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giovedì 8 luglio 2021

Ananda Mida - Karnak

#PER CHI AMA: Psych Rock
Poco più di 21 minuti di musica per saggiare lo stato di forma dal vivo degli Ananda Mida, che abbiamo già recensito nel 2017 e nel 2019 qui sul Pozzo, con 'Anodnatius' e 'Cathodnatius', rispettivamente. La band torna oggi con un nuovo EP, 'Karnak', che comprende in realtà due tracce registrate live nel 2018 al Teatro delle Voci Studios (la strumentale "Anulios" e "Jam With Mario") e una nel luglio 2019, al Mirano Summer Festival ("The Pilot"). Si parte appunto con "Anulios", pezzo già incluso nel primo album, che vede nella raffinatezza delle chitarre il punto di forza di un brano che sembra qui dimenticare le fiammate stoner rock del combo italico. Tanto blues rock in sinergia con suoni psichedelici e il gioco è fatto per sei minuti spensierati, a tratti venati di un sottile velo di malinconia ma pure di una robusta dose di rock nel finale. Si passa ad una sorta di jam session, come riportato nel titolo del brano, a "Jam With Mario" e i suoi otto minuti e mezzo in compagnia di Mario Lalli dei Yawning Man, da più parti definito il fondatore del desert rock. Cosa aspettarsi quindi se non pura improvvisazione, con Mario a prendersi giustamente la scena con le sue magie alla sei corde, tra psych rock settantiano, blues e jazz. Che volete di più? C'è ancora tempo per "The Pilot" in effetti, song inclusa nel secondo lavoro, che dispiega in sede live tutta la forza e l'energia di cui si può godere assistendo ad una esibizione live del collettivo nostrano, con alla voce la performance inconfondibile di quel Conny Ochs, songwriter tedesco divenuto punto di contatto tra doom e folk americano. Insomma per ingannare il tempo e in attesa di vedere alle stampe una nuova release targata Ananda Mida, potreste dare un'occasione a questo 'Karnak', c'è il rischio di conoscere un aspetto dei nostri che forse vi era sfuggito in passato. (Francesco Scarci)

(Go Down/Vincebus Eruptum - 2021)
Voto: 72
 

martedì 22 gennaio 2019

Ananda Mida - Cathodnatius

#PER CHI AMA: Psych-rock '70s/Stoner/Garage, Brant Bjork
Gli Ananda Mida sono una creatura strana: il collettivo veneto è guidato da Max Ear (ex OJM) e Matteo Pablo Scolaro, entrambi coinvolti direttamente nell’etichetta GoDown Records. Da un primo, acerbo EP del 2015 a questo secondo full–length (che segue l’ottimo 'Anodnatius'), i due hanno suonato con line-up modulari, con o senza cantanti, aggiungendo tastiere, organi, percussioni a seconda delle necessità. Le coordinate musicali degli Ananda Mida, pur con la dovuta maturazione, sono tuttavia sempre rimaste costanti: l’ispirazione settantiana è fortissima, e premia una attitudine più garage che stoner (“Blank Stare”, con quel rullante insistentemente in battere), e sicuramente più psichedelica che metallara. Le vocals — c’è un ottimo Conny Ochs al microfono — sono calde, coinvolgenti, persino mistiche (la ballad acustica “Out Of The Blue” ne è un ottimo esempio). Melodia e timbrica ricordano da una parte il Jim Morrison dei The Doors, e dall’altra i recenti lavori di Brant Bjork — con i quali gli Ananda Mida condividono anche una certa passione per il rock/blues tinto di roots (“Pupo Cupo”). Fra i cinque brani di cui è composto 'Cathodnatius' spiccano i 22 minuti di “Doom and the Medicine Man”, che chiude il lavoro: una sorta di manifesto degli Ananda Mida, una suite lisergica dalle tinte southern (intendiamoci: qui di doom c’è solo l’ispiratissima lentezza dei bpm!), guidata dalle ottime chitarre di Matteo e Alessandro che trasudano delay e riverberi mentre macinano riff, accordi e soli. Bisognerà attendere la metà del brano per la prima accelerazione verso sonorità più stoner e spinte — ma il feeling è sempre lo stesso: occhi chiusi, braccia al cielo e testa che ciondola a tempo — per chiudere poi in un finale strappa-mutande dove a spiccare è nuovamente la voce del bravo Conny. Un lavoro scritto, arrangiato, registrato e prodotto con una precisione maniacale, che conferma gli Ananda Mida come vero gioiellino del panorama italiano. (Stefano Torregrossa)

mercoledì 12 aprile 2017

Ananda Mida – Anodnatius

#PER CHI AMA: Psych Stoner
Dal nordest italiano all’Asia centrale il passo non è mai stato così breve. Gli Ananda Mida, nascono infatti dall’incontro musicale tra il batterista Max Ear e il chitarrista Matteo Scolaro, che si cementa attorno all’interesse per alcune dimenticate tradizioni mediorientali. 'Anodnatius' è l’album d’esordio del gruppo dopo l’ep 'Aktavas/Passavas', e dovrebbe essere l’espressione del polo positivo dell’inconscio della band, tanto che è già in programma la realizzazione del seguito 'Cathodnatius', nel quale dovrebbero invece confluire le forze negative. Al di là di questioni più o meno filosofiche o metafisiche, la musica racchiusa in questi 40 minuti è uno stoner psych chiaramente debitore al blues rock degli anni '70, che alla potenza e alla “sporcizia” preferisce atmosfere piuttosto sinuose ed eleganti, nel segno di una pulizia stilistica davvero notevole. Il suono degli Ananda Mida deve moltissimo allo straordinario lavoro delle due chitarre (oltre a Scolaro, c’è anche Alessandro Tedesco), davvero sugli scudi per tutta la scaletta, con soluzioni sempre estremamente apprezzabili in termini di timbrica, armonia e gusto. L’album parte subito forte, giocandosi in apertura i numeri migliori, la trascinante "Aktavas" e la morbida "Lunia", alternando poi cose ottime ("Heropas", "Occasion" e in generale i brani in cui emerge maggiormente la componente psichedelica) ad altre riuscite solo a metà (il blues "doorsiano" di "Kondur", "Anulios" o lo strumentale "Passavas", inutilmente prolisso). Un lavoro comunque molto interessante per una band dalle ottime potenzialità, che deve forse ancora focalizzare meglio le proprie inclinazioni. Curioso di ascoltare il prossimo capitolo per scoprire anche il loro lato oscuro. (Mauro Catena)

(Go Down Records - 2016)
Voto: 70

https://anandamidaband.bandcamp.com/releases