#PER CHI AMA: Sludge, Ambient, Noise, Neurosis, Cult of Luna |
Mistico, intrigante, seminale, tribale, pachidermico, disturbante, enigmatico… ecco riassunto in poche inequivocabili parole quanto racchiuso nelle sette tracce di questo unico “The Tunnels”, album degli svedesi Terra Tenebrosa, band che nasce da ex menti malate dei Breach. Il risultato è palese fin dall’iniziale “The Teranbos Prayer”: attacco affidato ad una ipnotica batteria dall’incedere tribale, e poi ecco che una malsana atmosfere rende reali i peggiori dei nostri incubi, quasi la colonna sonora ideale per lo spettrale film “Donnie Darko”. Rimango basito di fronte a questi suoni, costantemente accompagnati da una voce aliena. Non ho ancora superato quella sensazione di pura angoscia inflittami dalla opening track, che vengo aggredito dal basso malefico di “Probing the Abyss”, e dal quel suo incedere ossessivo, che ancora una volta mi spinge a rifugiarmi come un bambino spaventato, raggomitolato in un angolo della sua cameretta. “The Tunnels” ha un effetto devastante sulla psiche di chi lo ascolta, slatentizzare tutte le nostre paure e indurci a rifugiarci all’interno di noi stessi. Mi appresto ad affrontare i dieci minuti di “The Mourning Stars”, ma sono solo con la mia assenza di fiato, neppure abbia percorso i 42km della maratona. Fortunatamente, la song parte piano, delicata, ma sono consapevole che dietro le ante di quell’armadio, che tanto mi spaventava da piccolo, si celi realmente un mostro diabolico, forse il cuculo (the Cuckoo), la figura a cui i Terra Tenebrosa fanno riferimento all’interno di questo album. Il brano non nasconde l’amore dei nostri nei confronti dei Neurosis, per quelle tipiche lisergiche atmosfere e sonorità che hanno reso grande la band californiana. I suoni apocalittici s’ingrossano man mano che la musica fluisce nel suo importunante avanzare, con le vocals quasi indecifrabili che fanno da sfondo a cotanta follia. Un rigurgito black metal si scatena nell’incipit demoniaco di “The Arc of Descent” anche se poi nella sua parte centrale sono, al solito, le claustrofobiche ambientazioni a farla da padrone. Il viaggio all’interno dei nostri incubi più reconditi prosegue con la strumentale e ripetitiva “Guiding the Mist/Terraforming”. “Through the Eyes of the Maninkari” è l’ennesimo tributo dei nostri al sound dei pionieri del genere: doom, sludge, industrial, ambient e noise si fondono alla perfezione in questo catalettico lavoro, fino alla conclusiva title track, degna conclusione di questo cd sprigionante emozioni centrifuganti. Se non volete, che il vostro viaggio si interrompi qui, sappiate che la versione in vinile racchiude la bonus track "Breaking Open the Head" per altri 15 minuti di delirante passione. Sia chiaro, l’album non sarà di facile assimilazione per chiunque si voglia avvicinare, senza avere un po’ di dimestichezza col genere, il rischio è di restare bruciati. Per chi è avvezzo a simili sonorità, l’ascolto è d’obbligo. Immaginari. (Francesco Scarci)
(Trust No One Recordings)
Voto: 85
Voto: 85