#PER CHI AMA: Funeral Doom |
Fortunatamente (è eufemistico) la band si è sciolta dopo questo massacrante album: parlo dei belgi Wijlen Wij, che suonano un funeral doom ultra viscerale, ma talmente viscerale che dopo 10 minuti d’ascolto si sente un estremo bisogno di chiudersi in bagno per non uscirne mai più. 'Coronachs of the Ω' è l’ultimo full-length registrato dalla band che poi ha giustamente dato le dimissioni. Questo disco è di una noia mortale: la monotonia e l’assenza di soluzioni lo rendono quasi del tutto inascoltabile, l’unica cosa che ha di buono è la registrazione, profonda e grezza e la prima canzone “...boreas" che, se anche non un capolavoro, si lascia ascoltare contenendo una buona dose di ispirazione. Il resto dell’album (più di 50 minuti!!!) è assolutamente una palla: riff da 2 accordi corredati da accompagnamenti monocorde che anche un bambino di 2 anni riuscirebbe a concepire, voce gutturale con testi ripetitivi e banali al massimo, cose simili a: “God is Dead” ripetuto all'infinito fino allo sfacelo neuronale, una tastiera che si fa sentire di tanto in tanto ma solo per far da tappeto sonoro e rendere il tutto ancora più piatto e lineare, mentre la batteria non fa praticamente null'altro che seguire i riff in maniera accademica ed impersonale. Dopo la seconda canzone gli occhi arrivano ad incrociarsi, la testa a pendere in avanti e si comincia a non sentire più le braccia, tanto meno le gambe, le tapparelle come per magia scendono da sole mentre cerchi di rimanere sveglio ma è difficile, un'impresa direi… non oso immaginare come questi belgi siano riusciti a concepire un simile lavoro, suonarlo e registrarlo per intero senza addormentarsi sui loro stessi strumenti. Forse quest’album funeral doom è davvero per i morti, ma voi che siete vivi e non siete recensori, potete risparmiare 60 minuti della vostra vita!!! Un consiglio: statene alla larga, andate a farvi due passi nel bosco o nel parco, sarà più stimolante. Album consigliato a chi è già passato a miglior vita e ai bradipi che si aggirano attorno ai cimiteri brasiliani. (Alessio Skogen Algiz)
(Solitude Productions - 2014)
Voto: 50