#PER CHI AMA: Brutal Death, Cannibal Corpse |
Album d’esordio totalmente home-made per questi cinque ragazzi australiani provenienti dal Queensland che forse però sono troppo audaci nel voler fare tutto da soli, peccando d’inesperienza. Fin dall’inizio infatti, l’intro “In Umbris” di oltre 2 minuti (un po’ troppi) dei Boyd Potts non si dimostra una felice collaborazione, il pezzo infatti resta slegato al resto della scaletta e risulta essere piuttosto noioso. Seguono poi le canzoni della band, che subito lasciano spiazzati per la somiglianza dei due brani in sequenza “In Winter it Began” e “The Inverse Dominion”. L’album si risolleva a buoni livelli con i pezzi “Black Oscene” e “Of the Chasm” ma si perde poi nuovamente, in un mix di canzoni che tentano di imitare i maestri Cannibal Corpse, senza però mostrare niente di veramente originale: la voce prepotentemente growl risulta infatti monotona e troppo pastosa, mentre i passaggi strumentali, pur dimostrando una certa talentuosità non sono mai innovativi o particolarmente interessanti: la batteria corre veloce, ma non ci sono veri momenti degni di nota, mentre chitarre e basso tentano sia la strada del virtuosismo velocistico sia quella dei riff più lenti, senza però riuscire mai a sorprendere. In definitiva resta un album d’esordio mediocre che non emerge dalla massa; si attende con impazienza una nuova produzione per vedere in che direzione si potrà muovere l’ago della bilancia, sperando che questo primo album dia alla band la possibilità di avere in futuro l’aiuto di una consulenza discografica d’esperienza che potrà certamente giovare sul risultato finale. Trattandosi di un’autoproduzione la nota conclusiva riguarda la qualità del CD: la produzione risulta essere buona per quanto riguarda registrazione e incisione delle tracce, mentre una nota negativa va al booklet ed alla copertina del CD, che risultano essere di scarsa qualità. Da rivedere (Alberto De Marchi)
(Self)
Voto: 50
Voto: 50