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martedì 19 dicembre 2017

Gut Scrapers – Getting Through

#PER CHI AMA: Hard Rock
Devo ammettere che questi Gut Scrapers mi piacciano molto nonostante ci abbia messo un bel po' ad inquadrarli. Con buona soddisfazione, dico che è stato divertente scoprirli nei particolari e capire quanta passione ci sia dietro questa loro proposta. Partiamo subito col dire che se vi aspettate qualcosa di nuovo, avete sbagliato cd, ma pensare alla solita zuppa riscaldata devota ad un banale rock'n roll, alla fine è ancor più sbagliato. La band di Nimes rispolvera in grande stile il culto vero del rock in varie salse, dall'hard'n roll al blues fino allo sleeze con un tocco di grunge e di roccioso metal style da classifica, facendolo in grande stile e con una propria personale, piacevole interpretazione. Il gruppo suona molto bene, si esprime come se gli Screaming Trees volessero imitare Slash, come se Alice Cooper giocasse con i brani storici dello street metal o degli Aerosmith ed è oltremodo interessante vedere come tra gli ispiratori della band ci siano anche i gloriosi Tesla. Così, l'assemblamento da guerra è pronto e pesca in tutti i settori del rock d'annata e in quello moderno, con il tiro sonoro che strizza l'occhio all'ultimo Ozzy e vede riaffiorire splendide chitarre vintage a stelle e strisce rieccheggianti il riff capolavoro di 'Wanted Dead or Alive' del buon vecchio Bon Jovi nelle tracce più melodiche, mentre assoli incandescenti e coretti alla Motley Crue aiutano a sostenere l'alto tasso adrenalinico dei brani cantati da un Thierry Pitarch in splendida forma, che fa il verso ad Alice Cooper, quanto all'oscuro crooner rock, Mark Lanegan. Il tutto condito con quella verve elettrica alla Dogs d'Amour o ai The Quireboys, rockers consumati, di strada, vissuti, che respirano polvere e trasudano energia senza mai dimenticare il concetto di libertà interiore nei confronti di una società decadente, concetti ben espressi nei testi di questo secondo lavoro della band transalpina uscito per Brennus Music e lanciato dalla Dooweet Agency. Esperienza, passione, qualità, una bomba pronta ad esplodere ed essere contagiosa, ottima nella sua proposta musicale quanto nel suo fumettistico artwork di copertina. Un album coinvolgente con brani decisamente trascinanti. Ascoltatevi "Thankful", "Ahead", "Ride" e provate a dire il contrario! Consigliato! (Bob Stoner)

(Brennus Music/Dooweet Agency - 2017)
Voto: 75

https://gutscrapers.bandcamp.com/album/getting-through

martedì 20 maggio 2014

Wild Dawn - Pay Your Dudes

#PER CHI AMA: Rock/Stoner/Blues
Francia, rock e testosterone messi assieme potrebbero dare un cd dalle mille sfumature, infatti i Wild Dawn dichiarano che la loro musica è frutto di un lungo studio e delle tante influenze dei quattro componenti. I quattro ragazzi infatti mescolano rock/metal/blues come più gli pare e dopo un EP ed un precedente album, lanciano questo 'Pay Your Dudes' sotto la Brennus Music. Dodici tracce che dimostrano maturità e potenziale da vendere, come si ascolta passando tra un brano all'altro. Tutto ben registrato, arrangiamenti in linea con il genere, ma a volte la traccia sembra portata avanti forzatamente. Forse qualche chiusura anticipata avrebbe tagliato fuori uno dei tanti assoli, oppure avrebbe evitato di ripetere per l'ennesima volta lo schema precedente. Ovvio che quando si ha tanto materiale e le capacità tecniche che lo permettono, si vuole concretizzare tutto in un bel cd, ma bisogna tener conto che il pubblico non è più quello di vent'anni fa. Se la canzone viene tirata per le lunghe oppure sembra qualcosa di già sentito, l'opzione skip del lettore cd diventa la via d'uscita più semplice. "Sometimes..." inizia alla grande, con un bel riff di chitarra modulato dal fido crybaby e via con una bella cavalcata rock che strizza l'occhio al blues e al southern. Gran lavoro di chitarre che ci propinano l'ennesimo assolo, mentre la parte ritmica va al sodo e senza particolari fronzoli, detta legge per i quattro minuti abbondanti di traccia. "Stone Cold Motherfucker" trasuda southern rock come fossimo seduti sulla nostra fida sedia a dondolo in cerca di refrigerio durante il lungo pomeriggio del profondo sud americano. Cori e chitarre meno estreme imperversano alla vecchia maniera, come se la Francia fosse una colonia del sud da sempre. "Better Days" ritorna verso lidi più rock, con suoni grossi e arrangiamenti sempre ben fatti. Un brano più oscuro e introspettivo rispetto ai precedenti, con un'ottima carica, pur rimanendo un pezzo non velocissimo. Ottime le doti del vocalist, che sfrutta il suo timbro caldo e graffiante per dare enfasi alla sezione strumentale. Bravi Wild Dawn, una band solida e ben piazzata che arriva a sfornare un prodotto di alto livello e si piazza in un mercato un po' in crisi e che vede gli ascoltatori muoversi verso generi diversi. Ma la costanza ripaga, almeno cosi dicono. (Michele Montanari)

(Brennus Music - 2013)
Voto: 70