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giovedì 28 settembre 2023

Sznur - Ludzina

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Già autori di quattro album, tornano sulle scene i polacchi Sznur (traduzione per corda) a distanza di un paio d'anni da quel 'Dom Człowieka', già edito dalla Godz of War Productions. Come da linee guida dell'etichetta polacca, ci troviamo di fronte ad un black thrash sparato ai mille all'ora che mostra come unico punto di originalità, una copertina raffigurante una porzione di pelle con alcuni peli (e brufoletti) sopra e nel retro, le sagome dei tre misteriosi musicisti che compongono la band. Ecco, ben poco direi per un lavoro come 'Ludzina' che racchiude sette tracce (tra cui la trascurabile bonus track "Wojna (Defekt Muzgó Cover)" compare solo nei formati fisici) piuttosto piattine. Il disco si apre con le spiazzanti melodie folk-polkloriche di "Kurwy" (traduzione per "puttane") a cui fanno seguito delle rasoiate chitarristiche dotate di un pizzico di melodia che prova a stuzzicare i soli fan della band. Io non sono ahimè tra quelli e mi lancio subito all'ascolto della successiva "Płyny" (traduzione per "fluidi") e ancora una bella dose di schiaffoni in faccia, con un'attitudine che per certi versi mi ha evocato quella degli Impaled Nazarene, ossia sfuriate metalliche, testi decisamente misantropici, a tratti di carattere medico (il che mi ha evocato i Carcass di 'Necroticism...'), ritmiche affilate come pesci barracuda e voci caustiche quanto basta. La recensione si potrebbe chiudere qui, visto che anche le successive "Dwóch", "Pole", "Ul" e "Stosunek" si muovono su binari similari che uniscono un violentissimo black glaciale, qualche variazione vocale, divagazioni black'n'roll che tuttavia aggiungono poco o niente a una scena che inizia a peccare di estrema prevedibilità. Tutto questo, non per dire che 'Ludzina' sia un brutto lavoro, ma non resterà di certo negli annali della memorabile musica black. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 62

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ludzina

mercoledì 27 settembre 2023

Three Fish - S/t

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Grunge/Alternative
La balattonza-da-cucchiaino-in-mano "Solitude" in apertura (ma anche la riverbero-crepuscolare "Strangers in My Head" più avanti), senz'altro reminescente di certi intimismi psicotropi collocabili dalle parti dello Staley (stra)rarefatto dei Mad Season (ma là c'era Micino McCready au lieu di GeiGei Ament) prelude a una divagante e jammosa session di grunge funky (il cosiddetto grunk) composta da ben diciotto fottutissime canzoni (più o meno) agilmente reinterpretanti certi stilemi consolidati, perlomeno in quegli anni, perlomeno da quelle parti. Efficaci "vedderate" ("Laced" o la into-the-riverberante "Zagreb"), efferati muretti garden-sonori ("All Messed Up" e "Silence at the Bottom"), qualche strappetto fuzzy-indie d'ordinanza ("Song for a Dead Girl", la dainosour-grattugiosa "Secret Place") sono numerosi esempi di quel suono tanto ampio quanto inquieto che individuate a badilate nel coevo 'No Code' ("Here in the Darkness" o "Build"). Se potete sopportare la fesseria sufi dei tre pesci, orgogliosamente recitata da GeiGei in tre, dico tre, distinti momenti, il (ri)ascolto dell'album a quasi trent'anni dalla sua pubblicazione, vi risulterà strusciante e confortevole più o meno quanto un paio di mutande di flanella. (Alberto Calorosi)

Aset - Astral Rape

#PER CHI AMA: Esoteric Black
Quanta curiosità avevo nell'ascoltare il debutto degli Aset, nuovo progetto che racchiude membri dei francesi Seth, dei finlandesi Oranssi Pazuzu e di un'altra indefinita band tenuta al momento misteriosa. Dietro ad un progetto cosi ambizioso, anche una etichetta ambiziosa, l'onnipresente Les Acteur de l'Ombre Productions. La domanda cardine è ora "gli Aset incarnano le due band madri o propongono tutt'altro in questo 'Astral Rape'"? Beh, non facile rispondere a questo quesito, visto che ascoltando l'opener "A Light in Disguise", finisco per cogliere più la maestosità dei blacksters francesi piuttosto che la psichedelia dei gods finnici, che comunque si muove nel sottofondo di una proposta che vede come influsso principale i Deathspell Omega (che siano loro la terza band che vuole rimanere nell'anonimato? Banale speculazione la mia, attenzione). Suoni obliqui, completamente sbalestrati, dotati di una certa animosità che si traduce in chitarre sparate a tutta velocità e smorzate da un cantato tra il litanico e l'harsh black. Ecco come si presentano gli Aset. Che il disco graviti nei pressi di un'intelaiatura metallica sghemba è dimostrato anche dalla seconda iconoclasta "Abusive Metempsychosis" che, a fronte di ritmi forsennati, trova in alcuni rallentamenti atmosferici di scuola mesopotamica (penso ai Melechesh), pochi secondi in cui ritemprarsi lo spirito. La discesa negli abissi prosegue con la deviata ma più compassata "A New Man for a New Age", in cui il cantante sperimenta vocalizzi simili a quelli del buon Attila Csihar, e che vede ad un terzo del brano, una super frenata a livello ritmico da cui ripartire più infervorati che mai, grazie ad una rutilante enfasi ritmica. Fin qui tutto bene, ma in tutta franchezza, mi sarei aspettato qualcosa di ben più originale dai nostri, considerata soprattutto la presenza di musicisti schizzato come quelli degli Oranssi Pazuzu e invece, 'Astral Rape', anche nello svolgersi delle successive "Lord of Illusions" (violentissima peraltro nel suo morboso incedere), "Astral Dominancy" e la più sludgy "Serpent Concordat", si conferma un lavoro ordinario, in cui l'unica eccezione sembra essere rappresentata dalla più ritualistica "Force Majeur" che appare più ricercata a tutti i livelli, musicale, atmosferico, e vocale, senza dover per forza puntare sulla furia bieca delle sue chitarre (seppur comunque presente). In soldoni, 'Astral Rape' è un disco interessante ma non troppo, forse penalizzato dall'eccessivo carico di aspettative che ci avevo messo sopra. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2023)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/astral-rape

Sinister - Afterburner

#FOR FANS OF: Death Metal
This album is totally brutal. The vocals especially! The guitar riffs shred too. Really technical playing and unique. The whole album is remarkable. It’s my first introduction to Sinister I bought the album after hearing it. Totally blown away upon first listen to. These guys have quite a discography. And most of their press is positive. Not everything, just the bulk of it. This one is totally mind-blowing. And it’s hard to keep up with the technical riffs. The vocals slay and go along well with the music.

I think it’s safe to say that I enjoyed the music over the vocals, but overall, it’s a phenomenal album. The amount of effort they have with the guitars/riffs. Really fast tempos. And the vocals are just vintage Sinister. I’m curious as to what their other albums are like. I’m willing to check out more releases. Once I get my new boombox I’m going to blare this. I already bought the CD. What a gem of a release. These guys define what good death metal should sound like!

In some portions, the vocals are redefining what brutal is what’s it should sound like! The songs are on average of five minutes approximately. The riffs vary a lot of fast guitars but some laid back though not that many. A lot of tremolo picking and some songs it just doesn’t let up! Good sound quality too in the production and overall sound. They’ve tackled this one immensely. If you buy the CD, it’s doing the band justice. Even though this is a 2006 release (but reissued in a super jewel box edition in 2022), it’s still filled with vigor.

There aren’t a lot of lead guitar work though which I don’t mind because if the solos are sub-par, it ruins the rhythms. So I’m glad that they took this route and performed mostly rhythm guitar. Their leads were just a few. So the rating scale is up there due to this and they deserved what they put out here with the music and vocals. I’m glad that the sound quality was top notch. And the mixing went well entirely. These guys kick some serious butt! (Death8699) 

(Nuclear Blast/Cosmic Key Creations - 2006/2022)
Score: 78

https://www.facebook.com/SinisterOfficial

Hell's Coronation - Transgression of a Necromantical Darkness

#PER CHI AMA: Black/Doom
Torna a soffiare il vento gelido dalla Polonia, torna la Godz ov War Productions con un'altra delle sue creature malvagie, ecco a voi gli Hell's Coronation, che con 'Transgression of a Necromantical Darkness', tagliano il traguardo del secondo Lp, a cui aggiungere poi quattro EP, quattro split ed una compilation. Non certo degli sprovveduti quindi i due polacchi di Danzica, uno dei quali è Skogen della band black omonima. La proposta del duo della Pomerania è comunque all'insegna di un black doom soffocante, votato all'occultismo, cosa che si evince peraltro dal negromantico titolo dell'album e dai sei pezzi qui inclusi. Fin dall'iniziale "Spirituality of Burning Black" poi, la band lascia aleggiare quell'alone di malignità nelle sue note e nell'arcigna performance vocale del suo frontman, mentre la musicalità del duo affonda le proprie radici in un black mid-tempo dalle tinte fosche e misteriose, che tuttavia latita dall'evidenziare picchi di sostanziale originalità, tanto meno palesare una spiccata inadeguatezza che spesso oggigiorno contraddistingue una miriade di band. I due musicisti si lanciano quindi in un ambito che in passato ha fatto breccia tra gli amanti del black ellenico, con act del calibro di Necromantia, Varathron e un che dei primi Rotting Christ, senza dimenticare gli albori dei Samael o in fatto di liriche, perchè no, l'esoterismo dei nostrani Abhor o dei Mortuary Drape. In definitiva, quello che mi ritrovo fra le mani è un disco genuino di black metal che non spinge assolutamente mai sull'acceleratore, ma che non vede nemmeno grosse variazioni al tema, che è comunque dotato di una discreta vena melodica e atmosferica, che poggia essenzialmente su una ritmica compassata, e cresce attraverso qualche breve effluvio solistico, con le grim vocals di Zepar (peraltro un factotum strumentale) e qualche trovata percussiva ("Primordial Wrath of Old Death"), che mette in mostra le abilità esecutive del buon Skogen o ancora, un'apertura tastieristica ("From His Blood" ad esempio), che va a mostrare un lato fin qui sconosciuto dei nostri. Per il resto, 'Transgression of a Necromantical Darkness' è un lavoro onesto, senza troppi grilli per la testa che potrebbe aver presa per gli adepti del black dell'ultim'ora. Per chi come me, che ascolta il verbo della fiamma nera da trent'anni, beh, non me ne vogliano gli Hell's Coronation, ma qui ho trovato poco o nulla che possa soddisfare il mio palato. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 65
 

martedì 26 settembre 2023

Thierry Arnal - The Occult Sources

#PER CHI AMA: Drone/Ambient
Se anche per voi è tempo di nottate insonni, incubi notturni, angosce che lacerano l'animo, o pensieri che s'instillano e minano pericolosi la vostra già precaria stabilità mentale, beh allora vi suggerirei di posticipare l'ascolto a tempo debito, di questo 'The Occult Sources', opera ambiziosa del musicista francese Thierry Arnal, uno che in passato ha suonato con Fragment., Amantra, Hast & more, rilasciando i suoi lavori peraltro, su etichette tipo Denovali e Avalance, tanto per citarne un paio rilevanti per gli appassionati. Perchè il mio diretto consiglio iniziale di evitare un lavoro di questo tipo? Semplicemente a causa dei contenuti qui presenti, le cui venti scheggie impazzite di questo lavoro, enfatizzerebbero non poco, le emozioni, i sentimenti, le percezioni negative che potreste aver in seno, rischiando di portarvi quasi al delirio mentale. Non era in effetti il momento ideale nemmeno per il sottoscritto di imbarcarsi in una simile avventura o incubo musicale che dir si voglia, attraverso un flusso musicale che abbraccia paralleli mondi fantastici, esoterici, orrorifici, cibernetici e mistici, che non starò certo qui a svelarvi, tanto meno a descrivere traccia per traccia. Vi basti sapere che i segmenti qui inclusi potrebbero evocare i fantasmi di tre lavori di colonne sonore degli Ulver, 'Lyckantropen Themes', 'Svidd Neger' e 'Riverhead', grazie a quella semplicistica ma altrettanto efficace capacità di coniugare ambient, elettronica, drone e immersivi sperimentalismi avanguardistici, totalmente deprivati di una componente vocale, che qui certo avrebbe stonato. Largo allora a campionamenti in loop, strali cinematici, suoni post-atomici, mondi distopici, onde gravitazionali e altri simili suoni del cosmo più profondo, atti per lo più a trasferire un'insana sensazione di desolazione all'ascoltatore inerme. Preparatevi allora con la giusta tuta spaziale, ossigeno a sufficienza per affrontare una camminata di oltre un'ora nello spazio, uno scudo termico che vi scaldi di fronte al gelo emanato da questi suoni glaciali e sintetici e non mi rimane altro che farvi un grosso in bocca al lupo per la missione che vi apprestate ad affrontare durante l'ascolto di 'The Occult Sources', ne avrete certamente bisogno. Speriamo solo non facciate la stessa fine di 'Gravity'.  (Francesco Scarci)

The Pit Tips

Francesco Scarci

The Circle - Of Awakening
Violet Cold - Multiverse
Sunken - Livslede

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Death8699

Cannibal Corpse - Chaos Horrified
Cryptopsy - As Gomorrah Burns
Metallica - Kill ‘Em All

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Alain González Artola

Austere - Corrosion of Hearts
Balga - ...by the Sea
Walg - III


Chorosia - Stray Dogs

#PER CHI AMA: Sludge/Doom
È un EP di una mezz'ora importante quella della multinazionale che risponde al nome di Chorosia (il cui moniker sul disco lascia intendere peraltro tutt'altro nome). Fatto sta che 'Stray Dogs' è un lavoro che arriva a due anni dal precedente - il secondo - Lp della band viennese (che include membri provenienti da Lussemburgo, Germania, Bosnia e appunto Austria), anche se l'anno scorso i nostri hanno rilasciato addirittura una Live Session di quattro pezzi. La proposta dei nostri si muove all'interno dei confini di certo post metal/sludge che chiama immediatamente alla mente i Neurosis per l'intelaiatura ritmica e le vocals un po' acide del frontman. Tuttavia la traccia d'apertura, nonchè anche title track, nei suoi oltre 10 minuti, palesa porzioni atmosferiche che si affiancano a sfuriate più brutali, senza perder comunque di vista una buona dose di melodia che si esplica in partiture dai toni mediorientali, che evidenziano quindi una certa ricerca musicale da parte dei nostri. Questo sarà ben evidente negli ultimi due giri di orologio di un brano complesso, ben strutturato e dotato di quella capacità di far collidere come sempre l'ossessività dello sludge con il groove dello stoner. Decisamente più thrash metal oriented è invece "The Shrike (Fire Assault)", costruita su un riffone d'annata su cui si inserisce la voce sporca del vocalist e un drumming non del tutto lineare. Fantastico però il cambio di tempo che porta all'assolo conclusivo che ci consegna una band in cui convive un'anima hard rock combinata con una stoner. "Tintinnabula" è il classico elemento acustico-strumentale che funge da raccordo tra la prima metà del disco e la sua seconda parte che include ancora "Reflections" e "Hands, Switchblades, and Vile Vortices". La prima delle due è un'altro pezzone di poco più di dieci minuti che si apre con atmosfere soffuse, un blando crescendo ritmico corredato da timide voci pulite che amplifica la sua veemenza verso il quarto minuto, irrobustendo il quadro ritmico e al contempo inacidendo le vocals, per completare il tutto con un bel vibrante assolo conclusivo che toglie le castagne dal fuoco dall'elevato rischio di intorpidimento mentale nel quale la band si stava infilando. Chiusura affidata infine a "Hands, Switchblades, and Vile Vortices", traccia decisamente più nervosa, rabbiosa e con una combinazione di riff che si dipana tra sludge, death-doom e sonorità oblique di dubbia natura, che chiudono un disco non troppo facile da assimilare, ma che farà comunque la gioia degli amanti del genere. (Francesco Scarci)

(Grazil Records - 2023)
Voto: 70

https://chorosia.bandcamp.com/album/stray-dogs