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giovedì 3 settembre 2020

Arallu - The War on the Wailing Wall

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death, Melechesh
'The War on the Wailing Wall' usciva per la Raven Metal nel 1999 dopo l'omonimo demo del '97. La band si presentava al pubblico con il proprio bagaglio dinamitardo di black death con tanto di graffianti screaming vocals (e qualche urletto di scuola Tom Araya), una rutilante sezione ritmica (ma il drumming era un artifizio dato dalla drum machine) e qualche elemento prodromico di quello che sarebbe stato poi il sound della band israeliana. Dopo 21 anni e un bel po' di gavetta alle spalle, quel duo diventato intanto un quartetto, ha deciso di ridare alle stampe al proprio debutto grazie alla label Essential Purification Records, affidandosi al remastering di Patrick W Engel ai "Temple of Disharmony" studio, per una nuova fiammante vinilica release. Ascoltando il disco e la sua apertura "Arallu's Warriors", ci troviamo di fronte al solito nevrotico sound degli Arallu, in una versione più primordiale, fatta di chitarre al vetriolo, harsh vocals e quella batteria che somiglia più ad una contraerea che ad altro. Del marchio di fabbrica orientaleggiante che ha reso famosi i nostri in compagnia dei Melechesh, non vi è ancora palese traccia, anche se la successiva "Sword of Death", nel giro di chitarra, sembra richiamare echi lontani di un sound esotico. Altrettanto fa "Morbid Shadow", un altro vorticoso esempio di black furioso che non concede troppo spazio alla melodia ma semmai si affida alla fisicità rabbiosa delle proprie chitarre, anche se nella seconda parte, decisamente più controllata, affiorano ancora minimalistici elementi dal vago sapor mediorientale. Quello che balza comunque all'orecchio durante l'ascolto del disco è la foga distruttiva della compagine di Gerusalemme che all'epoca voleva verosimilmente mostrare al mondo tutte le proprie capacità sia in fatto di velocità che di malvagità, elementi che servivano a poco se non adeguatamente convogliati. E quindi, si palesano tutti quegli elementi che hanno reso 'The War on the Wailing Wall' un album non ancora del tutto maturo. Se siete però dei fan della band e non volete rinunciare ad una ristampa come questa su vinile, oppure se non li conoscete ancora e volete saperne di più, sarebbe un modo interessante per scoprire da dove gli Arallu sono nati e come si è evoluto il loro sound. Qui per ora potrete godere delle infernali ritmiche di "Warriors of Hell" oppure assaporare le embrionali influenze folkloriche di "Mesopotamian Genie" (ancor più forti in "Barbarian Bloodshed" o nelle conclusive "Satan's War" e "Kill the Traitor") che ammiccano nuovamente ai conterranei Melechesh, sebbene qui venga privilegiata la componente più estrema della propria musica a discapito di quella più atmosferica. Ciò che potrebbe essere interessante in un ulteriore approfondimento del disco è a livello lirico, visto che la band descrive la situazione attorno al centro storico di Gerusalemme e alla conflittuale convivenza delle tre religioni che vi risiedono. Dovendovi segnalare qualcos'altro vi direi di porre attenzione all'ascolto di "Satanic Birth in Jerusalem" e al suo mefistofelico basso in chiusura oppure all'atmosferico break centrale di "My Hell" che di contro, mi ha fatto capire, da dove certi vorticosi giri di chitarra dei nostrani Laetitia in Holocaust, possono aver tratto spunto. Se potessi avere un desiderio da spendere con il genio della lampada, visto che ci troviamo in Medio Oriente, mi piacerebbe ascoltare questo disco con un vero batterista in carne d'ossa, forse sarebbe tutta un'altra storia. (Francesco Scarci)

(Essential Purification Records - 1999/2020)
Voto: 67

https://arallu.bandcamp.com/album/the-war-on-the-wailing-wall-2020

mercoledì 8 gennaio 2020

Arallu - En Olam

#PER CHI AMA: Black Mesopotamico, Melechesh
Non più di un anno fa abbiamo recensito su queste pagine 'Six', sesto album degli israeliani Arallu. Autunno 2019 e i nostri tornano con un nuovo lavoro, 'En Olam' ed il loro inconfondibile sound black thrash mesopotamico. Non si scherza davvero con la rabbia distruttiva di "The Center of the Unknown", incendiaria opening track che solo dopo una martoriante parte thrash metal, dà sfoggio a quel marchio di fabbrica che da sempre rende gli Arallu e poche altre band (Melechesh su tutte) come alfieri del Mesopotamic sound, ossia di quelle melodie mediorientali abbinate al black, che rendono la proposta dei nostri cosi originale ed esotica. La title track si palesa in questa veste già dalle prime note con un sound decisamente più ritmato quasi tribale, con quelle splendide melodie che immagino accompagnare il sinuoso movimento di deliziose danzatrici del ventre. E mentre la mia fantasia mi guida verso bellissime donne, ecco che a scuotermi dal mio stato onirico, ci pensano le aguzze chitarre del quintetto israeliano. La musicalità di quel mondo antico si manifesta anche nella successiva "Devil's Child", brano dalle ritmiche serrate e dalle voci acuminate che mostra un bel break centrale a rallentare una song sin qui assai infuocata. La chiusura è affidata poi all'incisivo coro che inneggia proprio al titolo del brano. Non c'è tempo di prendersi pause, visto che "Guard of She'ol" irrompe a gamba tesa nello scorrere impetuoso di questo 'En Olam', che vede peraltro qui l'utilizzo da parte del vocalist, di un cantato pulito, per un esperimento davvero azzeccato. Parte decisamente in sordina invece "Vortex of Emotions", con un titolo del genere mi sarei aspettato ben altro: ci vogliono ben quattro minuti infatti ai nostri per provare ad aumentare il numero di giri al motore, con scarso successo a dire il vero, per un capitolo non troppo ben riuscito. "Achrit Ha'Yamim" è il classico intermezzo strumentale che ci introduce a "Prophet's Path" che mi sa tanto diventerà la mia song preferita dell'album, di certo quella più varia per la sua natura multietnica, peccato solo duri poco più di tre minuti. Le cose sembrano tuttavia progredire con le canzoni finali: davvero buona "Unholy Stone", che non so per quale motivo, riesce a trasmettermi quella sensazione di tensione e disagio che avvertii la prima volta che mi trovai in piena città vecchia a Gerusalemme. Lo stesso dicasi per la successiva e suggestiva "Trial by Slaves" che completa un trittico di song davvero interessante. A chiudere, la magia di "Spells", un gran bel pezzo all'insegna di un sound orientaleggiante che chiude degnamente il settimo sigillo targato Arallu. (Francesco Scarci)


(Satanath Records/Exhumed Records - 2019)
Voto: 74

https://satanath.bandcamp.com/album/sat266-arallu-en-olam-2019

domenica 4 marzo 2018

Interview with Arallu


Follow this link to know much more about the proposal by Arallu, an Israeli band mixing black metal, thrash and Arabian/Middle Eastern sounds. The interview with them allowas also to understand better the Middle East tensions and their day by day situation:

venerdì 23 febbraio 2018

Arallu - Six

#FOR FANS OF: Black/Thrash, Melechesh
Hailing from the urban settlement called Ma'aleAdummim in Israel, Arallu is a five-piece devoted to black/death metal that has been around the metal underground for twenty years. The band got the name Arallu from the Mesopotamian mythology, as it was the name of the underworld kingdom ruled by the goddess Ereshkigal and the god Nergal, where the dead are judged. Arallu's music revolves around the traditional ancient Middle Eastern melodies of fellow countrymen Melechesh, with the high-speed savagery of bands like Angelcorpse and Blasphemic Cruelty, and the atmospheric feel of legendary acts like Immolation and Incantation.

Last 2015 the band released a record called 'Geniewar', and that opus had solidified Arallu's already known talent to the underground extreme metal community. 'Six' is the band's sixth full-length studio album and overall their ninth material released. This release offers the listeners a very stunning infusion of occult black metal with the ancient Sumerian and Middle Eastern sound. The riffs found here will satisfy the listeners with its frenzy melodic tremolo picking that is intertwined with some eerie folk instrumentation. These elements in the guitar section, thrown in with a few folk instruments such as a saz and a darbuka, reveals how the band had successfully stripped metal down to its core adding a personal touch of their own special flair.

But that's not just what the guitars offer here as a labyrinth of aggressive and tormenting crisp guitar riffs also accompanies the songs in this offering. The evident and audible bass line gives a really pleasant mattress for the guitars as it supports them and it provides that extra punch and low-end heaviness to the overall outcome of Arallu's music. It basically lies steadily beneath the guitars as it backs them up with some thick lines that give a more deep feel to the strings and dispenses an ominous atmosphere to the tracks. The drum section also catches the audience's attention with a variety of destructive pummeling double bass blasting to some Middle Eastern tribal drumming that helps a lot in terms of keeping the atmosphere intact.

On the vocal department, the record is filled with some hale and hearty high-pitched piercing shrieks and screams which create a dark and raw soundscape. These vicious shrieks are sometimes jacked up with some uncanny backing vocals that tie together the brutality of extreme death and black metal music to the ancient Middle Eastern scales of the material. 'Six' also parades the band's strongest production to date in their twenty years of existence. Each track in this opus sounds more well-rounded and very lucid than their previous releases, but at the same time, they sound harsh and aggressive that it utterly satisfy the fans' desire to find a memorable black/death metal album.

Overall, although 'Six' may be a typical album from an extreme metal band coming out from Israel, its music takes a different direction on its’ way to epoch-making symmetry. Arallu had created a menacing and atmospheric beast in this style of metal with their release of this varmint offering. These Israelis had put out a savage album that is hardly comparable to its predecessors. If you fellas haven't gotten a copy of this record yet, then you better go and get yours now. (Felix Sale)
 
(Transcending Obscurity Records - 2017)
Score: 75

https://arallu.bandcamp.com/album/six-folk-black-thrash-metal