#PER CHI AMA: Death Doom, primi Katatonia |
Quando ormai pensavo le speranze fossero finite, ecco vedermi recapitato a casa un pacchetto anonimo con dentro il nuovo, terzo capitolo degli svedesi October Tide. Erano ben 11 anni che attendevo con trepidazione l’uscita di quello che era il side project di J.Renske e F.Norman dei Katatonia, autore di 2 ottimi album di death doom. Oggi la band, orfana di J.Renske, ha assoldato tra le sue fila Tobias Netzell voce degli In Mourning e Robin Bergh (Amaran) dietro le pelli e sfodera un’altra, l’ennesima prova di quanto si può essere ancora maledettamente decadenti nel 2010. La dipartita del vocalist dei Katatonia non ha per nulla intaccato l’integrità del sound degli October Tide, forti sempre dell’apporto in chiave ritmica dell’ormai ex chitarrista dei gods svedesi, che da sempre ama creare un contrasto tra chitarre pesanti, distorte ma sempre estremamente melodiche (vero marchio di fabbrica degli October Tide) coniugate ad ambientazioni malinconiche e meditative grazie all’utilizzo di parti acustiche veramente interessanti che si insinuano nella nostra mente portandoci alla disperazione (basti ascoltare le prime due songs, “The Custodian of Science” e “Deplorable Request” per capire). Se avete amato i Katatonia di “Brave Murder Day”, non potrete fare a meno anche degli October Tide e del loro nuovo lavoro, che continua il filone iniziato con quel capolavoro di ormai 14 anni fa, mai dimenticato. Le songs, sette, rinverdiscono i fasti di un tempo, regalandoci più di 40 minuti di musica emozionale, criptica, disperata e talvolta anche originale (“A Nighttime Project” è una vera sorpresa per quel suo essere cosi tribale): questi, gli ingredienti che sapranno restituirci una creatura che per molto tempo ho creduto fosse persa. “A Thin Shell” non è un album geniale, ma è la naturale evoluzione di “Grey Dawn” che farà la gioia per tutti gli amanti di sonorità death-doom. Ben tornati October Tide, vi stavo aspettando! (Francesco Scarci)
(Candlelight Records)
Voto: 75
Voto: 75