#PER CHI AMA: Death/Progressive/Heavy/Black |
Eric è un tranquillo ragazzo romagnolo, che ha una grande passione (forse due, ma sorvolerò sulla seconda), la musica. Non solo è infatti chitarrista nei seminali Sedna, nei White Noise e chissà quant’altri progetti, ma ha pensato bene di convergere la sua voglia di suonare anche nel suo progetto solista, questo “The End of Our Days” e devo dire che il risultato è a dir poco entusiasmante. Prendendo una drastica distanza da quanto suonato nella sua band “madre”, i Sedna, Eric pesca a piene mani dal panorama mondiale, reinterpretando il tutto un po’ a modo suo e il risultato che ne viene fuori ha a dir poco del sorprendente. Se nella opening track, “God Won’t Save You” emergono delle sonorità death gothic, man mano che ci si addentra in questo lavoro emergono forti i gusti del buon Eric: Scar Symmetry, Meshuggah, Devin Townsend, Raunchy, musica djent e progressive, black ed elettronica, passando dal pop di anni ’80 e dall’heavy classico. Un pour porri di generi che hanno ben poco da condividere tra loro, ma che nella release di Eric, trovano il modo di incastrarsi alla perfezione. Esterrefatto si, questa è la parola giusta ascoltando e riascoltando il cd, che da settimane è in cima ai miei ascolti. Bravo Eric, mi hai davvero impressionato e se con “Broken Hourglass”, mi sembra di ascoltare un bel pezzo hard rock anni ’90 con delle belle vocals corrosive, con la successiva “Vaccumba” ci spostiamo in territori cyber death con il growling del mio nuovo eroe che si alterna a delle clean vocals in Scar Symmetry style. Ruffiano? Può anche essere, ma a me sinceramente non me frega nulla, anche quando il mastermind si cimenta con la bellissima e riuscitissima cover dei Talk Talk, “Such a Shame”. Vai alla grande Eric, continua cosi. Eh si perché il factotum cesenate, ci delizia con “The Seventh Gate”, song dal forte sapore nord Americano, quello del folletto canadese Devin Townsend però. E quindi potrete capire la genialità della proposta e anche la grande capacità che ha di conquistare le mie orecchie, ormai abituate a devastazioni varie in ambito black. Breve pausa strumentale di ampio respiro prima della violenza controllata di “Coward Circus” dove a fare la comparsa c’è uno screaming acido, tastieroni dal sapore black sinfonico e passaggi di velata e oscura malinconia, nonché di follia dirompente nella parte conclusiva del brano. Sono frastornato dalla capacità di picchiare ed essere al contempo eterogenei e originali. “No One Like You… Because You’re Nothing” ci conferma l’amore di Mr. Castiglia per le sonorità claustrofobiche e devastanti di Meshuggah e compagni, mentre la successiva “The Pulse of Time” sembra estratta da “Killers” degli Iron Maiden, prima di abbandonarsi in una splendida epica cavalcata strumentale, in cui lo splendido lavoro alle chitarre di Eric, si esplica in una serie di riff che si rincorrono alla velocità della luce in un orgasmo caleidoscopico. Ancora stordito dalla montagna di riff calati dal guitar hero italiano, ecco lanciarmi negli ultimi due pezzi, dove ad assurgere il ruolo di co-protagonista accanto alle chitarre ci sono anche le tastiere, ben presto relegate in secondo piano per dar modo alla furia di esplodere potentemente. A chiudere questo eccellente album ci pensa la title track, che conferma nuovamente le ottime idee di questo ragazzo che deve comparire al più presto all’interno delle vostre liste di cd da acquistare. Obbligatoriamente da far vostro! (Francesco Scarci)
(Self)
Voto: 85
Voto: 85