Adesso mi ricordo cosa odiavo delle band anni ’90 tipo “Elastica”. E pensare che avevo rimosso. Qui siamo alla clonazione, o giù di lì. Parto con tutta la buona volontà, sono italiani, vicino alle mie parti (bergamaschi) e hanno una cantante che suona la chitarra. L’adolescente che è in me si risveglia! Dopo due minuti, l’adolescente saluta tutti e va vedersi un film di Edwige Fenech e Lino Banfi (senza offesa). Il primo lavoro di ampio respiro di questo gruppo non ha niente di originale: tutto già sentito, voce femminile da ragazzina tipo Avril Lavigne, con qualcosa di più ambiguo anche se ci prova con qualche acuto, specie nella quasi punk “Haunting”. In altre songs la vocalist esagera e scopre tutti i propri limiti. Sonorità un po’ buttate lì, accordi semplici che, purtroppo, non hanno il pregio di incastrarsi nella mente. Il pentolame è in linea col resto delle sonorità, semplice lineare, anonimo. Discorso simile per gli assoli di chitarra, messi quasi come una foglia di fico, anche nelle canzoni più tirate (vedi “Redrum”). Da dire che alcune volte funzionano, ad esempio nel lentone “Cries Cries”, dove tuttavia le linee di chitarra non nobilitano la canzone più di tanto. Meglio nella più intimista “City” dove alcuni giri sono azzeccati. Schema compositivo classico, che funziona da scheletro da canzoni altrimenti destinate all’amorfismo ameboide totale. Cosa si può salvare? Bé, diciamo che sono coerenti, nel senso che lo stile quello è, e quello rimane per tutto il lavoro: ne consegue che se a uno piace il genere, è a posto per tutto il CD. Ascoltate anche la ghost track in italiano in coda alla traccia dieci. Ecco cosa potrebbero esplorare: un ritmo più classico, suoni più caldi e meno arrabbiati. Come dite? Vi ricorda vagamente “Down by Law” dei SuperB? Anche a me. La produzione è buona, rispetto a lavori che sembrano registrati in una grotta (non volutamente), qui tutto si sente decentemente. Le liriche passano come acqua. Un “ni” per l’artwork e il packaging: qualcosina di buono colpisce, ma poco. Spero che il titolo “Last Chance” non sia profetico: cioè, se questa era la loro ultima possibilità, mi sa che se la sono giocata. Forse può essere utilizzato per una festina tra ragazzini... adesso provo con i figli dei miei vicini... (Alberto Merlotti)
(Hurricane Shiva)
Voto: 40
Voto: 40