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domenica 14 luglio 2024

Ancient Guard - Nightfall Enthroned

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Ancient Guard is a new project coming from Australia, led by the musician known as Nightwolf. From his various projects, Runespell is, by far, the most well-known. The aforementioned project has a very solid discography with five very interesting albums firmly rooted in the black metal genre. Based on this, it was interesting to see what he can offer with his new creation, which has caught the attention of the respected Iron Bonehead Productions, which is always something remarkable.

With Ancient Guard, Nightwolf doesn’t stray too far from the realms explored with Runespell, but this project is definitely a different monster. Ancient Guard clearly sounds more atmospheric in this EP debut entitled 'Nightfall Enthroned'. This initial effort consists of four pieces, three songs clocking in around 7 and 11 minutes, and a short piece that serves as an outro. You always want more, but these three compositions have more than enough to please the fans of the subgenre. Nightwolf leaves no room for doubt with the eleven-minute first track entitled "Dominion of Primordial Darkness". The title is cool and very fitting for the genre he explores here. This is a very interesting composition with strong pace changes and a great contrast between the furious and more blackish sections and the strongly atmospheric sections that dominate. The created ambiance sounds captivating and also a bit melancholic thanks to hypnotic guitar work. The mid-tempo sections of this track are particularly inspired and enjoyable. Ancient Guard’s mastermind seems to be comfortable with the most atmospheric and mid-paced compositions, as he masterfully shows in the song "Sepulchral Damnation", with a simple yet totally addictive melody that mesmerizes the listener. "A Moonscape Abyss" sounds more powerful in contrast, with a more energetic pace, although nothing that contrasts abruptly from the previous compositions. The atmospheric keys are the base, where the tasteful guitar work and Nightwolf’s raspy vocals reign. The riffing is again excellent and creates melodies that will satisfy fans of the genre for sure.

Debuting with an EP, especially if it is good, leaves you wanting more, but 'Nightfall Enthroned' is undoubtedly a very solid first step in the career of Ancient Guard. The elements found here, make this project interesting in the atmospheric black metal genre, and I hope that, sooner or later, a full-length album will come to confirm the potential of Nightfall's new endeavor. (Alain González Artola)

sabato 13 luglio 2024

Copse - Old Belief | New Despair

#PER CHI AMA: Post Black
La nuova compilation degli inglesi Copse conterrà i due EP ufficiali della band. Quello su cui mi vorrei focalizzare io oggi è quello dello scorso anno, 'Old Belief | New Despair' e ai suoi tre brani inclusi. Per chi non conoscesse la band di Bristol, sappia che è un quintetto formatosi nel 2020, che arriva da una città famosa per lo più, per aver dato i natali a gente del calibro di Massive Attack e Portishead, ma anche ai thrasher Onslaught. La proposta dei Copse però non guarda né agli uni né agli altri, guardando invece al post black come punto di riferimento sonoro. L'ambientale intro "•" apre il disco, per poi lasciar posto alle ritmiche post black di "Old Belief" che mette immediatamente a fuoco la belligerante proposta dell'ensemble britannico. Gli elementi del genere ci sono tutti, messi anche al giusto posto, tra ritmiche infuocate, scream vocals, discrete melodie e parti più atmosferiche. E allora che manca? Probabilmente l'originalità, che questo genere ha perduto ahimè assai velocemente. Eppure, l'EP è piacevole con quelle sue chitarre in tremolo picking e le arrembanti ritmiche, cosi come le porzioni atmosferiche nella parte iniziale della lunga "New Despair" e quasi quindici minuti in cui i nostri spaziano da sonnacchiose partiture post rock con tanto di voce pulita, melodie soffuse in chiave Klimt 1918. Questo almeno fino al minuto 6.40, poi le voci tornano nella sua porzione scream, con la musica che si mantiene malinconica almeno per un altro minutino, prima del conclusivo assalto post black che tra accelerazioni e rallentamenti vari, ci terrà incollati nel suo ascolto, fino alla fine. Per chiudere, un commento provocatorio: ma anzichè una raccolta, non potevano rilasciare un vero full length? Forza ragazzi, stupiteci. (Francesco Scarci)

Inscribed - In Silent Oblivion

#PER CHI AMA: Techno Death
La Florida e le sue spiagge si confermano luogo dove le band death metal spuntano da sempre come funghi. Pensate a mostri sacri quali Atheist, Cynic, Death, Morbid Angel o Nocturnus, tanto per citarne alcuni. E ora anche gli Inscribed, originari di Miami e alfieri di un sound che coniuga, nelle sue tre song di questo EP di debutto intitolato 'In Silent Oblivion', i dettami di Atheist e Death, senza tralasciare qualche deriva dei Cynic. Si parte con la cavalcata death thrash di "Oracle of Chaos", che mette in mostra una bella linea di basso, qualche linea di chitarra sghemba e una discreta prova vocale del frontman Lucas Moore (che oltre a cantare, suona anche la batteria, come il buon vecchio Mike Browning nei Nocturnus). Quello che più mi ha colpito durante l'ascolto del dischetto, oltre alla notevole perizia tecnica, è la freschezza degli assoli, di stampo puramente classico in grado di deliziarci con ottime melodie. La seconda "Silent Oblivion" è arrembante, quasi caotica all'inizio, per poi diventare via via più cervellotica nei suoi giri di chitarra, evocando indissolubilmente Atheist e Cynic, e rendendo fin troppo palese che questo giovanissimo trio statunitense (non si arriva ai vent'anni), sia cresciuto a dosi di 'Unquestionable Presence', 'Focus' e 'Human'. Il tutto, soprattutto quest'ultima influenza, è confermato dalla conclusiva "Empress of Cold", che evoca non poco, i giochi di un giovane Steve Di Giorgio che debuttava nella band di Chuck Schuldiner e soci. Ancora notevoli gli assoli che si muovono a pari passo con un indiavolato basso e un riffing altrettanto nervoso e bellicoso. Insomma, un più che discreto debutto, ideale per chi ha ancora fame di sonorità death "made in Florida". (Francesco Scarci)

Skymning - Artificial Supernova

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Power/Death
Psicotici e furiosi preparatevi alle danze, a qualcosa di claustrofobico. Gli svedesi Skymning non risparmiano i classici riff death e thrash, anzi, li miscelano con parti elettroniche, a volte fastidiose, ma comunque sempre dosate di una certa melodia che le tiene unite al resto del discorso musicale eseguito dagli strumenti classici. Buona la voce, piuttosto arcigna tipica del death e di un certo black. Certi riff dissonanti hanno una buona funzione catalizzatrice d’angosce. A ben vedere, si possono notare anche degli influssi abbastanza moderni di grind, con spunti di chitarre alla Carcass. Una cosa che non posso approfondire con mio grande dispiacere, per mancanze di testi e di sufficienti spunti bibliografici, è il concept di fondo, che posso solo intuire, leggendo i titoli. Dal primo cd prodotto, i nostri, hanno mantenuto la componente power-black-death, infarcendola qui di parti più meccaniche e industriali (al limite dell'EBM). Veramente validi, spaziando in una vasta categoria di generi pronti ad abbracciare molti più ascoltatori, e ciò, non può che essere positivo per far girare il proprio verbo.

Bríi - Último Ancestral Comum

#PER CHI AMA: Atmospheric Black/Trance
Devo arrendermi e ammettere che la proposta sonora della one-man-band brasiliana Bríi, è palesemente sconcertante quanto affascinante. La commistione di generi esibita nella loro ricetta musicale è spiazzante e per molte orecchie, poco avvezze alla sperimentazione, risulterà persino incomprensibile. 'Último Ancestral Comum' è la loro più recente uscita e fin dal primo brano ci si imbatte in un meltin' pot tra musica trance, ambient e atmospheric black metal, dalle tinte psichedeliche e space oriented. La produzione a bassa fedeltà, differenzia questo disco dalle precedenti release, e potrebbe non aiutare la comprensione totale di questo artista, al secolo Caio Lemos (aka Serafim), che già opera in altre band del settore tra cui Bakt, Rasha, Vauruvã, Kaatayra, coniugando una forte spiritualità e una profonda vena allucinogena che si esprime tramite il verbo del black metal più teso e atmosferico. Si parte con "Viajante Universal", un brano emozionale e di ottimo impatto, di oltre 12 minuti, che mette subito in chiaro gli intenti sonori del musicista brasiliano, il quale lavora molto di fino per mixare i generi citati, che sono così distanti fra loro. Quando si aprono le violente chitarre, per l'ascoltatore si apre un buco nero nello spazio, da cui si viene inghiottiti per entrare in un cosmo cervellotico e super emotivo. Nella seguente "Alienígena Interior", il viaggio continua in maniera più aspra e assume un sound al confine con il suicide black metal, tra urla lancinanti e ritmiche dal tiro infuocato per placarsi nel mezzo e riesplodere in un tripudio di melodia e violenza, quasi fosse una lunga intro degli Ozric Tentacles all'ennesima potenza oscura. Dieci minuti di grande crossover sonoro di ottima fattura. Quindi non farà clamore, cadere in un brano come "Ecos da Imaginação", che è un puro esempio di come la musica trance possa essere ancora suonata in un contesto intelligente e inserita in una lisergica cascata di suoni metallici, scream e derive black, per traghettare il disco alla canzone conclusiva, "Cada Canto do Universo", che sfugge dal mostrare la componente metal, a favore di risvolti etnici, in un suono che potrei facilmente mettere in relazione, per assurdo, agli stilemi degli Enigma, togliendo il canto gregoriano e ampliando il calore del folk latino, ma senza mai rinunciare a quella vena malinconica, cosmica e ipnotica intrinseca, che è presente per tutta la durata dell'album. Molto bello l'artwork di copertina, come lo è sempre stato per le uscite di Brii. In conclusione, possiamo guardare questo disco come un riassunto delle varie sperimentazioni fatte da Brii, nei precedenti album, con uno standard elevato dei brani, una ricerca dell'intreccio sonoro atta a spiazzare l'ascoltatore, l'utilizzo dell'elettronica e la ricerca di nuove strade ritmiche da usare come base di partenza. Un artista particolare per una musica ricercata e intelligente, per un genere che ha possibilità creative infinite. (Bob Stoner)

(Self/Flowing Downward - 2023/2024)
Voto: 74

https://flowingdownward.bandcamp.com/album/ltimo-ancestral-comum

Mercenary - Ever Black

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Groove Death
I Mercenary esordirono con 'First Breath', come una promettente band danese che proponeva un death metal ibrido, farcito da influenze di Machine Head, primi Fear Factory e anche un po' di Nevermore, per quanto riguarda le chitarre. Nonostante tutte le varie influenze, sono riusciti a mantenere un classico stile nordico (svedese in primis) anche nel secondo 'Ever Black', fatto di riff melodici, tristi e accattivanti, supportati da passaggi atmosferici e cori che sì imprimono facilmente nella memoria di chi li ascolta. Si tratta di cori epici (ascoltate la seconda track) efficacemente sdoppiati da due voci, una growl e l’altra più stilisticamente power, che rendono i brani caratteristici e originali, dotati di un’impronta maestosa. L’uso delle due voci, in questo caso è sapiente, non forzato né tanto meno artificiale, in grado di conferire un buon equilibrio. Buona anche la dose di riff e gli assoli alla fine sono ben fatti e quasi mai banali, in sintonia con ciò che dice la melodia del brano. Anche le tastiere sono qui usate in un modo equilibrato, senza appesantire il tutto con i tipici inutili strazi melodici: la loro posizione all’interno dei brani è pressoché perfetta. Non che questa band sia stata in grado di stravolgere gli equilibri della scena death nordica, ma sicuramente ha portato una ventata di freschezza e originalità.

(Hammerheart Records - 2002/2012)
Voto: 75

https://hammerheart.bandcamp.com/album/everblack

lunedì 8 luglio 2024

Manes - Slow Motion Death Sequence Remixed

#PER CHI AMA: Avantgarde
Abbiamo appena recensito il nuovo EP 'Pathei Mathos' e la Aftermath Music ci ha sorpreso con un altro regalo: il remix del precedente album 'Slow Motion Death Sequence', realizzato da una brillante serie di ospiti di alto livello. Così, uno degli album più geniali della discografia dei norvegesi Manes, insieme a 'Vilosophe', è stato riproposto in una versione che sembra un disco completamente nuovo. Le danze si aprono con "Endetidstegn", uno dei brani più significativi dell'album. Il remix eseguito dai nostrani Aborym non mostra grandi differenze rispetto all'originale; tuttavia si nota una maggiore pulizia dei suoni, riducendo l'eccessiva ridondanza dei campionamenti elettronici presenti nella versione originale. La seconda traccia, "Building the Ship of Theseus", è stata notevolmente modificata dagli And Then You Die, che enfatizzano la voce dell'eterea cantante presente nella versione precedente e introducono un cantante dallo stile più stralunato, seppur in un contesto che sembra aver perso la magia dell'originale. La complessa "Night Vision" è stata reinterpretata dai francesi Område in modo sicuramente libero e avanguardistico, ma presenta alcune ombre a livello vocale, con una performance ovattata e penalizzante. La seconda metà della traccia è stata completamente stravolta, con un susseguirsi di suoni cacofonici al limite dello sconclusionato, ma considerando gli interpreti coinvolti, era forse ciò che ci si poteva aspettare. "Endetidstegn" è stata nuovamente proposta da Jørgen Mayer in una forma più pop, ma con un'effettistica più secca e diretta, che nella seconda metà virano addirittura verso sonorità electro-dance. Prossima è "Scion", originariamente collocata in seconda posizione nell'album originale e reinterpretata dai finlandesi Throes of Dawn, che modificano immediatamente la parte vocale introducendo una voce femminile in una versione languida e quasi ambient, ma che colpisce per le linee di chitarra reminiscenti i Pink Floyd, presenti nella seconda metà. Tuttavia, la voce di Cernunnos nell'originale è un piacere per l'udito, dotata di una timbrica unica e riconoscibile, mentre nella nuova versione, la voce tende a perdersi. "Chemical Heritage", nelle mani di Fluffybunnyfeet, viene presentata in una nuova e più accelerata veste dance degli anni '80, che sinceramente non mi ha entusiasmato particolarmente, sebbene si possa apprezzarne il tentativo ambizioso. La malinconica "Last Resort" è stata reinterpretata dal musicista norvegese Kristoffer Oustad in una dilatata e minimalista veste dronica, privata della duplice componente vocale presente nella versione originale. Infine, l'ultima traccia "Poison Enough for Everyone" è stata riproposta dagli stessi Manes in una versione completamente diversa, arricchita da una forte componente elettronica (compresa una voce robotica) che accentua il lato psichedelico del brano, ma privandola della parte angosciante che costituiva l'essenza della traccia originale. In conclusione, consiglierei questo remix a chi è alla ricerca di sonorità originali provenienti da una delle band che hanno maggiormente influenzato il panorama musicale estremo. (Francesco Scarci, Silvia Parri)

(Aftermath Music - 2024)
Voto: 70

https://www.facebook.com/manes.no

Dimmu Borgir - Death Cult Armageddon

#FOR FANS OF: Symph Black Metal
I think that this a highly underrated album. Of course, the synthesizers we can do without, but the rhythm guitars are killer! The music just slays and the aura to the album is pretty eerie and evil. Silenoz varies in his vocals to his own style, then clean. He's got one of the most unique voices in black metal. I'd say this is an above par symphonic black metal release. Too many people dismissing this as garbage. I'd say the newer material isn't very good, but this one is unique in its own way. I enjoyed every moment of it. The sound variety was the greatest experience with it. Absolutely!

I don't really have anything against this release, just an overabundance of the synthesizers (as previously mentioned). The guitars are pretty killer. I like the riffs. They are heavy and melodic, too! Not to mention wholly original! Silenoz really makes his voice fit in with the music quite well! There isn't a song on here that I disliked! I liked them all! Some of the tempos fast, some just mild. I'd say the variety spices up this release. It's not just continuous blast beating riffs/drums. It varies a lot. They just diversify. And the evil female voice just hits home on here. I would have to say this whole album is underrated.

The production quality is quite good. You can hear all the riffs and synthesizers not to mention vocals, too! I think the vocals and guitars saved this release. The music is entirely their own, it's so different from what I'm used to hearing from this band. Wholly killer release! I liked the melodic guitars too! The riffs are all original and spellbinding! I am into this album all the way. Critics can say what they want, this is a solid release! They really dig deep in the sound here, the rhythms I like the most and the fact that there aren't much lead guitar activity is good. I liked this from beginning to end.

If you don't have this album, I'd venture to say, check it out! It's really diverse and original! I liked the whole hour plus of music, totally killer! I'm giving this an "78" because it deserves it. It's one of their better releases, I don't care what anyone says. It's not their best, no, but it still is original and packs a punch! It's also not chronic blast beating guitar/drums. It's balanced. They toyed around with sound, here. I would say that this is one of my favorite releases from the band, in that it's so diverse. I would urge you to buy the album because that's what I did. It really captures the listener! Own it! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2003)
Score: 78

https://www.facebook.com/dimmuborgir