#PER CHI AMA: Djent, Death Groove, Meshuggah, Cynic, Periphery |
È il genere del momento (grazie ad act più famosi quali TesseracT o Periphery), se proprio di genere vogliamo parlare, o forse lo potremo definire un fenomeno musicale. Sto parlando ovviamente del djent che, per chi non lo conoscesse, è in realtà una corrente caratterizzata dal modo di suonare le chitarre, super distorte, con accordature super ribassata e tecnica “palm muting”; tutto chiaro no fin qui? Si insomma, avete presente il sound dei Meshuggah, con le sue ritmiche nevrotiche e sincopate, l’ampio uso di poliritmie e le chitarre a 7, 8 o addirittura 10 corde? Bene, questo descrive il genere di cui sto parlando e quello che ho fra le mani è un lavoro, figlio di questa scuola e Marian Gradinarski incarna alla grande questa filosofia, con una chitarra a 10 corde e un sound poliritmico che penetra le profondità della nostra psiche fino a condurci al delirio. “Pure Sickness” parte alla grande con “Suffering System”, song che mostra già la disumanità di Marian con la sua “arma” contundente nelle proprie mani: virtuosismi da paura si intrecciano infatti con un sound estremamente dinamico e ricco di fraseggi, cambi di tempo e digressioni in territori a noi sconosciuti, mantenendo come unico filo conduttore la ritmica devastante di fondo (opera di un drumkit), che ci fa capire che ci troviamo in territori di extreme metal. Sono immobilizzato, stordito, affascinato da cotanta energia lavica prodotta dalla 10 corde di Marian, ipnotizzato da allucinanti giri di chitarra, arzigogolati fraseggi che non sembrano umani, come se un alieno si fosse impossessato di questo straordinario strumento e lo suonasse in modo a noi misterioso, quasi incomprensibile, ma meravigliosamente piacevole. Sono rimasto fin da subito sorpreso dalla capacità di catalizzare la mia attenzione con dei suoni pazzeschi e pur non essendoci una voce a deviare ogni tanto la mia attenzione, continuo imperterrito a seguire le evoluzioni di questo axeman mostruoso, che attraverso le sue funamboliche scorribande (“Crawl Back In”, “In the Void the Stones are Turning”), riesce a farmi digerire un sound che probabilmente, fatto in altro modo, resterebbe sullo stomaco a molti. La tecnica di Marian è impressionante, il suo spettro di influenze il più vario con il sound a la Meshuggah che si intreccia all’irrazionalità e imprevedibilità dei Cynic, il tutto suonato con la tecnica dei Dream Theater. Ho scritto ovviamente le prime tre band che mi sono venute in mente immediatamente, ma sarebbe assai riduttivo limitare il sound di questo incredibile lavoro, che ha forse la sua unica pecca di non avere un vocalist che ogni tanto possa urlare nel microfono, perché l’unica mia perplessità, è che qualcuno si possa stancare facilmente di una release completamente strumentale. Non di certo il sottoscritto, che sta usurando la sua copia e che forse presto si troverà costretto a richiederne un’altra. Grazie Marian per avermi aperto le porte ad un’altra dimensione con il tuo sound e con la tua chitarra, che con i suoi micidiali riverberi o delay, ma sempre pregna di brutalità, mi ha saputo conquistare e condurre con te là, in mezzo all’universo dove solo melodie aliene trovano spazio. Da ascoltare obbligatoriamente! (Francesco Scarci)
(Self)
Voto: 85
Voto: 85