#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal, Subrosa |
Continua il brulicare incessante di talentuose band proveniente dalla Polonia e gli Obscure Sphinx ne rappresentano l’ennesimo esempio vincente, qui ad infiammare la mia estate. Il genere? Ascoltando l’inizio di “Nastiez”, mi verrebbe da indicare in Bjork e al contempo la nostra Cadaveria, le muse ispiratrici della vocalist dei nostri (in formato clean), mentre i chitarroni pesanti e lo screaming più stile “carta vetrata” della stessa damigella, aka Wielebna, mi indurrebbero ad appiccicare l’etichetta di post metal/sludge. Ma il sound dei nostri è, a dire il vero, assai camaleontico, complesso ed articolato, capace di conquistarmi tuttavia fin da subito. La proposta del quintetto di Varsavia mi ha ricondotto ad una delle più interessanti release uscite lo scorso anno, quella della female band statunitense dei Subrosa. Si, decisamente. In “Anaesthetic Inhalation Ritual” si combinano un po’ tutte le divagazioni di un genere dalle mille sfaccettature, in grado di incorporare elementi psichedelici e doomish, come negli undici minuti della già citata “Nastiez” in cui le due anime di Wielebna si incontrano e scontrano, nell’evoluzione parossistica del brano. “Eternity” mi ammalia con il suo incedere lisergico, complici splendide linee di chitarra, su cui ancora una volta, è il growling dell’inquietante e sensuale dama a stagliarsi, sovrana. La classe non è acqua, e se consideriamo che la band esiste solamente dal 2008, possiamo prevedere che, a fronte di una buona dose di promozione, i nostri mostrino tutte le carte in regola per fare breccia nel cuore di quei fan, amanti di suoni più sperimentali. “Intermission” è una breve traccia strumentale che mi prepara a “Bleed in Me” prima e seconda parte, dove l’ensemble dà sfoggio delle proprie potenzialità in una versione più intimistica, ma anche un po’ più soft e commerciale nella prima parte e più polifonica, pesante e ridondante (neppure fossero i Meshuggah) della seconda; esperimento comunque brillantemente superato. A chiudere questo inatteso debut album, ci pensano i dieci minuti di “Paragnomen”, song dai tratti post marcatamente post rock, che suggella la prova convincente di questi giovani polacchi. Bene cosi… (Francesco Scarci)
(Fuck the Tag)
Voto: 75
Voto: 75