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sabato 17 maggio 2014

Whales and Aurora - Whales and Aurora EP

#PER CHI AMA: Post Metal, Cult of Luna
Dopo aver ascoltato questo EP di due pezzi dei vicentini Whales and Aurora, vecchia conoscenza del Pozzo dei Dannati, l'unica cosa che mi viene da chiedermi è come sia possibile una tiratura limitata a 66,6 copie. Mi è andata di culo se fra le mani non mi sono ritrovato un cd storpio, privo di un pezzo; mah, tutta colpa del marketing. Certo, fossero i nostri una band black satanista ci poteva anche stare questa trovata, ma trattandosi di sludge/post metal, e, essendo il contenuto assai interessante, ci si poteva spingere anche a 100 copie. Ma si sa che in tempi di magra ci si deve accontentare, e in questo caso ancor di più, visti i soli due brani che compongono questo EP omonimo. Faccio allora partire "Haunted by Coyotes", song dall'incedere ossessivo, colpa di una sorta di loop doomish contrappuntato da sonorità southern che cresce pian piano in modo vorticoso per esplodere finalmente al minuto 3:30 (un po' troppo tardi considerata la sua durata di poco più di 5 minuti). La proposta del combo veneto torna a solcare i mari del post metal cosi come fatto nella precedente release, seguendo un po' le dinamiche di act quali Cult of Luna o Isis. Solite vocals al vetriolo completano il finale tempestoso. Un altro incipit ipnotico ci introduce "Albatros", song di quasi nove minuti che si dispiega tra oniriche sonorità post rock, che sembrano delineare il nuovo percorso musicale per il 5-piece italico: raffinate atmosfere si alternano ad ambientazioni soffuse, delicate e progressive in cui è soprattutto la componente malinconica, affrescata dalle linee melodiche delle sue chitarre, a rimanere impressa nella mia testa. Dopo una lunga interminabile intro, i nostri riprendono con il loro sound che sembra aver perso parte della primordiale ruvidità a favore di sonorità più psichedeliche, quasi shoegaze. Non ci sono ancora vocals ruffiane in stile Alcest sia chiaro, però la musica dei Whales and Aurora si mostra più accessibile che in passato. L'EP termina qui, al minuto 14:09 e mi rendo conto che l'antipasto è si succulento, ma anche assai scarsino. Auspico pertanto l'uscita quanto prima del nuovo full length e altre due chiacchiere in compagnia dei nostri, nello studio del Pozzo dei Dannati. (Francesco Scarci)

(Red Sound Records - 2014)
Voto: 70

http://whalesandaurora.bandcamp.com/

lunedì 21 maggio 2012

Whales And Aurora – The Shipwreck

#PER CHI AMA: Post Metal, Sludge, Russian Circles, Isis, The Ocean, Mogwai
Al calar delle tenebre, nelle oscure acque della scena musicale italiana, si avvista una sagoma all'orizzonte. È il relitto dei Whales And Aurora, che molto lentamente va approdando nel mio stereo con “The Shipwreck”. Le prime tracce, “Refused Recounting Word”' e ”Achieving the Unavoidable” mi fanno subito capire che il giovane gruppo di Vicenza ha le idee chiare sul sound che vuole proporre: lentissimi riff che avvolgono l'ascoltatore in un totale squilibrio emotivo, accompagnati da una batteria la quale, ogni volta colpisce un tom, ci fa un'acconciatura diversa. Il tutto è reso ancora più oscuro da uno screaming disperato, che fortunatamente ci accompagnerà durante tutto il disco. La produzione è ottima, riesce a far risaltare ogni singolo arrangiamento, amplificando in modo ottimale le sfuriate di basso, le chitarre, dai muri sonori dissonanti e dalle fini modulazioni, senza dimenticare le ritmiche della batteria, che fanno da padrone incontrastate nella possanza dei brani. Traccia 3 – “The Aground Hard-Ship”: disagio. Non dico altro. La seconda parte del disco offre il culmine in termini di pathos dell’intero lavoro: dagli assuefanti delay chitarristici e dal basso inarrestabile di “Abandoned Among Echoes”, alla commovente tranquillità di “Awakened by the Aurora”, che momentaneamente mi inganna, gettandomi in un mare di lacrime per la prematura fine dell'album e i conseguenti fiumi di maledizioni verso coloro che hanno composto un disco così breve. Poi mi riprendo. Minuto 32:50 “A New Awareness”. L'intro di questo capolavoro downtempo, mi induce la pelle d'oca ad ogni singola nota, prima di scaraventarmi con innaturale forza e dolore nel pieno di questa nuova consapevolezza che racchiude tutto il malessere inimmaginabile. Tutto ciò poi va a scemare in “Floating on Calm Waters”, brano che rappresenta adeguatamente il proprio titolo, regalandoci una deriva sulle calme e silenziose acque della disperazione. Non mi rendo conto che il disco è finito, sto ad aspettare ingenuamente una nuova traccia, sperando che si ripeta l'episodio che mi ha regalato una perla come accaduto in precedenza, ma dopo alcuni interminabili attimi, mi accorgo che il lettore si è fermato. Il relitto ha terminato la sua attraversata. (Kent)

(Slow Burn Records)
Voto: 90