#PER CHI AMA: Gothic Doom, primi Katatonia e Anathema, Draconian |
Una cover con un raggio di sole che filtra attraverso gli alberi; un titolo, “Here the Day Comes”, che ha un forte sapore malinconico, cosi come i nomi delle song, che segnano i vari momenti della giornata; infine, un’intro dal pesante flavour nostalgico, ci introducono nel mondo dei Valkiria, band vicentina che da ben tre lustri popola il fitto underground metallico italiano, ma che ahimè soltanto oggi, sboccia come un fiore in primavera. Eccolo il nuovo album della band capitanata da Valkus, coadiuvato dal buon vecchio Mike (chitarrista anche degli Stighmate) e che vede alla batteria in veste di guest, Giuseppe Orlando, degli ormai scomparsi Novembre. Il sound proposto dai nostri è un black (poco in realtà) doom gothic (parecchio), che trae sicuramente origine da un album meraviglioso quale è stato “Brave Murder Day” dei Katatonia e dalle ultime produzioni in casa Draconian, senza dimenticare quel feeling che solo i già citati Novembre, erano in grado di imprimere nelle loro composizioni. Dopo aver dischiuso i nostri occhi ancor prima che le luci dell’alba si mostrino al giorno, con i suoni lontani di “Dawn”, è con le melodie dolci e suadenti di “Sunrise” che i nostri mi conquistano pienamente: si tratta di una song intrisa di dolore, e di arrendevolezza di fronte al proprio inesorabile destino, che attraverso uno splendido lavoro alle chitarre, mi trasmette tutto il proprio desolante dissapore. Tristi, ricchi di pathos, crepuscolari, fino a quando il sole non si staglia finalmente nel cielo, ma probabilmente è un mattino coperto da una fitta nebbia, perché “Morning” ha un’andatura per certi versi affranta, funerea; Valkus con il suo growling/screaming assolutamente intellegibile, ha un che di disperato, che evoca il cantato di Jonas Renkse nell’indimenticabile “Dance of December Souls”, prima perla dei Katatonia. Tra le nebbie apparentemente diradate, il pomeriggio porta con sé un pizzico di ardore in più, ma è solo una pia illusione, perché i nostri risprofondano già nel finale di “Afternoon”, nella drammatica angoscia di cui è permeato l’intero album. Si conferma splendido il lavoro alle chitarre, nonché quello alla batteria da parte di uno dei migliori drummer in circolazione, senza dimenticare il lavoro di rifinitura delle tastiere di Alberto Pasini. Il tramonto si sa, segna la fine della giornata, e forse anche delle nostre speranze, che si spengono con “Sunset”, un altro esempio di bellezza musicale senza tempo, che pescando dai classici degli anni ’90, “The Silent Enigma” degli Anathema o “Icon” dei Paradise Lost, delizia ulteriormente il mio palato. Poche luci si accendono nella buia sera, ma si affievoliscono da li a poco dietro le nuvole, presagio di una pesante e fredda pioggia incombente. La notte è pronta ad avvolgere nelle sue tenebre ogni cosa, prima che la luce segni nuovamente il ricominciare del ciclo del giorno e della vita. Piacevole come back discografico all’insegna di sonorità decisamente autunnali, che vede la band debuttare per l’attenta Bakerteam Records. Fortemente consigliati. (Francesco Scarci)
(Bakerteam Records)
Voto: 80
Voto: 80