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mercoledì 13 novembre 2013

Grondh – Necilveks

#PER CHI AMA: Black metal, Carpathian Forest, Dissection
Già dall'artwork e dalle foto alquanto dubbiose, questo prodotto non mi convinceva minimamente e dopo svariati ascolti, il lavoro dei Grondh continua a rimanermi nella più totale mediocrità. Il combo lettone propone un black metal sulla scia dei grandi classici; registrato decentemente l'album mostra qualche interessante uscita chitarristica che richiama i Dissection ma niente di cui eccitarsi. Dall'opener "Bads" si capisce già che il problema di questo debut è la composizione, incapace di andare oltre a degli accordi e dei giri basilari. La successiva "Refleksija" non si smentisce mettendo le solite quattro note in croce, e via via così il resto del disco, raggiungendo l'apice con "Telnieks". Per chiarire, la musica composta dai Grondh non è nulla di abominevole e tracce come "Akmeni Cirsts" e "Izuadisana" sono anche piacevoli da ascoltare, tuttavia manca totalmente di personalità, di una composizione interessante e di una buona produzione che esalti le sonorità del metal estremo. (Kent)

venerdì 25 ottobre 2013

Achernar Dream – Hypocrisera

#PER CHI AMA: Progressive Metal, Djent, John Petrucci, Chimp Spanner
Non si sa né da dove né come mi sia arrivato questo disco. Gli Achernar Dream, band formata dal duo A/s.i.de. e Bleeding Heartist, propongono con questo "Hypocrisera", una sorta di viaggio musicale, un’opera dedita ad un progressive metal, rattoppato da svariate parti ambient atmosferico avanguardistiche. Poche idee un po’ confuse, è così che si evolve questo lavoro: un patchwork di parti melodiche, dove prevale una voce femminile e più spesso una maschile (tutte rigorosamente in pulito), come in “I Breathed”, vari assoli che spuntano inaspettatamente, più varie sezioni che risultano spesso sconnesse dal tema principale, il tutto alternato a tracce ambient minimalistiche. Tuttavia la musica del combo italico evidenzia una certa perizia tecnica, velocità d'esecuzione e una composizione più fitta. La produzione, cristallina per gli intermezzi atmosferici, è invece secca e poco profonda nel resto del cd, perdendo mordente soprattutto nelle parti ritmiche che fortunatamente sono sostenute da un ottimo drumming, anche se reso opaco dalla produzione. Questo viaggio di una cinquantina di minuti termina com'era iniziato, ovvero senza nulla di concreto. Ci sono tante piccole parti, figlie l'una dell'altra concettualmente, le quali non fanno altro che sostituirsi man mano, creando un vortice apparentemente confusionale, ma che dopo svariati ascolti accusa un po’ di ripetitività. Tanta carne al fuoco sicuramente, io avrei giocato maggiormente sull'utilizzo delle parti atmosferiche che qui non sono sfruttate appieno, lasciate in mano troppo spesso a un piano mono tono o per colmare buchi e passaggi delle composizioni. Da rivedere. (Kent)

martedì 24 settembre 2013

Who Dies In Siberian Slush - We Have Been Dead Since Long Ago...


#PER CHI AMA: Funeral Doom, Pantheist, Thergothon
Un nome, una garanzia. Una delle band più rappresentative della russa Solitude Productions, i Who Dies In Siberian Slush, tornano con "We Have Been Dead Since Long Ago..." un'altra opera di sofferenza e depressione, dopo il degno debut "Bitterness of the Years That Are Lost". Il suono si è evoluto, o per meglio dire, è morto nella fanghiglia siberiana dopo una quotidiana dose di vodka e droghe tagliate con il detersivo. La opener "The Day of Marvin Heemeyer" è la traccia più coinvolgente del disco, probabilmente grazie ai suoi tempi veloci e ai suoi riff oscuri, poco apprezzabile invece il flanger che incontro un paio di volte durante l'ascolto, perchè troppo invasivo, dato che non inficia solamente uno strumento, ma l'intera traccia. La parte centrale del disco rappresenta l'essenza del combo russo: troviamo tristi melodie, uptempi death metal, un diffuso minimalismo sonoro costantemente in chiave minore che esprime tutta la sofferenza del freddo boreale che ragginge il suo apice con "Funeral March N°14", composizione a dir poco estenuante che ci prepara per la chiusura di "Of Immortality", la traccia più completa del disco che equilibra tutti i particolari della band e che chiude perfettamente l'opera. In sostanza, un lavoro decisamente superiore alla media che grazie alle sue opprimenti sonorità trasmette tutto il male di vivere di questi giovani russi. Purtroppo c'è ancora qualche passo falso che compromette le potenzialità di questo lavoro per cui spero vivamente che la prossima volta i nostri riescano a confezionare un prodotto definitivo. (Kent)

mercoledì 21 agosto 2013

Burials – Burials

#PER CHI AMA: Mathcore, Progressive Death, Converge, Obscura
C'è un motivo se questa recensione arriva in ritardo, ed è che i Burials sono una delle migliori band che mi sia mai capitato di ascoltare e di conseguenza il cd è rimasto stabile nella mia rotation d'ascolto, lontano dai dischi da recensire. Il sound proposto dal gruppo è qualcosa di eccezionalmente particolare, una miscela di mathcore e progressive death con una decisa vena neoclassica che ne rende unico l'ascolto. Già da "Nova" si riesce a percepire un'atmosfera trascendente che colloca questo lavoro al di sopra di molte blasonate release di generi affini, sia tecnicamente che compositivamente, anche se difficilmente si riuscirebbe a creare paragoni date le straordinarie sonorità partorite dai nostri che riescono ad avvicinare adirritura band quali Neurosis ed Enslaved. Punto focale dell'opera è la velocità che permette al quartetto da Portland la massima resa, irrompendo con virtuosismi stupefacenti arricchiti dalle dissonanze ed armonie che riescono a creare, trovando la loro massima rappresentatività in "Synthetic" e "Wizard Lock". Ma non è certamente grazie solo alla schizofrenica chitarra che l'opera si erge, perchè la sezione ritmica dà prova di un livello ed una preparazione ottima, capace di seguire perfettamente la chitarra che si districa tra le più contorte melodie e trascina tutta l'opera oltre che l'ascoltatore. Altro punto di forza di questo lavoro è che annoia difficilmente grazie alle parti compositive che scivolano tra loro stesse, rendendo l'ascolto perpetuamente energico e febbricitante. Il mio rimpianto più grande è quello di non averli scoperti anni prima ed apetto ansiosamente lanuova release che dovrebbe uscire a breve, ascolto consigliatissimo ma solo agli ascoltatori più provati. (Kent)

(End Theory Records)
Voto: 90


http://burialspdx.bandcamp.com/album/burials

martedì 20 agosto 2013

Tons - Musineè Doom Session

#PER CHI AMA: Doom Metal, Sleep, Iron Monkey
"In the beginning God created the heavens and the earth. And the earth was without form, and void..." Vi devo confessare che inizialmente "Musineè Doom Session", debut album dei Tons, non mi aveva preso molto, probabilmente a causa dello scream troppo acido e violento di Paolo che non reputavo adatto ad un complesso doom metal; dopo svariati ascolti (confermati ulteriormente in un ultimo periodo di ascolto su vinile) devo dire che la formula proposta dai Tons è decisamente valida. Ad una prima ispezione del disco (che lo si può trovare in due versioni, il packaging originale a mo' di confezione o la versione cartonata serigrafata limitata a cento copie numerate, questa molto minimale ma di gran classe), mi balza subito agli occhi i titoli delle canzoni che richiamano grandi classici della musica metal, però migliorati. L'opera si apre con la title-track (con i passi della Genesi riportati all'inizio), traccia con riff pesantissimi e trascinanti, un ottimo inizio per catturare l'attenzione e chiarire sin da subito le intenzioni del trio torinese: tanta saturazione, tanti picchi di volume, tanta lentezza ma con ritmi capaci di far scuotere la testa (come adesso mentre scrivo questo in treno e tutti mi guardano male). Il suono già traboccante dalle distorsioni di chitarra e basso, viene ulteriormente caricato dalla voce creando un muro sonoro invalicabile. La struttura delle composizioni è pressochè semplice, su tutte spicca "Once Upon a Tentacle" traccia più breve e minimale del disco, e "Ketama Gold" traccia a mio parere più debole a causa della prima parte interamente strumentale leggermente prolissa, dato che si sposta su tre riff nel giro di quattro minuti abbondanti. Questa primo full length dei Tons è un chiaro centro pieno nella prolifera nuova scena doom italiana (una traccia come "Tangerine Nightmare" ne è la prova), capace di distanziarsi dagli stilemi classici, ma senza cadere nella banalità delle sonorità valvolari e stonerose. (Kent)

(Escape From Today Records)
Voto: 75

https://www.facebook.com/TONSBAND

sabato 17 agosto 2013

Fall Of Minerva - Departures And Consequences

#PER CHI AMA: Post-Core, Post-rock, Alexisonfire
Questo EP di debutto dei Fall of Minerva potrebbe comodamente essere usato come manifesto per tutto il movimento underground vicino al post-core sviluppatosi da un lustro a questa parte. Contiene tutti gli elementi caratterizzanti questi anni buii di musica dove abbonda la conformità di nicchia, dispersi in un mare di subgeneri e band valide, per cui necessitiamo di fari per sintetizzare elementi presenti in tutto il panorama musicale e riuscire ad avere la sicurezza sonora di un prodotto di qualità apprezzato dal naufrago ascoltatore. I Fall Of Finerva sono uno di questi fari, figli di una stratificazione di generi emersa dal crollo delle antiche civiltà del metal, del rock e del punk hardcore. Ma fondamentalmente che dire della musica? C'è tanto e poco da parlarne, la prima traccia "We're not Allowed Think of Us" riassume la formula del gruppo vicentino, l'apertura con un timido piano si sposta verso preponderanti sonorità screamo infuse di post-rock che mutano aprendo larghe parentesi metalcore e mathcore. L'andamento del disco è pressochè questo, un alternarsi di melodie ed atmosfere alla Sigur Ros e sfuriate core alla Underoath. Un lavoro che presenta un'ottima base di partenza in tempi maturi per queste sonorità. (Kent)

Kaptivity - Walk Into the Pain

#PER CHI AMA: Old school Death metal, Grave, Deicide
Era da tanto che non mi capitava di ascoltare qualcosa di old school e tutti sono a conoscenza che la scena italiana non abbia tantissime band che seguono queste sonorità, purtroppo, sopratutto in ambito death metal. I Kaptivity riescono nel loro intento grazie ad un songwriting aggressivo che non cade mai nella banalità, ed è forse questo che pecca nel loro disco (o probabilmente che vorrei sentire io): una attitudine schietta e menefreghista capace solo di rappresentare le più becere musiche. Quello che io identifico come il "problema" è l'effettiva capacità strumentale e compositiva del combo emiliano che riesce perfettamente nel suo intento di creare delle tracce di matrice death old school con un pizzico di aria macabra e funeraria. Dopo l'atmosfera creata dall'intro, le composizioni sono un sussegguirsi di violenza sonora e di bieca oscurità, in primis le tracce "City of Pain" e la evocativa "Burning Until the End". Avrei preferito "Dawn of the Immolated" successiva all'"Intro", dato che è impossibile ascoltarla composti. L'opera risulterà molto piacevole per tutti gli amanti di un certo death metal primordiale o per coloro che sono alla costante ricerca di nuove leve per vecchie sonorità. (Kent)

giovedì 8 agosto 2013

Fate Unburied - Dehumanized Society

#PER CHI AMA: Death Melodico, Carcass, At the Gates, Death
Una piacevole melodia di chitarra irta di chorus è l'introduzione di "Arise" traccia iniziale della release "Dehumanized Society", debutto del giovane combo vicentino Fate Unburied. Dura solo pochi secondi la lieve melodia chitarristica che presto si tramuta in pura violenza sonora costituita da un death metal melodico di matrice svedese. La struttura compositiva è molto classica, ovvero uno scream non troppo acido, chitarre veloci con un suono melodico ricco di armonizzazioni, delle linee di basso che non si limitano a zappare le note portanti, ma sopratutto un drumming di notevole tecnica e prestanza, capace di rendere tutte le tracce complete e non lasciare un attimo di respiro. Il punto debole di questa ottima prima uscita è invece il suono troppo digitalizzato, che ormai sta intasando la nuova musica uscente dalle giovani band, grazie ai moderni sistemi di registrazione homemade. Il punto forte di questa release d'altro canto, lo vedo nel songwriting: nonostante nel death melodico sia facile cadere negli stereotipi del genere, i quattro ragazzi veneti riescono a creare delle composizioni tecniche ed affascinanti ("Chimera" su tutte), con l'influenza dei grandiosi Death facilmente riscontrabile. Ci sarà tempo per rendersi più personali, nel frattempo date una chance a "Dehumanized Society". (Kent)

Chaos Plague - Chaos Plague

#PER CHI AMA: Progressive Death Metal, Necrophagist, Pestilence
Tramite il buon Emi della Music Solution's Agency, giunge fra le mie mani questo discreto EP dei Chaos Plague, giovane band di Como, che mi allieta con tre tracce progressive death metal di buona fattura. Le sonorità tendono al classico, distaccandosi dalla moderna scia di gruppi come Beyond Creation o Obscura; la preparazione tecnica è più che sufficente per il genere e alla luce di ciò, non riesco a capire il volere della band di non varare scelte compositive che virano verso parti più adrenaliniche, ma di rimanere sempre sugli stessi stagnanti ritmi e patterns. Le parti più progressive rock e lievemente jazzate, di chiara ispirazione Cynic, sembrano inserite a forza e alla fine non convincono efficacemente tanto che pesa molto nel lavoro complessivo il finale di "Sinner's Regret". In conclusione "Chaos Plaugue" lo vedo come un'opera incompleta che limita terribilmente le capacità di un gruppo, che dati i presupposti fin qui ascoltati, può fare certamente qualcosa di superiore. (Kent)

giovedì 1 agosto 2013

Kastete - Ideju Imperija

#PER CHI AMA: Hardcore Punk, Sick Of It All
Dopo qualche ascolto non trovo molto da dire su questo lavoro dei lituani Kastete, letteralmente "L'Impero delle Idee", titolo che speravo mi avrebbe condotto verso un'opera introspettiva e particolare. Si capisce subito che i Kastete sono un gruppo da palchi e non da disco. L'album alla fine è leggermente monotono, e presenta delle composizioni e liriche in classico stile punk hardcore che strizzano l'occhio a soluzioni più contemporanee vicine al metalcore, sopratutto nella parte finale del disco; lo stesso dicasi a livello grafico. Tanta (forse troppa) velocità, precisione e pulizia, rendono l'album a tratti ripetitivo e piatto, privo di quel mordente che da sempre caratterizza questo genere. A livello di strutture compositive, qualità sonora e presentazione visiva si tratta di un album eccellente, ed è proprio per questo che "Ideju Imperija" rischia di affondare in una palude di freddezza ed inespressività. (Kent)

lunedì 29 luglio 2013

Church of Void - Winter is Coming

#PER CHI AMA: Doom, Heavy, Grand Magus, Pentagram
I Church Of Void sono una band finlandese nata pochi anni or sono, che esordisce con questo EP (limitato a 200 copie), con un sound che oserei definire "fuori moda". Non me ne vogliano i nostri, ma il cd richiama infatti sonorità vicine alle produzioni degli anni 2000: si tratta di un heavy rock sporcato di doom, con delle lievi brezze che mi ricordano l'ultimo (opinabile) periodo dei Lake of Tears (anche in termini vocali). "Winter is Coming" è un lavoro che nel complesso non mi attrae affatto, a causa di una continua preponderanza verso l'old school (emblematica a tal proposito l'oscura "Strongholds of Karan Varn" e la canonica "The Hours is Getting Late" dove emergono echi di Black Sabbath); retrò anche i nomi oscuri dei componenti (Magus Corvus, G. Funeral o H. Warlock, Byron V. e A.D.) mentre le tracce si mostrano vicine all'epic doom dei Candlemass. Tuttavia il disco non prende le distanze da sonorità moderne e ciò alla fine non esclude un discreto lavoro in termini di resa sonora e composizione (da migliorare la produzione), anzi direi che potrebbero tranquillamente piacere molto a quegli ascoltatori più orientati verso la scena heavy americana o a quei fan che apprezzano maggiormente un sound più tranquillo proprio sul versante del doom, soprattutto con riferimento anche agli ultimi Paradise Lost (si ascolti la title track). Ampi sono i margini di miglioramento, da risentire su full lenght. (Kent)

Wagars – Wagars

#PER CHI AMA: Black/Crust, Black Kronstradt, Disfear
Da Riga giunge l'ombroso e freddo sound dei Wagars, band che esordisce a colpi di black/crust con questo omonimo EP della durata di una ventina di minuti. Le tracce sono molto semplici e dirette, figlie di un black melodico di stampo svedese e della rabbia del crust anni '90, ma il segno particolare dell'opera è l'opacità del suono, a causa di un leggero oscuramento delle frequenze chitarristiche in sede ritmica, miglioria che permette di far depositare un lieve strato di cenere sul disco, e che ricorda molto le prime produzioni dei Wolfpack (ora Wolfbrigade). Nonostante la prevedibilità imposta dal genere, il combo lettone riesce a creare delle situazioni interessanti nel poco tempo a disposizione, riuscendo a inserire all'interno delle tracce anche diverse contaminazioni moderne che richiamano il passato, con alcuni spunti arpeggistici degni dei Amebix. L'unico dubbio che versa su questa release riguarda la sua chiusura, fuoriluogo e sotto la media. Un vero peccato perchè la penultima traccia era un estrapolato di un discorso di Imants Ziedonis (famoso poeta lettone), ottimo per chiudere in bellezza questo debutto. Questo EP è solamente un'aspettativa, una introduzione di quello, che si spera scriveranno di buono, i Wagars a breve. La strada è giusta, è sufficiente continuare così. (Kent)

(P3lican)
Voto: 65

http://wagars.bandcamp.com/

venerdì 26 luglio 2013

Raedon Kong - Raedon Kong

#PER CHI AMA: Prog Metal, Stoner, Doom Metal, Zeni Geva, Rush, Neurosis
Veramente un prodotto inusuale quello dei Raedon Kong, duo dalla Louisiana capace di incorporare gran parte delle sonorità degli anni '70 in un unico prodotto, senza mai ricorrere a facili e spudorati copia-incolla come in questo tetro periodo musicale, a cui stiamo assistendo quotidianamente soprattutto nell'ambito del doom metal. Le influenze del combo statunitense spaziano tra il progressive di scuola inglese, krautrock e doom primordiale, creando una emulsione sonora che definirei come una sorta di "Mastodon non commerciali". Il full-length apre con "Heavy Lite", song dalla ritmica articolata e dalle chitarre brillanti che in un'escalation strumentale fiorisce in una derivazione stoner posta in chiusura; segue "End of Days" che rivela il lato classico del loro universo, uno sludge pesante ma sempre attento alla musicalità. "Forgotten Son" mi rimembra un avantgarde simile ai Virus che sfocia in un doom metal tradizionale ingigantito dallo spessore chitarristico e dalla voce potente. Per finire, "Ash is the Omen" divaga tra atmosfere post rock vicine ai Russian Circles, prima di ritornare alla base prog doom, vero trademark di questa band. Nulla da dire, un grande disco, colmo di musica interessante e personale, da ascoltare assolutamente per aprire la mente a nuove idee o per evocare richiami dal passato. (Kent)

domenica 7 luglio 2013

SunCity Falls – SunCity Falls

#PER CHI AMA: Melodic Hardcore, Descendents, NOFX
Una vera scarica d'energia questa prima release dei vicentini SunCity Falls, puro e crudo hardcore punk trabordante di armonizzazioni e melodia. Nonostante il prodotto sia pesantemente easy-listening, i quattro giovani ci danno giù di brutto con la loro musica, una batteria pestata ed aggressiva, due chitarre che non si risparmiano con parti ritmiche coinvolgenti e fill armoniosi e accattivanti; il basso, pur limitandosi al basilare accompagnamento, tiene in piedi il tutto grazie alla sua presenza sonora, mentre il cantato è il vero elemento catchy del gruppo, gestito da due voci pulite estremamente melodiche che si alternano e talvolta sostengono. Sarò io a non essere abituato ma questa pubblicazione mi pare un po' troppo prolissa data la monotonia delle composizioni, senza nulla togliere a tracce come "Fine", la devastante "Easiest Way" e "Tower's Garden". L'album pecca solamente nell'essere troppo tirato e per non lasciare un attimo di respiro duranre l'ascoltom fatto salvo in "This Is It", ma questo può certamente anche esser visto in modo positivo. In conclusione un ottimo debut che denota un'ottima vena compositiva e strumentale, la paura sarà se in una prossima release, la giovane band vorrà rischiare evolvendosi o si stagnerà in questo genere dove hanno già raggiunto una eccellenza a livello di tracce singole, ma non ancora in una complessività generale. (Kent)

Ozawabeach - The Horror Cult

#PER CHI AMA: Techno Death Thrash, Death Metal, Morbid Angel
"Più che un EP, un biglietto da visita". Così mi dissero gli Ozawabeach alla consegna di questo disco, esso difatti presenta solamente tre tracce al suo interno, con una durata totale di dieci minuti scarsi. Poche ma buone in ogni caso aggiungo io; le composizioni presentano una solida base di death metal in stile americano, con una batteria che si alterna tra ritmi monolitici e sfuriate in blast beats, mentre le chitarre si atteggiano con riffoni di thrash metal tecnico, con numerosi piccoli virtuosismi, dove nemmeno il basso si risparmia con un sei corde sempre in movimento. Ad evitare la mera base mononota, una voce spazia perfettamente tra lo scream e il growl riuscendo perfettamente nell'intento di rendere le canzoni dinamiche. I suoni, anche se non perfetti, vanno benissimo come "biglietto da visita" e trasmettono tutto l'impatto del combo vicentino, che ha voluto rendere questo EP un piccolo omaggio al cinema horror attorno al quale ruota la loro musica. In apertura troviamo "Black Shining Beast" che fa riferimento ad "Alien": la canzone risulta letale quanto il mostro del cinema; la successiva "The Morbid Curse" si riferisce a "The Ring" e in chiusura "The Dark Side" è dedicata invece a "La Casa". Una grande anteprima, spero solo che la band riesca ad esordire con qualcosa di più sostanzioso al più presto. (Kent)

Kurgaall - Summi Verbi Lucifer

#PER CHI AMA: Black Metal, Dark Funeral, Setherial
Non eccessivamente entusismante questo debut album dei Kurgaall, gruppo black metal proveniente da Verbania. Già dall'estenuante "Intro" formata da cori monastici, esclamazioni sessuali, scontri a fuoco, si colgono gli "originali" argomenti del gruppo piemontese. "War Of Satan" annoia dopo uno scossone iniziale preso grazie all'intro soporifera e preannuncia la struttura del disco, ovvero tremolo picking basilari, scream mediocre e batteria monotematica. Risollevare minimamente la prima parte della release è compito arduo affidato a "Evocation 1.39" e "The Ritual", che dimostrano una composizione non eccessivamente fallimentare, mentre le tracce seguenti si alternano tra momenti alquanto piatti ed altri sulla media come la title-track. Poco da dire, il problema fondamentale di quest'album è l'ostentata ripetitività e la mancanza di sostanza, tanto volume e tanta velocità ma pochissima struttura compositiva. Nonostante la notevole prestanza strumentale della band, ci si ritrova sempre ad ascoltare le stesse identiche cose, il che denota una basilare mancanza d'idee e di personalità. Impegnarsi di più, potrebbe portare a risultati decisamente migliori! (Kent)

(Lo-Fi Creatures)
Voto: 50

https://www.facebook.com/KURGAALL