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martedì 4 febbraio 2014

Grorr - Anthill

#PER CHI AMA: Death Progressive, Meshuggah, Devin Townsend
Ci ero quasi cascato: una copertina tipica del progressive, una overture meditativa e un approccio vocale pulito quasi Stone Temple Pilots. Insomma ero già pronto ad assegnare questo cd a chi mastica quotidianamente questo genere di suoni. Invece poi il mio sesto senso mi ha imposto di andare oltre ed ascoltare almeno la prima traccia. Ed eccole fragorose le chitarre fare breccia nel mio cervello, deragliare come un treno fuori controllo, e le vocals tradire la loro prima apparizione, con un growling bello incazzato. Ma è il lavoro alle 6-corde che polarizza maggiormente la mia attenzione, con un riffing impetuoso (Sepultura), serrato (Meshuggah) e nevrotico (Devin Townsend), mitigato da suoni orientali di strumenti etnici indiani e giapponesi (sitar, hurdy gurdy e flauto), nonchè da vocalizzi puliti che rievocano il grunge di primi anni '90. Inebriato da cotanta inconsueta bellezza, mi lancio nell'ascolto dei capitoli che costituiscono questo concept cd che narra l'evoluzione vitale di un formicaio, dalla sua fondazione (“Once Upon a Time”), espansione e lotta (nella devastante “We - War”), fino al suo letargo autunnale e rinascita (“Once Upon Again”). Mi immergo in un nuovo mondo cercando di carpire ogni suo piccolo movimento con l'ausilio delle cuffie, capaci di trasmettere ogni piccolo particolare del suono naturale che ritroviamo in 'Anthill'. L'album nella sua interezza cita con grande carisma e personalità, le follie djent dei Ganesh Rao, superando poi di gran lunga gli ultimi prodotti di Tesseract e soci. Signori fermatevi, e ascoltate questo lavoro di una band che se non si perderà, avrà la capacità di farvi toccare il cielo con un dito. Il death metal dei ragazzi di Belo Horizonte (Sepultura) si unisce con un concentrato innovativo folk, il grunge si fonde con il djent attraverso l'utilizzo di partiture progressive; ritmi tribali, echi di una sacralità buddista, un minimalismo marziale, divagazioni celtiche ed il misticismo dell'induismo e del confucianesimo si coniugano inaspettatamente in un lavoro heavy metal. Sono incredulo, non pensavo fosse possibile arrivare a tanto. I francesi Grorr scavalcano e surclassano i loro conterranei Gojira, mettendo in mostra una notevole intelligenza compositiva, una buona dose di muscoli e tante meravigliose insane idee, toccando i punti più imprevedibili della musica, della tradizione e della religione, per un risultano finale più unico che raro, che metterà d'accordo, una volta per tutte, tutti i gusti musicali. Incredibili! (Francesco Scarci)

(Self – 2013)
Voto: 90

https://www.facebook.com/pages/Grorr