BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Black, Hypocrisy, Immortal |
Originari del Montana ma ora trasferitisi in Colorado, ecco una band che stranamente non suona metalcore o qualsiasi altra cosa alternativa tipica degli Stati Uniti. Quello dei Martriden (nome che trae origine dal folklore scandinavo ossia gli spiriti femminili maligni responsabili degli incubi) è un quartetto death metal, le cui sonorità sono fortemente ispirate ai suoni del nord Europa, al black contaminato dei norvegesi Enslaved, al death degli Hypocrisy, al prog degli Opeth e al movimento swedish in genere. Nonostante i nomi altisonanti, non ci troviamo però tra le mani un lavoro eccelso: forse la band ai tempi di questo debut EP, era ancora troppo acerba per dimostrare le sue effettive qualità. E cosi nei 25 minuti a disposizione, il quartetto di Denver ci propone quattro discrete tracce, in cui i nostri fanno conoscere la loro musica al mondo. L’iniziale “Blank Eye Stare” è un mix black-death, tipico scandinavo, con un break acustico centrale niente male e un discreto finale emozionante. Tutte le influenze dei nostri, dagli Emperor ai primi Katatonia, passando attraverso Immortal e My Dying Bride, convogliano inevitabilmente nel loro sound. Nel secondo brano, un mid-tempo ragionato e cadenzato, si percepiscono anche reminiscenze thrash, stile Nevermore, per un brano francamente un po’ insignificante. Con “In Death We Burn” emergono le influenze swedish death, così come pure nella conclusiva “Set a Fire in our Flesh”. Ottimi i suoni, bravi i musicisti, più che discreta è la personalità del vocalist, ma un senso di già sentito e scontato pervade le mie orecchie. Qualcosa di poco convincente caratterizza l’intero lavoro per cui alla fine fatico a venirne a capo. Dategli un ascolto e aiutatemi a capire. (Francesco Scarci)
(Siege of Amida Records - 2007)
Voto: 60
https://www.facebook.com/martriden
Voto: 60
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