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martedì 24 ottobre 2023

Astaroth - Violent Soundtrack Martyrium

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Gli Astaroth erano un gruppo austriaco dedito ad un black metal e 'Violent Soundtrack Martyrium' rappresenta il loro secondo sigillo. E che album! La violenza che li ha contraddistinti sin dagli esordi è rimasta immutata, ma in questo lavoro sono state aggiunte le tastiere per rendere più completo un sound reso già assai interessante dai grandi riff di chitarra evocativi e diretti. Nel complesso ci sono stati miglioramenti che hanno coinvolto anche la registrazione, qui resa ineccepibile. Le tastiere nei momenti più lenti hanno un impostazione quasi gotica. Per concludere, vorrei aggiungere che con l’inserimento delle tastiere la band sembra aver perso forse quella spontaneità e semplicità che prima li avvolgeva, ma sicuramente 'Violent Soundtrack Martyrium' si presenta come un buon lavoro.

lunedì 23 ottobre 2023

Helheim - Terrorveldet

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Epic
Ripeschiamo un vecchio mcd degli Helheim, band norvegese di black epico. 'Terrorveldet' inizia con un‘intro molto strana ("Helheim Part 1") fatta di campionamenti di batteria e tastiere strutturate in modo epico, che può lasciare un po’ perplessi i meno inclini alla tecnologia ma tutto sommato ha un suo fascino ammaliatore. Arrivando agli altri due pezzi che compongono il dischetto, si può dire che la formula degli Helheim non è cambiata rispetto al passato, eccezion fatta forse per una semplificazione nella struttura dei pezzi, resi un po’ troppo insipidi e con poca personalità. Il mio consiglio è di cercare lavori più strutturati e interessanti (leggasi 'Yersinia Pestis' o 'Blod & ild').

(Ars Metalli/Night Birds Records - 1999/2013)
Voto: 60

https://www.facebook.com/helheimnorway

Spider God - Blackened: Pink

#PER CHI AMA: Melo Black
Gli Spider God ci ricascano... un altro lavoro di cover è uscito e questa volta non sono i Beatles a giovare ai vostri padiglioni auricolari ma Zara Larson, Olivia Rodrigo, Demi Lovato e Ariana Grande. Si avete letto bene, le regine della pop music. La prima, vincitrice dello Swedish's Got Talent a 10 anni, viene coverizzata in "Tame", reso qui un pezzo frenetico, di scuola Children of Bodom, con i classici vocalizzi della band inglese a graffiare e le chitarre a rincorrersi impazzite. "Good" è il pezzo della teen pop star Olivia Rodrigo, riletto e stravolto ovviamente nel tipico stile Spider God che stravolge completamente questo e gli altri pezzi a venire, tanto da renderli quasi difficilmente riconoscibili, fatto salvo per l'intro di "Twenty-nine" di Demi Lovato, che parte in sordina per poi esplodere nel black caustico di britannico marchio di fabbrica. In chiusura, "Problem" di Ariana Grande per gli ultimi vorticosi minuti di quattro song che potrebbero tranquillamente essere nuove tracce della band inglese. Chissà ora chi saranno i prossimi prescelti da essere coverizzati. (Francesco Scarci)

mercoledì 18 ottobre 2023

Sabhankra - Rotting Helios

#PER CHI AMA: Black/Thrash
È furia dilagante quella contenuta in questa tape dei turchi Sabhankra, per un EP di soli due pezzi che sembrano voler fare da apripista ad un imminente album. Il genere proposto dallo storico quartetto di Istanbul è un black thrash sparato a mille km orari, come certificato dalla veemente "Rotting Helios". Sin qui nulla di eccezionale penserete giustamente voi, non fosse altro che questa dirompente scarica elettrica sia interrotta da intermezzi che sembrano catapultarci tra i palazzi della vecchia Costantinopoli (peraltro il vecchio moniker della band era Constantinopolis), quindi permeati di una leggera vena folklorica che stempera quella violenza insita nel mood ferale dei nostri. Peccato non ne abbiamo fatto maggior uso, il sound della band ne avrebbe giovato, in particolar modo per prendere le distanze dalle innumerevoli band che suonano qualcosa di assai simile. E la successiva "The Black Sun" non fa troppi sconti con un sound similare ma che per lo meno prova a metterci del suo, con una maggior ricerca di sprazzi di evocatività ed epicità, che si accostano al thrash (per la ritmica) e al black (per le screaming vocals e le chitarre in tremolo che raddoppiano la ritmica) ideato dall'ensemble, per un risultato finalmente più interessante. Certo, con due soli pezzi non è facile valutare completamente la performance della band, che se seguirà le orme del lato A della cassetta, rischia una stroncatura, mentre se sarà in grado di elaborare maggiormente le idee contenute nel lato B, potrebbe regalare qualche bella soddisfazione. Rimango in attesa quindi, curioso di ascoltare un più lungo e strutturato lavoro di black thrash folk ottomano. (Francesco Scarci)

martedì 10 ottobre 2023

Dominance - Slaughter of Human Offerings in the New Age of Pan

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Ricordate i deathsters italiani Dominance? Ecco quelli di oggi non c'entrano niente, visto che sono polacchi, 'Slaughter of Human Offerings in the New Age of Pan' è il loro debutto, e questi qui suonano poi black metal. Vi ho disorientati a sufficienza? Allora lascio la parola alla musica del trio originario di Szczecin che si propone con otto tracce, 30 minuti e pochi spiccioli di black thrash old-school, pieno di rabbia e sofferenza che si concretizza attraverso le note abominevoli ed efferate di "Battlefield", dotata di un riffing affilato come un rasoio, screaming vocals super caustiche, velocità vertiginose e giusto una parvenza di melodia a completare un quadro che si confermerà assai similare anche lungo la seconda "Blood Countess", song che sfodera tuttavia un poderoso assolo, qualche ritmica più thrashettona ma comunque un sound schietto e privo di troppi compromessi. Le polveri continuano a bruciare in "Deadly Winter", la traccia più breve del lotto, ma che mette in bella mostra un'interessante linea di basso su un'incessante ritmica che vede qualche sporadico rallentamento. La furia nichilistica del trio della Pomerania dell'ovest si fa ancor più largo in "Ritual", un pezzo in cui si avverte maggiormente la vena scandinava (Marduk e Dark Funeral) nelle taglienti linee di chitarra, sparate costantemente a velocità iper mega sostenute, che si protrarranno anche nelle successive e maligne song, che vedono i nostri affrontare nelle loro liriche, guerra, odio e morte, temi ahimè molto di attualità negli ultimi tempi. La summa di tutto questo si concretizza in "Human Holocaust" e il suo incipit thrash old-school (scuola Sodom), a cui si aggancia poi un riffing marcescente di scuola nordica. Il disco insiste su queste coordinate anche nelle ultime song che vanno a sottolineare quanto la band sia radicata in antichi stilemi musicali di cui apprezzarne comunque la solida coerenza. (Francesco Scarci)

lunedì 9 ottobre 2023

Huginn - The Millennium End

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Epic Black
Lo splendido demo dei Huginn trascina l'ascoltatore, sin dalle prime note, in un clima altamente suggestivo, merito anche della buona qualità della registrazione. Il genere praticato dal polistrumentista piemontese è un black metal di stampo epico-battagliero, un incrocio fra Bathory, Falkenbach, Graveland, dove l'impasto sonoro non è mai caotico. Le canzoni (quattro in tutto) sono varie e ben strutturate. Alla one-man-band italica non interessa, per fortuna, scaraventare addosso all'ascoltatore una cacofonia inintellegibile. L'unico appunto che mi sento di muovere all'autore riguarda le vocals: se maggiormente diversificate, avrebbero accresciuto la già elevata qualità dell'opera. Sarebbe stato bello che a questo musicista fosse stata una proposta da parte di un'etichetta seria e affidabile. Se lo meritavano davvero, ma le cose sono andate diversamente con lo scioglimento della band e la successiva nascita degli Skoll. Intanto, accostatevi 'The Millennium End' senza timore: non ne rimarrete delusi.

(Self/Masked Dead Records - 1999/2016)
Voto: 75

https://maskedeadrecords.bandcamp.com/album/the-millenium-end-1999

Usurper - Cryptobeast

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Black/Thrash
This release is really awesome! It’s actually the first one I’ve heard from them. It was recommended from a friend and it might be one of their best releases to date. It’s like black/thrash which are two different genres meshed into one. The vocals are really good and they play the music really well. I really enjoyed the guitar riffs. In the production was top-notch. I like the chorus “kill kill kill...kill for the metal.” That’s a classic. These guys put out some pretty cool black/thrash metal. Some fast and slow tempos. But overall pretty original riffs. These guys are Chicago based. They haven’t put out material in a while but at least they’re still together. Some of the members are in a band called Bones. They’re rather different. But still good. They put on a good live show.

This is a catchy album. The riffs are pretty different, but still good. The whole way through it’s good. The yelling and rhythms take their form. I like the actual groove to the songs. Not really familiar with the genres put together. So in that respect, I suppose you can say it’s pretty unique. I wish I would’ve known about this band a long time ago. I like the production quality I believe it’s top-notch as well as I say. Just a lot of songs on here that an are really noteworthy.

All in all definitely well thought out release for a metal band from Chicago. I’m looking forward to hearing more of their music. For now., I’ll keep it at this one. Hopefully they’ll come out with some more new music but I’m sure it’s going to be a probably a different lineup. That’s all right though. They seem to be a growing band.

Glad I got to this CD but not how much it cost! I encourage you to check out this album either on Spotify or YouTube. You might decide on making a purchase for it. Everything about this album rules! The music, the sound, and the overall effort. Don’t wait up on this. Check it out soon if not now! (Death8699)


(Earache Records - 2005)
Score: 75

https://usurper.bandcamp.com/album/cryptobeast

giovedì 5 ottobre 2023

Mysticum - In the Streams of Inferno

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Industrial Black
I Mysticum sono un gruppo norvegese di black-industriale molto particolare, con atmosfere glaciali ed inquietanti (ma auspico che la maggior parte di voi già lo sappia/ndr). La drum-machine in questo 'In the Strems of Inferno' è simile ad un martello pneumatico volutamente ripetitiva e prorompente. La voce black è malvagia però, quasi in sottofondo rispetto alla musica. Nei Mysticum l’uso dei synth e di campionatori è d’importanza rilevante perché è proprio in queste parti dove viene concentrato il suono freddo e industriale. Le otto tracce qui presenti sono un inno al male, ed è inutile addentrarsi nella spiegazione di ogni singola canzone visto che il lavoro è oscuro in ogni suo elemento e privo di cali di tensione. Ascoltatelo quindi in completo silenzio, fatevi rapire dalla follia compositiva. Imperdibile.

(Full Moon Productions/Peaceville Records - 1996/2023)
Voto: 85

https://www.facebook.com/mysticums

martedì 3 ottobre 2023

Apparatus - HM-2

#PER CHI AMA: Death/Black/Grind
Un lavoro di soli 4 minuti e 51 secondi srotolati in ben tre pezzi non credo mi sia mai capitato di recensire, ebbene c'è una prima volta per tutto e la mia prima volta è in compagnia dei danesi Apparatus, folle quintetto di Copenaghen che, con questo 'HM-2', approda al quarto EP della propria discografia (ora vado a controllare anche le durate degli altri lavoretti) a cui aggiungere anche due Lp e un demo. La proposta del combo danese? Il sito dell'Enciclopedia Universale della musica metal parla di "Experimental Blackened Death Metal", e in effetti, ascoltando una dopo l'altra "I", "II" e "III", i tre pezzi che compongono questo mini dischetto, ci sento subito influenze apocalittiche (ecco il blackened) che esplodono però in un bestiale death/grind, con tanto di voci urlate sovrapposte ad altre growl, per una mazzata "in your face" non troppo piacevole. Ecco, non mi è ben chiara la definizione di sperimentalismo ipotizzata dalla band in questa scarna proposta musicale, forse la durata dei brani, e se penso in particolare al terzo, di soli 35 secondi, mi sembra di trovarci schegge grind/hardcore che potrebbero emulare i primi Napalm Death. Ascoltando i precedenti album della band nord europea, questo 'HM-2' sembra più una provocazione che altro, lontano dagli standard sperimentali, jazz, death, doom del passato. A me francamente non è piaciuto. (Francesco Scarci)

lunedì 2 ottobre 2023

Black Mold - The Unnatural Red Glow of the Night

#PER CHI AMA: Black/Hardcore
Sei pezzi in poco più di 13 minuti per i portoghesi Black Mold che, in questo 'The Unnatural Red Glow of the Night', propongono musica scritta e registrata in realtà tra il 2019 e il 2020, tra i regni dell'oscurità e la caduta della luce, cosi come riportato nella loro pagina bandcamp. La proposta del nichilista e misterioso gruppo lusitano si muove poi nei meandri di un black punk nudo e crudo che tuttavia, nel corso del suo sviluppo, ha modo di incontrare antri più atmosferici ("Venomous Light") a fronte di un pezzi più schietti e grezzi, anche per ciò che concerne la registrazione, direi piuttosto scarna e lontana da ogni ricerca di bombasticità. Uno dopo l'altro i brani dei Black Mold ci sbattono in faccia un po' come quando in motorino gli insetti si spiattellano contro la visiera del nostro casco. E cosi, prima "The Mark of Sisyphus" e poi "Rudiments of being Human", impattano violente nelle nostre orecchie con chitarre scarnificate ed un cantato rabbioso, ma sempre comprensibile. "In the Forest", "Seclusions" e "Pointed Towards Abstraction" rappresentano pura furia punk hardcore, dove la parola compromesso non è contemplata, dove non si fanno prigionieri, dove la sola legge che conta è quella acuminata dell'arma bianca. Fate pertanto estrema attenzione. È una minaccia e non una raccomandazione. (Francesco Scarci)

giovedì 28 settembre 2023

Sznur - Ludzina

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Già autori di quattro album, tornano sulle scene i polacchi Sznur (traduzione per corda) a distanza di un paio d'anni da quel 'Dom Człowieka', già edito dalla Godz of War Productions. Come da linee guida dell'etichetta polacca, ci troviamo di fronte ad un black thrash sparato ai mille all'ora che mostra come unico punto di originalità, una copertina raffigurante una porzione di pelle con alcuni peli (e brufoletti) sopra e nel retro, le sagome dei tre misteriosi musicisti che compongono la band. Ecco, ben poco direi per un lavoro come 'Ludzina' che racchiude sette tracce (tra cui la trascurabile bonus track "Wojna (Defekt Muzgó Cover)" compare solo nei formati fisici) piuttosto piattine. Il disco si apre con le spiazzanti melodie folk-polkloriche di "Kurwy" (traduzione per "puttane") a cui fanno seguito delle rasoiate chitarristiche dotate di un pizzico di melodia che prova a stuzzicare i soli fan della band. Io non sono ahimè tra quelli e mi lancio subito all'ascolto della successiva "Płyny" (traduzione per "fluidi") e ancora una bella dose di schiaffoni in faccia, con un'attitudine che per certi versi mi ha evocato quella degli Impaled Nazarene, ossia sfuriate metalliche, testi decisamente misantropici, a tratti di carattere medico (il che mi ha evocato i Carcass di 'Necroticism...'), ritmiche affilate come pesci barracuda e voci caustiche quanto basta. La recensione si potrebbe chiudere qui, visto che anche le successive "Dwóch", "Pole", "Ul" e "Stosunek" si muovono su binari similari che uniscono un violentissimo black glaciale, qualche variazione vocale, divagazioni black'n'roll che tuttavia aggiungono poco o niente a una scena che inizia a peccare di estrema prevedibilità. Tutto questo, non per dire che 'Ludzina' sia un brutto lavoro, ma non resterà di certo negli annali della memorabile musica black. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 62

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ludzina

mercoledì 27 settembre 2023

Aset - Astral Rape

#PER CHI AMA: Esoteric Black
Quanta curiosità avevo nell'ascoltare il debutto degli Aset, nuovo progetto che racchiude membri dei francesi Seth, dei finlandesi Oranssi Pazuzu e di un'altra indefinita band tenuta al momento misteriosa. Dietro ad un progetto cosi ambizioso, anche una etichetta ambiziosa, l'onnipresente Les Acteur de l'Ombre Productions. La domanda cardine è ora "gli Aset incarnano le due band madri o propongono tutt'altro in questo 'Astral Rape'"? Beh, non facile rispondere a questo quesito, visto che ascoltando l'opener "A Light in Disguise", finisco per cogliere più la maestosità dei blacksters francesi piuttosto che la psichedelia dei gods finnici, che comunque si muove nel sottofondo di una proposta che vede come influsso principale i Deathspell Omega (che siano loro la terza band che vuole rimanere nell'anonimato? Banale speculazione la mia, attenzione). Suoni obliqui, completamente sbalestrati, dotati di una certa animosità che si traduce in chitarre sparate a tutta velocità e smorzate da un cantato tra il litanico e l'harsh black. Ecco come si presentano gli Aset. Che il disco graviti nei pressi di un'intelaiatura metallica sghemba è dimostrato anche dalla seconda iconoclasta "Abusive Metempsychosis" che, a fronte di ritmi forsennati, trova in alcuni rallentamenti atmosferici di scuola mesopotamica (penso ai Melechesh), pochi secondi in cui ritemprarsi lo spirito. La discesa negli abissi prosegue con la deviata ma più compassata "A New Man for a New Age", in cui il cantante sperimenta vocalizzi simili a quelli del buon Attila Csihar, e che vede ad un terzo del brano, una super frenata a livello ritmico da cui ripartire più infervorati che mai, grazie ad una rutilante enfasi ritmica. Fin qui tutto bene, ma in tutta franchezza, mi sarei aspettato qualcosa di ben più originale dai nostri, considerata soprattutto la presenza di musicisti schizzato come quelli degli Oranssi Pazuzu e invece, 'Astral Rape', anche nello svolgersi delle successive "Lord of Illusions" (violentissima peraltro nel suo morboso incedere), "Astral Dominancy" e la più sludgy "Serpent Concordat", si conferma un lavoro ordinario, in cui l'unica eccezione sembra essere rappresentata dalla più ritualistica "Force Majeur" che appare più ricercata a tutti i livelli, musicale, atmosferico, e vocale, senza dover per forza puntare sulla furia bieca delle sue chitarre (seppur comunque presente). In soldoni, 'Astral Rape' è un disco interessante ma non troppo, forse penalizzato dall'eccessivo carico di aspettative che ci avevo messo sopra. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2023)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/astral-rape

Hell's Coronation - Transgression of a Necromantical Darkness

#PER CHI AMA: Black/Doom
Torna a soffiare il vento gelido dalla Polonia, torna la Godz ov War Productions con un'altra delle sue creature malvagie, ecco a voi gli Hell's Coronation, che con 'Transgression of a Necromantical Darkness', tagliano il traguardo del secondo Lp, a cui aggiungere poi quattro EP, quattro split ed una compilation. Non certo degli sprovveduti quindi i due polacchi di Danzica, uno dei quali è Skogen della band black omonima. La proposta del duo della Pomerania è comunque all'insegna di un black doom soffocante, votato all'occultismo, cosa che si evince peraltro dal negromantico titolo dell'album e dai sei pezzi qui inclusi. Fin dall'iniziale "Spirituality of Burning Black" poi, la band lascia aleggiare quell'alone di malignità nelle sue note e nell'arcigna performance vocale del suo frontman, mentre la musicalità del duo affonda le proprie radici in un black mid-tempo dalle tinte fosche e misteriose, che tuttavia latita dall'evidenziare picchi di sostanziale originalità, tanto meno palesare una spiccata inadeguatezza che spesso oggigiorno contraddistingue una miriade di band. I due musicisti si lanciano quindi in un ambito che in passato ha fatto breccia tra gli amanti del black ellenico, con act del calibro di Necromantia, Varathron e un che dei primi Rotting Christ, senza dimenticare gli albori dei Samael o in fatto di liriche, perchè no, l'esoterismo dei nostrani Abhor o dei Mortuary Drape. In definitiva, quello che mi ritrovo fra le mani è un disco genuino di black metal che non spinge assolutamente mai sull'acceleratore, ma che non vede nemmeno grosse variazioni al tema, che è comunque dotato di una discreta vena melodica e atmosferica, che poggia essenzialmente su una ritmica compassata, e cresce attraverso qualche breve effluvio solistico, con le grim vocals di Zepar (peraltro un factotum strumentale) e qualche trovata percussiva ("Primordial Wrath of Old Death"), che mette in mostra le abilità esecutive del buon Skogen o ancora, un'apertura tastieristica ("From His Blood" ad esempio), che va a mostrare un lato fin qui sconosciuto dei nostri. Per il resto, 'Transgression of a Necromantical Darkness' è un lavoro onesto, senza troppi grilli per la testa che potrebbe aver presa per gli adepti del black dell'ultim'ora. Per chi come me, che ascolta il verbo della fiamma nera da trent'anni, beh, non me ne vogliano gli Hell's Coronation, ma qui ho trovato poco o nulla che possa soddisfare il mio palato. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 65
 

lunedì 25 settembre 2023

Katafalk - Storm Of The Horde

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Brutal Death
Certo che il nome Katafalk in italiano non suona un granchè bene e neanche un titolo come 'Storm of the Horde' non è da meno. Sono sincero: mi sono avvicinato a questa release con timore, ma allo stesso tempo con curiosità, conoscendo appieno l’assoluta qualità delle releases della Cold Blood Industries, label di assoluto valore e di innegabile gusto in ambito Brutal-Death-Metal. La biografia parlava di una band brutal con influenze thrash e black metal, e l’astio continuava a crescere. Inserisco il CD nello stereo, premo il tasto play e quello che ne viene fuori è un olocausto brutal-death senza compromessi! AAARRRGGGHHH!!!!! Ma da dove cazzo vengono sti Katafalk? Da Marte??? Mai sentita una band con solo un promo alle spalle, debuttare (e da li sciogliersi in tre anni dopo un altro EP/ndr) con album di tale spessore di violenza, potenza e feeling! Da sempre l’Olanda partorisce bestie disumane in ambito brutal-death, oltre ai grandi Sinister e Howitser, chi non potrebbe ricordarsi di God Dethroned, Centurian o dei Severe Torture? Bene gente, inserite anche i Katafalk nella vostra lista perché se lo meritano davvero! I nostri cinque fringuelli olandesi sono capaci di fondere molto bene (in questo li associo ai grandiosi danesi Iniquity!) linee melodiche europee con il classico stile muro di suono brutal americano, ascoltate ad esempio la parte iniziale di “Empty Life” o della title track “Storm Of The Horde”, cazzo, non è facile fondere le parti in quel modo! Tecnicamente i nostri sono messi benissimo. I due chitarristi sono davvero bravi, ma una lode va in assoluto al batterista, una delle migliori macchine da guerra mai sentite in circolazione, capace di confrontarsi sicuramente con i colossi di oltreoceano, una furia credetemi!

sabato 16 settembre 2023

Runespell - Shores of Náströnd

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
Hailing from Australia, Runespell has forged a quite solid career thanks to a very good collection of five albums, all of them very enjoyable. Which is surprising is that, although this project is quite new, as it was just founded back in 2017, Runespell has had time and inspiration to release almost one album per year. The stability of its line-up, consisting of the same three musicians who created Runespell, has obviously been very helpful. It is also noteworthy to highlight that the three members are also involved in other different projects, which makes clear the level of commitment with the music and the scene that these guys have.

Its previous album, entitled 'Verses in Regicide' caught my attention and it was a release that I personally enjoyed quite a lot. So, I was quite curious to see what Runespell could offer us this time, with its newest opus 'Shores of Náströnd', released again under the Iron Bonehead Records' flag. The Australian project plays a sort of black metal with a strong melodic and atmospheric touch. Their compositions have a quite solemn nature, providing an epic feeling that defines Runespell’s sound. Those characteristics are easily found in this newest album which consists of six pieces that will surely make happy the fans who already know this band. The album opener "Mirrors of the Dead" is a fine example of the band’s strongest points. Here, we will find a tasteful work with the guitars along the whole song, which have plenty of great and catchy melodies. After an introduction where the guitars and drums build an increasing feeling of something epic to come, the composition gains in speed and intensity, where the guitars play the main role, although we can hear some keys in the background which increase the majestic atmosphere of the song. The pace is far from being monotonous as it has its ups and downs in the speed and in the overall intensity of the track. The vocals are the classic black metal shrieks which are quite solid. This is actually a great way to open the album and it is probably my favorite track of the whole album. The first half of "Shores of Náströnd" is undoubtedly the finest one as the first three songs show the most memorable melodies and well-accomplished structures. Both "Elemental Fires" and "Spectres of War" have great melodies, excellent tempo-changes which include slow, mid, and fast sections and the aforementioned solemn touch. It is remarkable the nice use of the acoustic guitars here and there than can be enjoyed in "Spectres of War", which is a resource used again in the later part of the album. The longest and homonymous composition also uses the acoustic guitars, for example, as an introduction to the song. Even tough it is the longest track, it is rhythmically less varied than other songs as it generally has a mid-tempo pace during a great part of its length. The riffing uses this tempo to create a sort of hypnotic feeling to captivate the listener. In any case, the band introduces some variations in the intensity close to the end, which I think, it is a right move that enriches the song and makes it less predictable.

All in all, 'Shores of Náströnd' is another remarkably solid effort by the Australian trio Runespell. It doesn’t reach the level of magnificence to be defined as a stellar album. Nevertheless, its melodic black has some moments of greatness, and in general, a very good level which should satisfy the listener who wants to enjoy some black metal full of great melodies and a majestic touch. (Alain González Artola)

domenica 10 settembre 2023

Putrid Flesh - Intox By Human

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
Death metal, questo sarebbero i Putrid Flesh. Nulla di più, se non fosse per un background musicale che pesca a piene mani da altri svariati filoni della musica estrema. Incursioni nel black e in strani territori dalle sonorità insane. Ascoltando questo demo del 1999 ho più volte avuto un' impressione di "indefinito", non so spiegare cosa ho provato esattamente, ma credo sia qualcosa di simile alla paura. Paura di quello che questo demo riserva con lo scorrere inesorabile del nastro sulla testina del mio stereo. La qualità delle registrazioni sembra buona, ma il nastro in mio possesso sembra essere danneggiato (il volume sale e scende), quindi non posso giurarci. Molto hanno sperimentato in questo demo, riuscendo a creare qualcosa di veramente nuovo. Se vi piace il suono della "Carne putrida" vi consiglio di ascoltarli. Io continuo a farlo, ma non riesco a trovare la soluzione per capire, e la paura aumenta.

Myrdød - Consciousness 6​.​337​.​9664

#PER CHI AMA: Black/Death/Grind
I Myrdød non li conoscevo, nonostante abbiano sul groppone già tre Lp e sei EP, incluso questo ‘Consciousness 6​.​337​.​9664’. Un lavoro, quello della band di Bethlehem – Pennsylvania, che sprigiona tutta la maligna forza black death del duo formato da Søppelskaler e Fractal Creature. Si parte con l’atmosferica intro per poi lasciarsi travolgere dalla furia dirompente di un sound che sembra ammiccare in primis ai Morbid Angel, in una versione più destrutturata e schizoide, con tanto di vocals che si muovono tra lo screaming, il growling e il pig squeal. Le ritmiche sono serratissime, dall’urticante “Invisi-Tomb” fino alla più grind/sperimentale “Flesh Shelter” (il cambio di tempo nel finale è ai limite del delirio), passando per la più controllata (vi prego, passatemi il termine) “Force of Ungloth”, in una sequenza ubriacante di ritmiche sparate in your face e cesellate da un lavoro alla chitarra solista (e un basso in sottofondo che macina km e km a braccetto con una batteria al limite del disumano) che aprono ad ampi margini di crescita per il duo statunitense. Mi preme come sempre sottolineare che non abbiamo nulla di originale in mano ma, se vi piacciono sonorità in linea con Morbid Angel, Anaal Nathrakh, Cattle Decapitation e compagnia bella, beh una chance a questi pazzi scalmanati, la darei anche. (Francesco Scarci)

(Shadow Speculum Productions – 2023)
Voto: 66

https://myrdod.bandcamp.com/album/consciousness-63379664

sabato 9 settembre 2023

Immorior - Traitor of the Light

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Bisogna sormontare ogni confine dell'umana costruzione, bisogna lasciar vagare i propri pensieri, schiudere l'anima, divincolare il proprio animo per poter ascoltare gli Immorior (da non confondere con gli omologhi tedeschi/ndr), che ci propongono delle atmosfere spettrali e spirituali allo stesso tempo. Sia ben chiaro, la spiritualità che aleggia nell'opera della band nostrana originaria di Modena, non è quella della ricerca cosmica del Karma, ma è una spiritualità soffocante e oscura, liberatoria solo per chi sente realmente il proprio spirito dannatamente oscuro. Nell'opera si alternano pianoforti sofferenti a chitarre classicheggianti, per dar vita ad un'opera black metal davvero unica nel suo genere (peccato solo che la storia dei nostri si sia chiusa qui/ndr).

Ævangelist - Palaces in the Æther

#PER CHI AMA: Black/Death
Con gli Ævangelist faccio sempre un gran casino nel capire se stiamo parlando della band finlandese o di quella americana, poi fatalità decidono puntualmente di far uscire i loro album in modo concomitante. Speriamo risolvano al più presto le loro beghe legali e si riesca ad avere un’unica band. Quella di oggi è comunque la formazione di Tampere, quella guidata dal buon Matron Thorn (Benighted in Sodom, ex Bethlehem e Leviathan), che propone un nuovo EP, ‘Palaces in the Æther’, dopo essere uscita non più di due mesi fa con ‘X​α​ρ​ί​σ​μ​α​τ​α’. E il tetro, caotico e scomposto sound dell’ensemble nordico torna a colpire in quest’unica traccia, che apre con quella che pare essere la voce di una sirena pronta a voler ammaliare l’ascoltatore incauto, prima di gettargli addosso quel magma sonoro che in tutte le sue forme, caratterizza da sempre il moniker Ævangelist. E quindi, largo al caos sonoro, un viaggio diretto nel centro delle viscere della Terra dove affrontare bestie demoniache (le vocals di Matron Thorn sono assimilabili a quelle di una mostro infernale) immersi in un maligno calderone infuocato dove trova forma il black spaventoso, obliquo, mefitico, terrificante, e allo stesso tempo cosi affascinante di questa band. Quel senso di totale frastornamento che provo quando ascolto una release di questi pazzi scatenati lo potrei provare solamente quando con l’altra loro versione americana, anche se, in tutta franchezza, devo ammettere di apprezzare maggiormente questi Ævangelist, cosi psicotici, nichilisti e alienanti. (Francesco Scarci)

lunedì 4 settembre 2023

Mahira - Under Cover Of Darkness

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Doom
Questo demo non è male però non mi convince del tutto. Diciamo che si tratta di una sorta di black melodico (però non alla svedese) che a tratti sfocia in un black doom, volendo anche suggestivo. Sono perplesso perché a soluzioni interessanti ed a riffs efficaci, si accostano momenti banalotti e poco convincenti. Un buon pezzo è il quarto “Marte War’s King”, ed anche la successiva ed ultima title-track presenta giri validi e bastardi, nonché velocità più sostenute. Lasciamo, quindi, a questo punto il quartetto siculo che in futuro potrebbe sfoderare del materiale interessante e che parte comunque dal punto a favore meritato per aver evitato di scopiazzare idee altrui.