#PER CHI AMA: Death, Funeral Doom, My Dying Bride, Saturnus |
Della serie “My Dying Bride rules”. Eh si perché, in questo ultimo periodo sono molti i cd passati tra le mie mani che si rifanno alla band inglese. Il secondo album del terzetto ucraino Until My Funerals Began è fra questi, e fin dalle sue note iniziali, quei tocchi di pianoforte della title track, non possono che richiamare le gesta dell’ensemble britannico, guidato dal carismatico Aaron Stainthorpe. A differenza della band d’oltre Manica però, il trio di Donetsk offre sonorità molto più rallentate, tipiche del funeral doom, con una ritmica marziale contraddistinta dall’uso (fastidioso) della sintetica drum machine, con il growling soffocante di Coroner che si alterna a quello più graffiante (e talvolta pulito) del factotum Rumit. Si apprezza tuttavia la dinamicità di un brano monolitico, il che sembrerebbe giustamente un controsenso, tuttavia, nonostante la pesantezza del rifferama, e la lunghezza del brano, alcune soluzioni atmosferiche affidate alle tastiere, alleggeriscono di non poco la proposta dei nostri. Cerco conferme alle mie teorie nei successivi sedici minuti di “Snowflakes”, pezzo dal feeling estremamente malinconico per quell’uso, mai esagerato ma di sicuro impatto, del piano. La voce è pulita, con un qualcosa che richiama i Saturnus dell’EP “For the Loveless Lonely Nights” e una sezione ritmica, mai dirompente, con il basso talvolta sopra le linee a disegnare deprimenti passaggi di un autunno non ancora arrivato in fatto di stagionalità, ma che in realtà riempie tutti i solchi di questo lavoro. Certo affrontare questi cinque pezzi, la cui durata media si attesta sui tredici minuti, non è tra le cose più semplici da fare, tuttavia, mi lascio sedurre dal sound, sempre pregno di tristezza, del combo dell’ex repubblica sovietica. Peccato ancora una volta sottolineare quanto l’utilizzo di un vero batterista, potrebbe dare maggiori benefici ad un lavoro che già di per sé risulta più che soddisfacente, e che alla fine ci regala molteplici spunti di interesse grazie alle sue brumose suggestioni autunnali. A volte mi domando se siano realmente le condizioni climatiche o socio-politiche di determinate nazioni a condizionarne il sound, però devo ammettere che è estremamente curioso notare che la maggior parte delle band dedite a queste sonorità plumbee sia originaria di paesi dell’ex blocco sovietico o della Finlandia. A parte queste considerazioni, anche con “Questions” e le conclusive “Funeral Waltz” e “To the Sun” si fa assai complicato trovare un barlume di luce e positività nelle note di questo disco. Piacevoli sì questi Until My Funerals Began, anche se tuttavia le possibilità di stancarsi di fronte a simil proposta sono piuttosto elevate. Arrivo al termine di questi 64 minuti sfibrato, logorato dall’asfissiante monoliticità del sound del terzetto ucraino, che ha bisogno ancora di levigare qualcosina per potersi offrire ad un pubblico più ampio, per ora invece destinata solo a pochi adepti della scena. (Francesco Scarci)
(Silent Time Noise Records)
Voto: 70
Voto: 70