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giovedì 17 luglio 2025

Wojtek - Nell'Abisso del Mio Io

#PER CHI AMA: Hardcore/Sludge
Nel vecchio 'Petricore' avevo sottolineato come l'esperimento affidato a "Giorni Persi", song cantata in italiano, fosse verosimilmente un unicum ma anche una soluzione ben riuscita per i padovani Wojtek. Ecco, devono avermi preso in parola, visto che questo nuovo EP, 'Nell'Abisso del Mio Io', è cantato tutto in italiano e peraltro, da un nuovo cantante, Leonardo Amati, il che consolida a questo punto, una loro stabile presenza nella scena hardcore/sludge italiana, con un approccio sempre più maturo e personale. Chiaro, magari non sono la persona più indicata ad affrontare questo genere di suoni, ma non posso che sottolineare come la band stia palesemente evolvendo il proprio sound, scarnificandolo, rendendolo più crudo e al contempo, efficace e immediato. L'ingresso del nuovo cantante ha reso possibile tutto ciò con uno screaming abrasivo ma comunque avvolgente che ben si amalgama con quell'estetica lo-fi tipica dell'hardcore che la band ha deciso di abbracciare. E in un uno-due devastante, il quintetto italico ci investe con il loro primo singolo, "E Quando il Sole si Spegnerà, Saremo Noi a Bruciare il Cielo", che vede chitarre ultra distorte andare a braccetto con la batteria pesante di Francesco Forin con la voce di Leonardo a vomitare tutto il proprio dissapore. Più emblematica la successiva "Ritmi", che scombina un po' le carte, aggiungendo ulteriori elementi che evocano, lontanamente per carità, un che dei System of a Down, dei progetti più violenti di Mike Patton, della causticità degli STORMO, e quel groove che si scorge dietro l'angolo, richiama anche un che degli IN.SI.DIA. I testi che esplorano introspezione e alienazione, spalancano le porte alla resistenza in un mondo in declino, andando per questo a creare un'esperienza più intensa e autentica. Nel frattempo si arriva al terzo pezzo, "Veleno d'Ombra", e dai suoni e voci iniziali, di quello che credo essere un mercato. Il brano si muove poi su binari più mid-tempo, opprimenti, lenti (sludgy direi), affiancati da una performance canora rabbiosa e, a tratti, più meditabonda, e da cori che finiscono per arricchirne gli arrangiamenti. L'approccio corale si enfatizzerà ulteriormente nella più malinconica e doomish, "Specchio", che va a chiudere un album sicuramente ostico, ma convincente, che potrebbe addirittura riuscire a far breccia anche nei cuori di chi, come me, non mastica particolarmente, questo genere di estremismo sonoro. (Francesco Scarci)

(Shove Records/Teschio Dischi/Violence in the Veins - 2025)
Voto: 75

https://wojtek3522.bandcamp.com/album/nellabisso-del-mio-io-2

giovedì 16 novembre 2023

Wojtek - Petricore

#PER CHI AMA: Sludge/Hardcore
Li avevamo lasciati nel 2021 con 'Does This Dream Slow Down, Until It Stops?', li ritroviamo oggi con un album nuovo di zecca, 'Petricore', dietro al quale si cela una metafora legata alla sensazione olfattiva di quando la pioggia viene a contatto con la terra arida da tempo, metafora che evoca temi etici ben più profondi che vi invito ad approfondire. I veneti Wojtek, freschi di una rinnovata line-up, arrivano quindi con sei nuovi caustici pezzi che si muovono nei paraggi di uno sludge/hardcore, anche se l'opener "Hourglass" sembra dirci altro del quintetto patavino. Si parte con una galoppata al fulmicotone tra voci abrasive e ricami di chitarra che oltre ad affiancare un rifferama sferzante, danno una parvenza di melodia a un pezzo che potrebbe invece risultare alquanto indigesto. Invece, dietro alla furia velenosa dei nostri, mi sembra addirittura di percepire un tono malinconico, sia nelle linee delle sei corde che nella voce del frontman. La medesima sensazione l'avverto anche nella successiva "Dying Breed", song che palesa subito in apertura un chorus che va a confermare questa mia ipotesi, anche se poi il brano abbraccia influenze più post hardcore oriented, mostrando qualche tiepido rallentamento verso metà brano, da cui ripartire più ritmati che mai, e dove a mettersi in luce è il growling incisivo di Riccardo Zulato, grazie a degli urlacci ben assestati, coadiuvato poi da altri cori. "Now That You Are Gone" si presenta invece decisamente più intimista: le cupe atmosfere sono straziate dalla disperata voce del vocalist, le melodie si palesano in sottofondo in una progressione che porta le chitarre a gonfiarsi, l'aria a dilatarsi fino a lasciare le sole chitarre a ringhiare solenni nell'etere, prima che gli altri strumenti tornino a unirsi alle ambientazioni sludgy costruite dall'ensemble italico e sfoggiare sul finale, una specie di primordiale assolo chitarristico. "Giorni Persi" rappresenta il singolo del disco, rigorosamente cantato in italiano (una prima volta per la band questa), sembra essere una miscela tra punk, hardcore e ancora rallentamenti sludge, anche se il muro ritmico appare mutuato dal riffing possente degli IN.SI.DIA, periodo 'Istinto e Rabbia'. La song poi evolve, nella sua brevità, verso lidi emo/post hardcore. Si torna a durate più consistenti (stabili sempre tra i sei e i nove minuti) con la melmosa "Inertia Reigns" e un sound pachidermico che non fa troppi prigionieri nella sua psicotica progressione musicale che tocca il doom più ipnotico nel suo corso e che la suggellano a mia song preferita del disco. La chiusura è affidata al noise disturbato ed ipnotico di "Hail the Machine", costituita da un paio di riff che s'intersecano con una voce sempre più convincente e un drumming marciante, interrotto solo da un brevissimo break acustico, poi costantemente accompagnato dall'acidissima prova gutturale di Mattia Zambon e dai cori di Morgan Zambon e Riccardo Zulato, che chiudono una prova sicuramente convincente dei Wojtek, che potrebbe aprire a una certa internazionalizzazione della band nostrana. Bene cosi. (Francesco Scarci)

(Flames Don’t Judge/Fresh Outbreak Records/The Fucking Clinica/Dio Drone/Shove Records/Violence in the Veins/Teschio Dischi - 2023)
Voto: 74

https://diodrone.bandcamp.com/album/petricore

mercoledì 3 marzo 2021

Wojtek - Does This Dream Slow Down, Until It Stops?

#PER CHI AMA: Sludge/Noise, Converge
I Wojtek prendono il loro nome dall’orso, adottato dall’esercito polacco, che aiutò a trasportare casse di munizioni per la battaglia di Cassino durante la Seconda Guerra Mondiale e, curiosamente, lo condividono con un paio di band indie pop scozzesi (pare che dopo la guerra l’orso abbia trascorso la sua vecchiaia nello zoo di Edimburgo), che però, come vedremo, non corrono certo il rischio di essere confuse per il quintetto padovano. Giunti alla terza uscita in meno di un anno e mezzo, da quando cioè la band è nata dalle ceneri degli ottimi Lorø, i Wojtek continuano il loro percorso in direzione di uno sludge feroce e potentissimo, nel solco di mostri sacri quali Converge, Neuroris e Meshuggah. Ed è il caso di parlare di percorso, perchè questo EP di quattro brani (per meno di venti minuti) mostra decisi segni di evoluzione di un linguaggio che, per quanto ben definito nei suoi riferimenti cardinali, risulta meno brutale dei primi due episodi, più ragionato e personale, come se i vari elementi che caratterizzavano il suono senza compromessi degli esordi, avessero avuto il tempo di sedimentarsi. E quindi la struttura complessa dell’iniziale, splendida, "Catacomb", così come ad esempio le incursioni drone-noise di "Rednetrab" o la coda di "Desensitized", mostrano incoraggianti segnali di una maturazione che forse non è ancora giunta a compimento, ma che lascia intravedere un’interessante “via europea” per un linguaggio altrimenti già ben codificato. Come già il precedente 'Hymn for the Leftovers' (recensito su queste stesse pagine), anche questo 'Does This Dream Slow Down, Until It Stops?' esce in una versione fisica molto curata, in questo caso una musicassetta dal packaging decisamente accattivante. (Mauro Catena)

(Shove Records/Teschio Dischi/Fresh Outbreak Records/Ripcord Records/Violence In The Veins - 2021)
Voto: 76

https://wojtek3522.bandcamp.com/album/does-this-dream-slow-down-until-it-stops