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domenica 29 maggio 2011

Raven Woods - Enfeebling the Throne

#PER CHI AMA: Black Death, Behemoth, Melechesh
Chissà qual’era l’intento della Code 666 quando ha arruolato nel proprio rooster i turchi Raven Woods? Trovare i nuovi Behemoth o forse proporre qualcosa di brutale e al contempo “sporcato” da melodie di mesopotamica derivazione (vedi Melechesh)? Non saprei dire, quel che è certo è che la proposta musicale del five-pieces anatolico è un death black che si rifà senza ombra di dubbio alle due band sopra menzionate, anche se i nostri tendono decisamente a privilegiare la proposta di Nergal e soci. Il genere quindi è già ben delineato nelle vostre menti, veniamo pure al risultato: dopo l’intro si viene subito travolti dalla title track e da “Breathless Solace” che confermano immediatamente che quello che ho fra le mani è un prodotto di metal estremo e brutale, caratterizzano da un riffing tonante e fragoroso (complice un’ottima produzione) che esalta tutti gli strumenti, in particolar modo la batteria di Semih che si rivelerà nel corso del disco, fantasiosa, a tratti sincopata, ma costantemente devastante (spaventosa in “Ecstasy Through Carnage”). Certo, lo spettro dei Behemoth continua ad aleggiare sui nostri, prevalentemente a livello delle ritmiche, sempre tirate e sempre a cavallo tra death e black, e dove la melodia è relegata a pura spettatrice. Tra un passaggio orientaleggiante (si ascolti il meraviglioso bridge di “Torture Palace”, la mia song preferita o “Upheaven-Subterranean”) e un outro acustico, i nostri riescono a sfoderare brillanti prove anche in chiave chitarristica, dove i solos confezionati dal duo Cihan/Emre, si riveleranno alla fine assolutamente azzeccati. Non posso non citare anche la prova egregia alla voce di Kaan, che si diletta alternandosi tra lo screaming black e il gorgoglio death, bravo. Insomma, fondamentalmente a me questo disco piace, anche se talvolta potrà balzarvi all’orecchio qualcosa di un po’ troppo derivativo o peggio, piattino. Quel che è certo è, che ancora una volta la Code 666 ha piazzato un colpo vincente con una semisconosciuta band dalle grandi potenzialità, stiamo a vedere in futuro che accade, ma sono certo che sentiremo ancora parlare dei Raven Woods e non per forza questa volta, confinati nell’underground più estremo. (Francesco Scarci)

(Code 666)
Vo
to: 70