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martedì 25 maggio 2021

White Nights - Solanaceae

#PER CHI AMA: Psych/Dark/Rock, Ghost
Pronti per farvi un bel trip acido con i White Nights? Si perchè 'Solanaceae' mai fu titolo più azzeccato per raccontarvi le allucinazioni create da questa enigmatica band statunitense. Per chi non lo sapesse, le solanacee includono patate, melanzane, pomodori, peperoni e peperoncini, ma anche piante da cui ricavare farmaci o prodotti ad uso voluttuario (il tabacco) e piante velenose (le datura). Alcune specie contengono poi alcaloidi psicoattivi che sono alla base delle visioni delle "Notti Bianche", esplicate anche attraverso l'artwork di copertina. Il disco si apre con le atmosfere gotiche di "Halluncinogenic Black Cubes", in cui conigare le melodie dark rock dei Fields of the Nephilim con post punk e psichedelia, in una sorta di immaginifico mostro con la testa dei Ghost e il corpo dei The Sister of Mercy. L'EP si muove attraverso simili sinistre sonorità anche in "Nightshade Mornings in Bloodred Satin", peraltro sempre sorrette da uno splendido organo in background. Lo psych punk rock continua inesorabile nella più che esplicita "Cannabaceae III", un'altra famiglia di piante che comprende canapa (Cannabis) e luppolo (Humulus). Potrete pertanto lontanamente immaginare lo sballo lisergico durante l'ascolto del brano grazie alle sue vocals filtrate sorrette da una ritmica frenetica e punkeggiante. Ma la catarsi sonora si raggiunge con la conclusiva title track, oltre tredici minuti di sonorità dronico ambientali che vi condurranno in un mondo fatto di mille colori, suoni sperimentali e atmosfere settantiane che chiudono un EP interessante ma che forse alla lunga, rischia di risultare un po' troppo statico e monocorde. Le idee sono valide, ma forse c'è da lavorarci su ancora un pochino. (Francesco Scarci)

Regnvm Animale - Ignis Sacer

#PER CHI AMA: Black/Crust
Gli svedesi Regnvm Animale non è la prima volta che li incontriamo qui all'interno del Pozzo. Ve ne abbiamo parlato in occasione del loro debut 'Et Sic in Infinitum', poi in compagnia degli islandesi Norn nello split 'Brinna / Brenna' e ora in questo nuovo EP intitolato 'Ignis Sacer' e contenente cinque nuovi pezzi. La nuova proposta della band di Stoccolma si snoda dall'opener "Att Leva Utan Självaktning", un pezzo che in realtà non è altro che uno spezzone del film "Passione" di Ingmar Bergman, fino alla conclusiva "Suveränitetserosion". In mezzo, tanti spunti più o meno interessanti, dal folk metal di "Interregnum" che riprende se volete quanto fatto nel precedente split con "Våga Se Mig I Ögonen", e un sound all'insegna di parti acustiche e vocals graffianti. Si passa poi alla più cupa title track, con sonorità a cavallo tra hardcore, doom e crust, il tutto proposto in chiave atmosferica. Mi rendo conto che sia difficile comprenderlo ma voi dategli un ascolto e capirete meglio queste mie parole. Come al solito, mi preme sottolineare che l'ensemble scandinavo non stia inventando nulla di nuovo e originale, ma è comunque qualcosa che si lascia piacevolmente ascoltare tra ottime rabbiose accelerazioni e rallentamenti criptici dove a palesarsi positivamente è il lavoro in sottofondo del basso. "Missväxt" mi sembra un pezzo decisamente più dinamico tra black melodico, punk e crust, con buone linee di chitarra (soprattutto a livello di una specie di assolo), un basso perennemente pulsante dietro le quinte e le harsh vocals del frontman sostenute da un drumming costantemente incessante nel suo martellare furibondo. In chiusura, la già citata "Suveränitetserosion", un pezzo più meditabondo nel suo primo giro d'orologio, prima che esploda in raffiche di mitragliatrice ritmica nel resto del brano, gigioneggiando ancora tra black e crust-punk. Insomma, la degna conclusione per i Regnvm Animale e il loro nuovo 'Ignis Sacer'. (Francesco Scarci)

lunedì 24 maggio 2021

Assemble the Chariots - The Celestials

#PER CHI AMA: Deathcore/Symph Black, Fallujah, Dimmu Borgir
I finlandesi Assemble the Chariots mi piacciono, sono una band tosta che in undici anni di vita ha rilasciato quattro EP. Io rimango però in attesa di un full length o di un disco che metta insieme le quattro release dei nostri, di cui 'The Celestial', è l'ultima in ordine di tempo. Il quintetto di Helsinki propone un deathcore che corre appresso alle cose più melodiche dei Fallujah ('The Flesh Prevails'), combinandole con la robustezza del death metal ma anche con una più che discreta vena cinematico/sinfonica, scuola Xerath/Dimmu Borgir. Spettacolare l'incipit di "The Astral Creator", con delle vocals parlate che a breve diventeranno screaming/growl e un muro sonoro alto, o se preferite profondo, come la Fossa delle Marianne. Velocità vertiginose, vocals pulite sulla scia dei Cradle of Filth/Bal Sagoth, melodie pomposissime, giri di chitarra da urlo. Io voglio tenere in mano questo EP, cosi vorrei tutti gli altri, vi prego stampate questi dischetti. Quando parte "The Immortals", che vede il featuring di Patrik Nuorteva dei Mensura, la voglia si fa ancora più forte. Qui il sound è più deathcore oriented, ma è impressionante il break di voce e batteria a metà brano cosi come quando l'oscurità dei suoni si abbatte nella seconda metà del brano. Arriviamo all'ultima "The Ocean Breather", sempre assai ritmata su un mid-tempo dall'enorme vena orchestrale. Uno due tre e le deflagranti bordate dei nostri si esplicano in un rifferama pluristratificato, esaltato peraltro da un suono cristallino e potente che non concederà la minima tregua. (Francesco Scarci)

(Self - 2020)
Voto: 78 

Psychotropic Transcendental - Compilation 2020

#PER CHI AMA: Prog/Dark Rock
La qui presente ecopack compilation racchiude i due album dei polacchi Psychotropic Transcendental. Se dell'ultimo '.​.​.Lun Yolina un Yolina Thu Dar​-​davogh.​.​.' già vi avevo parlato a suo tempo e per cui vi rimando alla recensione nel Pozzo, del debutto intitolato 'Ax Libereld...', ne faccio oggi per la prima volta menzione. Questo perchè il disco è uscito nel 2001 e credo sia passato notevolmente sotto traccia, anche negli ambienti più underground. Il quartetto capitanato da Gnat (colui che ha inventato la lingua var-inath, utilizzata nei testi dei nostri) propone sette tracce che coniugano rock, metal e progressive. E la proposta sonora si evince immediatamente nelle atmosfere prog rock settantiane dell'opener, nonchè title track del disco, in cui il breve testo è urlato al vento dalla voce graffiante di K-vass (Moanaa). Le atmosfere sognanti del primo brano lasciano il posto a "Dirigah nax Ma-zarthilag", che sembra mixare il post punk con il dark, il tutto poi spinto a livello vocale in uno screaming efferato che fa da contraltare alle voci pulite dello stesso K-vass. Allo stesso modo, la musica segue con sfuriate, le parti più estreme di voce, per poi placarsi comunque nel lungo finale strumentale. La terza "Raxus Mahad Kirdail" è un brano più intimista e meditativo, guidato da una buona dose di malinconia, da atmosfere sognanti, dal ripetersi di un refrain di chitarra e da un cantato a tratti litanico e paranoico, inserito in un contesto a tratti mediorientaleggiante. Certo, la totale incomprensione delle liriche non aiuta molto nel memorizzare i testi, che potrebbero essere invece tranquillamente canticchiabili. "Sabagih Har Sabagihed" cosi come la precedente, potrebbero essere una versione in lingua var-inath degli Heroes del Silencio, con quella commistione tra suoni etnici e dark rock, che potrebbe evocare addirittura i Fields of the Nephilim. Quest'ultima influenza sembra confermarsi anche nei cori della successiva "Hava Kirr nax Lanamar", un pezzo interessante ma a tratti sconclusionato, più che altro perchè non è chiaro dove voglia andare a parare. Ma questa è una delle caratteristiche dell'ensemble originario di Bielsko Biała e necessita sempre un po' di tempo addizionale per orientarsi nella loro proposta musicale, che nel finale vede proporre atmosfere pink floydiane abbinate al punk rock. Ancora due pezzi a rapporto per completare l'ascolto del debut album dei nostri, un disco che sfiora l'ora di durata, che abbinata poi ai quasi 80 minuti del secondo cd, fanno circa 140 minuti di musica, una vera abbuffata, che prosegue qui sulle note oscure di "Garmed Il-namars". Questo è un pezzo prog che evoca i connazionali Riverside, e che mette in mostra uno scintillante finale da brividi in un climax ascendente tutto da gustare. In chiusura "Or Navorunas", gli ultimi dieci minuti affidati alle malinconiche melodie dei quattro polacchi che chiudono in maniera esemplare un debutto che ho apprezzato molto di più del successivo lavoro. In questa compilation uscita nel 2020, li trovate poi entrambi, quindi perchè farseli scappare? (Francesco Scarci)

Dødsferd - Skotos

#FOR FANS OF: Hellenic Black Metal
The Greek trio Dødsferd is one of those interesting projects, that lives under the long shadow of legendary acts like Rotting Christ or Septic Flesh. Being the Greek scene so rich in terms of quality and quantity, it is particularly difficult to gain some recognition, but this project, founded exactly twenty years ago, has managed to build a long career with some quite good releases. Maybe, they won´t have a particular masterpiece, which could have helped them to reach the top of the scene, but their music undoubtedly deservers our attention.

Having said that, its time to focus on the most important thing, the band´s new album, which is released in the twentieth anniversary of its existence and it should be a representative opus of this current sound. 'Skotos' is the name of the new beast, which is unfortunately a short EP of two songs, being extended by the previous full-album 'Diseased Remnants of a Dying World' as a bonus track. In any case, our attention goes for the new pieces. This stuff is firmly rooted in the black metal genre, which will not surprise its fans, though we are talking about a band that has experimented with DSBM or black/punk influences during its career. In contrast to its predecessor, 'Skogos' contains clearly shorter songs that get to the point. "Skotadi" is the EP opener, and it is a furious piece, whose pace varies between remarkably fast sections and a few slightly slower ones, but with a clear predominance of the speediest sections. The mixture is done quite well as the mid-tempo parts give us the chance of headbanging a little bit. This is traditional black metal as its best, with a tremolo main riff, that gives a hypnotic touch to the song. The vocals are vicious and high-pitched screams, nothing new, but they are solidly performed. The second track, "Cursed to Die at First Light", follows quite similar patterns, as it is another fast track dominated by a relentless rhythmic base. It also contains a tasteful main tremolo riff in the speedy sections, and a slightly more dissonant ones in the slower parts, which are nevertheless combined with more tremolo riffs here and there. One aspect I like is how audible the bass is, something that sadly doesn´t happen many times.

'Skotos' is a good release, which doesn’t offer anything new, but it contains two very enjoyable tracks that makes us expect more stuff, which sadly doesn´t happen. Let´s see if Dødsferd can release a full album with the same characteristics, even though a greater variety would be welcome. If not, the first positive impression would be ruined in case that we have a bunch of songs, that follow exactly the same structures and main characteristics. (Alain González Artola)


(Transcending Obscurity Records - 2021)
Score: 69

https://dodsferd.bandcamp.com/album/skotos-atmospheric-black-metal

domenica 23 maggio 2021

Schlaasss - Casa Plaisance

#PER CHI AMA: Rapcore/Punk/Alternative
L'artista più atipico prodotto dalla Atypeek Music propone un intransigente cianfrusaglia-rap genericamente allineato alla contemporanea scena americana, perlomeno per quel che ne può sapere l'autore di queste righe. Effettini ed effettacci di ogni genere e fattura (confrontate "Requiem" con una canzone a caso dei Melt Banana), classic-pop alla Backstreet Boys banging Britney Spears ("Bye Bye"), euro/trance ("Pupote"), angry female rapping ("Nanarchie"), pittoriche secchiate di auto-tuning ("Thug Lilith"), capatine vintage (i jingle otto bit di "No Drog Yourself", per esempio), lolli-rap stile Mélanie Martinez licking Warpaint ("Biscus"), una puntina di Mr. Oizo abusing Salt n' pepa ("Ordo ab Chao") e tanta elettronica alla Aphex Twin, perlomeno per quel che ne può sapere l'autore di queste righe. Schlaass, la cui timbrica vi sembrerà una specie di incrocio tra gli sbadigli di 50 Cent e un Frank Zappa che si lava i denti con la maionese, spazia con misurata disinvoltura nei vari sottogeneri del rap, dal raga al gangsta al vaffankool. D'accordo, d'accordo. Per quel che ne può sapere l'autore di queste righe. L'avete detto voi. (Alberto Calorosi)

sabato 22 maggio 2021

Esoctrilihum - Dy'th Requiem for the Serpent Telepath

#FOR FANS OF: Experimental Black
It is quite clear that the obscure French project Esoctrilihum is as its best moment. The solo-project leaded by Asthâghul, released only one year ago a vast release untitled 'Eternity of Shaog', which made feel again very interested in this project. This album tastefully mixed the atmospheric nature of its debut CD with the greater experimentation of its later opuses. The album was a long piece of one hour, so I felt surprised when I saw that Esoctrilihum returned with another album, which is even longer, as it lasts around 77 minutes.

Could Asthâghul keep with the great level of inspiration and particularity of its predecessor? Well, the short answer is yes, and this is very impressive. The new opus is entitled ‘'Dy'th Requiem for the Serpent Telepath', and it is without any doubt a beast of an album in terms of quality. The album contains tons of excellent melodies and a healthy degree of experimentation, reaching the same balance and the previous album, but maybe with a greater atmospheric touch. For this reason, I consider the new album as the logic successor of 'Eternity of Shaog', but it has nevertheless its own distinctive touch. Aside futile discussion of how different or similar these albums are, this is a demanding piece work due to its details, complexity, and length. On average each song lasts seven minutes and this album has twelve, so you can imagine the amount of work behind it. 'Dy'th Requiem for the Serpent Telepath' is by no means a relentless piece of nonsensical fury or a hyper repetitive BSDM album. This is black metal with tons of details, pace variations, excellent arrangements and a perfect equilibrium between relentless fury and slower sections. This album has plenty of details to dig in, but I have to highlight the arrangements as they are simply superb. Songs like "Sahln" or "Agakuh" have astonishingly beautiful violins, which are tremendously touching. It is pure beauty uniquely mixed with excellent riffing, ferocious vocals, and song structures, which flow naturally from slower to mid-temp and to faster sections. The ups and downs in terms of intensity and melodic pulchritude is simply perfect. A song like "Eginbaal" shows that Esoctrilihum can be as heavy as any other band with a smashing rhythmic base, whose smashing double bass makes this song a particularly impressive one. As it happened with the album opener "Ezkihur", this track also has a remarkable work with the keys, which sound absolutely epic and absorbing. As you will appreciate in many moments the experimentation can appear anywhere, and the quite personal guitar melodies in the slowest part of this song shows that Esoctriliihum can mix both aspects of its sound in a natural way. These more bizarre melodies don´t sound out of place, but perfectly integrated in the song. "Dy`th" goes up the level of brutality as it has, again, a smashing work in the drumming part and the most brutal vocals of the album. In any case, it also has a very nice final part with another unique guitar melodies, that give to the song a necessary point of uniqueness, avoiding it to sound out of place. As the album advances, we will notice that each song has its own personality, and it is tastefully composed. You will find more or less brutality depending on it is needed or not, as it happens with the degree of experimentation. In any case, there no weak songs and as it has been, the arrangements are authentically masterful. The violins, the keys, or the organs like the ones we find in "Baal Duthr" are excellent, and you will enjoy each one. Vocally, Asthâghul has a rasped voice but not a high pitched one. His voice sounds rough, like a mid-point between the usual deep growls of death metal and the hight pitched screams of black metal. Anyway, he adapts his performance depending on the song as we hear him including some deeper growls in certain moments, or even clean vocals like it happens in "Baal Duthr", for example. Each instrument, and this includes the vocals, are used in its full potential to create complex and rich compositions, that must be tasted with time and attention.

My logic conclusion is that 'Dy'th Requiem for the Serpent Telepath' is an impressive album. There is little chance to complain about this work, maybe the fussy ones would complain about its length, and it is true that this album lasts much more than what I usually want. But believe me, the level inspiration and richness are worth of your time. Give it a chance and enjoy what is an album that shows how to be extreme, beautiful, and experimental at the same time. (Alain González Artola)


Kriegsmaschine - Altered States of Divinity

#FOR FANS OF: Black Metal
Great album, the vocals sound a little bit like Galder via Old Man's Child now Dimmu Borgir. The production is a little bit raw but still the riffs are monumental. Especially for a first LP. I'm really liking this band from the get-go. I'm not too fond of black metal but there are some exceptions. This one definitely is I'm glad I was referred to this band. They are balls-out awesome. The music is what's my most memorable moments and the vocals mixed with them. The drums were mixed in good here, too. From start to finish I have no complaints. This album was release more than 15 years ago and I'm bringing it alive again.

To black metal lovers, they've probably been made aware of this band years ago, but only 2 feedbacks on it. Now this is a third. I look forward to more LP's in the future. They do have a 2018 release, but I haven't heard it yet. Been busy blasting away at the past. This is a great debut album and I'm sure most of their albums are to this caliber of total awesome music. The album is about 37 minutes in length but I enjoyed every moment of it! The raw sound is pretty killer making the whole atmosphere killer as well. I'll have to tune in to their more recent material, absolutely! The one blew my hair back though.

The production as I covered was raw but good. I felt that the tempos were up and down and the voice hardcore. Aside from the vocals sounding like Galder, the music is way their own. A lot of riffs tremolo picked and compositions that were worthwhile. I'm sure that they put a lot of effort into making this LP. This is their debut and their debut definitely hit home with me! It was intense to say the least. Some clean vocals especially on the last track but not that much fluctuating on the whole album. From start to finish (with minor altercations) the album is intense and brutal. But as I said the tempos variated.

If you've never heard this band and you're a metal fan, check this out! I'm going to have to check out their newer material, but this one really made a dent in my brain. The band is wholly original and kick ass black metal raw as all hell! It's a hard one to find on CD. But pretty much everything is digital now so you can find this on Spotify or I'm sure YouTube as well. The latter is where I got this one. Check it out because you won't have many debut LP's like this in the black metal category. It simply rips and is worth taking the time to listen to. I would say I only took off from some consistency in the riff-writing, but nevertheless monumental! (Death8699)