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sabato 17 maggio 2014

The Howling Void - Nightfall

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Registrato nell'ottobre 2013 e licenziato dalla Solitude Productions nello stesso anno, questo lavoro infinito della one man band texana The Howling Void, raggiunge per antonomasia il punto più estremo di una musica esageratamente dilatata e maestosa, figlia legittima del più sinfonico e solenne funeral doom. Esasperando le rotte del precedente 'The Womb Beyond the World', la mente di R., l'artefice di tale colosso sonoro, sfata ogni minimo dubbio sul suo intento sonoro fatto di solitudine, suoni rallentatissimi, sospensioni auree e amare melodie funebri ricche di malinconia e infinito. Canzoni lunghissime e proiettate tutte sulla falsariga dei canoni del genere, nessuna deviazione sonora, drone e synth infiniti, chitarre dall'incedere lentissimo, un lungo, infinito viaggio alla ricerca di un destino in cui credere, suoni cristallini e profondi, dalle melodie eterne, intrise di superba magia oscura. Intenso ed enorme è il sound proposto dal nostro mastermind, da cui è difficile estrapolarne le tracce migliori; sicuramente è da consigliare l'ascolto totale del cd in una full immersion ai confini dell'ignoto. Questo lavoro non è di facile presa e di certo non è per un pubblico qualunque. Avvicinarsi ad un lavoro simile ed apprezzarlo, significa aprire i propri orizzonti musicali, tralasciare ogni pregiudizio/giudizio e calarsi nella penombra sonica di questa nebbiosa foresta incantata dal fascino arcano e mistico. L'alta qualità di registrazione rende l'ascolto ancora più interessante e ipnotico. La composizione omogenea delle tracce crea un intreccio perenne di sensazioni che oscillano tra il sacro estatico e il dolore psichico, una sorta di drammatica presa di conoscenza sul crudele destino che ci aspetta. La musica del destino mummificata e resa immortale nel tempo, un salto verso l'interno di un abisso mentale che non ha fine. Partorito a rallentatore dal suono del capolavoro 'Elizium' dei Fields of the Nepnilim, uscito drammaticamente malato dal ventre di 'Serpent Egg' dei Dead Can Dance, misticamente portatore del verbo doom di scuola Evoken... ora chinatevi e mostrate il vostro rispetto a tale opera. (Bob Stoner)

(Solitude Productions - 2013)
Voto: 80

https://www.facebook.com/TheHowlingVoid

sabato 16 febbraio 2013

The Howling Void - The Womb Beyond the World

#PER CHI AMA: Symphonic Funeral Doom
Arriva dal Texas questo nuovo lavoro di Ryan, one man band a capo del progetto The Howling Void. Il cd è il terzo full lenght per questa band dedita ad un genere di nicchia. Parliamo di symphonic/funeral/doom metal. Un genere tutto da scoprire e come figlio illegittimo del doom, sfodera tutte le sue armi nella lentezza e profondità d'esecuzione ma con una visione più moderna e suoni altamente tecnologici con un sound maestoso e ricco d'atmosfera. Suoni infiniti carichi di tristezza e sacralità imperversano le quattro lunghissime tracce di questo lavoro dalla qualità superba. “The Womb Beyond the World” vive all'insegna di trame a rallentatore, intense e fantasiose nonostante il genere di per sé confini tutte le sue strutture in un’unica lenta e ed eterna direzione. I suoni sono limpidi , cristallini, le tastiere onnipresenti e dal pathos esagerato, evocano i mondi onirici dei Dead Can Dance ma filtrati dagli occhi di Esoteric o Celestial Season. Due tracce su quattro superano i diciotto minuti e l'intero disco gode di attimi epici e apocalittici. A tratti emergono le parti vocali usate in maniera molto intelligente, atte a rimarcare quell'appartenenza alla musica del destino che la band non nasconde affatto. La voce è grave, sofferta ed evoca spettri e misticismo a volontà, tanto quanto gli interminabili passi delle keyboards usati in quantità industriali sottolineati da chitarre splendide, cristalline, pesanti e distorte coagulate da ritmi tanto lenti che sembrano non avanzare mai. Proprio questo modo di intendere e creare la composizione rende unica questa band divisa tra il sognante malinconico e la pesantezza di un vuoto che non si riesce a colmare in nessun modo. A noi piace la definizione per The Howling Void di Godspeed You Black Emperor del doom vista l'attitudine alla sperimentazione e all'evoluzione, alla voglia di rimodernare un filone musicale e liberarlo dagli stereotipi tipici del genere. Il termine funeral qui è proprio riduttivo visto l'immortalità di queste pregevoli composizioni, una sorta di colonna sonora dell'oscurità più profonda, uno sguardo drammatico, epico, diametralmente opposto, diverso e critico nei confronti di un'umanità irrecuperabile. Sicuramente un album per palati raffinati. (Bob Stoner)

(Solitude Prod.)
Voto: 90

http://thehowlingvoid.bandcamp.com/

domenica 3 ottobre 2010

The Howling Void - Shadows Over the Cosmos

#PER CHI AMA: Funeral Doom, Shape of Despair
Non c'è niente da fare, non ce n'è per nessuno, dove c'è lo zampino di Solitude Productions o BadMoodMan Records, potete stare sicuri che oltre a trovare del death funeral doom, troverete anche musica di buona qualità. E gli americani The Howling Void confermano ancora una volta la lungimiranza, le scelte azzeccate e oculate di un'etichetta che lavora più di qualità che di quantità, ma soprattutto con estrema intelligenza. Esaurita questa breve celebrazione della label russa, veniamo anche al lavoro della one man band statunitense capitanata da Ryan (in uno dei suoi molteplici progetti), e ad un album che consta di 5 lunghissime tracce (come d'altro canto vuole il genere) di funeral doom, che sicuramente farà la gioia dei fan di Ea o Shape of Despair. Si inizia con la deprimente "The Primordial Gloom", song che racchiude tutta l'essenza del sound marchiato The Howling Void: lentissime e pesantissime melodie dilatate nel tempo e dilaniate dal growling infernale (assai raro a dire il vero) di Mr. R. Maestose, monumentali, sulfuree, oscure, ipnotiche: queste sono solo alcune delle parole che mi vengono alla mente gustandomi il lento incedere delle tracce contenute in "Shadows Over the Cosmos", tutte caratterizzate da un minimo comun denominatore, la presenza costante e inesorabile delle tastiere a costituire un tappeto ritmico ultraslow, sulle quali si integrano alla perfezione gli altri strumenti (con una certa predilezione per il pianoforte). Poco altro si può aggiungere ad una release di tale genere, che fa della monoliticità e della staticità il proprio punto di forza. Non mi sento quindi di suggerire questo lavoro a tutti, ma chi è amante di queste sonorità al limite del catacombale, o chi ormai ha il cappio al collo, o il masso ancorato alla fune pronto per buttarsi in acqua e dar fine alla propria sofferenza, beh "Shadows Over the Cosmos", potrebbe sicuramente essere la colonna sonora ideale del vostro ultimo addio... angoscianti! (Francesco Scarci)