#PER CHI AMA: Funeral Doom |
Cosa aspettarsi da un album che vede la collaborazione di membri di alcune tra le migliori doom band mondiali? Funeral doom all'ennesima potenza composto e suonato alla perfezione. Una band multinazionale che in tutte le sue uscite ha visto l'avvicendarsi di numerosi musicisti provenienti da Gallow God (UK) e Dea Marica (UK), Astor Voltaires (CHI), Pantheist (UK), Urna (ITA) e Leecher (HUN) e ospiti d'eccellenza come Jarno degli Shape of Despair e Greg Chandler dei mitici Esoteric, a cui si aggiungono altri fuoriclasse del calibro di Josh Moran dei Vacant Eyes e David Unsaved degli ENNUI. Una collaborazione che da qualche anno, sotto questo moniker, tiene alto l'onore del doom senza scendere a nessun tipo di compromesso, mettendo a dura prova compositiva, il geniale collettivo di artisti. 'When Death Comes' è stato il loro penultimo album uscito nel 2014, mentre inizio 2015, ha visto la luce anche 'Of Poison and Grief (Four Litanies For The Deceased)', altro ottimo prodotto contenente un unico, lungo ed intenso brano. 'When Death Comes' racchiude un'aura depressiva, malinconica, progressiva, intellettuale, ritualistica, introspettiva e una pesantezza accostabile per alcuni aspetti, all'effetto di certa musica classica. Questo album rasenta la perfezione in materia funeral doom, con brani tutti sopra i dieci minuti ("Death Obsession" supera addirittura i 17), cadenzati e funebri, rigorosamente gelidi, melodici e profondi. Durante l'ascolto dei pezzi, scaturiscono emozioni assai contrastanti tra loro: da un lato un senso oppressivo di vuoto e impotenza, dall'altro il raggiungimento di una forza interiore capace di affrontare anche l'ultimo respiro prima del trapasso. Doomentia Records ha percepito alla grande questo modo di intendere la musica estrema, dando sfogo a questo progetto sonoro di grande dignità artistica. Tutti i canoni del genere si susseguono a dovere, il suono è ricercato e controllato nei minimi dettagli, raffinato all'eccesso come da copione, mentre le lunghe composizioni dal volto cinematico, si intersecano con le evoluzioni di matrice progressive senza mai falsare il risultato finale. Le parti vocali di Roberto Mura sono lodevoli, profonde e drammatiche all'inverosimile. La varietà dei suoni usati (cello, keyboards), supera la classica strumentazione rock e le affascinanti atmosfere create, non intaccano mai l'onnipresente senso di caduta che avvolge l'intero album, amplificando quell'aura oscura, romantica e decadente, che finisce per lasciare nell'ascoltatore un solco profondissimo e un bel nodo in gola. Cinque brani stupendi per soli amanti del genere, difficili da spiegare, difficili da interpretare ma dal fascino ancestrale senza tempo, proprio come la morte. Tutti gli album della band li trovate su bandcamp, pertanto non fateveli scappare, ne vale davvero la pena! Divinità! (Bob Stoner)
(Doomentia Records - 2014)
Voto: 90