In attesa di andare ad ascoltare il nuovo lavoro dei lombardi Lifend, andiamo a rivedere quanto fatto in passato: cambio di rotta importante rispetto al precedente lavoro “Innerscars”, “Devihate” è un cd pretenzioso, che non vuole assolutamente passare inosservato al grande pubblico. Il cd inizia in modo strepitoso con “Purify Me”, lasciando presagire quello che la musica di questa band, estremamente preparata, ha da offrire: un death metal dal forte impatto emotivo. Sebbene la proposta sia più violenta che in passato, il sound dei nostri si fa più curato nei dettagli, ben suonato e ricco di sfumature che vanno ben oltre il death metal. Diciamo che di sicuro la matrice di fondo resta il death, con le sue ritmiche aggressive, il corrosivo screaming di Alberto (per la cronaca è sparita la soave voce femminile di Sara) e i forti richiami allo swedish. Ciò che rende realmente interessante questa nuova release, sono appunto tutte quelle sfumature che ruotano intorno al sound di base del quartetto meneghino. Eh si, perché suoni progressive si intersecano a sfuriate deathcore, inserti gotici si incastrano perfettamente a raffinate cavalcate heavy metal e malinconici intermezzi acustici ci concedono giusto il tempo di rifiatare qua e là. Se dovessi trovare un termine di paragone per i nostri, vi porterei indietro nel tempo di una quindicina di anni, quando gli svedesi Miscreant rilasciarono il sorprendente “Dreaming Ice”, concentrato di raffinato swedish death dalle forti tinte progressive. E cosi sono i Lifend: chitarre ultra compresse che vengono spezzate nel loro incedere furioso da aperture acustiche e sprazzi di splendidi synth. Dicevo che quella dei Lifend è musica emozionante che nonostante la rabbia, arriva dritta al cuore per la sua compatta genuinità. E soprattutto non è mai musica banale: i suoni, le melodie che escono dai solchi di questa seconda opera sono assai ricercati, a tratti ricordano gli Opeth più aggressivi degli esordi, in certi frangenti si respira l’aggressività degli ultimi Dark Tranquillity e in altri momenti è una pesantezza un senso di angoscia ad emergere, stati emotivi che solo i Meshuggah sono in grado di trasmettere. Forti inoltre di una splendida produzione, curata da Carlo Bellotti, i Lifend sorprendono non poco per la maturità compositiva che hanno saputo raggiungere in cosi poco tempo, sembrando dei veri e propri veterani della scena. Un solo avvertimento va dato però prima di avvicinarsi a questo disco: non pensate che sia semplice dargli un ascolto e farselo piacere immediatamente; ho dovuto ricorrere al sesto replay prima di capire che quello che ho fra le mani è una bomba dalle potenzialità enormi. Bravissimi!!! (Francesco Scarci)
(Worm Hole Death)
Voto: 80
Voto: 80