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giovedì 24 settembre 2020

Gernotshagen - Ode Naturae

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Dalla Turingia ecco giungere direttamente dentro al mio stereo la quarta fatica dei Gernotshagen, a distanza di ben nove anni dal precedente album, 'Weltenbrand', che tanto impressionò (pare) la critica musicale. L'oscuro sestetto si presenta come dedito ad un pagan black misticheggiante e lo dimostra subito "Erwachen", intro tastieristica posta in apertura a questo 'Ode Naturae'. Dopo l'estasiante prologo, ecco scatenarsi il black dei nostri con la lunga "Eibengang", una traccia che mette in mostra le velleità dell'ensemble teutonico nel voler coniugare il furore della fiamma nera con sonorità ben più ispirate che ci trascinano in luoghi incantati, popolati da mitologiche creature. E la colonna sonora di tutto questo non poteva che essere affidata alla musica dei Gernotshagen, bravissimi nel saper dosare alla perfezione rabbia (poca a dire il vero) con splendide atmosfere, ma soprattutto incantevoli assoli che elevano alla grandissima le sorti ddell'album. Non li conoscevo, lo ammetto candidamente, ma diavolo che musica spettacolare, cosi suggestiva ed evocativa nel suo incedere, da farmi gridare immediatamente al miracolo. È un black mid-tempo quello che si consuma poi nelle note di "Eisenwald", traccia contraddistinta da una linea ritmica pulita, da screaming (e growling) vocals sempre comprensibilissime e da risvolti gotici che sembrano rievocarmi un che dei primi Moonspell. A tutto questo aggiungete anche una certa vena sinfonica, venature malinconiche e una dose di pompose atmosfere che sembra talvolta sovrassaturare la proposta dei sei musicisti di Trusetal. In taluni frangenti parrebbe infatti che la band voglia stupire con un sound costantemente in movimento che non riesce a proseguire su di uno stesso filone per più di pochi secondi. C'è davvero tanta carne al fuoco in queste tracce e il consiglio che mi sento di darvi è quello di assaporare il tutto con un bel paio di cuffie che possano avvinghiarvi le orecchie ma pure il cervello. E lasciarsi andare. Abbandonarsi alle autunnali atmosfere di "Blut für die Meute", un ascolto ideale per questo periodo dell'anno, laddove il verde delle piante cede il posto agli splendidi aranciati e rossi delle foglie che dipingono idealmente la musica di questa compagine tedesca che scopro ahimè soltanto ora, nonostante la loro formazione risalga addirittura al 1999. Mea culpa, e per farmi perdonare, mi darò all'ascolto dei precedenti lavori, ma nel frattempo ho promesso di immergermi nelle magica musicalità delle successive tracce: "Fahle Wege" sembra ispirata da certe cose dei Moonsorrow (soprattutto a livello effettistico) mentre i seguenti deliziosi capitoli che ci condurrà per quasi 70 minuti di musica a gustare melodie di un altro tempo. "Zyklus Tod" e "Wildnis" sono due song notevoli per proposta artistica, forse più cruda e orientata a sonorità doomish la prima, sebbene una seconda parte più varia, tra epici chorus e ritmiche più arrembanti (per non dire blackish). La seconda invece parte subito forte, tagliente, la più violenta del lotto e per questo anche la più imprevedibile. Ma i Gernotshagen sanno come ricatturare l'attenzione di chi ascolta, proponendo nuovamente partiture estremamente atmosferiche, cariche di un misticismo davvero intrigante, corredato qui da voci e cori puliti. Il risultato conferma l'eccelse doti dei sei guerrieri germanici, nelle cui file figurano anche ex membri di Menhir e Firtan, due band parecchio apprezzate da queste parti. In chiusura, la song fiume, "Transzendenz", diciassette e più minuti di sonorità fosche e decadenti, all'insegna del black progressivo, ove perdersi definitivamente nell'ascolto di un lavoro di tale portata che si candida ad essere una delle mie sorprese di questo 2020. Classe sopraffina, melodie incantevoli, talento da vendere per una band davvero sorprendente. (Francesco Scarci)

mercoledì 23 settembre 2020

Resistance - Lies in Black

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Power/Thrash, Grave Digger
I Resistance sono una band di cui all'epoca - era il 2004 quando uscì autoprodotto - non sapevo assolutamente nulla, in quanto non avevo ricevuto uno straccio di biografia. Comunque spulciando sul web ecco trattarsi di un quintetto americano, originario della California, il cui sound veniva descritto come un mix tra il thrash della Bay Area e il power metal europeo con 'Lies in Black' a rappresentare il loro debutto. Un frammento di inno nazionale americano apre le danze di questo cd, poi è un fiume di emozioni a guidarci all’interno del mondo targato Resistance. Il sound della band potrebbe essere accostabile a quello di Primal Fear e Grave Digger, ma presenta anche ripetuti richiami ai Nevermore, Iron Maiden e Pantera. Pesanti riffoni di chitarra tessono infatti trame complesse con la ottima voce di Robby Hett a farla da padrone (tra l’altro Robby è stato candidato a best vocalist ai Metal Music Awards del 2004). Momenti acustici, squisiti assoli, un ottimo gusto per la melodia ed una eccellente prova collettiva dei membri della band, impreziosiscono questo 'Lies in Black'. Da segnalare poi la disinvoltura con la quale il combo di Glendora riesce a passare da momenti hard ad altri più soft, a testimoniare l’estrema versatilità del gruppo. Complimenti alla Lion Music per aver scovato questa band successivamente, abile sia in veste compositiva che esecutiva. Ottima infine la produzione presso i Desert Moon Studios di Anaheim, California. Album dalle grandi potenzialità, peccato solo duri la misera di 28 minuti. (Francesco Scarci)

Dust Bolt - Trapped In Chaos

http://www.secret-face.com/
#PER CHI AMA: Speed/Thrash, Destruction
The one thing I like about this band (among many other things) is the fact that they have their own unique sound to them. And vibe. This album isn't overly brutal, it has a cool feeling to it. The guitars have some unique riffs and they're done with precision. I think that the vocals here fit the guitars. The riffs are cool and fresh a nice way of organizing songs to make them interesting. Their vocalist actually "sings" too. I think that the whole album just smokes. I cannot fathom why anyone would think ill of this release. It's quite diverse and mature. The riffs hit home with me, unique stuff like their older material but a little catchier (to me).

This is under 40 minutes and the last track is a ballad. Pretty well done outro to the album the vibe was glorious. I don't hear too many thrash metal bands that actually have singers that "sing." That's why I like this so much because the aggression is there but the voice sets the groove to the songs. The backup vocals are good, too. I think this band is highly underrated and not well known. They sure are dynamic! I liked this the first time I heard it. It's one of those that you either like it or you think it may be too mild. I thought it was terrific! There's no songs on here that suck they're all good and the energy is all there.

The production quality is phenomenal for a not well known band. Their is kind of a reverb vibe to the vocals and music, which sets the tone for the album. The riffs go well with the vocals they go side by side them. I think that this is a highly underrated album and it's sad in a way because this band has so much to offer the metal community. I think that as long as they keep making music the way they do, they'll get noticed. I'm trying to spread the word with this release. I'm sorry but a poor rating is unacceptable. I think that they're way high up on the ratings. That's just my take on the album. It's filled with thrash metal vigor!

I would get this on CD if I were you it's worth it. I'm glad I did because I liked all the songs. They're German version of thrash metal has them among the likes of Destruction, Kreator, et al. Of course they're taking their influences and making their own sound and voice. They really need to spread the word and buying the CD is a step in the right direction. Same with their older albums, they're good as well. This one is less aggressive and more focus on the vocals and vibe. If you're not able to get the CD, at least visit their Bandcamp site. You need to hear this album despite what other critics are saying! Own it! (Death8699)


martedì 22 settembre 2020

Magni - S/t

#PER CHI AMA: Folk Acoustic Rock, Tenhi, T.K. Bollinger
Da membri ed ex membri di Until the Sky Dies e Idiot Robot, ecco a voi i Magni, band originaria di Phoenix che si presenta al pubblico con questo EP omonimo di quattro pezzi. La band, formatasi per mano di Clint Listing durante le sessioni dei suoi Until the Sky Dies, combina visioni dark folk sulla scia di quanto fatto da Tenhi o Antimatter, due band citate dallo stesso Clint nella pagina bandcamp dei nostri. Il dischetto si apre con le tenui suggestioni di "Pagan Vastland", una song che scorre sui tiepidi e malinconici accordi di chitarra acustica e una voce ancora bagnata da whiskey e sporcata dal fumo di una sigaretta. "Ragnarok" prosegue su queste coordinate, forse ancora più oscure e fragili dettate da enigmatici tocchi di tastiera dal forte impatto destabilizzante; quello che cambia rispetto all'opener è l'utilizzo di una voce che sembra travalicare nel black ma che dà comunque un pizzico di originalità alla proposta del duo dell'Arizona. Con "The Watcher" i nostri sembrano muoversi nei meandri di un gothic rock ancestrale, in una delle prime manifestazioni ottantiane del genere, penso a dei Joy Division decisamente depotenziati e de-elettrificati. In chiusura "Gold Fields", un altro pezzo dedito ad un mix tra folk, rock acustico e blues, con qualche rimando anche a T.K. Bollinger. Insomma, quello dei Magni è un discreto esordio per gli amanti di sonorità soffuse e raffinate. (Francesco Scarci)

(Dead Games Records - 2020)
Voto: 65

https://magnifolk.bandcamp.com/album/magni

Throwdown - Vendetta

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Metalcore, Pantera
Mi sono sempre chiesto quanto potesse durate durare il fenomeno metalcore sin dal momento della sua esplosione? A quando il collasso? I Throwdown nel 2005 erano l'ennesima band proveniente dagli States a proporre il medesimo genere musicale, un death/thrash-metalcore, peraltro con già quattro album all'attivo, di cui 'Vendetta' rappresentava appunto la nuova fatica del quartetto californiano. Prodotto presso i Planet Z Studios da Zeuss (Hatebreed, Shadows Fall), l’album vede la partecipazione di Howard Jones (Killswitch Engage) e Sean Martin (Hatebreed). Si tratta di un genuino disco di hardcore vecchia scuola, come se ne sentono tutt'ora a centinaia in giro, influenzato da Pantera (anche a livello vocale) e Hatebreed. Le caratteristiche dell’album sono poi sempre le stesse: brani semplici e diretti, sezione ritmica bella tosta, con saltuari inserti melodici, un growling potente e liriche belle incazzate, la descrizione perfetta di centinaia di album che infestano da sempre il panorama metal e che hanno poco da dire. Se potessi immaginare fisicamente questo disco, sarebbe come un fiume di adrenalina in piena, ideale per feste o per un pogo con gli amici, ma lungi dal trasmettere emozioni profonde. Questa è musica sentita e risentita negli ultimi 30 anni troppe volte; nulla quindi di originale, nulla di provocante, niente di niente di nuovo all’orizzonte. Bravi, per carità a spaccare, ma niente di più. (Francesco Scarci)

(Trustkill Records - 2005)
Voto: 62

https://throwdown.bandcamp.com/album/vendetta-2

lunedì 21 settembre 2020

Ultha - Floors of Heaven

#PER CHI AMA: Black/Doom
Gli Ultha non sono affatto male, ma da una band nata dalle ceneri dei Planks, era lecito aspettarselo. L'avevamo intuito con quel macigno di 'The Inextricable Wandering', loro ultima opera su lunga distanza, li abbiamo riapprezzati poi con 'Belong' e ora con 'Floors of Heaven', due EP usciti nell'ultimo anno. Quest'ultimo in formato 7", nato dal recente periodo di isolamento, è giusto un assaggio di quanto dovremo attenderci verosimilmente nei prossimi mesi dalle menti perverse del quintetto originario di Colonia, con quel sound abrasivo che unisce ritmiche black con urticanti isterismi hardcore in una miscela che, per quanto micidiale essa sia, nasconde momenti di grande atmosfera e tormento interiore. Questo almeno quanto si apprezza nella prima "Forever Always Comes To An End", prima che il suono si faccia più fumoso nella successiva "To The Other Shore Of The Night", un mid-tempo decisamente noir caratterizzato dal ripetitivo incedere ritmico dei nostri che in un malefico loop in grado di assorbire ogni nostra incorporea energia in un flusso comunque contraddistinto sempre da intrigati melodie e screaming vocals. Ecco, se questo è quanto sarà lecito attendersi dalle prossime release dei nostri amici tedeschi, beh c'è da leccarsi i baffi. (Francesco Scarci)

(Vendetta Records - 2020)
Voto: 75

https://ultha.bandcamp.com/album/floors-of-heaven

Bleeding Eyes - Golgotha

#PER CHI AMA: Sludge/Doom
La trasformazione dei Bleeding Eyes è ormai completa e ci mostra una band in una splendida forma decadente e buia, dal forte sapore poetico e dal suono asfissiante, concentrata in territori funerei tra sludge e doom metal. La loro nuova opera, 'Golgotha', è marcata da un'importante presenza vocale che caratterizza oggi più che mai il risultato sonoro, non solo per la capacità canora, che rincorre gli stilemi del genere, ma per le sue proprietà espressive che, con lunghissimi testi apocalittici cantati in italiano, superano ogni aspettativa artistica, proiettando l'esperta band di Montebelluna in una dimensione propria assai originale. Dimensione che in "1418", un bel pezzo sulfureo e potente cantato in inglese (lingua prevalentemente usata per i primi quattro album), rischia di sfigurare di fronte alla magniloquenza mostrata negli altri brani cantati in italiano. Il salmodiare del canto, unito alla ricerca nera delle melodie, che si muovono tra chiaroscuri potenti ed infernali, inoltrano l'ascoltatore in un pozzo senza fine, diabolico ed infinito. Sono pochi gli album cantati in lingua italica che si lasciano apprezzare come questo nuovo full length del combo veneto, intitolato a fondata ragione, 'Golgotha'. Dicevamo che la metamorfosi è ora completa ed il fatto che per la prima volta nella discografia dei Bleeding Eyes, i brani in lingua madre siano in numero maggiore rispetto a quelli in inglese, è un segnale di forte emancipazione. I suoni sono sporchi, macabri e sinistri, non vi è luce nemmeno nell'arpeggio apripista del singolo "Confesso", che non lascia speranze tra le parole di un disco che trasuda macabro esistenzialismo da tutti i pori, per una traccia killer di oltre otto minuti. Traccia che parla del rapporto uomo e ira divina, dolore, morte e mancata redenzione. Le atmosfere lugubri ricordano il side project di Lee Dorian, Teeth of Lions Rule the Divine, per la loro ruvidezza e sofferta esternazione, il contraltare sludge alla decadenza black metal dei Forgotten Tomb, una sorta di Massimo Volume in salsa hardcore stile RFT, rinchiusi tra inquietanti e mastodontici riff diabolici, dove il diavolo s'impadronisce del linguaggio messianico per predicare una visione di morte imminente. La band trevigiana sfodera un album al fulmicotone con i controfiocchi, visionario, violento e abrasivo quanto basta, in tutta la sua durata. Brano dopo brano, il veleno si mostra in tutta la sua forza, con stile e sapienza, una svolta che eleva il quintetto italico ad un piano dimensionale superiore e si fa amare sempre più, nota dopo nota, per quel cantato in lingua originale ed il potere evocativo ed angosciante dei testi. In questo lavoro licenziato dalla GoDown Records, la poesia dell'apocalisse incontra la musica del destino, in un calderone di devastante cupa emotività. Un piccolo gioiello di poesia doom dalle immense potenzialità. Musica tesa, esistenziale, depressiva, dai toni biblici e catastrofici, un mix originale per un disco che solleva la sorte della scena sotterranea, estrema nazionale. (Bob Stoner)

Subway to Sally - Nord Nord Ost

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Folk Metal
Premesso, odio il cantato in crucco e trovarmi di fronte a questo disco, mi si scatena una sorta di allergia. Vabbè, cercherò di essere professionale fino in fondo. I Subway to Sally, come sapete, provengono dalla Germania, nazione importante solo per crauti e birra, per quanto mi riguarda. Formatisi nel 1992, vantano una discreta produzione discografica che spazia tra l’hard-rock e il metal, passando attraverso la musica folk-medievale, tanto da essere più volte accostati ai loro conterranei In Extremo. Questo 'Nord Nord Ost' album uscito una quindicina d'anni fa, non aggiunge più di tanto alle loro precedenti produzioni, se non per l’aver relegato in secondo piano la componente folk e vedere l’ingresso del batterista Simon Michael a completare la line-up. Per quanto riguarda la musica, direi che i Subway to Sally seguono il filone capitanato dai Rammstein, come era successo per 'Engelskrieger' con i classici pesanti riffoni di chitarra, musica elettronica e tante melodie popolari parecchio ruffiane. Alcuni brani non sono neppure malaccio, sempre dotati di ottimi arrangiamenti e piacevoli inserti acustici di liuto, violino e mandolino, tanto per citarne alcuni, ma poi quella voce, quella fastidiosa voce che si staglia sopra gli strumenti e che utilizza la “melodiosa” lingua tedesca per trasmettere le proprie emozioni, riesce nell’intento di rovinare tutto. No, proprio non riesco a mandare giù questo tipo di musica, ci ho provato con diversi ascolti, ma niente da fare, inoltre ho spesso trovato i brani fin troppo prevedibili e poco efficaci. Se anche voi, come me, non amate il cantato in teutonico, lasciate perdere; se siete amanti di Rammstein o In Extremo, i Subway to Sally potrebbero essere una discreta (ma niente di più) alternativa. (Francesco Scarci)

(Nuclear Blast - 2005)
Voto: 60

https://www.facebook.com/subwaytosally/

domenica 20 settembre 2020

Diablo - Mimic 47

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Crossover/Nu Metal, Machine Head, Korn
So perfettamente che i finlandesi amano la musica metal, ma da qui a pensare che questi Diablo siano entrati nelle charts finlandesi direttamente al primo posto (davanti a Madonna e Black Eyed Peace - era il 2006), beh non me lo sarei mai aspettato. 'Mimic 47' fu sicuramente un bel lavoro di musica thrash-death, dedicato peraltro alla memoria di Chuck Schuldiner, sebbene con i Death non abbia molto a che fare. Il sound del quartetto finnico è infatti influenzato dal thrash-crossover “made in USA”, che ha fatto la fortuna di band come Machine Head o Korn, tanto per citare qualche nome. Ad ogni modo, gli ingredienti per fare di questo 'Mimic 47' un buon album ci sono tutti: ottime le ritmiche, con chitarroni in pieno “Pantera style” e un notevole lavoro alla batteria, buona la prova di Rainer Nygård alla voce, capace di passare dal growl alle clean vocals con estrema disinvoltura; coretti ruffiani, la saltuaria comparsa di una voce femminile, interessanti assoli in grado di trasmettere forti emozioni, aperture melodiche e spruzzate di un certo Nu Metal (Korn docet), che ricorda anche qualcosa dei lavori centrali degli In Flames, a completamento dell’architettura di questo album dei Diablo. Peccato solo che il disco sia giunto in un momento in cui, di lavori del genere, ne uscirono in quantità industriale. Comunque, anche se ho dato mezzo punto in meno, questo disco mi piace, perchè era orecchiabile e moderno e in più i ragazzi tecnicamente ci sapevano fare. (Francesco Scarci)

Nornes - Threads

#PER CHI AMA: Death/Doom, Candlemass
I Nornes sono un quartetto proveniente dal nord della Francia che sta muovendo i primi passi nel mondo del doom. Dopo 'Vanity' uscito due anni fa, è il turno del sicuramente più strutturato 'Threads', le cui atmosfere si rivelano decisamente azzeccate in questo confuso periodo di pandemia e isolamento sociale. La prima traccia “Hurt” ci fornisce un quadro piuttosto chiaro delle coordinate della band: la voce angosciosa del cantante, i ritmi lenti e solenni e l’arsenale di riff ombrosi richiamano alla memoria i Candlemass di 'Nightfall', seppur con alcune digressioni più vicine al blackgaze degli ultimi Alcest che affiorano qua e là. "Near Death" spinge sull’acceleratore e osa spingersi su territori più vicini al blackened death\doom dei Dragged Into Sunlight: si parte con un blast-beat per poi sviluppare trame claustrofobiche che si attorcigliano come il filo tessuto dalle Norne da cui il gruppo prende il nome. La title-track esce decisamente dal seminato: si tratta di un brano costruito su una linea melodica di basso che si snoda tra sinistri effetti ambient e l’inquietante parlato in francese di una donna, quasi una colonna sonora per un film noir. Il disco si chiude con la conclusiva "Burning Bridges", brano dall’arrangiamento un po’ confuso che si distingue per toni sempre più cupi e atmosfere goticheggianti. 'Threads' è la prova di un gruppo volenteroso che però deve ancora trovare un’identità ben definita: ci sono buoni spunti che andrebbero coltivati con cura per poter raccoglierne i frutti alla prossima uscita. (Shadowsofthesun)

(Sleeping Church Records - 2020)
Voto: 63

https://sleepingchurchrecords.bandcamp.com/album/threads

The Legion - Revocation

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death, Sarcasm
Questo è uno di quegli album che non so mai come recensire e valutare. Trattasi di un furioso death/black metal in pieno swedish style, con chitarre ronzanti, ritmiche assassine e vocals infernali, che tributa pesantemente ad act quali Dark Funeral e Marduk. La cosa positiva, ed è forse per questo che il mio giudizio risulterà sufficiente, è la presenza di chitarre (rare, non preoccupatevi) che tessono linee melodiche, che perdurano per l’intera durata di un brano, in grado di proiettarmi indietro di quasi 25 anni quando, ancora giovinetto, acquistai tramite una ‘zine padovana, il demo di un gruppo svedese, tali Sarcasm, che stravolse enormemente i miei gusti musicali. Tutto questo giro di parole, per farvi capire che i nostri non inventano nulla d’innovativo, però la musica che suonano, pur essendo un inno selvaggio alla fiamma nera, sicuramente non deluderà i fan più intransigenti del genere. Tecnica, ferocia, malvagità pura, schegge impazzite di death-black si fondono perfettamente a costituire il classico cd senza fronzoli “Made in Sweden”. Per chi non ama il genere, un consiglio spassionato: lasciate perdere, là fuori ci sono gruppi in grado di darvi maggiori emozioni, ma se proprio avete bisogno di una colonna sonora per il vostro party satanico, beh sicuramente questi Legion faranno al caso vostro. (Francesco Scarci)

mercoledì 9 settembre 2020

Ottone Pesante - DoomooD

#PER CHI AMA: Death "Brass" Metal
Inizialmente schedulato ad aprile di questo funesto anno bisesto, gli Ottone Pesante hanno dovuto spostare l'uscita del palindromico 'DoomooD' a settembre, causa famigerato Covid-19. Forti finalmente di una etichetta alle spalle, Francesco, Paolo e Beppe, possono tornare a proporre la loro folle musica, quel "brass" metal da loro coniato per l'utilizzo assai atipico degli ottoni e non certo per alcun malizioso riferimento al buon Tinto. Il sound dei nostri si fa ancor più cupo rispetto al recente passato di 'Apocalips' e l'opener "Intro the Chasm" sembra lasciar non troppo spazio a questo presagio, laddove tromba e trombone emanano mefitici suoni di morte. "Distress", la normale prosecuzione dell'intro, sembra allegerire quest'atmosfera funesta, sembra appunto. La song, guidata dagli ottoni di Francesco e Paolo, si inerpica infatti in una serie di granitici "riffoni" (chissà se poi se riff sia il termine corretto) sostenuti dal drumming sempre fantasioso e vivace di Beppe. La traccia è breve e cede presto il passo a "Tentacles", il primo singolo rilasciato dalla band romagnola, che vede peraltro la partecipazione della cantante dei Messa, Sara, in un incedere ipnotico e ansiogeno quanto basta, dove la scena viene rubata dalla suadente performance della soave voce della vocalist, un vero portento. Il pezzo è un fantastico esempio di doom che ricalca le gesta dei primi Candlemass con la sola differenza che qui di chitarre non c'è nemmeno l'ombra, sebbene la pesantezza ritmica potrebbe lasciar pensare ad un muro di chitarre. Il disco continua il suo cammino su ritmiche oscure, a tratti asfissianti ma anche venate di influssi progressive; è questo il contesto in cui cresce e si sviluppa un altro piccolo gioiellino, "Coiling of the Tubas", che ammicca, con gli stridori della sua tromba, agli anni '70, ma anche ad un che degli *Shels di 'Plains of the Purple Buffalo'. Il sound si fa più dinamico e violento nella schizoide "Serpentine Serpentone", dove compaiono le harsh vocals di Silvio degli Abaton. Questa è la vetta dell'album, dalla quale il terzetto sembra scendere dal versante opposto in un cammino comunque arzigogolato, che vede la sua prima angosciante tappa nel noise loopato di "Grave", song stralunata e dal finale circense. Ritmi più lenti e cadenzati vedono in "Strombacea" un delizioso esempio di death mid-tempo in cui gli ottoni (in compagnia del growl del cantante) rendono a livello ritmico molto più che un'abbinata tra sei-corde e tastiere. La song è comunque il ponte che ci conduce a "Endless Spiral Helix", penultimo atto di 'DoomooD', altro lisergico brano dalle forti tinte "tooliane" che ci accompagna al malinconico e mefistofelico epilogo di "End Will Come When Will Ring the Black Bells", la perfetta conclusione di un'opera che aspira giustamente a grandi traguardi. In bocca al lupo ragazzi. (Francesco Scarci)

Eave - Phantoms Made Permanent

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Founded only four years ago, the Portland based band Eave is a project consisting of four members, with not known previous experience in the extreme metal scene. Nevertheless, the band was able to release a solid debut entitled ‘Purge’, which received positive reviews, although it was discovered be only for a few fans. Anyway, with this decent debut, plus a reasonably quite active career, having been released a split and a previous EP, the guys caught the attention of the respected American label Bindrune Recordings, which usually has quite interesting bands on its roster.

Reinforced by this new deal, Eave has recently released its sophomore effort called ‘Phantoms Made Permanent’. This albums follows the trend of combining a depressive oriented black metal with some post metal influences, in a way that we have seen previously with other bands, not a few of them also coming from USA, where it seems that this kind of mixture has some success in the underground scene. With regards to the production, the album has quite raw sound, trying to avoid those ultra-clean productions that some post influenced albums have nowadays. The band tries to remain inside what it can be considered a rough sound, which plays a key role for the band members, when they want to create a hypnotic atmosphere. The vocals are the expected shrieks, classically mixed in order to make they sound like a distant echo, a very typical characteristic in the black metal scene. The pace varies between slow and fasters parts in a very natural way, making the songs quite diverse in this aspect. The structures have a clear contrast between the typically black metal sections and the post influences parts, which usually come in the form of more acoustic oriented compositions, like acoustic guitars or electric ones with a more tranquil tone, with the typical hypnotic chords that are very common in the post black metal genre. The album opener "A Godless Frame" is a clear example of this, with these variations in the pace and intensity, as the track navigates from the straight forward black metal sections with furious screams, fast drums and tremolo guitars, to acoustic sections with some calmer guitars and a very slow pace. Another fine example is "Mana Descending", with an atmospheric intro made by those strongly post-metal influenced guitars, which is abruptly broken by an aggressive black metal section. The calmest sections have the aforementioned post metal influence with a somber and more melancholic feeling, though it doesn´t reach that desperate tone of the pure depressive black metal bands. The ferocity, like the mournful parts, are combined in a very moderate dose, not reaching the strength a typical black metal nor the pure depression of the DSBM bands but creating a gloomy atmosphere which fits the music.

All in all, ‘Phantoms Made Permanent’ is a solid effort by Eave, which will please the fans of this genre, though it doesn´t reach the level of a superb album, which could make them lead the scene. This is, anyway, a good step forward and the band should continue working in the pursuit of excellence. (Alain González Artola)


Yyrkoon - Unhealthy Opera

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Brutal Death, Cannibal Corpse
Death, death e solo death, che palle! Tanto avevo amato gli esordi della band transalpina con quel suo sound catchy, ricco di melodie e ariose tastiere che, pur mantenendo un’impostazione prettamente death metal, era riuscito ad indurmi all’acquisto del cd per quel suo stile così frizzante e brioso. Col terzo album però, 'Occult Medicine', la verve della band era andata un po’ perduta appannaggio di un sound più diretto e brutale, e quindi assai poco originale. Non del tutto diverso è il destino di questo 'Unhealthy Opera', quarta opera dei cugini d’oltralpe, confezionato in modo molto simile al precedente Cd. Ci tengo a chiarire subito una cosa: il disco non è assolutamente brutto, tanto meno la band è scarsa sotto un profilo tecnico-compositivo, ma la delusione per la povertà d’idee è così tanta, da giustificare la mia scelta di indicarlo come “disco flop”, un lavoro in cui ho riposto molte aspettative, ahimè tradite. Le sonorità proposte dagli Yyrkoon, che ricordo comprendere tra le proprie fila membri di Aborted e Taliandorogd, optano qui per un brutal death sulla scia di Cannibal Corpse e gli Aborted stessi, con qualche saltuaria apertura melodica e qualche raro rallentamento. Piacevoli assoli non fanno altro che confermare la bravura dei nostri dal punto di vista tecnico, ma la pochezza d’idee, sospinta da un estremismo sonoro d’altri tempi, non fanno che ribadire che il disco fra le mie mani, rappresenti un’uscita fra le tante, nel sempre saturo calderone di band estreme. Riffs affilati inseriti su ritmiche parossistiche completano poi il quadro di questo 'Unhealthy Opera'. Da segnalare la presenza di un fantastico assolo di Andy LaRocque (eroico chitarrista di King Diamond) in "Horror from the Sea". Peccato, se solo avessero continuato a percorrere la strada intrapresa con il caldo 'Dying Sun', probabilmente questo non sarebbe stato il loro canto del cigno. (Francesco Scarci)

(Osmose Productions - 2006)
Voto: 55

https://www.facebook.com/yyrkoonband/