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#PER CHI AMA: Experimental Black/Death, Dodheimsgard, Akercocke |
Deconstructing Sequence atto III: dopo le recensioni dei due EP da parte dei miei colleghi, tocca oggi al sottoscritto prendersi carico dell'ascolto del debutto sulla lunga distanza della band polacca e dirvi cosa ne penso. Iniziamo col dire che il concept astronomico/fantascientifico cominciato in 'Year One', prosegue anche in questo 'Cosmic Progression - An Agonizing Journey Through Oddities of Space'. Dicasi altrettanto della proposta musicale del quartetto che prosegue in territori estremi sperimentali che si muovono dal black/death dinamitardo della opening track, "Lifeforce Awakens", a sentori progressivi o addirittura elettronici. Ma andiamo con ordine e lasciamoci travolgere dalla tempesta solare dell'opener, in cui la matrice di fondo è decisamente estrema, ma il cui impetuoso incedere viene spezzato da break di sintetizzatori, voci campionate, tappeti elettro-sinfonici e in generale da un cataclisma sonico piuttosto complicato da decifrare, che potrebbe chiamare in causa i Solefald più folgorati, gli Aborym di 'Dirty' oppure i Dodheimsgard. Le partiture industrial orchestrali, abbinate a scheggie dal vago sapore grind, irrompono nella folle “V4641 Sgr”, una song difficile da inquadrare e probabilmente anche da digerire, complice un drumming in hyper blast-beat , dotata di un suono non del tutto naturale. Le melodie non sono affatto male, ma sembra che la band abbia voluto strafare, facendosi prendere talvolta un po' troppo la mano. Sia chiaro, le idee ci sono, anche piuttosto originali, che nei turbinii cervellotici del pezzo, evidenziano una certa influenza anche da parte della corrente estrema britannica, guidata da Mithras e Akercocke. Tuttavia, non si può neppure pensare che sparare una selva di riff ubriacanti uniti ad una batteria che sembra suonare in modo troppo artificiale, possa sortire degli effetti miracolosi. Ci vuole equilibrio. E forse in "Memories of the Sun, Memories of the Earth", la band sembra aver capito la lezione e si muova con maggior cognizione di causa. Il rischio di bruciarsi con una proposta simile è infatti assai elevato, il caos supremo non giova decisamente a nessuno. Il quartetto polacco però se ne fotte di schemi, generi ed etichette, va dritto al sodo, sciorinando ritmiche destrutturate, assalti sonori simili ad una forma di terrorismo sonoro da denuncia alle Nazioni Unite, growling e harsh vocals, synth bizzarri e chi più ne ha più ne metta, in una song tanto interessante quanto estremamente pericolosa ("My Way to the Stars"). "Dark Matter" ha un approccio iniziale più votato al death metal per poi evolvere verso un black freddo, ma dal taglio comunque moderno, che ha il pregio o il difetto (questo decidetelo voi) di cambiare il suo umore un centinaio di volte. "Luminous (In the Process of Merging)" ha un attacco corale, con la traccia che si muove su un mid-tempo sorretto da un lavoro esagerato di gran cassa e da un riffing tagliente. Man mano che si va avanti, i pezzi si fanno ancor più sperimentali e cinematici, corredati da arrangiamenti bombastici e da una linearità ritmica simile ad una sinusoide. "Heading to the Virgo Constellation", nella sua architettura death orchestrale, mi ha ricordato un che degli ultimi Septicflesh, in chiave ultra vitaminizzata però. Un piccolo break a inizio brano in "Supernova (The Battle for Matter Begins)" serve quanto basta per prendere un po' di fiato prima della pirotecnica conclusione dell'album. I nostri infatti si lanciano con il solito roboante attacco ai sensi, guidato da un riffing furioso di scuola death americana, voci digitalizzate, campionamenti vari, un cibernetico frangente atmosferico in un bordello sonoro non indifferente. A "Run Starchild... You Are Free Now!" l'arduo compito di chiudere il cd con onore, in un trionfale quanto devastante pezzo strumentale che decreta la follia cosmica dei Deconstructing Sequence. (Francesco Scarci)