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#PER CHI AMA: Alternative Rock/Post Grunge, Nirvana |
I NØEN vengono da una terra unica al mondo per la sua amena ed essenziale bellezza, dove dominano il paesaggio vigne a perdita d’occhio ed il sangue di antiche battaglie impregna ancora il terreno. È questa l’atmosfera che ha ispirato 'Caraibi', un disco d’esordio pieno di malinconia e rabbia, una prova che il rock può ancora regalare emozioni e fare bene all’anima. Sembra proprio sia questo ciò che il frontman Mattia Leoni vuole trasmettere nei suoi testi. Si tratta di sfoghi, pensieri, idee che non trovano manifestazione perché non esprimibili in un discorso oppure che non hanno la forza di rendersi reali perché troppo fragili nella loro pura magnificenza. Una difesa è quella dei NØEN, un fortino costruito con mattoni, sacchi di sabbia e lamiera, materiale preso in prestito da band come i Nirvana, gli Interpol e i Joy Division, impreziosito da una poetica che richiama i Verdena e il primo Vasco Brondi. 'Caraibi' inizia con “Hotel”, personalmente mio pezzo preferito dell’opera, un’implorazione ma anche uno sfogo di energie che esibisce la sua necessarietà con fierezza. La batteria di Federico Zocca è costante ed insistente, le chitarre sono dilatate in lunghissimi accordi distorti ed il basso di Stefano Melchiori sostiene con forza la struttura del pezzo, decorata con rugginosi sintetizzatori sottocutanei. Il giro armonico a tratti pare rassicurante a tratti pare invece sospeso, ne risulta uno strano effetto di trance e assuefazione. Completa lo scenario l’appassionata linea vocale con le sue distese e trascinate parole che sembrano tracciare delle lunghe scie bianche nel cielo. Un verso fra tutti “Fammi male, prova a insistere”. I brani scorrono piacevolmente grazie anche alla coproduzione di Enrico Bellaro, determinante nel suo ruolo di stregone del suono: i synth, gli effetti vocali e le scelte di arrangiamento, riescono ad esaltare la varietà delle composizioni aggiungendo sempre un elemento interessante ad ogni traccia. Due pezzi in particolare mi hanno colpito, “Mai’s” e “Vento”, dove le chitarre si scatenano e la rabbia esce prepotente. L’influenza dei Verdena è importante, i ragazzi avranno sicuramente ascoltato e amato 'Il Suicidio del Samurai', come, d’altronde, chi scrive. Ma solo di rabbia non si tratta, in “Mai’s” è apprezzabile una raffinata vena blues, opera di Davide Marotta (già membro della band stoner veronese Atomic Mold) che ha contribuito ai brani con le sue pirotecniche evoluzioni chitarristiche. A ben guardare, altri musicisti hanno partecipato alle registrazioni, in particolare Massimo Manticò alla chitarra in “Sola” ed Elena Ciccarelli al violino nello struggente pezzo di chiusura “Contro le Onde” che, come un paracadute, addolcisce la fine dei veementi assalti e dei tersi pomeriggi assolati di 'Caraibi'. I NØEN ci hanno regalato un disco d'esordio originale ed essenziale, seppur si percepisca una parte di personalità ancora nascosta che la band non ha ancora espresso e che sta cercando in tutti i modi di far emergere. Si vedono le potenzialità per riuscire a produrre musica ancor più particolare ed io sono certo che le verdeggianti valli di Sona con il loro retaggio di guerra, religione e storia, saprà guidare i ragazzi verso mete soniche lontane ed inesplorate. Nel mentre, ringraziamo per l’ottimo 'Caraibi' che consiglio di godersi in un momento di relax, a lume di candela ed abbinato ad una bozza di Custoza. (Matteo Baldi)