#PER CHI AMA: Alternative Post Rock, Lingua, Aoria, Swarm of the Sun |
Cd consumato… No, non mi sto riferendo al fatto di avere ricevuto un digipack con la custodia usurata, ma di aver ascoltato cosi tante volte questo lavoro nell’ultimo mese, che devo aver realmente rovinato la superficie del suo meraviglioso disco argentato. D’altro canto, se una band arriva dalla Finlandia catalizza fin da subito la mia attenzione, perché sono certo che nel 90% dei casi, dovrò aspettarmi sicuramente qualcosa di originale ed intrigante. Sbagliato? Neanche per idea, gli Handlingnoise sfornano un cd di musica post rock progressive davvero da paura, racchiudendo nel proprio sound la stravaganza tipica del paese lappone miscelata alla grande con ondeggianti divagazioni alternative d’oltreoceano, di scuola Tooliana. L’impatto con “El Topo”, la melliflua opening track, è folgorante: atmosfere palpitanti, emozionali che scorrono lungo i suoi quasi nove minuti, con ricchi intermezzi ambient e il suo riffing post rock. Quando nel mio stereo irrompe poi “Hannibal”, il suo lento incedere in chiaro scuro, con i vocalizzi darkeggianti e la sua ipnotica danza tribale, decreto che questo è il mio disco preferito degli ultimi 30 giorni, che raggiunge per intensità, quello che fu l’esordio di un’altra band a me cara, ma ormai disciolta, gli svedesi Lingua. Magari avrei rinunciato a qualche coda rumoristica dei pezzi, per dare ancor più spazio al dolce avanzare dei sinuosi suoni degli Handlingnoise. Pezzi molto lunghi a dire il vero; lo confermano anche i nove minuti di “Son of Ugly Box”, che inizia a mettermi in crisi, che diavolo di voto dovrei dare a questa giovane band? Troppo alto, no di certo, altrimenti poi si montano la testa; più basso, no svilirei il loro amabile lavoro. Un meritevole 85 mette subito in risalto la bontà di un album, di una band che deve sfondare per forza, a costo di metterci io i soldi per dar modo a questi giovani ragazzi di farsi conoscere nel mondo, partendo dall’Italia. L’ipnotica atmosfera dei nostri, contraddistinto da un riffing assai oscuro che mi ha ricordato le linee di chitarra di 30 anni fa dei (udite udite) Simple Minds di “New Gold Dream”, mi ribaltano dalla sedia, mentre attacchi noisy (con tanto di trombe e tromboni) su un marziale tappeto ritmico, intermezzi ambient/elettronici, contribuiscono a darmi il definitivo colpo del ko. Malinconici, a tratti strazianti, ma anche un po’ impetuosi, gli Handlingnoise trovano il modo anche per essere un po’ ruffiani con “God Bless the Poor Bankers”, song dal feeling quasi vicino alle cose più dark dei Muse (bello a proposito il lavoro al basso dell’ensemble scandinavo). Con la conclusiva “Smackblossoms”, le sue sorprendenti e progressive melodie (scuola Decoryah, ma chi mai di voi se li ricorderà?) e il suo dirompente finale elettrico, conferma i nostri come mia grande sorpresa per questo inizio di 2013. Band incredibile! (Francesco Scarci)
(Self)
Voto: 85
http://www.handlingnoise.com/
Voto: 85
http://www.handlingnoise.com/