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giovedì 26 novembre 2020

Shattered Hope - Vespers

#PER CHI AMA: Death/Doom, Mourning Beloveth
Terza recensione per i greci Shattered Hope qui nel Pozzo dei Dannati. Dopo aver esaminato 'Absence' e 'Waters of Lethe', rispettivamente debut album e secondo disco, ecco che ci troviamo alle prese con il terzo lavoro, 'Vespers'. Il quintetto ateniese ci propone altre cinque tracce di death doom oscuro e minaccioso, che francamente poco aggiunge alle uscite precedenti dei nostri e apre semmai ulteriori dubbi sullo stato di forma di un genere musicale ultimamente privo di grandi spunti. Si parte con i 13 minuti di "In Cold Blood", fatta di sfuriate nella prima parte che rallentano paurosamente già dopo tre giri di orologio per sprofondare negli abissi di un funeral mortifero e angosciante che fondamentalmente non cambia di una virgola le mie parole del 2011. Alla faccia della coerenza musicale, ogni tanto una qualche variazione al tema ci starebbe anche bene, altrimenti il rischio di cadere nell'autoplagio si fa più concreto. Rispetto ai dischi precedenti continuo a non sentire davvero alcuna modifica al tema, se non qualche sporadica accelerazione death nella prima traccia, una forte vena malinconica nella seconda "Verge", che rientra comunque in tutte quelle peculiarità stra-abusate dal genere che sembra ormai essersi incagliato in una pericolosa involuzione di stile. In questa traccia molto atmosferica, c'è l'utilizzo di una voce pulita che va a controbattere il growling graffiante di Nick. La song poi inevitabilmente ammicca qua e là a gente del calibro di Saturnus e Mourning Beloveth, ricordandoci tuttavia che questo genere cosi suonato, risale ai primissimi anni '90 con Anathema e My Dying Bride. Quindi perchè non si prova a sperimentare un qualcosa di diverso che i soliti riffoni plumbei triti e ritriti a cui dare seguito con azzannate quasi post black come si sentono sempre in "Verge", dove addirittura fa la sua comparsa la voce di una gentil donzella sul finale. Si, apprezzabile, ma serve altro a far emergere queste realtà da un calderone infinito di band tutte simili le une alle altre. Un ottimo assolo potrebbe giovare ed eccomi accontentato; dai le cose sembrano risollevarsi. "Συριγμός" è un discreto tentativo di utilizzare il greco nelle liriche, ma poi a livello musicale, ci snteo ancora puzza di stantio con un sound che non accenna a decollare nè in una direzione nè in un'altra, non è apocalitticamente funereo, tanto meno devastante, lo trovo ripetitivo e qui nemmeno un bridge chitarristico riesce a risollevarmi dal torpore di un ascolto un po' piattino che ancora stenta a trovare un picco di interesse, se non a livello strumentale per il largo spazio concesso al sound del basso che a braccetto con un chitarrismo di scuola svedese disegna una ritmica truce, una sorta di Dismember sparati a rallentatore. Un fantastico violino si prende la scena per ben oltre due minuti in apertura di "Towards the Land of Deception", poi spazio ad un incedere lento e melmoso che ci conduce con una certa flemma alla conclusiva "The Judas Tree" che riprende ancora con delle splendide note di violino che rendono la song di ben 15 minuti decisamente più accessibile, con la voce del frontman che qui è drammatica e decadente e ben ci sta nel contesto generale di quello che alla fine sarà il mio brano preferito. Un lavoro onesto questo 'Vespers' che necessita ancora una maggiore dose di personalizzazione per il futuro. Per ora confermo quanto detto in passato. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions - 2020)
Voto: 66

https://solitudeproductions.bandcamp.com/album/vespers

lunedì 14 luglio 2014

Shattered Hope – Waters Of Lethe

#PER CHI AMA: Death/Doom, My Dying Bride, Esoteric
Oramai mi sono fatto il callo alle uscite della Solitude Prod., tanto che è difficile essere obiettivi con una label che vanta ormai una lista infinita di band praticamente identiche nel loro approccio. Ma è solo con prolungati ascolti, intensi o meno che siano, si può giungere alla conclusione che l'elevato numero di gruppi, di interessante caratura, rischi di livellarne la qualità, piuttosto che esaltarne i punti di forza. I greci Shattered Hope tuttavia sanno il fatto loro e propongono, a distanza di quattro anni dal precedente album, una revisione stilistica improntata su atmosfere cavernose e funeree. Come il fiume Lete, che nell'Averno causava perdita di memoria a chi ne assaggiava le acque, il combo ellenico rende le proprie composizioni alla stregua del fiume dell'oblio, proponendo quasi ottanta minuti indefiniti e fugaci. La musica non manca certo di attrattiva, grazie sopratutto a riff stoppati e a vari mid-tempo, su cui spiccano "For the Night as Fallen" e "My Cure is Your Disease", due song che probabilmente ricordano maggiormente i gruppi gothic degli anni '90, ma alla fine questo disco non s'insedia ferocemente nella memoria di chi ascolta, pur lasciando una buona impressione almeno a livello di suoni, grazie alla sua eccellente produzione. Le frequenze sono bilanciate e le medie presentano l'ombra caratteristica degli Esoteric (probabilmente perché il frontman della band inglese si è occupato del mastering), rendendo alla fine il suono pacato e armonioso. Le conclusioni per 'Waters of Lethe' sono poi simili a quelle lette per altre band del rooster Solitude: poca emotività e molta atmosfera. Le intenzioni ci sono ma manca quell'essenza difficilmente riscontrabile nei gruppi contemporanei; c'è molta testa e poco cuore, o semplicemente (come sostengo da tempo) questo genere non ha più nulla da dire. (Kent)

(Solitude Productions - 2014) 
Voto: 65 

martedì 7 giugno 2011

Shattered Hope - Absence

#PER CHI AMA: Death Doom, primi Anathema e My Dying Bride
La Solitude Productions continua imperterrita nella sua ricerca di talenti in giro per il mondo, dediti al death funeral doom ed ecco questa volta saltar fuori dalla Grecia questi Shattered Hope (da non confondere con gli omonimi metallers olandesi). La band di Atene, in giro ormai da quasi dieci anni, giunge finalmente al debutto dopo un paio di demo datati 2005 e 2007. La proposta del combo dell’Attica, come avrete capito, è un death doom che si rifà ai primissimi Anathema (quelli di “Serenades” tanto per capirci), sia per la considerevole lunghezza dei pezzi, sia per la plumbea atmosfera che ivi si respira, capace di farci sprofondare nella malinconia più totale, fin dall’iniziale “Amidst Nocturnal Silence”, song dotata di un forte flavour gotico. I primi tre pezzi (per la cronaca in “Vital Lie” compare come guest vocals anche Jo Marquis degli Ataraxie) sono la rappresentazione in musica di uggiosi paesaggi autunnali, caratterizzati da ritmi lenti, ossessivi per la loro ripetitività di fondo, dato da un riffing granitico e dalla presenza di un meraviglioso violino, in grado di regalare quell’aura nostalgica tipica dei My Dying Bride, che emerge ben presto e mi fa apprezzare non poco la proposta del sestetto greco. Arriva il momento di “Yearn” e anche delle mie prime perplessità: si tratta infatti di una song a sé stante, della sola durata di 3 minuti e mezzo, che spinge parecchio l’acceleratore grazie ad un death anonimo, che viaggia su ritmiche abbastanza tirate e con il vocione profondo di Nick a fare il verso a Darren White. Con “A Traitor’s Kiss” ricompaiono fortunatamente le melodie crepuscolari e l’influenza delle band della terra d’Albione si fa ancora più forte, a scapito ahimè dell’originalità, anche se a metà pezzo uno screaming mutuato quasi dal black, prende il sopravvento, con le ritmiche che accelerano paurosamente, ma è solo un attimo perché si ritorna ben presto alle decadenti atmosfere iniziali; qui le vocals riescono addirittura a trovare lo spazio in versione pulita e il sound pesca a piene mani anche dal repertorio dei Saturnus (complice la presenza alla voce di Thomas A.G.) e agli irlandesi Mourning Beloveth. È poi il momento di un intermezzo strumentale, prima dei monolitici 19 minuti finali della conclusiva “The Utter Void”, dove l’aria si fa ancora più rarefatta e stancamente si arriva alla fine di questo “Absence” che ci rivela che una interessante, ma ancora un po’ acerba realtà, si è affacciata nel panorama death doom mondiale. Nostalgici! (Francesco Scarci)

(Solitude Productions/Lugga Music)
Voto: 65