Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Fading Waves. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fading Waves. Mostra tutti i post

domenica 22 maggio 2016

Fading Waves - Catching the Phantoms

#PER CHI AMA: Post Rock/Post Metal
Da Rostov sul Don ritorna sulle pagine del Pozzo dei Dannati, il mastermind russo che si cela dietro al moniker Fading Waves. Dopo aver recensito positivamente il precedente EP ma soprattutto lo split album con gli Starchitect, riecco la band alle prese con un EP costituito da quattro pezzi usciti dalle sessioni di 'The Sense of Space' (risalenti al biennio 2010-2012), questa volta autoprodotti. Si parte con i riverberi chitarristici di "Zero Point", breve song che prosegue musicalmente quanto fatto in precedenza, enfatizzando qui le partiture più prettamente post rock. La musica continua ad esser guidata da una chitarra collocata in primo piano, con basso e batteria che assolvono al loro compito con una certa eleganza. La voce rimane invece più dietro alle quinte in un'espressione a metà strada tra il growl e l'etereo. Gli arpeggi squisitamente post rock, aprono anche la seconda "Nightmares", brano più complesso da ascoltare, grazie alle sue calde atmosfere autunnali. Ideale per una serata di lettura a lume di candela, la traccia, completamente strumentale, inasprisce la propria ritmica nella seconda metà, tracciando però il sentiero per quello che avverrà in "Distance", dove il sound decadente e malinconico della one man band russa, segue i dettami di gente del calibro di Explosions in the Sky, garantendo otto minuti di commoventi melodie ed esplosioni strumentali. Alexey Maximuk è un ottimo musicista, con idee interessanti, lo scrivevo all'epoca dello split album con gli Starchitect, lo sottoscrivo oggi ascoltando questo EP, peraltro esclusivamente digitale ma che troverete in download gratuito su bandcamp. A chiudere l'EP arriva la sensuale "Spin", la traccia più nervosa tra le quattro, ma anche quella che va alla ricerca di nuove strade di sperimentazione e in cui fa capolino l'angelica voce di Anastasia Aristova. Rimaniamo in attesa di ascoltare nuovo materiale per capire la direzione stilistica intrapresa nel frattempo da Alexey, se dobbiamo attenderci un disco completamente strumentale o se forse il sentiero tracciato dai Katatonia è stato finalmente solcato anche dai Fading Waves. (Francesco Scarci)

(Self - 2016)
Voto: 70

https://fadingwaves.bandcamp.com/

giovedì 16 febbraio 2012

Fading Waves - The Sense of Space

#PER CHI AMA: Post Metal
Ormai dovremo diventare reviewer ufficiali della Slow Burn Records vista la mole di materiale che ci spediscono ogni mese. Ma diciamo grazie invece che esistono ancora etichette coraggiose che cercano nelle cantine marce e buie dell' underground... Questa volta è il turno dei Fading Waves, o meglio, di Fading Waves, visto che è un progetto post-metal solista dalla madre Russia. "The Sense Of Space" è un EP di cinque pezzi che ripercorre il classicismo del post-rock, così com'è nato qualche hanno fa e che qui viene ripreso sia nella struttura che nelle scelte sonore. Elemento che tesse la trama di tutti i pezzi è la chitarra, anche se viene fatto un buon uso di basso e la batteria assolve con merito il suo ruolo ritmico. Dopo la breve intro, passiamo al secondo pezzo "Flashes" dalla struttura scontata negli arpeggi che diventano distorti verso la fine, mantenendo l'armonia costante per tutti i nove minuti. L'utilizzo di delay e reverb è d'obbligo per soddisfare i requisiti post. Per questa traccia è stata chiamata una vocalist dalla voce eterea che si sposa perfettamente con l' atmosfera sfuggente iniziale. "Perforate the Sky" viene invece interpretata dal one man band che sta dietro a questo progetto, dotato di un growl di tutto rispetto, dosato al punto giusto e all'unisono con le esplosioni strumentali. Le classiche pause e i ritorni alle ritmiche lente iniziali completano il quadro "classico", la vera grande pecca di questo album. Se arrivi primo crei un nuovo genere, se arrivi secondo ti sei ispirato, se arrivi terzo hai copiato spudoratamente. Mettiamola così, questo "The Sense Of Space" era una prova generale per mostrare le potenzialità, ora attendiamo il prossimo lavoro. NB: Fading Waves sta cercando vocalist per la prossima sessione in studio di registrazione, quindi se vi avvicinate ai Katatonia e Tesseract come stile e timbro, fatevi avanti! (Michele Montanari)

(Slow Burn Records)
Voto: 65

giovedì 30 dicembre 2010

Fading Waves & Starchitect - Fading Waves/Starchitect


Leggeri tocchi di pianoforte aprono questo lavoro, esordio discografico per la neonata Slow Burn Records, sub-label dedita al post metal/hardcore della sempre più potente e prolifica Solitude Productions, e quale esordio mi viene da dire. Si tratta dello split cd di due band, Fading Waves (in realtà one man band) e Starchitect; ma iniziamo dalla prima. Accennavo all’intro “Rush Hour” affidata al pianoforte, che lascia ben presto lo spazio alla bellissima “Megapolis Depression”, song strumentale tipicamente post metal, contraddistinta da un esplosivo e travolgente ritmo. L’esplosività iniziale sfuma nelle atmosfere compassate di “Lights on Water”, dove finalmente fanno capolino (nel senso che si fa un po’ fatica a sentirle) le vocals di Alexey Morgunov, guest star in questo lavoro: vocalizzi gutturali, mai troppo cattivi si stagliano su un tappeto post rock moderno e sludge. Si ragazzi, echi di Isis e Cult of Luna riverberano nelle note di questi brillanti Fading Waves, vera e propria rivelazione per il sottoscritto. Spinto da curiosità mi avvio ad ascoltare anche le successive canzoni per verificare se ci troviamo di fronte ad un fuoco di paglia o realmente la band di Rostov sul Don ha realmente enormi potenzialità da sfruttare. Un breve intermezzo e poi i sette minuti abbondanti di “No Way Home” a confermarmi che quello che ho fra le mani è un piccolo gioiellino di rara bellezza e che Mr. Fading Waves è dotato di una forte personalità con idee originali; non potete immaginare il mio stupore nel godermi questo strabiliante quanto mai inatteso debutto. Ancora una song, “Flows” e l’outro “Waiting for End” a confermarmi che dall’Est Europa soffia un forte vento di innovazione e originalità e che in futuro ne sentiremo davvero delle belle. Ancora rapito dalle soavi melodie dei Fading Waves, esplode nelle mie orecchie il fragore del sound ruvido e corrosivo degli ucraini Starchitect, band dedita a sonorità più tipicamente hardcore che ha il difetto di riportarmi immediatamente sulla terra dopo essermi immerso in cotanta bellezza. Tuttavia il duo si sforza nel mettere insieme qualcosa di interessante, basti ascoltare l’inizio quasi blueseggiante di “No It”, e l’estenuante ricerca di proporre atmosfere post metal, ma siamo ancora lontani anni luce dai primi, anche perché quando le vocals irrompono, col loro fare vetriolico, il risultato è che la song si rovini. Stacchetto con “Home” poi i nostri ci riprovano con “Triumph (The Right Way)” dove c’è una bella quanto arrogante voce femminile ad aprire, salvo poi rovinare il tutto con quelle strazianti vocals. Chiude l’ipnotica “Things, Happenings, People, Sadness” sempre contraddistinta da questi fastidiosi vocalizzi: pazienza, vorrà dire che la media del voto finale sarà a discapito dei Fading Waves, che avrebbero meritato molto di più; agli Starchitect un unico consiglio: smetterla di cantare in quel modo cosi sgraziato! Disco da avere comunque. (Francesco Scarci)


(Slow Burn Records)
Voto: 75 (85 Fading Waves, 65 Starchitect)