forza del quartetto originario di Grenoble. Le vocals si muovono poi tra equilibrismi death e altri più puliti, mentre le melodie oscillano tra ammiccamenti ai The Oceans e ingarbugliamenti catramosi che evocano Ulcerate e gli stessi Meshuggah d'inizio recensione. Il brano si arresta un paio di minuti prima dell'epilogo, lasciando spazio ad una parte acustica di cui francamente non ho ben capito la funzione, ma andiamo avanti e facciamoci investire da "Châssis De Chair", un pezzo decisamente più old style, essendosi affidato a sonorità più death oriented. Ma i nostri oggi amano contaminare il proprio sound con suoni più atmosferici, sludgy, riflessivi, storti e distorti, senza tralasciare il fattore imprevedibilità, tutte caratteristiche che eruttano nel corso del quarto d'ora affidato alla seconda song. I riffoni, di scuola polifonica, rimbombano nelle nostre casse con un'intensità ed una violenza davvero poco rassicuranti. I riff si confermano, anche nei momenti più ragionati, tortuosi dall'inizio alla fine della bagarre e vanno ad accompagnare le oscure growling vocals di Mr K. Insomma tanta carne al fuoco per sole due song a disposizione credo possa essere presagio di grandi cambiamenti in casa Barús. Staremo a sentire cosa ci riserva il futuro con maggiore curiosità. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2021)
Voto: 75

https://barus.bandcamp.com/album/fanges-ep