#PER CHI AMA: Progressive Post-rock, Porcupine Tree |
Questo non è un disco post-rock: è un disco prog-metal – o al limite prog-alternative – senza cantante. Solo vedendolo in questa luce è possibile coglierne la vera direzione. Dietro a tutto c’è un uomo solo: l’iperprolifico John Bassett, frontman dei KingBathmat, al suo debutto solista con un lavoro che lui stesso definisce “oscuro e apocalittico”. Al centro di tutto ci sono le due chitarre: una costruisce ritmiche mai banali, spesso su tempi dispari e incostanti; l’altra dipinge quasi costantemente assoli o arpeggi che diventano melodie, non sempre memorabili ma di grande effetto. Basso e batteria sono i due strumenti forse meno rifiniti: più che buoni nel complesso – ma specialmente la batteria, pur fantasiosa e indovinata, soffre di un suono fin troppo digitale e innaturale. L’evolversi dei brani segue la tradizione del post-metal, pur assestandosi su una abbordabilissima durata media di circa 5 minuti per brano: segmenti più ispirati, spesso costruiti su indovinati arpeggi e linee melodiche (la dolce e brevissima “Aftermath”, o la lunga introduzione di “Roman Resolution”), che presto esplodono in riff più pesanti e distorti (sentite che botta di metal “Traumascope” o l’oscura “Everybody Eating Everyone Else”), raddoppi di batteria e architetture più complesse; qualche linea di tastiera (soprattutto archi) fa da legante qua e là e aggiunge colore alle parti. C’è una certa ossessione nella ripetizione dei fraseggi, sui quali di battuta in battuta si aggiungono note, strumenti, dettagli: il risultato è pesante, apocalittico, curato nella progressione geometrica del suono sia prima che dopo l’esplosione del brano. “Your Best Line of Defence is Obscurity” è il capolavoro del disco (che segue l’opening “Sun Exile”, a mio avviso il pezzo più debole). L’ingresso sottile e arpeggiato ricorda – come parecchie altre parti più tranquille di “Arcade Messiah” – alcuni lavori dei Porcupine Tree; l’evoluzione è in una melodia di chitarre davvero memorabile, che trasporta di livello in livello fino allo splendido finale, con quei controtempi di batteria ad arricchire un pattern già superlativo. 'Arcade Messiah' è in definitiva un lavoro dove è facile percepire la maturità di Bassett, musicista e compositore navigato. Se cercate il post-rock intelligentoide e analogico dei Mogwai o dei Karma to Burn, questo disco non fa per voi; se cercate il gelido prog-metal ipertecnico fine a se stesso stile Liquid Tension Experiment, lasciate perdere. Se invece volete uno splendido punto di incontro tra i due generi, ascoltate 'Arcade Messiah' e non ne rimarrete delusi. (Stefano Torregrossa)
(Self - 2014)
Voto: 80