#PER CHI AMA: Black Depressive, Shining |
La malvagità intrinseca di questo lavoro, mi ha tenuto decisamente incollato nell’ascolto della seconda release degli italiani Deadly Carnage, un concentrato di black metal malato, selvaggio e feroce, che si rifà, senza ombra di dubbio, alla tradizione nordica, ma comunque con un estro riconducibile alla scuola italica. Già la opening track, “Guilt of Discipline”, conferma le mie parole, offrendo un corrosivo e corroborante esempio di musica nera, che trova espressioni di somma eleganza, nei suoi assoli e nelle parti più depressive, che permette all’act romagnolo di trovare una propria strada nell’intricato panorama estremo; le ritmiche serrate del brano infatti, mi avevano fatto temere il peggio, ma poi appunto quell’estro, di cui sopra, permette al quintetto italico, di esprimere la propria personalità. Anche la seconda “Parallels” offre spunti interessanti, per il desiderio dei nostri di spingersi verso lidi più atmosferici nei meandri estremi del black doom, accompagnati da una sofferente quanto mai diabolica voce, che alcuni di voi, vorranno equiparare a quella del leader degli Shining. Il paragone con la band svedese ci potrebbe anche stare, soprattutto quando la band si lancia in aperture più melodiche o drammatiche, mentre non ho trovato cosi piacevoli le parti in cui i nostri abbandonano il black, per far posto a scorribande che puzzano di death metal. L’abilità dei Deadly Carnage risiede comunque nell’alternare parossistiche sfuriate di suoni infernali con piacevoli parti arpeggiate (e il finale di “Parallels” ne è un palese e riuscitissimo esempio), cosi come pure da sottolineare l’eccezionale prova del vocalist nel mutare il proprio registro vocale: growl, blackish, lamentoso, sofferente, sussurrato o pulito (dell’ultima traccia). “Epitaph Part I” devo ammettere non mi è piaciuta granché, per quel suo incedere un po’ piatto e inconcludente; nella sua evoluzione e successiva “Epitaph Part II”, i nostri faticano nel ritrovare la verve che ha contraddistinto le prime due roboanti song. Il finale della seconda parte, fortunatamente, dà modo al combo riminese di ritornare a mostrare fiero il proprio valore. Glaciali alfieri del black oscuro made in Italy, in compagnia dei Frostmoon Eclipse, i Deadly Carnage regalano un altro interessantissimo pezzo, “Growth and New Gods”, esempio di furia evocativa che esplica tutta la propria genialità nel malinconico intermezzo acustico frammisto ad uno straziante solo, che innalza ancora una volta (e di molto), il livello qualitativo di un disco che, forse ha il solo difetto di non mostrare una certa costanza di fondo a livello musicale, perdendosi talvolta più nel desiderio di devastare l’ascoltatore con la sua irruenza, piuttosto che guadagnarne l’attenzione con una proposta davvero originale. A chiudere l’album ci pensa la paranoica “Ceneri”, song cantata in italiano, che sembra trarre ispirazione dai Canaan. “Sentiero II: Ceneri” avrebbe anche meritato di più, se avesse dato meno spazio ad una violenza (death o black che sia) talvolta solo fine a se stessa. Li vorrei pertanto risentire con il terzo e solitamente decisivo lavoro, speranzoso che le asperità di questa release, vengano del tutto limate. Dal sicuro avvenire, se prenderanno le distanze da suoni triti e ritriti. (Francesco Scarci)
(De Tenebrarum Principio)
Voto: 70
Voto: 70