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martedì 11 dicembre 2018

Windfaerer - Alma

#FOR FANS OF: Epic/Folk Black
The folk black metal scene has flourished a lot in recent times, not only in Europe, where due to the long and rich history of the continent makes it quite usual. But even in many other parts of the world, sometimes in countries with a long history and in others with a shorter period of existence. US is one of the most obvious cases where we can find some awesome bands like Ifing or Duskmourn, among many others. Sometimes the lyrics deal with Nordic mythology or American history and politics, like Panopticon does. However, I think this is the first time I find a US-based project which sings about Iberian history as Windfaerer does. As far as I know, some members have Portuguese roots, so this could explain this interest which makes Windfaerer’s music even more intriguing for me.

The band was originally created in 2006, so these guys are not newcomers. Some of the members, such as the two guitarists, have extensive experience in the extreme metal scene, though they have found time to release, prior to this new album, two full lengths, an EP and a split album. 'Alma', the name of this new creation, is the third album and as it usually happens, the third attempt is the one that definitively marks if the band's career can have a long-term future. Conscious of this or not, the band has put a lot of effort on this album, and the first positive sign comes before you even listen to the album. This is because for this album they have signed with the Italian label Avantgarde Records, which I personally rate very highly due to the consistent quality of the bands on their roster.

'Alma' starts with the powerful and immense “Dawn of Phantom Light”. The track begins with a short atmospheric intro, interrupted by some great guitars which form a solid wall, full of epic and strength sounds. Vocals are on par with some great screams, accompanied by occasional arrangements in the background, which enhance the greatness of the track. Musically speaking, the song is not repetitive, with occasional ups and downs in the pace and including a calm atmospheric short section. Another standing out element are the guitar solos, which are more elaborate and complex than in many similar albums. The album opener is a definitively good summary of what we will find in this record. Moreover, as we can hear in songs like “Becoming”, the band successfully adds some classical instruments, like the violin or cello, which sound great and give a definitive folkish touch to the songs. They even fit the music in the more straightforward tracks like “Journey”, where they create a quite unique melody, making the song more interesting. The album ends in style with the excellent “Under the Sign of Sol”, which shares many characteristics with the album opener, not only in terms of quality, but as it contains all of the elements which make this album a very pleasurable listen.

In conclusion, Windfaerer did a step forward with 'Alma', which is a very well-balanced album. The production sounds excellent, clean and powerful. All the elements are very well done, though I would highlight the excellent guitars, which sound convincing and very tastefully composed. As previously mentioned, another remarkable point are the arrangements, especially those including the classical instruments, which embellish the composition and the album itself. (Alain González Artola)

(Avantgarde Music - 2018)
Score: 85

https://windfaerer.bandcamp.com/album/alma

lunedì 21 dicembre 2015

Interview with Windfaerer

Follow this link to know much better the US sensation Windfaerer and their incredible sound in the vein of Australian Ne Obliviscaris:



sabato 24 ottobre 2015

Windfaerer - Tenebrosum

#PER CHI AMA: Death/Black, Ne Obliviscaris
Ho scoperto i Ne Obliviscaris e anche grazie a me si è materializzata l'uscita del loro primo album per la nostrana Code666. Ora non so se i Windfaerer possano essere identificati come i degni eredi dei ragazzi australiani, quel che posso dire è che 'Tenebrosum' è un disco bomba che piacerà sicuramente a tutti quelli che come me, hanno amato e amano tutt'ora l'act di Melbourne. Punti di contatto con l'ensemble autore di 'Portal of I', e più recentemente di 'Citadel', ce ne sono parecchi: partiamo da un approccio black/death coadiuvato da un violino che suona con incredibile passione. La opener "Celestial Supremacy" ci regala una band che sembra aver fatto un gran salto in avanti rispetto agli esordi di 'Tribus'. Un songwriting eccellente, delle chitarre aguzze che sembrano derivare dallo Swedish death/black, in una specie di ibrido tra Dissection e primi Dark Tranquillity, con le graffianti vocals di Michael Gonçalves (tra l'altro anche chitarra e basso) supportate dall'inebriante suono del violino di Benjamin Karas (in arte Valček) e dal trambusto sonoro di John Paul Andrade dietro la batteria. Ma ciò che ruba inevitabilmente la scena e su cui finisce per avvitarsi l'intero sound dei Windfaerer, è lo psicotico violino di Valček, dotato di suoni sinistri ma assai melodici. "Finisterra" (il cui riferimento alla città della Spagna, ci porta a scoprire che 'Tenebrosum' esplora la mitologia della penisola Iberica) parte più compassata, con una ritmica dal forte sapore nordico che arriva a richiamare addirittura 'Lunar Strain' degli In Flames per una certa vena folklorica che si cela dietro alle sue note. Ma è la seconda parte del brano a dare il meglio di sè, quando chitarra e violino tra loro a braccetto, incendiano l'aria con delle strazianti ma estatiche melodie. "Tales Told in Oblivion" mostra l'elevata verve del terzetto del New Jersey, incredibile nel muoversi sia su tempi tirati, che in ambiti più atmosferici (qui addirittura quasi jazz). La creatività dei Windfaerer continua a stupire, non solo nella produzione di lunghi brani, ma anche nell'alternanza di saliscendi emozionali, cambi di tempo, strutture ritmiche e molto, molto altro. 'Tenebrosum" è un signor album, non so se già all'altezza di 'Portal of I', ma sicuramente si tratta di un disco per cui valga la pena spendere mille parole. E cosi proseguo nel mio ascolto, arrivando alla roboante e strumentale "Santeria", guidata dal diabolico suono del violino che si innesta sulla robusta sezione ritmica in una song che somiglia quasi al 'Trillo del Diavolo' di Tartini e la cui performance vale da sola il prezzo del cd, per cui già ora vi invito a rintracciare tramite la pagina bandcamp del trio statunitense. Rispetto ai gods australiani, i Windfaerer non hanno ancora optato nella doppia soluzione vocale (pulita e urlata), per cui il sound alla fine appare come più violento, sebbene le melodie del violino infiammino non poco la mia anima. "The Everlasting" è furente nel suo incedere con una cavalcata brutale stemperata solo dalla tiepida melodia dello strumento ad arco e da un finale che crea un'attesa molto simile a quella di "Blashyrkh (Mighty Ravendark)" degli Immortal. Strepitoso. Con "Morir en el Olvido" si continua a cavalcare i lidi del folk black tra melodie lontane e screaming arcigni e un malinconico assolo conclusivo. Peccato solo che la produzione non sia sempre all'altezza e la mancanza di pulizia alla fine ne penalizzi un po' il risultato a causa di suoni un po' troppo spesso impastati. L'ultima traccia è affidata alla nevrotica furia di "The Outer Darkness", song che se fosse contenuta in un disco qualsiasi degli Anaal Nathrakh, nessuno avrebbe a che ridire: violenta, sprezzante, selvaggia, quasi fuori contesto dal resto del disco, non fosse altro per quel magnifico violino che si diletta ancora una volta in fughe da musica classica e dimostri quanto il nostro amato metal sia perfettamente complementare alla musica dei grandi mucisisti del passato, Bach, Wagner o Dvorak. Bella scoperta quella dei Windfaerer per cui ora aspetto il grande salto, motivo in più per tenere il voto di questa release almeno mezzo punto più basso. Impressionanti. (Francesco Scarci)